giovedì 30 giugno 2011

Cinema: Versione moderna de "Il ritratto di Dorian Gray"

Troppissimo tempo che non scrivo, e lo faccio con un film che non mi è particolarmente piaciuto, forse perchè a detta di chi ne sa più di me sull'argomento, è una delle tante versioni moderne di una storia tra le più tradizionali che si allontana non poco dall'originale e dal libro da cui è tratta. Il ritratto di Dorian Gray è il film in questione, e anche se ha un cast non da quattro soldi e per chi non ha mai visto altro come può sembrare un film fatto bene, so da altri che non è tutto oro quel che luccica. Sicuramente una versione moderna come questa ha attirato la mia attenzione, ma la storia in se è un eloggio senza scrupoli alla vita dissoluta che non può trovarmi in accordo con quello che mostra. Troppa bella vita, e troppe maschere. E' tutto qui? A questo si riduce la vita? Che visione minimalista del tutto, quando tutto si può avere e non si conoscono rinunce. Povero Dorian, nel cercare di essere una buona persona era diventato un mostro vero e proprio.

VOTO: 5

venerdì 24 giugno 2011

Altro che "Vanila sky"

Sono convintissima che i remake sono sempre peggiori degli originali quanto sono convinta di non essere l'unica a pensarlo. Per cui non vedo il perchè Vanilla sky dovrebbe fare la differenza. Remake americano del famoso e pluripremiato Abre los ojos di Alejandro Amenabar, Vanilla sky cambia più di qualcosa rispetto all'originale. Non mi è piaciuto, anzi l'ho proprio seguito poco perchè si è persa completamente l'essenza dell'originale e il suo clima di tensione che percorreva tutto il film accompagnato alla sensazione di trovarsi di fronte a una storia abbastanza surreale, tra la realtà e il sogno/immaginazione. Nella versione americana tutto ciò manca, sicuramente non per colpa di Tom Cruise o Penelope Cruz che ripete lo stesso ruolo già interpretato nell'originale hipanico. Tom era sicuramente perfetto per il ruolo, lei anche perchè l'aveva già fatto, ma Cameron Diaz nel ruolo della folle ossessionata era proprio inadeguata con quel suo viso d'angelo.
Quindi il problema è un particolare elemento che a mio avviso non ha nome ed'è di difficile identificazione, perchè penso che la differenza stia proprio nel passaggio da un paese all'altro, avendo dovuto adattare la storia in un altro continente, ambienti, modi, caretteri e tutto cambiano, e si vede parecchio. Per questo non trovo l'utilità del remake. Partono già sconfitti.

VOTO: 3

"La ragazza del lago"

Oggi prima di pranzo ho trovato uno spazietto di un ora e mezzo per poter guardare un film. Solo che è difficile trovare film che durino così poco. Così, cercando bene, ho preso uno dei film che avevo da poco scaricato con torrent e che mi ritrovavo sul pc. Mi sembrava molto invitante, così per un'ora e mezza prima di sedermi a tavola ho visto La ragazza del lago. Mi è piaciuto moltissimo, è una storia molto bella, alla fine ho pure pianto. Il che mi rendo conto non è sorprendente, però vi spiego meglio. In un paesino minuscolo del Friuli una ragazza viene trovata senza vita, e un commissario stupendo qual'è Toni Servillo, che ho scoperto da pochissimo essere uno dei migliori attori italiani del momento, è incaricato di risolvere il mistero. Ci riesce, ma non è uno di quelli che sa già dove andare a parare o che non si sbaglia mai. E' un inquirente solitario, che soffre per la sua situazione familiare e sicuramente molto sensibile. La storia è scritta benissimo, forse perchè è tratta da un romanzo quindi è già ben strutturata per essere l'opera prima di un esordiente regista, senza voler togliere merito ai giovani talenti del mio paese. Mi sono molto piaciute le particolari melodie che accompagnavano poco a poco la storia, la musica in generale e le inquadrature! Non è un girato come un tipico giallo, ha qualcosa di diverso e originale nel suo complesso, non so riconoscere di cosa si tratta, ma complessivamente il modo di raccontare la storia è particolare, il regista ha scelto dei modi fuori dagli schemi per guidarci nel racconto. Le melodie scelte, particolarmente in sintonia con i raccordi tra le inquadrature, sono davvero degne di nota. Ci sono diverse scene che mi sono rimaste in mente per come sono strutturate. Come dire, è un giallo all'italiana forse. Ha molto in comune con i tipici omicidi delle fiction italiane, per i modi, ma non è solo questo, si differenzia sicuramente per la storia molto ben articolata e che non lascia punti irrisolti. Toni Servillo, come già detto, mi è piaciuto moltissimo, ma anche Giulia Michelini e la Golino sempre molto brava, anche se prima non mi piaceva molto forse perchè la collegavo a Scamarcio che è troppo bello per lei. O lo era. Mi è piaciuto anche l'inserto di una storia che non riguardava l'omicidio ma la vita personale del commissario, quale la difficile malattia neurologica della moglie, che si presentava come una forma di Alzheimer ma non lo era. E' per questo, ovviamente, che a fine film ho lasciato andare più di una lacrima.

VOTO: 7

martedì 21 giugno 2011

"Mamma mia!"

Da troppo tempo non scrivo. Da sabato forse. Sono stata super impegnata diciamo...
Mi va di parlare di un musical famosissimo, uno dei pochi film musicali che ho visto e che oltre ad intrattenere lo fa a pieni voti. Mamma mia!, made in Abba, musicalmente parlando, mentre se vogliamo parlare della recitazione, Meryl Strepp la troviamo eccellente e adatta a qualsiasi situazione, oltre ad essere una delle poche attrici che ho visto interpretare personaggi di diverse età anche oltre i 60 anni e riesce molto bene a fare la quarantenne! Bella e brava davvero!
La storia è carina, è quella di una ragazza che convoca alle sue nozze i suoi tre possibili padri sperando, conoscendoli, di capire qual'è quello vero visto che la madre non vuole dirlo perchè forse manco lei lo sa. Bella situazione, diventa comica e divertentissime le musiche. Il musical a teatro non l'ho mai visto, ma lo immagino, dopo aver visto il fantastico film che è solo del 2008. Ma poi nel film ci sono, oltre alla Strepp, i bellissimi Pierce Brosnan e Colin Firth! E ho detto tutto... Povero Colin, non è la prima volta che fa la parte del gay, no? E mi viene da dire: ammazza Meryl! Non si faceva mancare proprio nulla! Ha una faccia così tenera! Ma poi, a chi salterebbe mai in mente di chiamare tre possibili genitori per le proprie nozze? E' chiaro che rischi di rovinarti il giorno più bello, devi essere proprio pazza! Che coraggio!

VOTO: 8

domenica 19 giugno 2011

"Pulp fiction"

Adesso ho raggiunto quota 10 film richiesta per poter sostenere l'esame di Storia del cinema, e l'ho completata con Pulp fiction, uno dei primi film di Quentin Tarantino. Con grande sorpresa ho letto che questo è il terzo di una tripletta di film gangster tra le prime opere del regista americano, e che prima di essere scoperto come regista svolgeva il mestiere di videonoleggiatore ossessionato al punto che conosceva ogni tipo di film. Sono rimasta sorpresa anche quando ho letto che il primo film l'ha girato con dei suoi amici e che poi l'ha rigirato in seguito con attori professionisti. E non so se si tratta esattamente di Pulp fiction. Mi interessava vederlo perchè sembra essere molto famoso, sapevo che Tarantino non fa film per i miei gusti, non sapevo che fosse proprio un film d'azione, un film da gangster. Proprio un tipo di film da cui mi svincolo, eppure da non amante del genere non posso fare a meno di riconoscere che è un signor film. E' sorprendente il modo in cui vengono mescolate e intrecciate le trame e in particolare gli episodi che vedono protagonista un cast d'eccezione: John Travolta, Uma Thurman e Bruce Willis tra gli altri. In parte mi ha confusa per una questione di tempo, tutto avviene amalgamando il prima e il dopo e non esiste una storia unica. Ma altro aspetto degno di ammirazione è la composizione dei dialoghi, incredibilmente ben costruiti. Molto mi sono piaciute le originali inquadrature, ma mi ha un po' infastidito la presenza di piani sequenza molto ma molto lunghi, e lo stesso discorso vale per alcune scene che durano più di 5 minuti. Forse in un'epoca così frenetica siamo sempre meno abituati alla lentezza e alla calma. E che bravo anche lo stesso Tarantino nel piccolo ruolo che si è assegnato! Uno di quelli che ne nascono una volta ogni mille anni.

VOTO: 8

venerdì 17 giugno 2011

"The reader, a voce alta"

Chi è appasionato di cinema e di lettura non può non conoscere The reader, a voce alta. Da tempo ero indecisa se vederlo, me ne hanno parlato molto bene, ma sapevo già che era valso un Oscar alla miglior attrice per la sua protagonista, Kate Winslet. Davvero eccellente interpretazione, ho trovato un'attrice molto cambiata dall'epoca di Titanic, e anche più bella. Sicuramente il ruolo non era facile, ma mi è arrivata moltissimo anche perchè la storia è meravigliosa. Si porta dentro un segreto che per lei è un grande peso e una grande vergogna e pur di non svelarlo al mondo si fa condannare a morte. Sicuramente aveva commesso degli errori, ma con questo film vediamo come anche dietro dei mostri come quelli delle SS esistono delle persone, delle emozioni e dei sentimenti. Ancor più dei motivi. Con questo non voglio giustificare, si tratta di qualcosa troppo forte, di colpe troppo gravi. Ma vedere la Winslet in un ruolo così mi ha suscitato moltissima pena avrei voluto proprio sapere cosa aveva dentro quella donna sola, ma non solo dopo i crimini di cui viene accusata, anche prima, quando si lascia innamorare da un giovane quindicenne. E' bizzarro che costringesse gente a leggere per lei, quando invece si credeva chissà quali barbarità commettesse chiamando gente giovane nelle sue abitazioni. Forse quello che voleva era solo un po' di compagnia e circondarsi di gente autentica in un contesto come quello in cui anche il più buono poco a poco abbandona la speranza che possa esistere altro al di fuori della folle cattiveria.

VOTO: 9

"La morte ti fa bella"

Ieri sera ho iniziato minimo tre film ma li ho subito staccati tutti. Non chiedetemi perchè. Alla fine ho scelto di vedere un film che mesi fa davano in prima serata su rete 4, così ho messo play a La morte ti fa bella. Come protagoniste due premi Oscar, Meryl Strepp e Goldie Hawn, accompagnate da Bruce Wills. Una commedia di fantasia divertentissima per alleggerire una brutta giornata.
Due donne si contendono non solo l'uomo ma anche la giovinezza, in una lotta all'ultima pozione! Chi sopravviverà? Sicuramente quello a cui è andata meglio è Bruce Wills.
Non mi piace per niente l'idea di avere la possibilità di essere immortale, non me ne farei niente. Riconosco che inizialmente l'idea potrebbe risultare interessante, ma vivere per sempre sarebbe come non vivere. Preferisco sapere che prima o poi tutto finisce che essere condannata a vivere all'infinito!
D'altra parte mi chiedo come Meryl abbia vinto ancora solo un Oscar, con le 14 candidature da record che si ritrova. Questa donna sta facendo la storia del cinema, penso sia una delle più grandi mai esistite.

VOTO: 8

giovedì 16 giugno 2011

"Eskalofrio"

Secondo me tutti i film horror sono una gran cavolata. L'unica cosa che può salvare dalle solite storie da paura un film, è il genere thriller, che mescola generi diversi e che può anche far commuovere, insomma un film che ha di base una sua storia interessante. Ce ne sono molti esempi. Ma i film horror che vogliono solo spaventare e lo fanno maldestramente senza riuscirci, per me sono totalmente inutili. Oggi mi è capitato di vedere Eskalofrio (Brivido), è una specie di horror, ma in realtà è più thriller, l'ho visto solo perchè era l'ultimo film che mi mancava dalla filmografia di Blanca Suarez, la giovane promessa del cinema spagnolo che in questo film del 2008 aveva solo 17 anni. La storia è quella di un ragazzo, con una strana malattia che lo rende sensibilissimo al sole, che si trasferisce in un paesino con la madre, un paesino dove succedono cose strane dal momento che il ragazzo ci vive. Muore gente e lui si ritrova sempre in mezzo, solo che non è lui l'assassino, è chiaro. Così viene fuori una storia vecchia che trasforma in mostro una bambina tedesca. Insomma, è qualcosa di inverosimile. Non mi ha per niente sorpresa, tanto meno spaventata. Però la storia drammatica che stava alla base degli omicidi non era aproprio da buttare, io ci avrei messo molta meno violenza, perchè è totalmente impossibile che una bambina di pochi anni potesse seminare tutto quel terrore.

VOTO: 5

"Un affare di donne"

C'è una questione sulla quale si discute molto e che raccoglie pareri molto differenti. Io ci penso ma non troppo, perchè la parte cattolica di me dice che è omicidio, mentre la parte realistica dice che è omicidio ma che purtroppo esiste anche questo. L'aborto è una di quelle cose che non mi sento di giudicare perchè è una scelta così personale e estrema che può capire solo chi si trova di fronte a una situazione così. Penso che il nostro SI o NO all'aborto non fa testo, conta solo quello che decidiamo di fare quando compare la lineetta blu su quell'aggeggio lì.
A questo proposito Une affaire de femme (Un affare di donne) fa parecchio riflettere, sulle altre cose anche su una scelta come questa. Una donna, interpretata al solito magnificamente da Isabelle Huppert, si improvvisa capace di far abortire un'amica, così si sparge la voce e intraprende cquesta carriera, diventando ricca. Tra le altre cose affitta stanze a donne di cattiva reputazione e mette le corna al marito. Va tutto bene fin quando non ne muore una, e così finisce in carcere e poi condannata alla ghigliottina. Il film è impostato davvero bene, non per niente è diretto da Claude Chabrol, uno dei grandi esponenti della Nouvelle Vague francese, di cui la Huppert è musa e vincitrice della Coppa Volpi a Venezia per questo stesso film. La cosa che da ai nervi in questa storia è che donne sposate e con molti figli erano costrette ad abortire perchè non potevano mantenerli, ovviamente perchè i mariti volevano fare sempre e solo quello. Che storia, povere noi. Per fortuna i tempi sono cambiati e la donna non è costretta a fare solo la madre.

VOTO: 8

mercoledì 15 giugno 2011

"Kika un corpo in prestito"

1993. Quando un film si fa telenovela ecco Kika. Una storia in cui avviene di tutto, ma gli eventi sono così incredibili e surreali che ci sembra di vedere una telenovela. Almodovar è molto bravo a farci ridere mettendoci di fronte a storie incredibili, e Kika è una di queste. Memorabile l'episodio dello stupro da parte di un pornodivo evaso dal carcere, non ho smesso di ridere perchè la situazione era davvero ridicola. Probabilmente resa ancora più divertente da Veronica Forqué che ha un modo di atteggiarsi davvero simpatico, così come la poco elegante Rossy de Palma. Attori che sono di per se dei personaggi. Mentre Victoria Abril mi piace un po'm neno, ma è una questione di pelle. Comunque Kika intrattiene ma soprattutto diverte.

VOTO: 7

"Donne sull'orlo di una crisi di nervi"

Donne, du du du, in cerca di guai... E' proprio vero, siamo piene fino al collo di guai, molti ce li cerchaimo, tanti altri vengono da se per il solo fatto che siamo donne. Abbiamo mille e mille difetti, e questo è un gran peggio, perchè ci facciamo amare proprio perchè imperfette. Va tutto bene fin quando non diventiamo... Donne sull'orlo di una crisi di nervi (Mujeres al borde de un ataque de nervios). Lo sa bene Almodovar che è un grande ammiratore dell'universo femminile, l'unico forse ad aver risposto alla famosa domanda di Freud "Cosa vogliono le donne?". Da donna vi dico che le donne vogliono tutto quello che non hanno, qualcuna più fortunata vuole quello che ha, ma è un caso rarissimo. Ma Donne sull'orlo di una crisi di nervi è qualcosa in più di una semplice analisi del woman universe, anche perchè Almodovar è sempre molto attento a disegnare per i suoi film protagoniste femminili strepitose. Questo film non è da meno, ma è uno dei suoi film più famosi e premiati tanto che a Brodway è già un musical. Le donne e le loro mille avventure di ogni tipo, le donne alle prese con gli uomini e con la sofferenza di essere mollate. Le donne e tutto ciò che le riguarda emerge in questo film in maniera come sempre comica e quasi surreale, portando le protagoniste appunto sull'orlo di una crisi di nervi. Sono diverse le storie che si intrecciano ma per un fortuito caso del destino si ritrovano tutte nella stessa casa. Si raggiunge in quel momento il massimo della situazione comica. Bravissima Carmen Maura ma anche il timidissimo Antonio Banderas e Rossy de Palma, emblema della stilizzazione dei personaggi di Almodovar. Assolutamente consigliatissimo per ogni gusto, non potrà deludervi.

VOTO: 8

"Il grande sonno"

Mi spiace dirlo, ma Il grande sonno mi ha fatto venire un grande sonno. L'ho appena finito di vedere è ho una voglia matta di andare a dormire. Ma come è possibile? Ho letto cose bellissime su questo film, è menzionato su ogni testo che sto studiando e me ne hanno parlato anche bene. Mi aspettavo di trovarmi di fronte a una storia entusiasmante quando l'ho scelto dalla lista dei film da vedere per l'esame di Storia del cinema. Non dico di essermene pentita perchè mi piace conoscere di tutto, e questo era un film da vedere perchè è sicuramente importante, ma non mi ha interessata molto. Forse perchè è un poliziesco e non fanno per me, speravo fosse più un giallo. Non conoscevo nemmeno la trama, è un classico film americano anni 40 ma a quanto pare è famoso più di altri per riunire trame diverse di un noto personaggio di questo genere. Sarà per questo che la trama mi è sembrata confusionaria e poco ordinata, troppo piena di personaggi ed eventi impossibili da seguire. Senza vergogna vi dico che ho capito ben poco. Nei libri di testo questo film era eloggiato per la sua sceneggiatura, e mi stupisce, ma non troppo se pensiamo che sicuramente i discorsi sono costruiti bene, ogni sequenza in se, come parte a se stante mi è piaciuta. Ho trovato gli attori, Bogart e Bocall (marito e moglie con una strana assonanza nel cognome) davvero stupendi, e i loro dialoghi molto sensuali e ricchi di emozioni. E' la storia che non mi ha convinta.

VOTO: 7

martedì 14 giugno 2011

"L'indiscreto fascino del peccato"

Inutile negarlo, il peccato ha un certo fascino. Lo sanno bene le protagoniste, tutte suore, di Entre tinieblas (L'indiscreto fascino del peccato). Un gran cast ancora alle prime armi (si fa per dire), 1983 l'hanno di uscita, ma già Carmen Maura, Marisa Paredes e Julieta Serrano erano delle grandi.
Ma non credete che siccome il film parla di suore Almodovar fosse cattolico. Ma per niente. Il film è una grande critica alla Chiesa, è la dimostrazione esagerata che anche in quegli ambiti c'è di tutto. D'altronde perchè dovrebbero essere tutte sante se sono esseri umani? Ogni suora rappresenta un peccato, ognuna ha uno se non più punti deboli e ne è consapevole. C'è una lesbica, una drogata, ma tutte ovviamente parodiate, grottesche figure almodovariane che nonostante (o per) il tema ci fanno ridere. Il pretesto è l'arrivo al convento che raccoglie le peggiori peccatrici della zona, di una cantante che farà uscir fuori il peggio delle devotissime residenti della casa. Ma strepitoso più di tutti è il momento musicale in cui la Serrano che interpreta la giovane cantante, canta un brano che mi piace moltissimo, dal titolo Salì porque salì. Un ritmo coinvolgente, ma anche molto provocatorio visto dove è inserito... Lo consiglio vivamente, per chi si vuole divertire mettendo da parte un giudizio da bigotta. Per guardare di film di Almodovar la morale deve essere messa da parte. E' "solo" un film.


VOTO: 8

"Cosa ho fatto io per meritare tutto questo?"

Qué he hecho yo para merecer todo esto? Questo è quanto si chiedeva Carmen Maura nel film di Almodovar dell'1984. Come potete già immaginare, essendo uno dei primi di Almodovar, lo stile è del tutto diverso da quello a cui siamo abituati a vederlo, soprattutto se solo ultimamente l'avete visto al cinema. Povertà è la parola chiave, tra le tante forse. Carmen Maura è una donna di umili origini che gestisce una famiglia composta da suocera, marito e i due figli. Vivono talmente male che è costretta a vendere il figlio più piccolo ad un destinta pedofilo. La vicenda si complica quando uccide lei stessa il marito. Questi sono temi ricorrenti nel cinema di Almodovar. Se ricordate bene l'omicidio del marito non è la prima volta che lo vediamo. Una situazione drammatica e di sopravvivenza è quella che primeggia in questi tipo di film. I protagonisti vivono al lastrico ma nonostante tutto non cedono mai alle disgrazie della vita ma trovano sempre il modo per uscirne fuori. Personaggi di grande forza e sempre pronti a ridere mettendo da parte la tristezza.
Ogni personaggio ci comunica moltissimo, ogni personaggio in Almodovar è di per se uno spettacolo. Si potrebbe fare un film solo per ciascun suo personaggio.
Non è sicuramente tra i film che mi sono rimasti più impressi, ma ho trovato al loro solito brave sia la Maura che Veronica Forqué. Basta cercare su internet i nomi delle classiche attrici di Almodovar per capire tutto.

VOTO: 6

"Entr'acte" del 1924

Mai ho pensato di poter finire un giorno guardando film degli anni 20! Forza maggiore, vi ho già detto. Comunque, maggiore o minore che sia, guardare Entr'acte di René Claire, esponente del cinema dadaista, avanguardia francese, è uno spasso. Il film è el 1924 ed'è un pezzo di antiquariato, un documento vero e proprio di cinema delle origini, tra l'altro un dei pochi pervenuti a noi. Molte pellicole di quegli anni sono andate perdute, e molte cineteche che li conservavano sono state distrutte o ancora molte delle pellicole non avevano titolo, quindi è stato ancora più difficile identificarle.
Come ho già detto per La corazzata Potemkin, mi stupisce vedere questo lavoro perchè nonostante appartenga al cinema primitivo è fatto davvero bene se consideriamo lo sforzo e il tempo impiegato dai registi/montatori per renderlo visibile al pubblico. Senza la moviola era davvero un'impresa assemblare le varie inquadrature e si perdeva moltissimo tempo. Ciò contribuisce a farci ammirare ancor di più questo lavoro e ci fa capire che niente è senza sforzo. Se oggi tutti sappiamo maneggiare Movie Maker o AVS editor è solo grazie a questa gente.

VOTO: 7

Questo è il secondo passo: schiaffo a Berlusconi al Referendum

 
Più felice di così non potrei essere. Oggi gli italiani si sono destati dal forte e profondo sonno che li aveva assopiti per anni e hanno dato dimostrazione di grande fermezza, tra le tante cose. Gli italiani sono stufi di sentire sempre la solita solfa, e anche se non con giusta partecipazione, hanno preso una scelta che si aspettava da tempo e che insieme alle amministrative è il secondo passo verso il risorgimento italiano. Un 57% non è male, ma è assurdo che solo poco più della metà degli italiani abbia detto SI. Poteva andare meglio, ma poteva andare pure peggio.
Italia libera da questa dittatura legittimata una volta per tutte! Italia, ancor di più fatti desta!

lunedì 13 giugno 2011

"La corazzata Potemkin"

Immersa nello studio, mi sono ritrovata costretta a vedere alcuni film delle origini, in particolare La corazzata Potemkin del russo Ejsenstein, maggior esponente della scuola di montaggio russo negli anni venti, una corrente d'avanguardia che si oppone al cinema industriale. E' ovviamente un film muto e in bianco e nero, con inserti extradiegetici, cioè descrizioni oltre che immagini.
La vicenda, inventata, racconta la ribellione dei russi alla corazzata Potemkin per la liberazione di Odessa durante la rivoluzione russa. Il film è accompagnato da una musica che intrattiene lo spettatore che non sente le voci dei protagonisti, e che cambia in base all'importanza del momento che racconta, da lenta a movimentata.
E' un film da seguire bene, se ti perdi non capisci più niente essendo che devi leggere le descrizioni.
E' divertente vedere com'è cambiato il modo di recitare nel corso degli anni. Prima era molto caratterizzato e schematizzato, molto più marcato di adesso. E' un importantissimo documentario storico, per fortuna che questa pellicola si sia salvata.

VOTO: 7

domenica 12 giugno 2011

Quando il Sud mi delude...

Sono davvero ma davvero indignata da quello che sta succedendo nei seggi elettorali d'Italia in queste ore. Affluenza ai seggi più alta in tutte le regioni del nord e bassissima in tutto il sud, Sicilia inclusa. Ma come è possibile? Nella stessa Lombardia, cioè in casa, Berlusconi perde, e poi arriviamo noi e non andiamo a votare? E' realmente vergognoso, è inaudito. Mi dispiace dirlo ma credo proprio che sia per colpa dell'ignoranza che la gente non ci sta andando, non c'è altra spiegazione. Solo perchè il presidente del consiglio ha detto di non andare, la gente come tante pecore lo segue. Che poi, vogliamo parlare di un presidente del consiglio che consiglia di boicottare un referendum? Appunto sorvoliamo.
Italia, e sud in particolare, SVEGLIATI!!! Solo un 30% non è possibile, siamo una vergogna per il mondo!

ANDARE A VOTARE E' UN DIRITTO... 
MA E' ANZITUTTO UN DOVERE!!!

"Pepi, Luci, Bom e le altre ragazze del mucchio"

Tra il vecchio e il nuovo Almodovar resto sicuramente col nuovo. Però conoscere l'intera filmografia di un regista che ti piace è il minimo che possa fare. Ma vedere un film dell'80 come Pepi, Luci, Bom y las otras chicas del monton (Pepi, Luci, Bom e le altre ragazze del mucchio) è stato devastante. Me ne avevano parlato male, sapevo che fosse un film molto ma molto particolare e di dubbio gusto, ma mi ha anche per questo incuriosita. E' uno dei primissimi suoi film, se non il primo. Vediamo una giovanissima Carmen Maura, già sua musa da allora. A me non piace moltissimo, preferisco Marisa Paredes. Tutto muove dalla violenza subita da una ragazza (Carmen Maura) e dalla sua vendetta nei confronti dell'uomo che le ha fatto questo. Vendetta presa in maniera soft, voglio dire, non ne fa un dramma. Tipico dei suoi film è sdrammatizzare qualunque cosa. E si vendica portando nel suo gruppo di pervertiti la moglie dell'uomo, una lesbica repressa. Ci sono scene allucinanti e che non commenterò, puro feticismo. Ma soprattutto stupisce il modo di rappresentazione. Molto colore, come al suo solito, ma sembra di trovarci in un fumetto! E la locandina non può smentirmi! In Almodovar tutto è riconducibile al sesso, secondo me sarebbe stato un ottimo pupillo per Freud... Ovunque omosessualità, droga, alcohol alla base di tutto, ma soprattutto delle pseudo orge che solo Almodovar poteva mettere in un film.
Non è un bel film, ma sinceramente mi ha fatto ridere. Almodovar ha una strana capacità di individuare soggetti anomali e renderli ridicoli sottolineandone ed evidenziandone le peculiarità. Tutto elevato al massimo!

VOTO: 4

Tacones lejanos o... "Tacchi a spillo"?

Almodovar è uno di quei registi che o lo ami o lo odi. La sua maniera di fare cinema non è normale, è fuori dal comune. Ha un gusto particolare, ha una sua concezione del bello e dell'arte. Ma soprattutto il suo è un cinema di eccessi, dove si valorizza la stranezza e il bello è quello che non siamo abituati a vedere. E poi Almodovar è tremendamente trasgressivo e non si pone autocensure. I suoi film in questo senso sono tra i più esagerati che ho visto. Molte persone che conosco non lo apprezzano, io lo trovo un grande regista. Nelle sue opere è tutto calcolato, niente è messo a caso, cura l'estetica fino ai minimi dettagli. E poi il suo è un giro di attori privilegiati. Almodovar è un trampolino di lancio e non è facile arrivarci. I film del primo Almodovar sono di dubbio gusto, io stessa non li apprezzo, ma ad un certo punto della sua carriera la svolta. Adesso si è gettato sul trhiller.

Amo moltissimo dei suoi film, li ho visti quasi tutti. Ma uno di quelli che mi piace di più e Tacones lejanos (Tacchi a spillo). Marisa Paredes, grande musa di Almodovar è la madre snaturata di Victoria Abril, altra grande del cinema almodovariano. Nel loro rapporto di amore-odio troviamo uno strepitoso Miguel Bosé nei panni di una drag queen su imitazione della Paredes. Il tutto è peggiorato da un omicidio, e la vicenda è ingarbugliata, la trama ricca, come i film dell'ultimo Almodovar. Il binomio Paredes-Abril è brillante, non si potrebbe chiedere di meglio. Se i risultati sono questi... viva le sue muse!

"La domenica specialmente"

Cosa succede quando nomi come Bertolucci. Tornatore, Barilli e Tullio Giordana escono insieme nei titoli di coda per la regia di un film? Succede che una sera domenicale che non sappiamo che fare ci mettiamo a guardare La domenica specialmente. Si tratta di un lungometraggio formato da 4 mediometraggi, ognuno di un regista differente, e raccontano 4 brevi storie diverse.
Tornatore ci delizia con la storia di un barbiere, Philippe Noiret, perseguitato da un cane. Giordana ci racconta le vicende di una donna che vive con figlio e nuora in casa. Bertolucci ci presenta un'Ornella Muti tra due cuori e Barilli una località barneare dove succede di tutto.
Sono episodi molto diversi tra loro. Quello che mi è piaciuto di più è sicuramente l'episodio di Tornatore. Piena di sentimenti è l'interpretazione di Noiret nei panni di un uomo sgarbato e senza amici che trova in un cane l'unico conforto, cedendo e ammettendo a se stesso che anche lui poteva emozionarsi. Altro bel capitolo è quello di Giordana. Una nuora lascia che la suocera spii lei e suo marito nell'intimità ma "non lo fa per male". Dichiarazione al quanto dubbiosa. E' un episodio pieno di sensualità ma anche di tenerezza e pena.
Belli i film ad episodi, si riesco a seguire bene, ma soprattutto questo non ha niente a che fare con i famosi Manuale d'amore 1 2 e 3.

Tornatore: 9
Tullio Giordana: 8
Bertolucci: 5
Barilli: 4

sabato 11 giugno 2011

Essere italiana è anche questo

Per la prima volta non scriverò di cinema. Per la prima volta non ho un film da commentare o una recensione da fare. Questo post non nasce dallo spunto dato da un'opera cinematografica. Ma è la riflessione dell'essere italiana, oggi. Proprio oggi 11 giugno, per l'esattezza. In vista di un evento che ricorderemo a vita, in qualunque modo vada.
Mi ricordo che le prime elezioni dopo i miei 18 anni riguardavano un referendum, e io non andai a votare. Mio padre si incazzò molto con me, quasi non mi parlò per due giorni. Lui e mia madre dicevano che il primo voto era importante, ma non ho mai capito il perchè. Dicevano che quando un giorno dovrò trovare lavoro, l'assenza del primo voto potrebbe essere un punto a mio sfavore. Mi sembrava assurdo, e mi sembra ancora, così non ci andai. Oggi, a distanza di 3 anni, mi rendo conto di aver fatto una gran cazzata.
Spesso le persone mi dicono: "A me non interessa la politica, non vado a votare". Io penso che non esiste politica di fronte ai nostri doveri. Cos'è la politica? Non dobbiamo lamentarci che le cose non vadano come vogliamo se noi non facciamo niente per farle cambiare. Sicuramente niente cambia da solo. Da solo non può fare altro che peggiorare. Ed'è nostro dovere partecipare e fare i nostri interessi, perchè non andando a votare non dobbiamo credere di far dispetto a qualcuno. Lo facciamo a noi stessi. Dobbiamo essere attivi e ci dobbiamo interessare a un referendum perchè non è la scelta di chi far salire al governo, ma ci vengono date due opzioni che riguardano la nostra vita e dobbiamo scegliere quella giusta per vivere meglio. Mi rendo conto che non andare a votare è come volersi escudere e disinteressarsi a proprio discapito. Non possiamo far scegliere agli altri. Se io e mio marito abbiamo un figlio e c'è da decidere in che scuola iscriverlo, e io dico a mio marito: "Fai tu", il bene di chi faccio? Mi interessa o no l'educazione di mio figlio? Voglio o no avere voce in capitolo per quella che è la sua vita e per un suo futuro migliore? E l'Italia è questo, è nostra madre ma è anche una figlia da crescere. Non possiamo adagiarci sugli allori di quello che è stata, perchè se un tempo è stata una grande Nazione è perchè c'è gente che ha versato del sangue e che a costo della sua vita l'ha difesa con tutto se stesso. Amiamola, perchè ci da soddisfazioni incredibili, ma non pretendiamo di ottenerle senza fare niente, raccoglieremo i frutti solo dopo aver seminato. Prendiamoci cura di questa nazione e facciamolo a piccoli passi, con SI SI SI SI, o con NO NO NO NO. O come volete voi, se avete le vostre ragioni per farlo. Ma non andate a votare solo per sentito dire, o non restate a casa solo perchè non sapete. Basta accendere la tv e si sente ovunque in cosa consiste il referendum abrogativo. Non disinteressiamoci vi prego! E' importante, se non lo facciamo noi chi lo farà? Il tutto parte singolarmente da ciascuno di noi. Restiamo uniti! Non lasciamo fare a chi ci rappresenta se non siamo sicuri di chi ci rappresenta, o anche se ne siamo sicuri, diamo il nostro parere. Quando firmate un foglio voi leggete cosa state firmando o vi fidate ciecamente? Ecco, l'Italia è questo, è una ufficialmente democrazia ma il foglio che siamo noi a firmare poi passa a chi fa per noi l'italiano.

venerdì 10 giugno 2011

"Il labirinto del fauno"

Oggi ho visto un solo film. Strano. Non da me. E' ho aggiornato una sola volta questo blog. Una sola recensione di un solo film visto, quello di oggi. Ma non è mai tardi per rimediare. Poveri voi, subite le conseguenze della mia noia post mezzanotte. Mi scuso lasciando un ricordino agli appassionati del soft horror. Made in Spain, por supuesto!
Il regista-produttore ha un nome che ho già usato diverse volte parlandovi di altri film. Guillermo del Toro. Colui che da spazio alle nuove generazioni alla faccia della disoccupazione della nostra era, alla faccia dell'attuale realtà spagnola. Se in Spagna non si trovano lavori di alcun tipo perchè si dovrebbe trovare un impiego proprio nel cinema che è già difficile da raggiungere in tempo di pace?
Oggi è il turno del film che completa una sorta di binomio prodotto dallo stile trhillerato di Del Toro, El laberinto del fauno, preceduto dal più famoso El espinazo del diablo. Come già detto precedentemente questi due film sono una visione infantile della guerra civile spagnola al periodo di F. Franco. Dico visione infantile e non per bambini, perchè sono comunque film horror (così dicono), mentre i protagonisti sono i bambini e il tema di base sono i riscontri che ha su di loro la guerra. La loro fantasia che continua a camminare nonostante percepiscano la realtà che li circonda e il loro modo di reagire creandosi un mondo tutto proprio e in cui rifugiarsi. Questo è un po' quello che mi è arrivato guardando Il labirinto del fauno. La protagonista è una bambina che comunica o meglio vede esseri fantastici e si lascia affascinare da questi fino a ritrovarsi in un mondo totalmente fantastico, costruito in maniera meravigliosa e reso possibile grazie ad effetti speciali ottenuti col digitale. Figure di pura fantasia, niente di reale ma delle immagini molto lavorate e ben definite che sono arrivate ad affascinare me stessa, non amante della fantasia intesa come genere cinematografico. Che di fantasia pura ne ho tanta.
Sicuramente tra questo film e il precedente della stessa collana a due perle di Del Toro questo è il migliore, e si conclude drammaticamente, come previsto. La guerra è guerra. Per tutti.

VOTO: 6

giovedì 9 giugno 2011

"Amori e altri crimini", crimini di quelli veri

Nella mia lista di film figurava da tempo un film il cui titolo mi è suonato sempre familiare ma che a ragione del vero non ho idea di dove l'abbia potuto sentire, vista la sua nazionalità. E' un film serbo! Amore è altri crimini è il suo titolo, ed'è ambientato a Belgrado in un ambiente di degrado. Mi scuso per la rima ma non ho potuto evitarlo. Una ragazza decide di fuggire dalla città e abbandonare una vita che non le piace più. Al suo fianco fino adesso un boss del quartiere. In questo ambiente di delinquenza qualcosa mi conferma la frase spesso usata dalla mia nonna: i soldi rubati finiscono sul bancone del farmacista. Ovviamente mia nonna la dice in dialetto. Qui i soldi non finiscono esattamente in farmacia, ma voglio dire che quello che quest'uomo fa agli altri è pari alla scontentezza che prova in cuor suo per la figlia, una ragazzina con diversi problemi non so bene di che tipo, ma con la mania per il suicidio e per i film spagnoli, e che parla pochissimo. E' una storia di anime perdute che vagano sullo sfondo di una città per niente accogliente e che li spinge ad abbandonare quella vita per qualcosa di facilmente migliore. Ho avuto la sensazione che tutti volessero fuggire ma che non tutti avessero il coraggio di farlo. Sicuramente quei posti così freddi non mi sono mai piaciuti quindi mi chiedo come sia viverci e da sola mi rispondo che non è facile, ma posso sbagliarmi, non conosco nessuno che ci vive per confermarmelo. So solo che io senza il mio mare e il mio sole sarei una morta ambulante. Come i personaggi di questo film, apatici e tristi solo a guardarli. Privi di passionalità, sembravano non avere cuore, era come se stessero in piedi per chissà quale forza misteriosa.
Mi rendo conto che il mio giudizio è molto discutibile data la mia poco predisposizione per l'est Europa. Forse non sono la persona più giusta per parlare di questi film, ma per una che è abituata alla travolgente passione che mettono gli spagnoli in qualunque cosa facciano, è dura vedere una roba del genere. Che strappo, che male! Insomma, avrete capito che non sono uscita particolarmente contenta da questa visione. Manca quell'ingrediente di normalità, mi sembra un film troppo artificiale. Ecco, è proprio un film, c'è poco di credibile. Ma non per il tema, bensì per l'approccio che ha, per il modo di raccontarci la storia. E' il mezzo che a mio avviso non funziona.

VOTO: 3

"La passione di Cristo"

Ci sono film di cui conosco l'esistenza ma che non avrò mai il coraggio di vedere, anche se la loro fama e la mia curiosità a volte superano la paura. Ma da molto tempo nel periodo pasquale dico di voler vedere un film che ha fatto molto parlare di se e che sembra essere un vero capolavoro, così mesi fa ho finalmente visto La passione di Cristo di Mel Gibson. Per valutare questo film basterebbe sapere che è stato girato interamente in latino e aramaico. Non conosco nessun film oltre questo nella lingua originale parlata nel periodo e nel luogo in cui è ambientato. Posso immaginare la difficoltà degli attori di dover imparare delle lingue morte. Gli attori sono per la maggioranza italiani, infatti il film è stato girato in Toscana, anche se non capisco pienamente la scelta del regista. I protagonisti sono famosi almeno in Italia, Monica Bellucci, Rosita Celentano e Claudia Gerini tra i tanti, ma il maggior merito va al personaggio di Gesù che dopo questo ruolo ha dichiarato di essersi convertito. Altro merito va alla madre interpretata super bene. Entrambi gli attori non li conoscevo. Ma mi sono immedesimanta talmente tanto in quello che stavo vedendo che ho pianto come mai per un film e la visione ha fortemente influenzato la mia giornata, non ho fatto altro che pensarci. E' un film che non lascia indifferente nessuno, anche se non ci credi rimani in qualche modo colpito dalla storia ma soprattutto dalla crudeltà delle immagini, dalla violenza che non ci viene risparmiata in nessuna occasione, anzi vediamo proprio tutto quello che succede, e non è bello. Sfido chiunque a vederlo e a dire "non mi ha fatto nè caldo nè freddo", perchè qualunque persona sensibile si commuove o si impressiona di fronte a certe scene. E' sicuramente il miglior film sulla passione che sia stato fatto, anche perchè occupandosi delle ultime ore della vita di Gesù, ha tutto il modo per approfondire.

VOTO: 10

"L'estate del mio primo bacio" la ricordo bene

L'estate del mio primo bacio io la ricordo bene, anche se ricordo meglio l'estate dopo.
Ma adesso mi chiedo, perchè Laura Morante fa spesso e volentieri la parte della matta disperata e isterica depressa? Anche in questo film ha un ruolo già visto, però qui il ruolo è portato agli estremi perchè in questo film sta proprio male!
Inizia una nuova estate e una ricca ragazzina pressappoco tredicenne, figlia di papà, non vede l'ora di dare il suo primo bacio. Il problema è che è troppo finta e poco spontanea per piacere, poco naturale a pure troppo piccola, infatti è da bambina che si comporta. Le vicende che attraversa mi hanno fatta ridere perchè anche io sono stata bambina ma non ero così spigliata. Forse è meglio essere così invece che timidi. Non che perchè si faceva vedere sicura di se fosse realmente così, anzi niente affatto. Ognuno reagisce a proprio modo quando si sente inferiore. Poi il contorno familiare non l'aiutava affatto, nè a lei nè alle sue altrettanto viziate e capricciose amichette. Tutto quel benessere nasconde problemi seri e l'assenza assoluta di figure di riferimento come padre e madre, presenti solo per far regali, ma assenti ai compleanni e mai disponibili per un dialogo. Nessuno di quei genitori conosce realmente sua figlia, sa solo che faccia ha. Ammetto che sia difficile capire i figli in un epoca difficile come l'adolescenza, ma ognuno raccoglie i frutti che semina. E sicuramente quei genitori non sono partiti col piede giusto, non hanno amato abbastanza i loro figli fin da piccoli e adesso loro li considerano degli estranei nella loro vita. In parte penso che se la siano cercata... ognuno si ritrova ad avere quanto ha dato. O no?
Tutto sommato il film mi è piaciuto perchè non è falso e racconta proprio le cose come stanno, sembra tutto molto vero. Ma non è sicuramente difficile ricostruire la vita di una adolescente...

VOTO: 7

"L'amore nascosto"

"Tua sorella non mi amava, ed'è molto triste quando una figlia non ama sua madre."
Queste le parole pronunciate da Carmen Maura in Volver. Ma non è del film di Almodovar che voglio parlarvi, bensì di una storia molto più drammatica che ci viene raccontata in L'amore nascosto di Alessandro Capone. Una madre rinchiusa in un'ospedale psichiatrico è convinta che sua figlia la odi, da parte sua la figlia crede di non essere amata da sua madre. Per tutto il film filtrano pensieri e deliranze di una drammaticamente splendida Isabelle Huppert nel ruolo di una donna depressa e maniacale. Quando si trova a parlare con la figlia la scena appare a noi come tratta da un sogno, forse per farci condividere la visione della donna e riuscire a metterci nei suoi panni. Ci sono diversi punti oscuri a mio avviso, per esempio non ho capito esattamente se l'odio di cui si parla in tutto il film deriva realmente dalla figlia, come sostiene nella sua malattia la madre, o se al contrario, volendo dare ragione alla figlia, è la madre che non è riuscita a instaurare un rapporto che dovrebbe venire naturale tra madre e figlia. Inizialmente, forse per colpa dell'eccellente interpretazione della Huppert che suscita moltissima pena in questo film, ero convinta che la colpa fosse della figlia troppo cattiva nei confronti della madre. Poi però molte cose hanno iniziato a non essere chiare. Per esempio la figlia pagava 300 euro al giorno per far stare lì dentro la madre, e l'andava a trovare. Ma la madre era quasi terrorizzata da sua figlia, ne temeva il giudizio, ne aveva soggezione, e questo sicuramente è un allarme. Ma alla fine, quando la figlia muore, la madre dice che è stata la sua ultima maniera per farla soffrire, come se si fosse voluta uccidere per farle un dispetto. Questo sicuramente è il ragionamento di una donna malata di mente. Ma alla fine, quando tutto sembra dar ragione alla figlia, la figlia rivolgendosi alla madre che si occuperà della nipote, pronuncia tali parole: "Lei sicuramente ti amerà". Frase che mi ha lasciato perplessa, perchè è come se avesse voluto dire che lei non era riuscita ad amare la madre, ma che la nipote le darà sicuramente l'affetto di cui ha di bisogno. Forse il finale è a libera interpretazione e non me ne sono accorta, o forse la nostra mania di voler trovare per forza un colpevole a cui scaricare tutte le colpe anche in un film mi ha portato fuori strada.

VOTO: 8

"Roma città aperta"

La chiamano Caput mundi e sicuramente non ha mai deluso nessuno, anzi. E' indiscutibilmente la regina delle città. Roberto Rossellini le ha attribuito il connubio "città aperta", e non ha sbagliato. Città aperta perchè è stata una di quelle città che si è arresa dandosi al nemico senza opporre alcuna resistenza. E così troviamo Roma nel secondo dopoguerra. Distrutta e dilaniata dalla guerra, ma pur sempre bella. Oh, l'è una gran donna Roma eh!
Poi se a tutto ciò uniamo una stupenda Anna Magnani ed un sempre perfetto Aldo Fabrizi, allora Roma città aperta non può fare a meno di essere un premio Oscar!
La guerra, sempre lei, distrugge le vite dei personaggi del film. Non vale la pena che vi dica di cosa parla, perchè il tema di tutti questi film è questo. Il contesto è lo stesso, cambiano poi le storie, ma sempre di poveri disgraziati si parla. Un film molto schietto e che va al nocciolo senza censure, la violenza non manca e si vede. L'unica cosa è che in questi film gli attori stranieri non ce li vedo proprio. Perchè lo chiamiamo Neorealismo allora? Tra l'altro Anna Magnani sembra che l'abbiamo trovata proprio lì nel film, sembra che non si sia spostata di un passo. Dov'era ce l'hanno mostrata. Eccellente però! Baffetti inclusi... E comunque chi non ha mai visto questo film non si consideri italiano!
Orgogliosa di essere italiana, anche per questo, per nomi come Rossellini, Fellini, De Sica, Visconti, Antonioni... eh, si... bei tempi quelli!

VOTO 10

"Sciuscià"

Quasi costretta, quindi per forza maggiore, in questi giorni mi sto dopando di cinema neorealista. Italiano, ovviamente. Tutto questo per colpa di un esame da dare, ma se non fosse stato per questo forse questi film non avrei mai scelto di vederli. Stando così le cose, ben venga il tanto atteso esame di Storia del cinema se mi porta a farmi una cultura in bianco e nero!
Sono convinta che poca gente della mia età sa cosa realmente è stato il cinema italiano del secondo dopoguerra. Pochi sanno che siamo stati i primi in molte cose in quel periodo (cinematograficamente parlando), e che abbiamo ispirato gli americani a fare altrettanto. Dopo ci sarebbero arrivati pure loro forse, ma noi per primi abbiamo stravolto le regole del continuity sistem, il cinema classico americano, rigido e pieno di regole indistruttibili. Abbiamo trasgredito, e abbiamo vinto, oh sì che abbiamo vinto, eccome!
Sciuscià è sicuramente uno di questi capolavori di cui parlo. Diretto dal maestoso Vittorio De Sica, è ambientato nel post guerra, come tutti i film del periodo, e narra le vicende di due ragazzini arrestati per detenere un cavallo, e per altri furti, raccontandoci la loro vita in carcere, ed infine fuori dal carcere, se di vita ancora si può parlare. E' un film pieno di movimento, ma va seguito con molta attenzione perchè è facile perdersi. Si tratta di piccoli passaggi che di volta in volta cambiano le loro sorti, non poi tanto. Sicuramente è una realtà crudele, non per niente stiamo parlando del riassestamento dell'Italia dopo la distruttiva seconda guerra mondiale. Non era facile vivere in quel contesto, tanto meno per gli sciuscià, poveri lustrascarpe che non possedevano niente e che ancora bambini venivano rinchiusi in carceri e addirittura processati! Giustizia strana. Secondo me non era quello il modo giusto per farli crescere. E mi ha sorpreso una scena in cui una specie di direttore del mini carcere ha ringraziato un capo per le condoglianze, gli era morto il figlio. Suo figlio sicuramente viveva bene, da pascià, ed'è morto, mentre tutti quei bambini erano ancora lì, quasi tutti senza un padre lì fuori. Certo mai gli sarebbe potuto venire in mente di prenderne uno con se...
Ma... quanto dovrà aspettare ancora il nostro cinema per tornare a essere IL cinema? Da tanto me lo chiedo... bisognerà attivarmi.

VOTO: 8

mercoledì 8 giugno 2011

"8 femmes"

E pensare che ho quasi scoperto da poco che i francesi fanno cinema... Non per dire, ma se non fosse stato perchè spinta da forze vicinissime, non mi sarei mai incappata in questi film nè spagnoli nè italiani, che sono le cose che più guardo. Ma siccome mi piace scoprire cose nuove, mi sono prestata a queste nuove visioni, complice anche lo stuidio di questi giorni che mi ha rivelato il gran protagonismo della Francia nella storia del cinema. Così, sono arrivata a vedere "8 femmes" in versione originale con sottotitoli niente poco di meno che in spagnolo! Non abbiam trovato quelli in italiano, così mi son dovuta adattare. Devo dire che vedere l'originale nella sua lingua non è paragonabile ai film doppiati. L'autenticità che ti arriva non ha prezzo.
Si tratta di un genere di humor nero alla francese che racconta la giornata un po' particolare di 8 donne (tutte di famiglia o quasi) che si ritrovano nella loro casa isolate dal mondo in seguito alla scoperta del cadavere del marito di una di loro in camera da letto.L'obiettivo è scoprire chi tra loro è l'assassina, visto che a quanto pare tutte avrebbero avuto dei buoni motivi per far fuori l'uomo. Ogni personaggio si presenta a noi con una canzoncina, c'è chi la suona e chi la balla, il tutto con le vere voci dei personaggi e in base a quello che vogliono trasmettere in quel momento della storia. A pochi minuti dall'inizio, per non dire al primo secondo, ti accorgi che si tratta di un film speciale. Sembra di trovarsi a teatro, sia per la scenografia molto colorata che per le riprese sicuramente fuori dagli schemi, ricche di piani sequenza e i inquadrature che schiaffeggiano la regola dei 180° del cinema classico. Tutto fuori dal normale e che attrae la sua attenzione soprattutto sulla maniera di recitare delle attrici protagoniste. Sembrano delle caricature, soprattutto il personaggio della grande Isabelle Huppert. Ogni personaggio è uno spettacolo infinito, e mi ha fatto moltissimo pensare a "Donne sull'orlo di una crisi di nervi" di P. Almodovar, ma anche ad altri film interamente dominati da donne che cercano di farsi spazio difendendo se stesse con tutta la forza. Ma il film che più mi ricorda è "Regine: il matrimonio che mancava", in cui le più grandi attrici spagnole si concedono alla commedia e ci fanno divertire un sacco. Film irripetibili questi. Anche qui come in quello, grandi dive del cinema francese si incontrano.
Moltissimi altri potrebbero essere gli esempi. Ricorda vagamente anche il capolavoro "Famiglia" di Fernando Leon de Aranoa, in cui ci troviamo di fronte una famiglia sicuramente poco normale e che ci riserva innumerevoli sorprese con l'avanzare del film.
La cosa che mi ha sorpresa di più sono gli spezzoni musicali, che contribuiscono a dare la sensazione che sia tutto più che surreale visto che i personaggi si trovano di fronte a un episodio di morte ma sembrano più che tranquille, non si nota alcun turbamento, anzi solo comicità che scatta in noi proprio dal loro atteggiamento.
http://1.bp.blogspot.com/-zeRBTBBuiUs/TaVdw2qC7HI/AAAAAAAAAJc/nmUawSuCM3Q/s1600/8+femmes+4.jpgUn film davvero geniale come l'opera alla quale rimanda. Non me lo sarei mai aspettato dai francesi, e io che li ho sempre sottovalutati... Davvero entusiasta dopo questo film, già ho voglia di rivederlo! Un capolavoro di commedia nera! Ma il riconoscimento maggiore va alle attrici da 10 e lode!

VOTO: 10

"Niente di grave, suo marito è incinto."

La solita storiella che si crede originale raccontando la già vista storia di una coppia che aspetta un bambino ma in cui è il padre ad aspettarlo concretamente. Poi se viene da Marcello Mastroianni e Catherine Deneuve sorprende ancor più...
In realtà il mio giudizio non è poi così severo perchè questo film è stato girato sicuramente prima di ogni classica storiella di uomini incinti, è infatti del 1973 e unisce una brillante coppia del cinema di quegli anni in una commedia divertente e da intrattenimento che giustifica il bizzarro accaduto con "qualche pollo di troppo". Non ho sbagliato a scrivere, voglio dire proprio qualche pollo di troppo. Infatti la governante della coppia preparava pollo tutte le sere per cena e gli ormoni del povero Marco (Mastroianni) avrebbero così reagito a questa insopportabile abitudine provocando questo cambiamento nel suo organismo e anticipando quello che di lì a poco si sarebbe ripetuto più spesso. Insomma Marco sarebbe stato il primo caso di allarme del cambiamento del mondo e degli esseri umani dovuto alla modernità. "Le cose cambiano" a quanto pare, anche se ad un certo punto si scopre che quella pancia da 7° mese era proprio grasso! Ma proprio quando abbiamo tirato un respiro di sollievo per il finale salvataggio della reputazione del film, Marco partorisce! Ahi, ahi, ahi. E dopo di lui, l'intera società francese!

VOTO: 6

domenica 5 giugno 2011

"Agora"

Chi ha detto che l'uomo è il sesso forte? A chiunque verrebbero dei dubbi dopo aver visto Agora. Lungometraggio del regista spagnolo Alejandro Amenabar, il film narra la storia della bella e intelligente regina Ipazia, una donna di raro coraggio per il periodo in cui ha vissuto e che alla fede cieca ha preferito la scienza. Scelta che non le ha reso di certo vita facile e che l'ha portata alla condanna a morte.
Nel ruolo di Ipazia la bravissima Rachel Weisz che interpreta appunto una matematica che si ribella contro ogni tipo di fondamentalismo e ogni regola prestabilita che non prenda in considerazione l'uomo e la sua libertà. A detta dello stesso regista, Ipazia incarnerebbe la figura di Gesù al femminile, cioè quella di donna perseguitata per quello che diceva e pensava. Per questo stesso motivo il film non sarebbe una critica verso la religione ma verso i suoi estremismi. Sinceramente mi viene difficile credere alle parole del regista vista la sua omosessualità, anzi sono quasi del tutto convinta che in fondo ci sia una critica alla religione ma che per motivi di censura abbia unicamente fatto derivare l'origine del film a motivi contrari al fondamentalismo. Il che è sicuramente vero e non lo metto in dubbio. Purtroppo gli errori commessi dalle religioni sono molti, e la Chiesa sicuramente li colleziona tutti, e questo è uno di quegli errori non commessi solo dalla Chiesa ma soprattutto dai bigotti del periodo che non aspettavano altro per poter giudicare e sentenziare la vita degli altri. Mettere a morte una donna di tale grandezza per motivi al quanto discutibili...
           
                                                 Chi non ha peccato scagli la prima pietra.

VOTO: 8

"Silvio forever"... solo nel film

Non sono molto convinta di commentare un film-documentario come questo, ma solo perchè si capirebbe senza riserve che odio Berlusconi. Poi ho pensato che questo è un motivo valido per scrivere qualcosa su Silvio forever, quindi perchè autocensuarmi?
Diretto da Faenza e Macelloni, è una autobiografia non autorizzata del nostro presidente del consiglio, in cui troviamo degli spezzoni tratti da discorsi tenuti in diverse occasioni dallo stesso e altre immagini varie sempre accompagnate da una voce narrante che imita quella di Berlusconi raccontando la sua vita dalla nascita ad oggi. Il film inizia con i commenti di donna Rosa, povera madre... e troviamo una chiara spiegazione di come il carissimo presidente è salito al potere, dalle prime case comprate alla creazione delle tv private, dall'acquisto di ogni cosa trovasse nel suo cammino all'entrata in politica. Mi sono accorta che ho usato le parole "chiara spiegazione", però questo vale solo per coloro che vogliono vedere, chi ha ancora il prosciutto ammuffito sugli occhi è pregato di non continuare a leggere. Non c'è peggior cieco di chi non vuol vedere.
Io direi che oltre tutto è un film comico, sono molteplici gli spunti che ti cacciano fuori delle sane e amare risate, le occasioni non possono di certo mancare con una persona come questa. Tra i filmati troviamo incontri con premier stranieri, maciamano, intercettazioni a dir poco discutibili, barzellette e canzoni stonate, il tutto fa del nostro presidente il più gran... cabarettista che l'Italia abbia mai avuto a capo di stato! Inutile, l'Italia colleziona sempre primati tra i più bizzarri...
Comunque, siccome qui commento solo i film in quanto tali e spesso e volentieri faccio anche riflessioni su quel che ho visto, questa volta penso sia giusto motivare la mia scelta di astenermi da qualsiasi altro commento esplicito che esprimerebbe il mio parere e le mie idee che restano appunto mie. Siamo o no in democrazia?

VOTO: 10

"Lope"

Adoro i film d'epoca, mi sembra di viaggiare anni e anni orsono talmente mi immedesimo in questo genere di film. L'ultimo film d'epoca che ho visto è spagnolo, Lope di Andrucha Waddington, e racconta la vita del famosissimo commediografo e poeta spagnolo Lope de Vega vissuto nel 600. I protagonisti sono Alberto Ammann, Leonor Watling e Pilar Lopez de Ayala, tutti fantastici, soprattutto quest'ultima che ho visto e rivisto nei panni della magnifica Juana la loca (Giovanna la pazza).
In questo film c'è tutto il necessario per farmi restare appiccicata allo schermo per due ore. Costumi bellissimi, eleganza e sfarzo ma anche gente di strada e molta miseria, insomma il tipico film d'epoca in costume, per una come me che ama la storia...
Non ho molto da dire perchè si tratta di una storia reale quindi non non si può di certo criticare la storia, ma posso sicuramente dire che è un film fatto bene e che per questo non ha niente da invidiare ai colossal in costume americani. Gli spagnoli negli ultimi anni si stanno dando molto da fare nel cinema ottenendo ottimi risultati, hanno tutta la mia stima e apprezzamento. Magari ci svegliassimo anche noi una volta per tutte...

VOTO 7

"También la lluvia"

También la lluvia era l'ultimo titolo che mi mancava per completare il cerchio di pellicole candidate ai premi Goya di quest'anno. Dalla regista spagnola Iciar Bollain, è il primo suo film non scritto da lei (ma da suo marito). La storia è quella di una troupe cinematografica che si trasferisce in Bolivia per girare un film storico sui personaggi di Bartolobé de las Casas e Antonio de Montesinos, ovviamente durante la scoperta dell'America. Il produttore e il regista, due fantastici Luis Tosar e Gael Garcia Bernal (questo mi piace di meno), iniziano i casting per scegliere i personaggi del posto non attori e trasformarli in persone vissute nel 1200. Il tema centrale è l'ossessione di Cristoforo Colombo per l'oro e la sua voglia disperata di reprimere i popoli indiani originari di quelle terre, e dunque le ribellioni che ne derivano. Però, le riprese del film vanno di pari passo con un'importante guerra avvenuta nel 2000, detta Guerra dell'Acqua, in cui i boliviani si ribellano contro la privatizzazione dell'acqua. Vi fa pensare a qualcosa?
Il protagonista della storia diviene, senza accorgercene, un boliviano scelto come attore per il film che alterna alle riprese fughe per partecipare attivamente alle proteste dei cittadini che lui stesso capeggia. Da qui inevitabili scontri con regista e produttore e l'uomo finisce in carcere. Da questo problema ne derivano molti altri, e le guardie civili non risparmiano nessuno. Infine, immersa in una situazione che non si aspettava di trovare, la troupe è costretta, con gran dispiacere del regista, ad abbandonare il posto senza aver portato a termine le riprese del film.
Un bel film davvero, mi è piaciuta un sacco l'alternanza tra la realtà che stava vivendo la città in quel momento con le scene direttamente tratte dal film storico, le quali hanno sicuramente molti punti in comune. Oggi come ieri la Bolivia è uno di quegli stati ancora incivili dove il cittadino non ha voce in capitolo nemmeno in una questione di vitale importanza com'è la scelta della privatizzazione dell'acqua, il che fa molto riflettere... Ai posteri ardua sentenza.

VOTO: 7

"Speriamo che sia femmina"

Ogni tanto su LA7 fanno bei film, è l'unico canale della televisione italiana dove di tanto in tanto si trova qualcosa di interessante da vedere in prima serata. Due giorni fa hanno trasmesso Speriamo che sia femmina. Il titolo mi veniva a conoscere, sapevo di averlo già sentito da qualche parte ma non ricordavo di chi fosse. Poi sono partiti i titoli di coda e un nome è balzato ai miei occhi... Mario Monicelli. Ovviamente ho guardato il film, non potevo perdermelo. Nel cast attori famosi, italiani e non. Liv Ullmann, Catherine Devenue, Philippe Noiret, Giuliano Gemma, Giuliana De Sio, Stefania Sandrelli e Bernard Blier tra i tanti. Insomma, questo è uno dei casi in cui basta vedere il cast per convincerti automaticamente a vederlo.
E' una storia di tutte donne, e gli uomini che ci sono fanno soltanto da contorno, tanto che il film termina con tutte le donne a tavola felici e contente perchè all'uomo della loro vita hanno preferito la loro felicità, e quindi restano tutte senza uomini. Per questo mi ha fatto molto pensare a Volver di Pedro Almodovar per la fitta trama anche se si tratta di cose decisamente diverse. Comunque mi ha ricordato Volver perchè gli uomini vengono quasi tagliati fuori dalla storia e sono le donne a fare da indiscusse protagoniste, come accade spesso in Almodovar.
Si tratta di una storia che raccoglie diverse storie, è un film da intrattenimento ma di quelli fatti bene, di quelli che guardarli è un piacere! Poi da Monicelli non potevamo aspettarci altrimenti... Eppure, forse perchè conosco poco di questo regista, non avrei mai detto che è un suo film, perchè credevo che fosse più da commedie comiche invece è una storia normalissima senza chissà quali spunti per ridere, se non consideriamo il vecchio malato di Alzheimer che per le circostanze in cui si caccia ci ricorda che il film è firmato Monicelli.

VOTO 6

sabato 4 giugno 2011

"La pianista" lascia il segno

Ammetto che conosco molto poco il cinema francese, per non dire quasi per nulla. L'unico film che adesso ricordo come film francese... non esiste. Per fortuna c'è sempre chi mi da buoni consigli cinematografici quindi ieri, dopo settimane e settimane di ricerca di uno dei film consigliati, sono riuscita a vedere La pianista di Michael Haneke, con Isabelle Huppert e Annie Girardot. La mia amica spagnola, parlando di film molto forti e in particolare del Cigno nero con Natalie Portman uscito quest'anno e che ha sconvolto il pubblico, mi ha riferito che nel 2001, quando uscì nelle sale spagnole La pianista, l'impatto fu fortissimo, si registrarono per giunta 11 casi di persone svenute al cinema durante la visione. Consapevole che fosse un film che mi avrebbe lasciato un segno, ho fatto di tutto per vederlo con la luce del sole per evitare di affidarmi predisposta alla depressione di notte. Ma ho scaricato il film solo ieri sera e non ho resistito. Ho dovuto subito guardarlo. La mia visione di questo film è stata tormentata come il film stesso.
La storia è quella di un'insegnante di piano sulla quarantina con "gravi" perversioni sessuali dovuti a una sessualità repressa (colpevole in parte una madre troppo apprensiva e vigile) la quale si innamora (a modo suo) di un giovane suo allievo. Il problema è che i due hanno modi diversi di vivere l'amore, e quello della Huppert è totalmente fuori dagli schemi.
Così per tutto il film assistiamo a scene molto cruente e dirette che fanno della Huppert una delle migliori attrici che io abbia mai visto nei panni di una donna repressa e tremendamente gelida nella prima parte del film e che dopo sembra leggermente cambiare direzione. La storia mi ha suscitato molta pena, non ho mai visto niente di simile, la Huppert fa un'interpretazione magistrale e riesce ad essere così fredda da mettere paura perchè non sai mai da dove potrebbe spuntare la follia. Ovviamente non è folle, è solo malata, ma di una malattia che arrivati ad un certo punto può far pena e a dispiacere perchè si fa del male da sola e senza rendersene conto allontana tutti da lei. Solo quando si rende conto di star per perdere il ragazzo che dice di amare, cerca di cambiare ma quel cambiamento non può venirle naturale e così un normale rapporto sessuale si trasforma in vera e propria violenza per una donna che ha sempre inteso il sesso come dolore. Per tutto il film mi sono inevitabilmente domandata quale grande peccato si sottoponesse a scontare in questo modo così crudele verso se stessa, cosa credeva di aver fatto di così grave e imperdonabile per trattarsi così e pensare di meritare i peggiori trattamenti. Non lo potremo mai sapere perchè non era questo l'obiettivo del film e di queste storie nel mondo ce ne saranno sicuramente tante.
Con tutta la freddezza del suo personaggio la Huppert è riuscita ad arrivarmi tantissimo, complice una vicenda mai vista nel cinema (per me) e che è sicuramente tra le più drammatiche storie. Non è approfondita, non va nella psiche del personaggio ma resta nella superficie della sua corazza e nonostante questo è un film molto forte e che non può lasciare indifferenti.
Per la prima volta non posso fare a meno di valutare al massimo questo film come uno dei più belli che abbia mai visto ma che sicuramente non è alla portata di tutti perchè è facile cadere nel pregiudizio morale del tema trattato e scandalizzerebbe molti. Sono convinta che Isabelle Huppert con questo film è entrata nel giro delle miei attrici preferite e intendo vedere altri suoi film, perchè un ruolo come questo che le è valso tantissimi premi tra cui Miglior attrice 2001 al festival di Cannes, non è all'altezza di tutti.

VOTO: 10

giovedì 2 giugno 2011

La favola reale di... "Felipe y Letizia, deber y querer"

Noi donne siamo sicuramente molto diverse tra noi, ma se c'è qualcosa che indubbiamente ci unisce è l'irresistibile passione per le favole d'amore. Ma parlo di quelle vere, favole d'amore nel vero senso della parola. Almeno io, ne vado matta, eppure non sono un tipo romantico, anzi... Se c'è una storia alla quale non so resistere è quella di una principessa, non c'è niente da fare. Ad esempio non mi stanco mai di vedere mille volte nel giro di poco tempo i film che si basano su biografie di famiglie reali di ogni epoca, mi piacciono anche per questo i film in costume, visto che ai giorni nostri è difficile che un matrimonio reale venga usato come tema per un film. Difficile ma non impossibile. Infatti "Felipe y Letizia" è l'ultimo film che ho visto che mi ha reso completamente schiava di se stesso. Come si può facilmente immaginare, racconta la storia d'amore tra l'erede della corona spagnola principe Felipe di Borbone e la giornalista televisiva Letizia Ortiz Rocasolano, dalla loro poco casuale conoscenza al giorno delle nozze. Ovviamente sono amante della Spagna e di tutto quello che la riguarda, ma negli ultimi tempi mi sono scoperta altrettanto appassionata degli eventi e alle curiosità che interessano la famiglia reale, sicuramente da quando ho visto per la prima volta questo film, l'ottobre scorso.
Una famiglia che ha poco di reale se pensiamo che è "all'altezza" di tutti, se pensiamo che è disponibile, semplice e discreta, e molto amata dagli spagnoli, ma di un amore che si è guadagnata con grande difficoltà nel corso degli anni che hanno seguito la fine della dittatura di Francisco Franco, nel 1975. Non per questo manca di classe, è sempre e comunque una famiglia reale, con tutti i suoi segreti nascosti nei secoli e con la sua classica mentalità religiosa e di esempio per la popolazione. Nonostante tutto gli spagnoli cominciano ad essere stanchi di dover mantenere una famiglia che costa sempre più visto anche l'aumento dei suoi membri negli ultimi anni. Sicuramente il principe e le infante non si pongono il problema di fare meno figli per non poterli mantenere, perchè a questo purtroppo devono pensarci gli spagnoli. Comunque è una famiglia molto attiva nel sociale e nella beneficenza, è questo il suo compito istituzionale, di arrivare dove il capo del governo non può, si occupa di estetica insomma. Il che fa ridere, ma è vero.
Ancora più vero è che la famiglia reale negli ultimi anni ha fatto parlare molto di se, ma solo perchè si è dimostrata essere una famiglia delle più normali. Per chi pensa che sia ancora sacra invece, tutto quello che accade nel Palacio de la Zarzuela è uno scandalo e perdita di credibilità. Insomma, è una famiglia presa di mira, puntata per ogni cosa che fa. Spesso si dimentica che anche i nobili sono uomini e anche loro vivono in questo mondo moderno e vi si adattano, non sono immuni da tradimenti, divorzi, malattie e morte. Loro non lo dimenticano, è più facile che lo facciano gli spagnoli. Esistono più papisti del papa e più monarchici dei re. Sembra assurdo ma è così. Così è avvenuto quando l'infanta Elena ha divorziato dal marito, e ancor più quando il primo novembre del 2003, dopo non pochi indugi da parte della famiglia, il principe Felipe ha annunciato il fidanzamento con la borghese e divorziata giornalista tv Letizia Ortiz. Colpo di scena. Ci troviamo quasi di fronte al matrimonio del secolo, destinato a suscitare interesse e polemiche in tutto il mondo, ma prima di tutto in Spagna. Eppure Letizia si è fatta amare da molti fin da subito per il suo essere diversa, anticonformista, ribelle (lo dice la sua biografia prima di conoscere Felipe) e con molto carattere. Insomma una di quelle che non si fa mettere i piedi addosso nemmeno se a farlo è un piede reale. No, no, donna carismatica e che sa il fatto suo, è stata la scelta migliore di Felipe. Non si è mai data delle arie ed'è sempre rimasta coi piedi per terra anche se a corte si dice che sia ambiziosa e ossessionata dal restare sempre al centro dell'attenzione. Per questo si dice che sia in lotta continua con le cognate, e i giornali tirano fuori storie che la farebbero diventare la principessa triste e anoressica che non si è ancora abituata a vivere in una famiglia come quella. Io ci credo poco, però non si potrà mai sapere cosa accade realmente in quella famiglia, non trapela nulla.
Comunque mi rendo conto che sto deviando troppo, ma era prevedibile parlando di cose che mi interessano molto. Tornando al discorso principale, Felipe y Letizia, deber y querer (Felipe e Letizia, amare e dovere) è una mini fiction di Joaquin Oristrell che ha come protagonisti Amaia Salamanca, Fernando Gil, Marisa Paredes e Juajo Puigcorbé, rispettivamente nei ruoli di Letizia, Felipe, regina Sofia e re Juan Carlos. La somiglianza dei due protagonisti con gli originali è spaventosa! Complimenti al regista! Un cast decisamente ottimo e un film a mio avviso stupendo non solo per la storia in se che è sicuramente intrigante, ma perchè pare essere molto fedele alla realtà dei fatti. Ovviamente la casa reale l'ha visto e ha smentito quasi tutto, ma noi non ci crediamo per due motivi. Prima di tutto perchè ci piace credere che le cose siano andate così e poi perchè loro smentirebbero la qualunque, non potendo ammettere. Insomma re e regina, che voi ammettiate o meno poco ci importa, ma fateci sognare e credere che storie come queste possono avvenire essendo che c'è ancora Harry d'Inghilterra libero per le strade di Londra...

VOTO: 8

mercoledì 1 giugno 2011

"Carne de neon"

Non so se conoscete Blanca Suarez. Probabilmente no. In effetti non avete modo di conocerla se non guardate la tv spagnola. Ma manca poco perchè questo nome divenga mondiale, ne sono certa. L'ho capito da quando a 17 anni questa giovane madrilena vinceva un casting per entrare nella serie cool del momento, El internado. Ha 22 anni ed'è già la promessa del cinema spagnolo, tanto da essere addirittura stata scelta da Pedro Almodovar per il suo ultimo lungometraggio, La piel que habito. Una ragazza che promette molto, ha talento e si vede. Una delle mie attrici preferite, il perchè viene da se dopo aver visto Carne de neon, in cui impersonifica Veronica, la figlia di un uomo potente, assassino e con molti nemici.
Un film di azione e di violenza, genere che decisamente non è il mio. Infatti ho indugiato parecchio prima di aprire il file, ma poichè ci recita Blanca, mi son convinta. E poi faceva parte della solita lista...
Un ragazzo di bassi fondi decide di aprire un locale notturno a luci rosse come regalo alla madre che a 12 anni lo ha abbandonato e che di mestiere fa la prostituta. Che pensiero carino, no? Peccato che la madre è malata di Alzheimer quindi nega in continuazione la maternità che le viene attribuita.
Crudele realtà quella della compra-vendita di donne provenienti da paese extracomunitarie che in sotterranei bui della città vengono messe all'asta da machos man (loro pensano) dopo essere state strappate alla loro famiglia e costrette quindi alla prostituzione perchè non hanno altra scelta. O quello o la morte. Un mondo disumano quello che ci viene mostrato dal regista di Carne de neon, ma in tutto quell'egoismo e quel degrado esistono dei sentimenti che fanno perdere la testa ai personaggi. Sono i punti di forza dei loro nemici, l'amore li spoglia di quele feroci maschere che si mettono addosso ed'è lì che crolla tutto quello che hanno calcolatamente costruito. I sentimenti disarmano tutti, è normale. Questo è quello che accade a un po' tutti i personaggi di questo film, i loro nemici aspettano questo per prendere vantaggio su di loro, finchè il tutto, sempre per colpa della madre smemorata, si complica drasticamente per il giovane figlio. Il tutto per un errore, per una confusione di una donna malata a cui viene affidato un compito che evidentemente non poteva portare a termine. Il tutto dalla confusione, tutto cambia solo per questo. E di colpo tutto viene stravolto e i buoni passano dal lato dei cattivi e viceversa. Basta poco per cambiare le carte in tavola, il secondo che separa l'ultimo attimo della tua vita dalla vita eterna. E il film è questo, una riflessione di un'ora e mezzo nello spazio che la pallottola ti concede prima di impossessarsi della tua vita. Ma all'ultimo tutto cambia ancora una volta, e non è come sembrava all'inizio. Molto sangue, molte morti, molte delle quali meritate. E inaspettatamente un finale commovente. Anche i duri qui hanno un cuore, e mi sono commossa, per un film d'azione mi sono commossa! Davvero bello, lo consiglio tantissimo, ma non so se esiste in italiano o almeno coi sottotitoli. Attori fantastici, uno più capace dell'altro, soprattutto Macarena Gomez e il grande Antonio De la Torre. Punto forte del film la recitazione. Muy bien, chicos!

VOTO: 8

"Come l'acqua per gli elefanti"

Un ragazzo iscritto alla facoltà di veterinaria a cui improvvisamente vengono a mancare i genitori, viene a mancare il terreno da sotto i piedi. Fuga dalla città, approdo su un treno che trasporta un circo. Una ragazza, la moglie del capo comico del circo, una passione pericolosa da vivere, una laurea inventata e la solita violenza circense. Tutto questo in Come l'acqua per gli elefanti.
Non chiedetemi da cosa il titolo, perchè che ci sono gli elefanti l'ho visto, ma il significato non mi è arrivato. Così come non mi è arrivato l'intero film, forse quel giorno ero sintonizzata altrove, però devo ammettere che il fim non mi è piaciuto molto. Durante tutta la sua durata è stato inevitabile pensare ad un film spagnolo che ho visto di recente, del grande Alex de la Iglesia, Balada triste de trompeta, che consiglio vivamente.
Le somiglianze sono moltissime, quel che cambia è lo stile del film. Quello di Alex è un genere di fantasia, il suo solito meraviglioso vero e proprio humor negro, mentre quello che vede protagonista Robert Pattinson è un genere drammatico che non mi ha convinta molto. Non penso che ci sia stato plagio, perchè entrambi risalgono allo stesso periodo, anzi Balada triste de trompeta un po' prima. Ribadisco, si tratta di un genere totalmente diverso, forse non piacerà a tutti, ma le assonanze sono molteplici, finale incluso.
La cosa che meno mi è piaciuta è il non avvenuto tradimento tra la moglie del capo e il finto veterinario del circo, e la successiva confusione e ira che si scatena da parte del proprietario che si sente tradito. Caos, ho percepito troppo caos. Ma poi, Robert smettila di fare sempre il figo!

VOTO: 4

"Remember me"

Vi commento un film che ho appena finito di vedere, fresco fresco. O caldo come il pc che mi ha surriscaldato le gambe e mi fa sembrare di stare 40 gradi all'ombra l'ultimo giorno del mese di maggio. Si capisce che sono contenta che sia arrivata l'estate, no?

"Remember me". Me ne hanno parlato tutti molto bene. Ricordo l'anno scorso il trailer al cinema. Pensavo: "Lo vedrò", ma il mio accompagnante non sembrava tanto convinto. Di certo non è per lui che non l'ho visto. Ma faceva parte dela mia lunga lista, quindi prima o poi sarebbe arrivato il suo turno, e invece di allungare il brodo con film incontrati per caso nelle mie gite notturne sui siti di streaming, ho preso la drammatica decisione di farmelo fuori subito, senza pensarci troppo (già!). Drammatica, appunto, come il film. Molto ma molto drammatico. La storia di due ragazzi con un episodio che li ha segnati nell'infanzia, un dolore di quelli che se hai fortuna lo superi altrimenti ti rovina la vita. E se non lo fa, ti segna a vita. Due lutti estremamente dolorosi e due strade diverse che per puro caso, o volendo anche per vendetta, si incontrano e ne fanno una sola. Di contorno due padri dei peggiori, uno decisamente poliziotto e un altro troppo assente e che pensa solo al lavoro. Una figlia piccola che quasi sconosce suo padre. Questa è la cosa che più mi ha toccata del film. Vedere come un padre può essere lui stesso la causa dell'infelicità della propria figlia quando giusto da lui dovrebbe partire la più assoluta protezione verso chi ama. Ma non tutti amiamo allo stesso modo, è chiaro. In certi casi, per fortuna rari, la presenza dell'amore si fa desiderare. E' completamente assente. Non credo sia questo il caso, solo che per una bambina di sei anni l'amore si deve manifestare per quello che è, poco interessa se tuo padre ha un modo diverso per manifestarti affetto. I bambini sono diretti, e così vogliono che tu sia con loro.
Un meraviglioso Pierce Brosnan di cui sono pazzamente innamorata, inutile negarlo. Anche con 58 anni sulle spalle rimane un uomo affascinantissimo. Mentre Robert Pattinson non mi è piaciuto moltissimo, fa sempre le solite facce stile Twilight. Solo che lì ci stanno, ma non può fare ovunque il vampiro dentro i vestiti di un 21enne newyorkese! La ragazza che gli fa il filo nel film mi è piaciuta, ma non l'avevo mai vista prima d'ora, credo.
Ma sono convinta più di ogni altra cosa che ciò che attribuisce maggior drammaticità al film è il dramma finale, il dramma nel dramma: l'attentato delle Torri Gemelle dell'11 settembre del 2001. Non avevo mai visto fin ora un film che citasse l'evento, eppure ce ne saranno sicuramente degli altri. Certamente non era un finale che mi aspettavo, è molto triste. Il film ha guadagnato molto aggiungendo questa disgrazia finale. Il che suona malissimo, ma è, ahimè, l'amara verità. Siamo italiani, ci piace piangere con delle belle storie che finiscono male. Più si piange, più i film sono belli. Che essere contraddittorio l'uomo, vero?

VOTO: 6