martedì 28 febbraio 2012

Davvero "Muertos de risa"

In puro stile Alex de la Iglesia è Muertos de risa (Morti dal ridere). Con Santiago Segura e El gran Wyoming, due grandi attori e comici spagnoli, il film racconta le avventurose vicende e i conflitti di una coppia di comici diventati famosi e adorati da tutti ma che finisce per odiarsi. Nel film la loro ascesa al successo e i loro momenti di crisi e tensione che li portano a odiarsi talmente tanto da volersi uccidere. Un film davvero divertente e che sa intrattenere bene, d'altronde da un maestro di questo genere qual è de la Iglesia, non c'era da aspettarsi altrimenti. Scene brillanti e momenti che strappano più di una risata, consigliato vivamente, anche se non so se si trova in italiano o coi sottotitoli. Non perdetevelo! Humor alternativo e non banale assicurato.

VOTO: 8

Particolare "Coffee and cigarettes"

Esperimento interessante quello di Coffee and cigarettes di Jim Jarmusch, con Roberto Benigni tra i tanti attori famosi nel cast.
Un film a episodi, con i rispettivi titoli, che ha a che fare con il caffè e le sigarette. Dei personaggi si incontrano più o meno per caso, ma non per forza, e tra una chiacchera ed un'altra bevono e fumano.
Potrebbe esembrare banale eppure è originale se ci fermiamo a pensare a quanti caffè la gente prende con ogni scusa o grazie a cui conosce persone nuove o da cui nascono amicizie o storie. Curioso, no? Quante risorse può avere un caffè! Lo prendiamo per mille occasioni, è la cosa che tutti dicono "andiamo a prenderci un caffè", ma quanti caffè si vendono in Italia in un giorno? Non oso immaginare, quanta caffeina in giro! Io mi astengo dal caffè e dal fumo e premio questo film che ha avuto il coraggio di rischiare.

VOTO: 7

"Memorie di una geisha"

Posso dire ormai di aver visto tutti i film di Rob Marshall, sono 4 e tutti hanno avuto un incredibile successo. I titoli sicuramente vi suggeriranno qualcosa: Chicago, I pirati dei caraibi - oltre i confini del mare, Nine e... Memorie di una geisha.
Un film che mi ha parecchio ricordato Mulan, anche se questa storia è tristemente diversa dal cartone animato. Parla di due bambine che vengono vendute a un uomo da loro padre, e poi separate per prendere strade diverse. Una diventa una prostituta, l'altra una geisha. Apparte la commozione dell'abbandono delle due bambine che mi ha messo non indifferente tristezza, il mestiere della geisha mi ha lasciata perplessa. Ci tenevano a non farsi considerare delle prostitute, ma erano delle escort. La differenza sta nella clientela, ma lo scopo era comunque lo stesso. Erano "artiste" perchè sapevano cantare, ballare, fare acrobazie. E con ciò? Facevano cose che tutti possono fare se allenati da piccoli, ma non mi pare che nessuna di loro avesse dei doni o virtù particolari da poterle considerare speciali, se non l'educazione alla quale venivano per lunghi anni sottoposte. Quindi non le reputerei delle artiste, ma solo delle prostitute di qualità, dove la qualità non è propria e innata in loro ma è il frutto di un processo che le ha così plasmate e cambiate.
Comunque non avevo mai visto nulla di simile, quindi la storia mi è piaciuta molto, mi ha toccata e la ritengo ben costruita, coerente e organizzata.

VOTO: 8

"Buenas noches España" film sperimentale ai margini

Non ho mai visto cinema alternativo e sperimentale, e sono rimasta sbalordita dalla novità di un non film come Buenas noches España. Di Raya Martin, il film concorre al Festival Margen che si dedica alle pellicole al margine del cinema spagnolo cosiddetto "normale". Nonostante la sua particolare abnormità mi è piaciuto perchè mi ha tanto ricordato un sogno, con i suoi contenuti confusi, ripetitivi, non univici e che lasciano perplessi. Costituito di più episodi ha davvero le sembianze di un viaggio onirico nei sentimenti dei personaggi e nella storia passata. E' muto e accompagnato non sembre dalla musica. Potrebbe sembrare noioso e lo è per certi versi, soprattutto perchè la qualità non è nella norma, sembra ripreso con una macchinetta da quattro soldi e poi peggiorato (per renderlo migliore) al computer, visto che le immagini non sono chiare e i colori sembrano invertiti o dipinti a mano, tanto che ciò che si vede non sempre appare chiaro. Ma non credo che esistano altri modi di renderlo più simile ad un sogno, e ci è riuscito perchè me l'ha ricordato. Chiunque credo possa fare una cosa come questa, ecco perchè si trova al margine del commerciabile, perchè è all'altezza di chiunque.
Il titolo non mi è ancora del tutto chiaro, e ancora meno lo è il perchè un'attrice come Pilar Lopez de Ayala che ha lavorato coi migliori registi spagnoli e non, abbia accettato di partecipare a questo progetto così sperimentale. Suppongo che ci avrà creduto, o altrimenti le è sembrata una cosa originale e diversa che rompe lo schema tradizionale della narrazione.

VOTO: 6 (voto ai margini)

lunedì 27 febbraio 2012

Il femminismo alternativo di "Las 13 rosas"

Vedere le donne combattere in guerra, in modo diverso dagli uomini e chissà perchè sempre uscendone da sconfitte, sortisce comunque un certo effetto. Las 13 rosas non è di certo da meno.
Un gruppo di donne comuniste viene preso di mira e rinchiuso in carcere, è difficile sfuggire alla morte e non ci riusciranno. Per tutto il tempo, con la cieca speranza di essere risparmiate, cercano di andare avanti, e alcune di loro sono realmente innocenti. Tanto meno potevano essere considerate colpevoli quelle che avevano un'idea diversa da quella vigente e che non dava alternative ma anzi le reprimeva. Ovviamente la debolezza dell'essere donne è andata a loro sfavore, ma fa rabbia sapere che è tutto terribilmente vero e che non sia stato fatto niente per evitarlo.
Un film commovente che fino alla fine non ci risparmia le lacrime con il suo meraviglioso messaggio finale mandato da una madre a suo figlio, esortandolo a non dimenticare. Parole importanti, e non credo che quel figlio abbia dimenticato tanto facilmente che i suoi genotori furono uccisi dal regime franchista del periodo. Inutile era difendersi, le cose erano come volevano i potenti e non c'era modo di replicare, come sempre in ogni dittatura.
La disperazione delle storie di queste donne non può essere dimenticata facilmente nemmeno da noi che le vediamo da lontano. Il maschilismo (soprattutto del personaggio di Adriano Giannini) c'è e in questo film anche se velato emerge. Oggi la donna è diversa ma ancora molto lontana, grazie al cielo e grazie al progresso però molte cose sono state distrutte. Questa è la storia di un gruppo di vere donne.

VOTO: 8

La malinconica miseria di "Bailame el agua"

Solitamente i film tratti da un libro sono considerati un flop perchè il punto di partenza è sempre più alto e questi non si dimostano all'altezza, ovviamente con le dovute eccezioni. Eccezioni tra le quali si annovera Bailame el agua di Josecho San Mateo, un film spagnolo del 2000, con i grandissimi Uñax Ugande e Pilar López de Ayala. Non credo sia arrivato in Italia.
La storia è quella di due giovani senza una lira che si arrangiano e cercano di sopravvivere con quello che trovano in giro, che non è necessariamente il meglio che possano trovare. Lui finisce a spacciare droga e a drogarsi e lei a prostituirsi. Lei lo fa dopo che capisce che lui non è in grado di portare soldi a casa in nessun modo, e lui lo fa per la disperazione di aver visto a cosa si era ridotta la sua donna. Smette di amarla quando scopre l'imbarazzante mestiere ed entra in crisi, ma io credo che quello che realmente lo faccia star male non sia il lavoro di lei, ma il fatto che lui l'abbia trascinata lì e che non sa come uscirne, perchè ha inevitabilmente fallito come uomo e come compagno. Dice di non amarla più quando io credo che il problema sia solo il suo, ce l'ha con se stesso e se la prende con lei. La disperazione fa da padrona in tutto il film, ma tutto precipita e va a peggiorare alla fine, che è davvero una fine.
Per diversi e palesi motivi la storia riesce, l'ambiente è costruito benissimo con la musica giusta e trasmette continuamente un senso di malinconia. Il contesto con cui viene costruito un film per me fa molto, ed essendo la storia molto semplice e già sentita, era importante che gli attori  fossero dei grandi interpreti. Ovviamente il tutto ha da sfondo quella Spagna che ci viene spesso rappresentata e che anche se i diretti interessati tendono a nascondere per me è esemplare e riassuntiva, anche se non è tutto lì. Gli ambienti disagiati e la miseria in primis, tipiche dei film spagnoli più spagnoli di tutti.

L'amore incondizionato di "Nel nome del padre"

Cosa non farebbe un padre per un figlio? Devo ancora scoprirlo, e Nel nome del padre mi conferma quanto grande e incondizionato sia l'amore di questo tipo e che nonostante un padre venga trattato malissimo e umiliato gratuitamente, tu sarai sempre e comunque suo figlio. Nel caso di questo film il figlio che gli dedica il titolo si è reso conto di quanto valore abbia avuto per lui suo padre, e ha lottato solo dopo la sua morte per riconoscere la sua innocenza dopo averlo trascinato nella giovinezza in una situazione in cui lui stesso era innocente.
Tratto da una storia vera, è un film così fatto bene che arriva nei minimi dettagli e riesce nel suo obiettivo. Una di quelle storie vere che sarebbe un peccato non raccontare e tenersi per se.
Dopo aver visto questo film rifletto molto sul fatto che storie come queste ne esistono chissà quante, solo che questo è raccontato davvero bene, è curato e merita di essere visto e di essere positivamente valutato, non come altri che diventano scarsi perchè nella strada che li porta dall'idea alla sceneggiatura si smarriscono perchè trattati male. Questi per me sono sceneggiatori meritevoli di lode e di Oscar, se questa è l'unità di misura giusta. Il tema fa la sua parte, il mezzo anche, e Daniel Day Lewis ("Nine") ed Emma Thompson riempiono bene ogni buco, se questo c'è ed esiste.

VOTO: 8

La scelta sbagliata de "L'uomo bicentenario"

L'intramontabile L'uomo bicentenario su cui credo che milioni di persone abbiano scritto da quando è uscito e con la sua affascinante innocenza ha conquistato un pubblico di tutte le età. Visto mille volte, la storia credo sia conosciuta da tutti, ed'è chiaro a chiunque che a volte l'uomo si chiama così ma non è degno di essere chiamato umano perchè di umano spesso non ha proprio niente. Quando si dice "nemmeno gli animali lo farebbero" credo sia una frase errata, perchè ci sono cose che loro nemmeno si sognerebbero di fare, mentre noi lontani dall'istinto che abbiamo scordato non so dove, sì. Inutile dire che razionalmente è da rinnegare, perchè lo scopo di questo film non è quello di riflettere ma di divertire e commuovere con una storia alternativa che fa anche ridere per la sua innocenza. Lontani dalla realtà forse pure noi diventiamo sensibili quanto lo era quel caro robot Uno, che ha lottato per essere riconosciuto uomo senza sapere che era meglio che restava non umano, perchè somigliarci forse non è poi così conveniente.

VOTO: 8

"La talpa" brevemente senza recensione

Non vorrei sembrare limitata di gusti, ma raramente mi piacciono film sulla politica o sul sociale legato alla corruzione o allo spionaggio tanto meno. La talpa ha prò un cast non indifferente, e il suo protagonista sembra perfetto in tutto. E' sempre difficile desumere da un libro una sceneggiatura, bisogna essere all'altezza e va fatto bene, ma se non rientra nei gusti di chi lo guarda, c'è poco da fare. Quindi lo vedano a chi piace il genere, e mi dicano se è meritevole, coloro che apprezzano questo tipo di storie. Definirlo thriller non so se è giusto, mi sembra più un thriller documentario. Comunque posso solo dire che Colin Firth ha successo ovunque.

Il voto per questo film non esiste.

"Shutter island" ambiguo Di Caprio

Consigliato da tutti e apprezzato dalla critica, Shutter island mi ha fatta pentire di non averlo visto al cinema quando è uscito. Di Martin Scorsese con Leonardo di Caprio, mi ha fatto apprezzare anche quest'ultimo che credo di aver visto prima d'ora solo in Titanic. Non è mai tardi per rimediare su queste cose, e anche se l'ho visto con un audio deludente, il film è degno di entrare tra i migliori film da me visti, è proprio nel mio stile.
Un thriller psicologico degno di essere chiamato tale, che racconta una storia che non posso riassumere per ovvi motivi, e in cui si capisce solo alla fine come stanno le cose, nonostante il finale apaprentemente lasciato ad una libera interpretazione. Grandissimo Di Caprio e grandissima la storia. Tutto quello che ha a che fare con la psiche mi sembra affascinante e lo è ancora di più se ci sono di mezzo delle circostanze misteriose tipiche del thriller. Un connubio perfetto, e lodato sia il cinema che permette di unire tra loro elementi che prima delle sua invenzione camminavano separati. La musica fa molto, e il buio collabora a tenerci incollati allo schermo. Credo sia un film da vedere e per cui vale una frase che tanto amo, niente è come sembra. Riassume tutto il film, e aggiungere altro non credo sia giusto, sarebbe come rivelare tutto. Vedetelo!

VOTO: 9

Quel "Man on fire" che meritava di essere migliore

Quanti film parlano delle vendette? A me vengono in mente solo Il conte di Montecristo e V per vendetta, ma credo che ce ne siano molti altri. Ne ho visto uno a cui credo di dover dare torto. Non credo che la vendetta sia la cosa migliore, ma cerco di capire chi spera di ottenere qualche ricompensa per un torto ricevuto facendola pagare a chi l'ha fatto. Sono però sicura anche del fatto che una volta passata la soddisfazione che dura poco, la rabbia e il dolore continuano a permanere e non si conclude niente. Personalissimo parere, forse di una che non ha ricevuto un torto talmente grande da meditare la vendetta.
Man on fire è un uomo che non ha più niente, e a cui cade tra le braccia una bambina da proteggere. Lei diventa tutto per lui e nel momento in cui non è capace di proteggerla, lui che fa questo di mestiere, viene assalito dal senso di colpa e fa di tutto per vendicarla, arrivando anche a morire. Spero di non aver anticipato niente, o si? A me non è piaciuto molto perchè mi è sembrata una storia instabile, i motivi erano sicuramente giusti ma per come sono stati mostrati secondo me non avevano molta logica, oltre al fatto che è stato tutto molto prevedibile.
Conta molto il contesto, il momento e l'umore di quando guardi un film. Chissà che in altre circostante non lo avessi valutato positivamente, ma per adesso credo che non sia un film meritevole. Colpa del fatto che sia stato poco approfondito e trattato superficialmente, forse.

VOTO: 5

'Bastardi senza gloria' un capolavoro di Tarantino

Se lo studio all'università ci sarà un motivo. E' ormai storia del cinema mondiale, e il suo nome è... Quentin Tarantino!
Non ho mai visto, nella più profonda ignoranza, nessun film che portasse la sua firma, ma quando uscì Bastardi senza gloria, qualche anno fa, mi attrasse nonostante la copertina con troppe svastiche mi risultava ripugnante. Non è un film di sola guerra, questa fa solo da sfondo, e mi rendo conto che non è poco. Non ci sono combattimenti e battaglie feroci, non c'è sangue a fontana, c'è un puro stile Tarantino che con solo aver visto due film suoi credo giù ti poter riconoscere ovunque, tant'è peculiare.
Bastardi senza gloria tenta di dare una risoluzione alternativa alla seconda guerra mondiale, immaginando cosa accadrebbe se le più alte cariche naziste restassero intrappolate dentro un cinema e fatte esplodere senza pietà, nonchè la virtù che a loro mancava, per giocare ad armi pari, e proprio in un cinema, dove avveniva una vera e propria autocelebrazione del soldato tedesco. La gravità del contesto viene per un attimo (per tutto il film) accantonata per introdurre il comico e prendersi gioco dei tedeschi del tempo, ma lo fa con rispetto, anche se alla fine in questo film non esistono vittoriosi e vinti, e si esce sconfitti a metà.
Il tocco comico di Tarantino mi ha molto colpita, forse perchè c'è di mezzo una parodia tutta siciliana che vede protagonista niente poco di meno che Brad Pitt imitando Marlon Brando. Grandissimo il cast al completo, ma meritevole di essere menzionato è Christoph Waltz nei panni di un cattivissimo quasi nevrotico che vince l'Oscar quello stesso anno.
Non mi sarei mai aspettata che potesse essere possibile far ridere con un film di guerra, eppure Benigni ci è riuscito anche meglio qualche anno fa. Tutto fa brodo? No, va bene condito, ed'è fatta. Ma se sei Tarantino ci riesci così bene, altrimenti fai commedie, e se hai moralità cambia mestiere.
Unica penalità: lento a tratti.

VOTO: 9

L'omaggio al cinema di 'Hugo Cabret'

Appassionati di cinema, reduci dall'edizione degli Oscar numero 84, voglio parlarvi del film vincitore di 5 statuette, Hugo Cabret. Per la regia di Martin Scorsese, un italiano al timone del cinema americano insieme ad altrettanti registi di origine italiana, il suo ultimo film è un omaggio al cinema. E' il cinema del cinema, è un metacinema ma soprattutto trionfa in una notte tutta dedicata alla settima arte. Ricordo il gran vincitore della cerimonia, l'originale (oggi e pure agli inizi) The artist, dalla Francia che è stata la culla del cinema neonato.
Hugo Cabret, con molta  fantasia e con delle scenografie (per cui sono stati premiati dall'Academy gli italiani Lo Schiavo e Ferretti) capaci di far sognare grandi e piccoli ci presenta le origini e il tramonto forse mai avvenuto del grande padre del cinema, ma soprattutto di scenografie e montaggio. Perchè non esistevano solo i fratelli Lumiere. Georges Melies, un grande mago che partendo dalla tecniche teatrali della meraviglia, con la prestidigitazione irrompe nel cinematografo dei Lumiere e rinnova il cinema appena nato, ed'è per questo ancora oggi ricordato per delle tecniche che sono tuttora usate. Commovente, con una sceneggiatura sicuramente non solidissima, ma che è capace di reggere dall'alto di quella torre dell'orologio che da il tempo alla Parigi del primo decennio del novecento. Gli effetti e la fotografia lo rendono un capolavoro, così come l'interpretazione del piccolo Hugo e del grande Melies, e lo scenario rende questo film memorabile, puntando sull'aspetto a cui Melies probabilmente teneva di più.
Ho sentito da qualche parte che con "The artist" e "Hugo Cabret" Hollywood sia voluta tornare alle remote abitudini in un periodo di crisi. Riciclare è bene, se è fatto con un tocco di modernità come hanno fatto questi due registi, e poi si sa che tutto viene lodato se riporta alla luce il passato di un'arte come il cinema, soprattutto quindi se ricorda le origini di chi dall'Academy è chiamato a votare.
L'Italia si porta a casa un premio quest'anno, e già qualche regista ha preso il microfono in mano per lanciare un messaggio: "Rischiare con idee nuove". Ebbene questo lo pensiamo tutti, chi guarda il cinema e chi lo fa, solo che questo messaggio infastidisce un po' venendo da un regista  che altro non firma se non commedie italiane tutte uguali ai prodotti di altri. Chi è già regista affermato ha il dovere di fare e arrivare lontano se ha deciso di lavorare per questo, ci vuole patriottismo e orgoglio, oltre che volontà e talento. Chi ha una voce la non la usi, ma faccia. E' il miglior modo per farsi sentire, e abbiamo tutte le carte in regola perchè l'America ci senta. Il nostro passato non vi dice niente? Voi che potete, FATE!

A Hugo 8

martedì 7 febbraio 2012

"ACAB" orgoglio italiano

Dicono che stia avendo molto successo in America, quindi sono corsa al cinema a vederlo, perchè il filmone di cui vi parlo è italiano.
E' ACAB (All cops are bastards) del regista della serie "Romanzo criminale", Stefano Sollima.
Ho visto qualche giorno fa, in attesa che iniziasse su MTV l'annunciazione delle nominations agli Oscar, il backstage del film e l'ho trovato interessante, anche se credevo non potesse piacermi, invece sabato mi sono smentita.
Parla della situazione che vivono i celerini in Italia, col compito di salvaguardare l'ordine pubblico e tutelare i cittadini, mentre ai loro diritti chi ci pensa? E' questa la frase del film che mi ha impressionata, e ho pensato che dev'essere un lavoro non poi tanto facile. Si deve essere sicuramente dei tipi forti, è uno di quei lavori che fai per una scelta di quelle meditate, non puoi capitarci a caso in quel settore della polizia di Stato. Sono persone che rischiano la vita ogni giorno, e non avrebbero motivo di lavorare se la gente della mia età (soprattutto e non solo) avesse la testa sulle spalle e si godesse uno sport per quello che è, ad esempio, come un gioco e non come una questione personale. E poi pure la questione degli extracomunitari abusivi, che casino. La storia è davvero ben strutturata, tratta bene ogni punto e ci spiega accuratamente cosa succede in quegli ambiti. La violenza ovviamente non manca, non so se come reazione spontanea a quella che si riceve o perchè i celerini ce l'hanno nelle ossa. Dopo aver visto certe scene sto nel dubbio. Sicuramente molte cose potrebbero essere evitate, in entrambi i fronti.
E' un film che merita, davvero da vedere e rivedere. Stupendi gli attori, in primis Favino. Secondo me questo è un genere che ci riesce bene e su cui dovremmo soffermarci dati i risultati. Soddisfatta con la speranza che dal botteghino arrivi la conferma che il pubblico italiano sa ancora scegliere bene.

VOTO: 9

"Benvenuti al nord"

Credevo di averne già parlato, invece me ne son dimenticata. E' già passato un po' dalla sua uscita al cinema, credo il 19 gennaio. Di che parlo? Di Benvenuti al nord.
Questa volta il centro della storia si sposta a Milano, dove il protagonista napoletano viene trasferito, e con gran stupore si trova immerso nel frenetico ritmo quasi metropolitano di una grande città commerciale. Si adatta, ed'è questa la cosa che mi ha lasciato allibita. Come cavolo ha fatto ad adattarsi così rapidamente?? Mistero.
E' stato comunque divertente, anche se più povero di contenuti dell'altro, e me lo aspettavo, perchè quali stereotipi comici possono avere quelli del sud su quelli del nord? Solo paura di sentirsi inadatti, penso io, e sbagliano. Quindi sicuramente Benvenuti al sud è stato un evento mediatico e i risultati di Benvenuti al nord sono dovuti al caro detto: chi semina raccoglie i frutti. E i produttori li hanno doppiamente raccolti. Spero la mini saga si concluda qui perchè non avrebbe senso, anche perchè pur volendo fare un Benvenuti al centro, sarebbe un remake del primo, visto che Napoli o Castellabate sono centro e non propriamente sud. Allora la Sicilia che è? Siamo già in Africa noi?
Claudio Bisio e Alessandro Siani sono fantastici, due comici eccellenti che basta guardarli per avere l'effetto desiderato. Idem per la Finocchiaro e la Lodovini.
Il problema è che se al solito esportiamo solo questo, mi incazzo.

VOTO: 6

"I soliti ignoti" in attesa di rivederlo

Tempo fa ho letto da qualche parte, in spagnolo, che la capacità che hanno gli italiani di ricreare nei loro film gli ambienti, le situazioni e i contesti sociali sono fuori dal comune. Sottoscrivo che siamo dei fuoriclasse in questo.
Ho visto da poco I soliti ignoti, e mi è sembrato tutto così naturale, non per niente si tratta di neorealismo. Gli attori erano quello che erano, Mastroianni, Totò... e stupenda è la risoluzione finale. Trovare la ricchezza, come leit motiv di questo genere di film, e dopo tanto miserabile sforzo e impegno, e dopo tanto carcere, perdersi in un bicchiere d'acqua.
Però ho da dire che questi film vanno davvero capiti, si deve essere allenati a guardare i film che usano un linguaggio diverso da quello a cui siamo abituati, e io ancora forse non sono molto pronta, per cui sono sicura di essermi persa molto e di non averlo apprezzato per quello che merita, andrebbe visto sicuramente più di una volta e bisognerebbe entrare in una certa ottica. O farsi trasportare dalle emozioni e delle sensazioni, semplicemente. Forse non era il momento migliore per vederlo.

Il voto non voglio darlo, farei brutta figura. Meglio rivederlo tra un po'...

"Perdita durango" senza riserve

Su Iris, canale tutto nuovo per me, ogni sera in seconda serata, film interessanti. In realtà non solo in seconda serata. Sempre, a qualunque orario.
Qualche sera fa ho visto che stava per iniziare un film di Alex de la Iglesia che avevo scaricato ma che è rimasto nella mia pennetta usb attualmente in coma. Così ne ho approfittato, credendo di non poterlo poi vedere di nuovo. O più semplicemente perchè non avevo sonno.
Si tratta di Perdita durango, un film d'azione comico, come nello stile di questo fantastico regista spagnolo, che racconta di una coppia di folli satanisti che si avventurano in Messico per fare soldi. Da qui mille vicende e episodi al limite del reale. O della sanità mentale, oserei dire. De la Iglesia ha la particolarità di creare situazioni davvero bizzarre e originali, e se la cava pure con il flusso delle azioni, non annoia e sa come intrattenere l'esigente pubblico. Questo è un esempio di quei film che non rientrano nei miei generi prediletti ma che apprezzo quasi come lo fossero.
Dire che è un film strano è forse riduttivo, posso dire che mi ha stupito la partecipazione di un mito come Javier Bardem, che qui come ovunque da un tocco magico alla storia, con la sua versatilità e forza recitativa. Credo pensandoci che la storia di base sia normale, sono i due personaggi che formano una coppia davvero instabile mentalmente, dal gusto per l'orrido e il cruento. Sicuramente scappa più di un sorriso, credo sia questo lo scopo, ma se questo accade non è perchè le situazioni sono tipicamente comiche, forse il contrario, è una comicità atipica. Chi riderebbe col sangue o con i sacrifici satanici o con delle violenze sessuali? In questo film nessuno si sente colpevole a sorriderci sopra, perchè il normale viene soppiantato dall'anormale che diventa regola. C'è solo da conformarsi.

VOTO: 6

lunedì 6 febbraio 2012

"The illusionist" ma di che?

Sbaglio o di The illusionist se n'è parlato molto in giro? A me sembra di averlo già sentito prima di oggi pomeriggio, quando per consolarmi dall'aver terminato un esame ho scelto di immergermi in youtube e vedere se qualche anima caritatevole avesse caricato qualche film completo da vedere, nell'attesa che megavideo proclami la sua vendetta. Così l'ho visto, e parto dicendo che mi aspettavo di meglio. O la sua fama lo precede erroneamente, o ho sbagliato film. Oppure semplicemente ho perso la capacità di valutazione. Qualcuno dirà: quando l'ha mai avuta? Ok, sarò clemente, va sempre cercato il meglio nelle persone, nelle cose, nei fatti, nei film...
Parto dal presupposto che prediligo ciò che è credibile, ciò che è fedele alla realtà, e questo film è al limite della credibilità, tra gli oroscopi e la chiromanzia. Anche quello che è totalmente inventato e privo di rifacimento pratico può essere bello, lo dico fresca di un esame di estetica. Ma non è questa l'eccezione.
Devo ammettere di averlo trovato superficiale, poco approfondito e impreciso. E' stato sorprendente però scoprire che la protagonista non era realmente morta, mi è sembrato di rivedere il Conte di Montecristo in questo, per l'uso della particolare pozione (no magica).
Ma la cosa peggiore mi sono sembrati i dialoghi. Sono arrivata a dei momenti in cui pensavo: ma che cacchio stanno dicendo questi? Parlavano in maniera così artificiale e costruita da sembrare al quanto innaturali. E vogliamo parlare del ridicolo personaggio del principe ereditario? Che tra l'altro è la brutta copia di Jude Law... Mi chiedo, come per molti altri film, data la sospettosa sensazione che mi manchi un pezzo: non mi sarò persa qualcosa? O io, o lo sceneggiatore.

VOTO: 5

"Poseidon" nel momento meno adetto

Riconosco che un film come Poseidon non avrei deciso di vederlo per mia spontanea volontà. Mi ci ha costretto mia sorella, la scelta era tra tre film. Domani vincerò io sulla visione serale.
Un film apocalittico, surreale e fortemente drammatico. Una situazione incubo per chiunque, soprattutto per chi non nutre grandi simpatie per il mare. Un'inaspettata onda anomala (ma quando sono previste?) travolge il ricco Poseidon e lo ribalta poco a poco di 180 grandi. Poco a poco vuol dire in due fasi, massimo tre, perchè il capovolgimento parziale avviene repentinamente nel giro di un minuto, il che vuol dire che mi sorgono naturali dei dubbi, facilmente zittiti dal fatto che non me ne intendo di queste cose, e non so quanto un colosso del mare possa metterci a essere annientato dal mare. Probabilmente un minuto, appunto. Ma sono scettica, lo sono stata per tutto il film.
I personaggi tutti eroi e eroine, possibile mai? Sono così prevedibili questi film tragici... E poi ho letto che la nave è stata interamente costruita al pc, mica come per il Titanic, "montato" in due enormi vasche. Quindi bel lavoro in digitale, belli effetti. Diamo a Cesare quel che è di Cesare.
E ci metto pure la mia frase standard: non è il mio genere.

VOTO: 5