mercoledì 2 luglio 2014

Ora che!

Maurii-Ora Che ft. Saimon, Melany Foti [Sc Record…: http://youtu.be/I-xkDiZeuRo

sabato 24 maggio 2014

"Alta società", ultimo film di una principessa

Grace Kelly è di quelle attrice donne che staresti ore ed ore ad ammirare, donna o uomo che tu sia. Soprattutto se recita in Altà società con Frank Sinatra e Bing Crosby e indossa abiti tanto meravigliosi da farti desiderare ardentemente di rinascere in un'epoca diversa.Una brava attrice, una bella donna dai lineamenti praticamente perfetti, una principessa nata; ma una recitazione che in certi punti mi ha lasciata perplessa. Sarà il linguaggio di recitazione degli anni '50 che col tempo si è andato diversificando?

I pezzi musicali non me li aspettavo, non sapevo fosse una specie di musical, ma sono davvero pochi per definirlo tale. Geniali i pezzi di Louis Armstrong! E' un genere classico di commedia americana di quel periodo, divertente da vedere per intrattenersi una sera. Sempre che l'invidia verso la sua protagonista non ci divori prima di finirlo!

VOTO: 6

"Yves Saint Laurent" il film (tanta roba per gli occhi)

Di recente ho visto Yves Saint Laurent, il film che racconta la storia difficile di un ragazzino innocente ma con un talento fuori dal comune che diventa capo di una famosa maison di moda di Parigi negli anni '50. E' proprio il papà della firma famosa che non tutti possiamo permetterci, un personaggio molto interessante e che mi fa venir voglia di vedere tanta roba biografica!

Il film è molto scorrevole, sembra di leggere un libro ben scritto, è raccontato in maniera lineare, fine all'idea che vuole dare di un artista che deve fare i conti con il suo talento. Oh, si, penso che faccia soffrire tanto il talento. Gli attori sono anch'essi talentuosi, soprattutto il giovane attore che interpreta lo stilista. Ho trovato piacevoli le immagini, le scenografie. Parigi rende tutto bello, come anche i vestiti dell'epoca. I costumi meritano un Oscar!

Consiglio davvero di vederlo, passerete quasi due ore spensierate e rilassanti, non è un film che richiede tanta partecipazione, cari voyeuristi... basta guardare e ammirare.

VOTO: 6

"The dreamers" di Bertolucci (capolavoro indiscusso)

Non so se è possibile distinguere la persona di un artista dal suo operato professionale, credo di no, soprattutto se questo fa cinema d'autore. Ad esempio, non nutro forte simpatia nei riguardi di Bernardo Bertolucci, ma riconosco che ha realizzato lodevoli capolavori, kolossal, cult.
Di recente ho visto The dreamers, film francese con giovani attori magnifici, tra i quali spicca Eva Green. Non sapevo fosse francese, e non sapevo nemmeno che fosse la protagonista quasi indiscussa di un capolavoro come questo. 

La vicenda è tutt'altro che semplice, racconta uno strano rapporto tra due fratelli gemelli e un loro amico rapito dall'avvolgente amore fraterno (?) di questi due adolescenti che con lui condividono la passione per il cinema. E in questo film c'è molto cinema, ci sono citazioni visive ovunque, dalle imitazioni agli elementi che rimandano a film famosi, da brevi spezzoni di pellicole qua e là a citazioni tratte dall'arte figurativa. Non c'è niente di questo film che non mi sia piaciuto, è indiscutibile il suo valore. E' talmente bello che non so cosa dire a riguardo! 

Molta pena per i gemelli, per il legame che li lega e li fa apparire tanto forti ma in realtà nasconde una debolezza individuale che fa respirare desiderio di morte nella ragazza. C'è una sonora malinconia negli occhi di ognuno di loro, sembra di potergli leggere dentro. E cosa dire della reazione dei genitori dopo la scoperta? Mi sono sembrati così timidi, come se fossero dispiaciuti di essere li, come se fossero stati loro ad essere scoperti sul luogo dei misfatti.

Ma purtroppo non digerisco l'attore che interpreta l'amico, il biondino americano che mi ha terrorizzata in Funny games del mio maestro M. Haneke. Altro da dire? No, niente. Forse così deve essere quando si parla di film riusciti.

VOTO: 9

"La 25° ora" di Spike Lee (e non amo Norton)

Che Spike Lee fosse degno di nota e di manuali di cinema, l'avevo già sentito dire. Poi ho visto La 25° ora e ho pensato che non fosse una voce di corridoio.
Potrebbe benissimo riassumersi così: Un uomo ha passato la sua vita dalla parte del male, poi si pente ma è troppo tardi. Il carcere lo aspetta e lui ha terribilmente paura. Ecco come far crollare un uomo. Detta così, la trovo molto banale. E in effetti la storia in sè non mi entusiasma più di tanto. Provo una specie di repulsione/antipatia nei confronti di questo personaggio, ancora di più perchè è interpretato da Edward Norton che non amo particolarmente. Molto bravi invece Rosario Dawson e il defunto P. Seymour Hoffman!

Carine le situazioni, alcune sequenze come quella che rimanda a Taxi driver, di Norton che parla allo specchio mandando tutti a quel paese in un momento di terrore profondo per quello che lo aspetta e che non conosce. E sta solo immaginando, lo sta pensando. Questo si che è originale! Ma ancora di più lo è il pezzo finale, l'ora in più, la 25° ora che il personaggio vive magicamente sotto la guida del padre, l'ora del riscatto. Non sappiamo se poi la vivrà, ma non l'abbiamo vissuta e ci è piaciuta!

VOTO: 6

"Le vent d'est" di Godard (fare cinema sporcandosi le mani...e la faccia!)

Non mi piacciono i film commerciali, ma anche io li ho guardati. Li guardo ancora, e mi fanno sembrare il cinema così difficile. Perchè guardando certi film commerciali ti rendi conto di quanto sia complicato non cadere nella trappola di imitarli, nella trappola di fare del cinema facile, fruibile a tutti. E io mi ritengo un fruitore esigente, lo sono diventata. Lo diventi dopo che hai visto tutto il cinema che ho visto io. E quanto ancora me ne manca, e quanto ancora ne vorrei vedere; mille al giorno! Si può farlo senza alienarsi? Oh, no. Temo che la mia fragile psiche ne risentirebbe.

Pochi giorni fa ho visto un film di Jean-Luc Godard, Le vent d'est, un film che tutto è tranne che commerciale, facilmente fruibile. Diciamo che non ti imbatti per caso in un film di questo tipo. Un film rivoluzionario perchè racconta la ribellione alle convenzioni, la voglia di riscatto e di cambiamento tra i giovani in società che non gli lasciano lo spazio per esprimersi. La Nouvelle Vogue nella sua forma più cristallina. Un film rivoluzionario quindi anche nei modi, una maniera di utilizzare lo strumento cinematografico come arma sociale. Sembrerebbe un documentario, ma ci troviamo ancora nella finzione.

Sguardi in macchina e voce off mi immergono nel mondo della tecnica dell'interpellazione che tanto ho cara. E troviamo il volto di Gian Maria Volontè, stupendo interprete che non manca mai di affascinare lo spettatore. Anche se non ho amato particolarmente questo film, mi è piaciuta tremendamente la voglia di sporcarsi le mani che ne emerge. Non è un caso che vediamo alcuni dei protagonisti pitturarsi il volto con colori accesi, come segno del voler agire, del voler fare. E questo è molto bello nel cinema, il cinema richiede molta azione, non si può stare fermi, solo lo spettatore sta fermo. E neanche questo è vero, perchè sta fermo solo corporalmente. Ma la sua anima nel frattempo dove va?

VOTO: 4

sabato 10 maggio 2014

"Le conseguenze dell'amore" (o della solitudine)

Quando stai per vedere un film dal titolo Le conseguenze dell'amore pensi di aver davanti una commedia romanticissima. Poi ti ricordi che il regista è Sorrentino e pensi "ci deve essere dell'altro, ci deve essere sicuramente una spiegazione."

Ieri finalmente l'ho visto, è tra i film più famosi del regista napoletano e ne avevo sentito parlare abbastanza bene. Vedo pochi film italiani, forse sono vittima di quella cosa chiamata "essere prevenuti".

La giovane ragazza del bar è Olivia Magnani, ovvero la nipote della grande Anna, il fratello del protagonista è Adriano Giannini, figlio del leggendario Gaincarlo. Sorrentino e Servillo fanno qualcosa di eccellente, al loro solito. La storia funziona molto bene, dalla trama alla narrazione filmica nei suoi aspetti più estetici; fenomenali molte inquadrature, originali e in perfetta armonia con la musica che sembra ispirare e guidare ogni lavoro del regista. È sicuramente uno dei film più organici che abbia visto, è un piacere per la vista e l'udito, molto scorrevole anche se nella prima parte non accade nulla di nuovo. Riesce comunque a non annoiare, per più di 50 minuti ci lascia col dubbio e la curiosità sul mestiere del protagonista, davvero geniale!

Proprio oggi Sorrentino inizia le riprese del nuovo film La giovinezza con un cast d'eccezione, ci auguriamo il meglio per lui...e per l'Italia!

VOTO: 8

venerdì 9 maggio 2014

"American gigolò" (Turturro o Allen?)

Non sono una grande fan di Woody Allen, al massimo sono una fan. Ci sono suoi film che apprezzo di più, altri di cui ancora non trovo il senso dopo anni. Siamo abituati a vederlo come attore/regista, ma ogni tanto nella sua lunga carriera si è concesso di farsi guidare da altri colleghi registi. L'ultimo esempio è Gigolò per caso scritto, diretto e interpretato da John Turturro nel ruolo di "allietatore' di donne insoddisfatte. Ovviamente portato a cattiva strada da quel marpione di Woody, nemmeno la terza età lo ferma!

Quello che appare fin dalle prime battute evidente è che la parte di Allen sembra proprio scritta su misura per lui, anzi non sembra...è! Le battute sono pensate per essere dette da lui, anche se il genio newyorkino le avrebbe rese ancora più pungenti e intriganti. Ma tutto sommato è il ruolo perfetto per lui, funziona molto bene in coppia con Turturro, il quale interpreta una parte non molto difficile ma in un certo senso abbastanza sfacciata e complicata.

La cosa migliore del film, a mio modesto avviso, è che la storia non cerca stane strade per parlare, va diretta dove vuole arrivare. Già da subito si mostra per quello che vuole essere, la storia di un uomo che si trasforma in gigolò per caso. La trama non ci confonde con strani meccanismi e scuse e in questo senso è un film che cammina abbastanza bene.

Molto brava Vanessa Paradis che non avevo mai visto recitare, scandalosa Sofia Vergara nella sua scena verbalmente hot, rigidamente perfetta Sharon Stone come moglie adulultera e amica gelosa.
Direi che funziona, non sarà chissà quale capolavoro ma sa bene intrattenere. D'altronde, come dice Woody Allen... basta che funzioni!

VOTO: 6

"Punto d'impatto" deludente

Ultimamente sto vedendo un film deludente dopo l'altro. Sapete perché? Perché mi sono imposta di non dover vedere per un po' di tempo film "pesanti", sperimentali o d'autore che siano! Quindi via con le commedie o coi drammatici purché lontani da qualsivoglia turbamento.
Ho visto recentemente con un'amica il film Punto d'impatto con Liv Tyler, un drammatico un po' esagerato. Non amo particolarmente questa attrice e il film mi ha un po' delusa. Credo che ciò che mostri della religione sia ridicolo, ma non me la sento di dire che è irreale, perché credo sia possibile che nel mondo esistano persone che vivono la propria religiosità in modo del tutto opinabile rispetto a quello che Dio vorrebbe da noi, qualsiasi sia il credo di ciascuno.

Ma è fuori discussione che il film dà degli importanti spunti di riflessione, primo tra tutti l'idea che la religione sia irrispettosa nei confronti dell'omosessualità. Ho trovato quasi insopportabile quanto bravo l'attore/personaggio del marito. Occhi che hanno parlato a lungo, che hanno trasmesso una passata vita travagliata anche già da prima di sapere qualcosa dei suoi trascorsi.

Complessivamente penso che gli autori avrebbero potuto sforzarsi di più, ma il mio parere conta tanto quando dal momento che ho una marcata predilezione per i soggetti e le storie molto più introspettive. Questa storia schiude le porte dell'anima ma non vi entra.

VOTO: 4

giovedì 8 maggio 2014

"La commedia del potere" (che commedia non e')

Isabelle Huppert è per me come una garanzia quando si parla di scegliere un film da vedere. È tra le migliori attrici francesi di tutti i tempi, è di quelle che sembrano non avere un vasto repertorio di espressioni ma che recitano con gli occhi. Poche come lei lo sanno fare, sicuramente Kristin Scott Thomas e Charlotte Gainsbourg sono tra queste. E di fatto sono tra quelle che preferisco.

La commedia del potere è un film di Claude Chabrol, uno dei padri della cara Nouvelle Vogue, quindi quando spulciando tra i miei dvd ho beccato questo nome mi son detta subito: "È lui l'uomo che cercavo!" Invece mi sono trovata davanti a un film troppo lungo, che cammina poco ma che sicuramente racconta molto, con una struttura narrariva che include scene scelte meticolosamente per la pregnanza di quello che voglio dire. Penso sia sicuramente ben scritto, ma a causa dell'ambiente un po' cupo e noioso - quello della giustizia - rischia di raddopiare la percezione della sua durata. Tutto sommato sono quasi due ore che ho retto senza addormentarmi e in quanto a Chabrol...non voglio fermarmi qui!

La donna coi guanti rossi viene assorbita dalla sua vita lavorativa, non esiste più nulla per lei. Spesso l'uomo tende a fare del lavoro il suo unico interesse. Non so quanto sia giusto o sbagliato, ma quando ami ciò che fai - e non è da tutti - non vedi nient'altro. Forse succede perché il resto sembra non avere di meglio da mostrarti.

VOTO: 4

lunedì 5 maggio 2014

Cantando sotto la pioggia (ce l'ho fatta ma non pensavo...)

Lo so che arrivo un po' in ritardo, al mio solito, ma credetemi... non credevo di farcela.
Ho finalmente visto Cantando sotto la pioggia! So che sono in ritardo di almeno 23 anni, ma non posso arrivare a far tutto!

Innamorata di Gene Kelly dal primo momento: bello che balla, affascinante anche se evidentemente truccato, bellissima voce e meravigliosamente alto! Così mi è sembrato! I primi piani che regalano tanta interpellazione sono tipici nel genere del musical e credevo fosse molto più musicaleggiante. Le canzoni molto carine, così come i passi di danza. Il motivo che dà il titolo al film è molto allegro nelle parole e nella nota melodia. Odiosa nella sua parte - e soprattutto per la sua voce - il personaggio dell'attrice Lina Lamont. Se ha davvero una voce così, povera lei, sarà stata davvero odiata negli anni '50 se identificata con il personaggio che l'ha resa famosa!

Interessante quello che il film racconta, la nascita del sonoro nel cinema, i problemi che ha comportato, dovuti all'inesperienza nel sincronizzare video e sonoro e l'intonazione completamente non professionale che ha costretto gli attori del primo cinema a fare dei corsi intensivi di dizione. Tutto questo viene mostrato in Cantando sotto la pioggia e ci strappa più di una risata! Non immaginavo che questo film potesse divertirmi così tanto, è davvero brillante, gli attori sono cabarettisti con la C maiuscola, i veri attori di formazione americana a 360°!

VOTO: 7

Mia moglie e' un'attrice (ed e' vero!)

Dobbiamo riconoscere che se certi film "tirano", molto spesso il merito è del gossip. Puoi essere una bravissima attrice, la migliore del panorama europeo. Puoi essere un aspirante regista con tutte le carte il regola e il talento per farti conoscere. Ma se sei già abbastanza famoso di tuo, decidi di fare un film con tua moglie che è la figlia di Jane Birkin e Serge Gainsbourg...allora caro mio, hai capito tutto dalla vita.

Ovviamente sto parlando di Mia moglie è un'attrice, il film che Yvan Attal firma come sceneggiatore e regista e in cui recita al fianco di quella bravissima moglie che si ritrova, che non è altra che Charlotte Gainsbourg. Be', è inutile chiederci quanto ci sia di autobiografico, potremmo vergognarci a immaginare la risposta. Ci basti sapere che Yvan e Charlotte mantengono i loro nomi nella finzione cinematografica.

La trama non è niente di straordinario, si sviluppa attorno a una coppia - lui giornalista sportivo e lei famosa attrice francese - in un comune momento di crisi e di reciproci tradimenti. La locandina del film è molto carina, lui è chiaramente offuscato dalla personalità di lei ma credo che anticipi un po' la risoluzione finale. Film nel film, un po' mi ha ricordato l'anche francese Effetto notte, geniale la pensata di far spogliare tutti durante le riprese, per far sentire a proprio agio l'imbarazzata Charlotte entrata in crisi per una scena di sesso con il settantenne più seducente del cinema.

Oltre a sentirmi spiona a tratti - sembrava di essere davvero nella casa parigina della coppia di attori - ho trovato il tutto molto piacevole, senza chissà quali aspettative e molto scorrevole. Mi è sembrato strano e curioso vedere la Gainsbourg immersa nella commedia, l'ho sempre vista in parti drammatiche e mi aspettavo che all'improvviso partisse qualche pezzo di tragicità. Vedi ultima scena in cui scopre di essere incinta e mette su l'imitazione di se stessa al nono mese di gravidanza. Sa fare anche lei le facce buffe, anche se le consiglierei di ridere un po' di più! In quanto a Attal, ha proprio la faccia da psicopatico! Non è la prima volta che lo vedo nella parte del marito ossessivamente geloso - vedi Partir in cui è "nightmare" di Kristin Scott Thomas - e credo sia proprio nella sua pelle! A questo punto spero bene per Charlotte...

VOTO: 6

venerdì 2 maggio 2014

Qualche parola su Nymphomaniac Vol. 2

Immaginate di trovare su internet un film che volete vedere da tempo, in lingua originale, con i sottotitoli in italiano e soprattutto prima che esca al cinema. Pensate di aver vinto al Lotto e tenete il film nella cartella "Video" come prezioso reliquiario da aprire al momento giusto. Immaginate anche che il momento giusto venga continuamente posticipato da un "Ma si, domani lo vedo!" e che così, nel frattempo, arrivi il giorno di uscita del film senza che ve ne rendiate conto.
Ecco come mi sono fatta scappare l'occasione di essere tra le prime persone del pubblico a recensire Nymphomaniac Vol. 2! Ma visto che è uscito solo da due giorni e che parlo dei film soprattutto perchè mi diverte farlo, voglio chiudere il capitolo iniziato parlando della prima parte del film. Perchè odio lasciare le cose a metà.

Nymphomaniac Vol. 2 è impossibile da capire senza aver prima visto il Vol. 1, contrariamente da quanto si pensi non c'è solo sesso, argomento che non avrebbe bisogno di particolari trame, ma tutta la storia segue un filo logico che, persa la prima parte, farebbe cadere qualsiasi spettatore in un giudizio negativo avventato. Come già detto, Nymphomaniac non è sicuramente solo sesso. Ogni tanto c'è dell'altro.
Ho trovato questo secondo e conclusivo episodio molto più crudo del primo, a causa della violenza e del sangue che in alcune scene più di altre si faceva vedere e mi incitava a mettere fine alla mia visione del film. Ma ho resistito! Non prendetemi per moralista, ma vedere questo film di notte, al buio, sola nella propria stanza... sfido chiunque a dormire serena! Mi lascio facilmente coinvolgere, sono molto empatica, quindi mi converrà imparare presto ad assumere una visione distaccata dei film che vedo, o mi farò risucchiare dall'irreale! 

Ho ammirato particolarmente la fotografia, è davvero molto chiara, così luminosa da sembrare un contrasto voluto col tema crudo e a tratti oscuro del film. Ho amato tantissimo Charlotte Gainsbourg, è eccezionale, una di quelle attrici che con poco ci fanno abituare alla loro espressività essenziale ma al contempo totalitaria. Splendida interprete, ho deciso di vedere altri suoi film al più presto, trovo in lei quella malinconia assoluta che mi piace vedere nelle protagoniste dei generi di film che amo, i drammatici e non solo.
L'attore che interpreta l'amico di Joe, del quale adesso non ricordo il nome, mi è sembrato "giusto", se posso usare questo termine. Questo durante tutt'e due i film, ma il suo cambiamento alla fine mi è sembrato azzardato, mi è sembrato troppo. Pensandoci bene è possibile che la reazione di un uomo sia quella, al trovarsi di fronte a una donna come questa... una ninfomane! E' quasi traumatizzante che ci venga negata la visione dello sparo, diamo per scontato che lei lo abbia ucciso e anche io penso sia così. Il mio parere è che Joe si sia per la prima volta aperta con qualcuno, che abbia riposto la sua fiducia in un estraneo, che si sia sentita per la prima volta violentata e che abituata da sempre a scegliere con chi andare a letto, questa volta non lo voleva e sia stata costretta a uccidere. D'altronde la scena che precede di poco l'ultima, di quando l'amico spiega la sua visione del perché Joe non sia riuscita ad uccidere Jerome, è davvero anticipatrice di quello che accadrà alla fine. L'amico motiva forse la sua stessa morte, senza saperlo.

Complessivamente non mi va di sprecare molte parole su questo film. Penso che il regista abbia voluto toccare il tasto più debole dell'essere umano, il sesso, spacciandolo per arte propria sapendo per certo che una storia così avrebbe incassato un sacco di soldi e fatto parlare di sè a lungo. E così è successo. Mi sembra che la sua bravura sia stata quella di trovare il modo per attivare la curiosità morbosa di questi spettatori così voyeur, tra i quali mi includo, per carità! Non so se sia arte, sicuramente la trama in sè non mi ha catturata, l'ho trovata abbastanza esile e troppo ancorata all'aspetto visivo di quello che ci viene generosamente mostrato. Forse fin troppo generosamente! In più mi sembra molto deludente che molte scene siano "finte", è giusto che si usi un'esagerata post produzione per film di fantascienza, ma è assurdo che lo si faccia con film che parlano della cosa più umana al mondo: il sesso e quindi la vita.

VOTO: 5

martedì 22 aprile 2014

Recensione di "Nymphomaniac: Vol. I"

Ho pensato che l'avrei voluto vedere, anche se sul fatto di andare a vederlo al cinema ho sempre avuto dei dubbi. Visto che è stato molto discusso già da quando Lars Von Trier dichiarò che l'avrebbe girato: Nymphomaniac.
Un regista controverso che con molto coraggio, parecchia irriverenza e sfacciataggine, completa la sua trilogia sulla depressione, dove il sesso non manca. Nymphomaniac è stato ultimato in due diverse versioni, quella più facile da trovare in giro è di quasi due ore per parte, visto che il film è diviso in due volumi usciti al cinema a distanza di meno di un mese. Il secondo volume uscirà nelle sale italiane a giorni. 
Un cast che include Charlotte Gainsbourg, Stellan Skarsgård, Christian Slater, Uma Thurman, Willem Dafoe. Un repertorio di corpi di attori che si prestano alle sequenze più impensabili per un cinema d'autore qual è quello di Von Trier. Ma sicuramente se dici si a un regista così, sai che stai andando a girare un film che ha sempre qualcosa di perturbante. 

Si è parlato tanto dei nudi e delle scene di sesso esplicito in questo film, tanto che anche la curiosità dei meno appassionati di cinema è stata stuzzicata senza conoscere il regista che usualmente acchiappa solo i più cinefili. Ma quello che i comuni mortali non sanno è che non tutto quello che luccica al cinema è reale e presuppone la presenza di un corpo fisico sul set. Sicuramente in questo film c'è molto lavoro di post produzione. Per alcune scene sono stati chiamati attori del genere porno, in altre i rapporti sessuali sono stati ricostruiti con la computer grafica, soprattutto le parti intime dei protagonisti. 


Ma andiamo al fulcro della questione. Nymphomaniac è classificato come film drammatico erotico, quindi non bisogna fermarsi a considerare solo la parte "erotica", dal mio punto di vista è solo il modo in cui ci viene raccontato un dramma. Il regista stesso ha affermato che il suo film non è un omaggio al porno, non vuole avere solo a che fare con la pulsione sessuale ma con le relazioni che questa crea al nostro intorno, come una ragnatela. Come le pulsioni considerate più basse possono essere un aspetto di qualcos'altro, un qualcosa che unisce alto e basso. Gli opposti. Quindi il contatto fisico e quello spirituale, il carnale e lo psicologico, l'atto puramente sessuale e la riflessione più profonda. Pare che il regista danese voglia distruggere i tabù sul sesso invitandoci a vedere altri aspetti della questione. I parallelismi che questo argomento condivide con il resto delle cose che ci fanno riflettere, perchè probabilmente secondo lui anche il sesso più unicamente fisico non è superficiale. Quindi cambia lo statuto del sesso, e del sesso al cinema. 

Per i più tradizionalisti questo discorso apparirà assurdo, ma non voglio dire che io approvo quanto ho visto in questo film. Io ho preferito le parti in cui Joe/Charlotte racconta al suo interlocutore, l'interpretazione dell'attrice è molto avvincente per i miei gusti. Sicuramente ho apprezzato la fotografia, molto accurata specialmente nella prima sequenza che anche se lenta arriva al culmine quando parte la musica rock. I simbolismi del film sono molti e sicuramente non li ho colti tutti. 

Le cose più belle di questo primo volume sono il monologo di Uma Thurman che è una vera lezione di recitazione, l'intonazione e tutto ciò che riguarda la voce di Charlotte Gainsbourg che è unicamente triste, depressa, malinconica, infelice e tutto quanto di negativo possa esistere al mondo. Per ultimo il modo inusuale in cui la Joe giovane giunge a farci capire che quello nei confronti di Jerome è amore. Quindi l'affiancamento di due dei suoi amanti che insieme fanno, con le loro caratteristiche di selvaggio e amorevole, l'uomo della sua vita. Jerome. Non mancano i confronti e i paragoni con la musica e con la natura. 

Ma vogliamo parlare della locandina del film? Per me è la cosa più bella, è una meraviglioso come il minimalismo possa essere geniale!
A questo punto aspetto di sapere come finità la storia! E voi lo vedrete solo per voyeurismo?

VOTO: 6

sabato 19 aprile 2014

Vi racconto un sogno a basso costo: "In automatico"

Quando mi sono concessa un sogno non sapevo ancora che sognare non significa necessariamente sognare in grande, ma lo immaginavo. Così ho sognato in piccolo ed'è venuto fuori qualcosa che non pensavo di riuscire a fare. So che c'è bisogno di coraggio e se c'è un contesto nel quale posso dire che io non ho paura, questo è la mia passione, il cinema, e la scrittura che lo precede.
Quindi vi chiedo, secondo voi...

Cosa succede ad una coppia di giovani sposi in auto se prima di mettere in moto le chiavi cadono? Cosa succede se vanno a cadere dove non ti saresti mai aspettato? Innamoramento, amore, disinnamoramento, monotonia, crisi: nella loro auto c’è tutto e non c’è niente.

                         Il teaser del corto QUI!

Ve lo chiedo perché questo è quello che ho cercato di indagare, questa era la domanda e questa è la sinossi del mio primo corto, assolutamente amatoriale, indipendente, low budget e senza pretese. Davvero, non è necessario avere chissà quali ultra tecnologiche attrezzature, abbiamo bisogno di buone idee, non di grosse somme di denaro. Non mi vergogno a dire che In automatico è stato girato unicamente con una NIKON D3100 e con un faretto a LED. Aggiungerei anche che è assolutamente "migliorabile", perché non mi piace pensare che l'avventura a cui mi ha portato si è conclusa una volta montato il prodotto e una volta passato l'entusiasmo della prima proiezione e dei commenti positivi e negativi di chi l'ha visto. Dico che è assolutamente migliorabile perché è un'opera aperta, che in qualunque momento posso riprendere e smontare, rifare dall'inizio o anche solo fantasticarci su. 


Quando a maggio ho iniziato a scrivere la sceneggiatura (la cui idea è stata puramente casuale, perché mentre vivo lo faccio in due universi paralleli che a volte si intrecciano facendomi prendere certe botte...) mi mancava un pezzo importante della storia, mancava la svolta. Ci stavo seriamente pensando, ero a letto quando ho avvertito qualcosa come se dal nulla stessi sputando fuori una grossa idea! Dico dal nulla, ma probabilmente la svolta si muoveva già da un po' dentro di me e stava fermentando, per poi arrivare all'esplosione. Così ho partorito la risoluzione finale della storia e quando mia sorella, il mio grande supporto nonché la persona di fiducia che per prima ha il compito di visionare quanto scrivo, ha dato il visto dicendo qualcosa come "Potrebbe funzionare", ho concluso la sceneggiatura. Per fortuna c'è lei pronta a dirmi "Questa è una cavolata, cancellala", altrimenti chissà cosa combinerei! Ma sa anche assecondarmi, mi lascia tenere quello che non sono disposta a cancellare perché le ho fatto una lezione sul concetto di "l'estro dell'artista non va contrariato". Ci sono battute della sceneggiatura che lei ha disapprovato dal primo momento, una in particolare l'ha fatta ridere perché la reputava ridicola e ogni volta che leggevamo lo screenplay e ogni volta che rivedevamo il corto, lei mi guardava e rideva. La battuta in questione è:
- Strappo? Lo strappo ce lo dà Matilde a noi in testa, con tutto quello che le ha fatto passare quell'incosciente!

Visto che appariva ridicolo, a suo dire, e forse un po' suonava male, è stato trasformato in:

- Strappo? Lo strappo ce lo dà a noi Matilde, con tutto quello che le ha fatto passare quell'incosciente!

Anche il titolo è stato soggetto a cambiamenti, è passato dall'essere In the car all'essere Nell'auto, poi ancora In auto fino a diventare qualcosa di più semplicemente...automatico!
Non è ancora possibile vederlo perché, senza molte pretese, il corto è stato inviato ad alcuni concorsi per cortometraggi. Probabilmente dopo l'estate sarà online.



Quando sogniamo siamo soli, ma il mio è stato un sogno molto popolato. Abbiamo girato quasi interamente di notte, al buio tra i mesi di ottobre e dicembre, quindi per me è stato davvero come se stessi sognando. Dovevo essere nel mio letto e invece avevo con me sette angioletti che puntualmente mi tiravano giù dal letto e mi infondevano nel cuore una gran voglia di fare, e di fare insieme. Il freddo ci ha poco a poco intorpiditi ma entusiasti, felicemente incalliti e tenacemente uniti siamo andati avanti settimana dopo settimana. E' stata dura, ci sono stati momenti meno belli ma nemmeno per un momento ho pensato di mollare! Mentre operavamo pensavamo a che aspetto avrebbe avuto il nostro fare, a come sarebbe stato quando seduti e riposati lo avremmo visto per la prima volta tutti insieme. Il ricordo di quel periodo lo porterò sempre con me, insieme alle cene post-riprese che ci concedevamo di sera tardi quando nelle pizzerie e nelle paninoteche non ci stava quasi più nessuno! E i break sul set, quando il cibo non sembrava mai abbastanza. E le risate, tante. Per non parlare di quelle che non si riusciva a trattenere durante il montaggio, causate dalla stanchezza, quando tutte le battute che uscivano dalla bocca degli attori (ma scritte da me) sembravano ridicole e poco serie. 

Quello che è il corto, quello che rappresenta... non voglio essere io a dirlo, non devo spiegarlo. Posso solo dire che il titolo, IN AUTOMATICO, è un'esortazione a non mettere mai il pilota automatico in quello che facciamo, oltre ad essere un chiaro gioco tra "automobile" (quasi unico e totale set) e l'automa che diventiamo nel momento in cui ci facciamo vincere dalla passività e dalla monotonia in una relazione. Purtroppo il modo migliore per perdere qualcosa è darla per scontata. Non sempre quello che sembra dovuto lo è davvero. E per quanto doloroso risulti accettarlo, non sempre l'apparenza corrisponde alla realtà.

Quello che va detto, è che i sette angeli di cui parlo sono persone che di come si fa cinema ne sanno quanto o meno di me, e questo non è stato un problema, è stato una fortuna! Persone che si sono offerte a collaborare, senza ottenere niente in cambio, persone che hanno perso ore e ore della loro vita per me e in nome di quello in cui credevo. A volte mi chiedo: "Sono forse così convinta di me stessa da essere stata così convincente con loro?" Non so il motivo per cui sono stata aiutata, ma In automatico è tanto mio quanto loro. 


venerdì 18 aprile 2014

Baby-screenplay is coming... let's keep our fingers crossed!

Se vi chiedete se mi sono calmata dopo la award season, la risposta è...si.
Ogni tanto mi ricordo del blog e...perché non scriverci? Anche come sfogo, non sarebbe male.
E in effetti, visto il periodo difficile che mi trovo ad attraversare, in cui il cinema (come la scrittura) è l'unico aspetto a tonalità chiare, non sarebbe una brutta idea riprendere l'abitudine di scriverci più spesso.
Di film ultimamente ne ho visti e anche molti. Il "dovere" me lo richiede e riconosco che a poche persone capita di poter sovrapporre dovere e piacere e vedere che combaciano perfettamente. Tirando le somme, supportata da dati certi, sono potuta arrivare a contare un 600 film visti nel giro di 3 anni. Scusate se è poco, ma contemporaneamente in questi anni ho cercato di mantenere una vita sociale. Ho letto che un cinefilo potrà essere considerato tale quando avrà visto almeno 1000 film. Sto arrivando, con calma ci arrivo.

Stavo anche pensando di dare un aspetto migliore al blog, che visto così è assolutamente grezzo, che vergogna! Ma poi penso che non è il mio ambito, non è mio compito mettermi a fare la webdesigner, anzi dovrei far tutt'altro che stare qui a filosofeggiare e criticare le pellicole. Ma va be', col tempo forse riuscirò a fare qualcosa in più. Per adesso, quando mi andrà scriverò. Parlo di scrivere qui. Perchè scrivere nel senso che piace a me, quello lo faccio sempre. Oh, si. Proprio per questo dico che.. il tempo è prezioso! Non mi basta mai, sicuramente lo userò male. Allora mi vien da dire.. meno male che oggi filmakers lo possono essere tutti, e visto che sto iniziando a pensare al mio prossimo baby-screenplay, ribadisco, con una frase che amo, che...

Io sono il narratore del racconto, non il creatore della storia.
                                                     Michael Powell

OVVERO

Che la potenza dell'immaginazione venga a me!


venerdì 7 marzo 2014

"La grande bellezza" e li mortacci vostra.

Premetto che cerco sempre di essere una persona tollerante e anche scrivendo quanto segue lo faccio senza uno spirito eccessivamente critico ma solo per manifestare dissenso nei confronti di un tema che ho molto a cuore. In realtà sono due i temi sacri per me, la patria e il cinema, e quando si vengono a incontrare comincio a non rispondere delle mie facoltà.


La grande bellezza di Paolo Sorrentino ha vinto l'Oscar al miglior film straniero, vittoria prevedibile quanto lo è che ogni anno Natale cade di dicembre. Inutile esprimere la mia gioia a parole perché supera il dicibile.
Martedì 4 marzo Canale 5 ha mandato in onda il film, è stato qualcosa di esclusivo, chi ricorda quando è stata l'ultima volta che Mediaset trasmetteva qualcosa che avesse le minime sembianze di quella ignota cosa chiamata "cultura"? E invece è successo, se non altro perché il film è co-prodotto dal gruppo Mediaset. La trasmissione del film ha registrato un record di ascolti, per l'esattezza 9 milioni con il 36% di share, ed era da 10 anni che un film non veniva visto da così tante persone. So di gente che ha voluto rivederlo e di persone che lo hanno visto per la prima volta, chi perché lo voleva vedere da tanto e gli era sfuggito, chi lo ha visto per curiosità dopo la notizia della prestigiosa vittoria.

Ed'è stato così che le home di Facebook e di Twitter sono state riempite di commenti sul film, il giudizio medio - per medio intendo il più comune - ha viste impiegate parole simili "Non capisco come abbia fatto La grande bellezza a vincere, non si capisce niente." Non mi va di mettermi a discutere sui gusti perché sono qualcosa di assolutamente soggettivo e non mi pare corretto impartire lezioni dicendo che questa gente non capisce niente solo perché io sono appassionata di cinema, anche perché non sarebbe vero che ne so di più. Ci sono film e film, La grande bellezza è di quelli che vanno rivisti più di una volta per capirli totalmente e qualcosa continuerà lo stesso a sfuggirci. E' sicuramente impegnativo e frammentato, non ha una narrazione normale, di quelle a cui siamo stati abituati con i classici film italiani o americani, è un film fatto di flash, di impressioni da cogliere al volo e non è difficile rendersi conto che racconta il declino di una società che non è solo quella romana, ma di chi arrivato ad avere tutto rimpiange il nulla di prima che era tutto. Il film è piaciuto agli americani perché ricorda lo stile di Fellini, e cosa c'è di male? Ho letto di gente che si lamenta per questo. Non si può prendere a modello un maestro, non si può rivisitare lo stile che ha reso l'Italia famosa al mondo, non si può essere influenzati dai film di Fellini? Lamentele anche per l'idea che adesso il mondo ha di noi. Gente che si rammarica del giudizio internazionale ma che poi magari ha votato Berlusconi. Vogliamo dare a Sorrentino il merito per aver detto le cose come stanno o alla gente che ha realmente vissuto in quel modo, soprattutto gente che fa politica? Per il mondo l'Italia era già ridicola, non è di certo per Sorrentino che siamo lo zimbello del mondo, lui ci ha solo ricoperto di arte - oltre quella che avevamo già - e ha fatto qualcosa che gli artisti italiani sanno fare bene, guardare in modo consapevolmente ironico ai nostri problemi e ripresentarli in maniera così brillante da affascinare il mondo intero. Cos'è, gente, vi siete vergognati di essere italiani perché il film esprime il degrado di esserlo? La verità fa male, si sa. Sarei curiosa di sapere se vi sareste lamentati tanto se non aveste saputo il tema del film. L'avreste capito lo stesso? O parlate tanto per parlare, per sentito dire? Dovremmo solo ringraziare Sorrentino per aver fatto ricordare al cinema mondiale quello italiano e per averci fatto respirare aria di alto livello. E' difficile? Sempre per quella storia che nessuno è profeta in patria? Ma li mortacci vostra. Il film non parla solo di Roma, come in ogni film viene fatto uso della fantasia! Ci vuole tanto a capirlo?

Il commento più sincero che ho sentito è venuto da mio zio che mi ha detto: "Io non l'ho capito ma sicuramente è visivamente molto bello!" Siamo tutti critici cinematografici ma nessuno, dicendo che non gli è piaciuto, ha aggiunto che è un film bello da vedere. Tutti ciechi. O tutti a cercare un senso in un film senza capire che il cinema è arte e arte è ogni cosa che permetta all'anima di esprimersi e l'anima è composta da una gran parte di materiale incosciente e si sa che il nostro inconscio non ha niente di razionale ma è al contrario frammentato, è tutto fatto di sprazzi di sensazioni, emozioni, sentimenti, impressioni, stati d'animo. Tutte cose non destinate a durare ma il cui stato di essere è determinato dal fatto che le abbiamo provate. Lasciamoci guidare da quello che l'arte ci può suscitare, non stiamo sempre lì a cercare un perché. Basta già la vita reale che ci chiede in continuazione di ragionare, l'arte non è chiamata a far questo.

D'altronde per me non è tanto grave il fatto di non apprezzare un film come La grande bellezza, perché evidentemente non è alla portata di tutti e non tutti hanno chiara la nozione di "arte", quanto di non gioire per una vittoria che ci riguarda tutti in quanto italiani. Io sono molto patriottica e così come mi rallegro quando la nazionale di calcio vince, faccio lo stesso quando nel cinema otteniamo riconoscimenti. Leggere certi commenti di critica dice molto sul nostro poco presente senso di appartenenza allo stato e sulla nostra ostinazione a restare ignoranti. Sarebbe meglio dire "a me non piace, non l'ho capito ma che bello che l'Italia abbia vinto!" In Francia e Germania non si leggerebbero mai certi commenti come quelli che circolano in questi giorni sui nostri social network, perché non abbiamo nemmeno un minimo di orgoglio nazionale?! Non meritiamo niente di quello che di bello abbiamo ma abbiamo tutti i mali che meritiamo, sono sempre più convinta che l'Italia potrebbe essere il paese migliore del mondo se non fosse per gli italiani.


sabato 1 marzo 2014

Ecco perché vincerà "La grande bellezza" dell'Italia

Manca ormai davvero poco e l'Italia tornerà ad assaporare la gloria passata. Certezza presuntuosa? Può essere, ma sinceramente non vedo perché non crederci.
I candidati all'Oscar per il miglior film straniero di quest'anno riguardano paesi diversissimi tra loro. Vediamo in lizza, oltre alla nostra giovine ma esperta Italia, la Danimarca, la Cambogia, il Belgio e la Palestina. Lungi da me voler offendere, ebbene sì, anche questi paesi fanno cinema e forse anche buon cinema. Ma sarò sincera, non ho visto tutti i film in concorso eccetto "La grande bellezza", ormai tappa obbligatoria del cinema italiano, e "Il sospetto" del regista danese Vintemberg che tratta in maniera interessante un tema purtroppo molto in uso ultimamente, quello degli abusi sui bambini, considerando che una mela buona tante volte finisce tra tante mele marce.

Comunque, e non lo dico con poco orgoglio ma con inqualificabile soddisfazione, da italiana porta bandiera, il "nostro film" è l'unico che merita davvero di vincere. Indipendentemente da quanto piaccia o meno leggere "nostro film" - so che si usa nello sport quando ci si prende meriti di altri e so che non vinco niente personalmente - le carte in regola ci sono e il gioco, per chi crede nella giustizia terrena e divina, forse non è poi tanto pulito, se parliamo di meriti.
Mi riferisco ai film che sono stati tirati fuori dalla corsa, ognuno per motivo diverso e questo potrebbe non interessarci se non fosse che tra questi c'è "La vita di Adele".
Sfortunato no, da Cannes registra un successo dopo l'altro. Adesso basta, lo dico a te, Francia! Fermati o la questione potrebbe diventare di rilievo internazional politico! Tocca a noi, perché possiamo!

Leggiucchiando qua e là, sono stata con piacere informata del successo di critica e di pubblico ricevuto dal film di Sorrentino negli USA. Se un film fa il botto lì è un capolavoro, no? Be' non saprei, ma i giornali hanno usato parole come "rappresenta bene la situazione italiana del momento", e non me la sento di dissentire. Usiamo il nostro negativo per farne un marchio distintivo, perchè no? Non facciamo del male a nessuno...se non a noi. Anche il pubblico ha apprezzato, gli incassi parlano.

Ma ho un dubbio: perché la critica italiana ha remato contro "La grande bellezza"? Davvero, nessuno è profeta in patria, amen. Vogliamo consolarci ricorrendo ai grandi nomi, fan dichiarati del film del napoletano del momento? Sono davvero troppi e sono più o meno i protagonisti della sessione awards del 2014. Un nome nostrano lo voglio fare. Martin, concedimi il nostrano, sei più italiano di molti! Ti ricordi quando tuo padre ti portava sulle spalle per raggiungere il cinema nelle strade di Little Italy? Io si! Allora diciamocelo pure che Martin Scorsese ha sprecato parole di apprezzamento ai Golden Globes parlando con Sorrentino, e gonfiamoci di orgoglio che ogni tanto ci sta!
Tanto rumore per niente? No Paolo, va bene che sei scaramantico, tu e la Indigo film, Nicola Giuliano come produttore e Francesca Cima come distrubutore, ma confessalo che dentro te sai la verità! Perfino il maestro Tornatore si gasò all'idea di vincere quando tra i corridoi del Beverly Hills hotel il produttore Cristaldi gli chiese "cosa pensi di tutto questo?" E allora portiamocelo a casa questo premio!
Era il 1989 quando Tornatore vinceva ai Golden Globes e agli Oscar con "Nuovo cinema paradiso", ed era il 1998 quando Benigni si portava a casa i 3 Oscar per "La vita è bella" che mi vanto tanto. È passato troppo tempo e il mondo deve sapere che sappiamo fare ancora del buon cinema, perché siamo stati la seconda miglior cinematografia del mondo (se non la prima) dopo quella americana e che da sempre sappiamo raccontare storie che piacciono. Smontiamo Tarantino quando dice che l'Italia si è ormai fossilizzata con le commedie banali, il che è vero ma c'è un cinema nascosto a cui a volte vengono dati i mezzi per vedere la luce. Grazie produttori coraggiosi e artisti come Sorrentino che avete la sensibilità di saper vedere altro e oltre, vi costa sofferenza perché la sensibilità si paga così, ma si fa se si capisce che non si può fare a meno di raccontare!

Ma quindi perchè "La grande bellezza" vincerà?
- motivo logistico e burocratico, lo farà perché ci sono film che sono rimasti fuori per motivi relativi alle date di uscita. La concorrenza non spaventa affatto, diciamocelo.

- I successi già ottenuti. Cito solo le anticamere degli Oscar, gli EFA, i Golden Globes e i BAFTA. Da anni chi vince ai Golden Globes esulta in anticipo anche per la vittoria di marzo.
- E il valore artistico, estetico e significativo del film, vi pare poco? Non dimentichiamo di cosa stiamo parlando. Le parole si sprecano.

Allora, italiani, quasi l'intero cinema italiano ci crede, facciamolo anche noi, non costa niente appoggiare una buona idea e la sua altrettanto pregiata realizzazione. "La grande bellezza" deve vincere e vincerà! D'altronde si sa, quando si tratta di vincere poche volte l'Italia si è tirata indietro.

Ci vediamo alle 23 di domenica 2 marzo, direttamente dal Dolby Theatre di Los Angeles.

Ps: Paolo, smollati un po'.

sabato 1 febbraio 2014

"I segreti di Osage Country" o anche "com'è liberatorio togliersi le catene"

Non scrivo su questo blog da aprile, ma di film da allora ad oggi ne ho visti tantissimi. Mi sono fermata perché mi è sembrato inutile scrivere cose che possiamo scrivere tutti e che probabilmente non leggerà nessuno, ma non si scrive sempre e solo per essere letti. E siccome mi va di farlo, vi parlo di un film che ho visto ieri al cinema e di cui ho pensato che avrei voluto parlarne. Non so come mai, ma ho capito che era quello giusto per tornare a scrivere una recensione.


Si tratta de I segreti di Osage Country di John Wells, con un cast d'eccezione tra cui Meryl Streep, Julia Roberts, Ewan McGregor e Sam Shepard. E' un film tratto da un libro e da una pièce teatrale, è definito una commedia a dimostrazione del fatto che anche dietro le commedie si può celare una motivazione più profonda di quella che qualche battuta simpatica ci mostra. Una famiglia distrutta, dei rapporti ormai completamente innaturali, tre generazioni con difficoltà a rapportarsi tra loro e quindi una negatività destinata a ripetersi da madre a figlia, da figlia a nipote. E' stato abbastanza triste assistere con i protagonisti a dei pranzi così indifferenti, dove ognuno teneva per sé quello che lo affliggeva, i propri drammi come fossero segreti da non rivelare ad estranei, quando di fronte a loro ognuno aveva nient'altro che sangue del proprio sangue. Di conseguenza tutti si allontanavano da quello che era stato il loro nido, il loro ambiente primario. Sarà che io do troppa importanza a questo tema, ma è impossibile non rimanere suggestionati da un film come questo, un film molto loquace non solo perché "da conversazione", ma soprattutto perché tra le righe di una sceneggiatura con i dialoghi curati nel dettaglio, emerge il ritratto di come la vita familiare a volte possa risultare talmente pesante da vivere, che una lite finale può far sentire una sana e lenitiva liberazione.
Nell'essere loquace è così anche molto eloquente, tutti i segreti sembrano poi non essere stati così tanto segreti per nessuno della famiglia e tutto quello che resta è che ognuno raccoglie quello che ha seminato.
Anche questo è brutto da dire, ma il nostro primo ambiente è la famiglia, tutto quello che vediamo lo vediamo per la prima volta in quel contesto, è naturale che ciò ci segni, che come un imprinting tutto, nella nostra vita personale diventi una catena di colpe di cui non abbiamo tutta la responsabilità. Non potrebbe essere in altro modo, perché senza rendersene conto chi ci educa commette degli umani errori e vede solo sé stesso. Per quanto questo sia alle volte irrimediabile, resta il fatto che per andare avanti bisogna passare su certi errori fatti da chi ci ama, con una forza di volontà che ci sembrerà inspiegabile, e si fa perché anche noi prima o poi saremo vittime dello stesso peccato. Tanto vale imparare qualcosa dagli altri. Forse gli errori dei nostri genitori sono l'insegnamento più utile che ci hanno dato.

VOTO: 7