sabato 4 giugno 2011

"La pianista" lascia il segno

Ammetto che conosco molto poco il cinema francese, per non dire quasi per nulla. L'unico film che adesso ricordo come film francese... non esiste. Per fortuna c'è sempre chi mi da buoni consigli cinematografici quindi ieri, dopo settimane e settimane di ricerca di uno dei film consigliati, sono riuscita a vedere La pianista di Michael Haneke, con Isabelle Huppert e Annie Girardot. La mia amica spagnola, parlando di film molto forti e in particolare del Cigno nero con Natalie Portman uscito quest'anno e che ha sconvolto il pubblico, mi ha riferito che nel 2001, quando uscì nelle sale spagnole La pianista, l'impatto fu fortissimo, si registrarono per giunta 11 casi di persone svenute al cinema durante la visione. Consapevole che fosse un film che mi avrebbe lasciato un segno, ho fatto di tutto per vederlo con la luce del sole per evitare di affidarmi predisposta alla depressione di notte. Ma ho scaricato il film solo ieri sera e non ho resistito. Ho dovuto subito guardarlo. La mia visione di questo film è stata tormentata come il film stesso.
La storia è quella di un'insegnante di piano sulla quarantina con "gravi" perversioni sessuali dovuti a una sessualità repressa (colpevole in parte una madre troppo apprensiva e vigile) la quale si innamora (a modo suo) di un giovane suo allievo. Il problema è che i due hanno modi diversi di vivere l'amore, e quello della Huppert è totalmente fuori dagli schemi.
Così per tutto il film assistiamo a scene molto cruente e dirette che fanno della Huppert una delle migliori attrici che io abbia mai visto nei panni di una donna repressa e tremendamente gelida nella prima parte del film e che dopo sembra leggermente cambiare direzione. La storia mi ha suscitato molta pena, non ho mai visto niente di simile, la Huppert fa un'interpretazione magistrale e riesce ad essere così fredda da mettere paura perchè non sai mai da dove potrebbe spuntare la follia. Ovviamente non è folle, è solo malata, ma di una malattia che arrivati ad un certo punto può far pena e a dispiacere perchè si fa del male da sola e senza rendersene conto allontana tutti da lei. Solo quando si rende conto di star per perdere il ragazzo che dice di amare, cerca di cambiare ma quel cambiamento non può venirle naturale e così un normale rapporto sessuale si trasforma in vera e propria violenza per una donna che ha sempre inteso il sesso come dolore. Per tutto il film mi sono inevitabilmente domandata quale grande peccato si sottoponesse a scontare in questo modo così crudele verso se stessa, cosa credeva di aver fatto di così grave e imperdonabile per trattarsi così e pensare di meritare i peggiori trattamenti. Non lo potremo mai sapere perchè non era questo l'obiettivo del film e di queste storie nel mondo ce ne saranno sicuramente tante.
Con tutta la freddezza del suo personaggio la Huppert è riuscita ad arrivarmi tantissimo, complice una vicenda mai vista nel cinema (per me) e che è sicuramente tra le più drammatiche storie. Non è approfondita, non va nella psiche del personaggio ma resta nella superficie della sua corazza e nonostante questo è un film molto forte e che non può lasciare indifferenti.
Per la prima volta non posso fare a meno di valutare al massimo questo film come uno dei più belli che abbia mai visto ma che sicuramente non è alla portata di tutti perchè è facile cadere nel pregiudizio morale del tema trattato e scandalizzerebbe molti. Sono convinta che Isabelle Huppert con questo film è entrata nel giro delle miei attrici preferite e intendo vedere altri suoi film, perchè un ruolo come questo che le è valso tantissimi premi tra cui Miglior attrice 2001 al festival di Cannes, non è all'altezza di tutti.

VOTO: 10

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