venerdì 20 maggio 2011

Questi ladri di biciclette...

Emo Philips ha scritto così: Una volta ho pregato Dio di regalarmi una bicicletta. Poi ho capito che non è così che lavora e allora ne ho rubata una e gli ho chiesto di perdonarmi.
Mi ha lasciato senza parole. Solo una cosa: quante storie ci inventiamo per giustificare i nostri comportamenti. Ma mi fa pure sorridere e pensare che questo tizio non ha capito niente, nonostante tutto, almeno nella sua non credenza mi ha ricordato un mitico film del 1948 di Vittorio De Sica. "Ladri di biciclette", appunto. Uno dei film italiani più premiati, Academy Awards (Oscar) nel 1949 a miglior film straniero, ma anche Globo d'Oro, tra altri riconoscimenti. Era da tempo nella mia lista dei film da vedere assolutamente. E finalmente l'ho visto. Dura molto, e non sono abituata a reggere per due ore film in bianco e nero. E' stata dura, però è andata bene. Sono comunque convinta che per questi film vecchi ci voglia una certa sensibilità. Per quanto riguarda me, va solo allenata. 
La storia ha come contesto la nostra solita Italia anni 40, quella della miseria e del realismo tanto premiato e con cui ci identifica l'intero mondo cinematografico. E sono orgogliosa di questo. 
Il protagonista ha una moglie e un figlio. Cerca lavoro. Lo trova, ma per essere preso ha bisogno di una bicicletta. Ma non possiede il denaro sufficente per comprarla. La moglie vende delle lenzuola, così lui può finalmente comprare la bicicletta e lavorare. Ma le biciclette all'epoca erano un lusso per pochi, e chi non poteva permettersele si divertiva a rubarle in giro. Un giorno, mentre lavora, anche la sua bicicletta scompare e per tutto il film quel delizioso Lamberto Maggiorani si appresta a cercarla disperatamente, come se fosse la cosa più importante della sua vita, come oggi noi ci metteremmo a cercare un'automobile o... un figlio! Visto con gli occhi di una figlia del nuovo millennio, sembra tutto un po' comico, ma messa nei panni di quell'uomo che senza quella bicicletta non poteva vivere, allora capisco che era fondamentale ritrovarla, vitale. A distanza di 70 anni, che volendo non sono neppure tanti, vedere come tutto è così esageratamente cambiato mi fa sentire sollevata ma anche triste. Era davvero difficile vivere fino a poco tempo fa, siamo cambiati tantissimo, e chissà quanto ancora cambieremo. Sopravvivere grazie a una bicicletta, quando oggi in casa ne abbiamo almeno 3 e non le usiamo nemmeno se non per fare delle passeggiate. Grazie per essere nata negli anni 90! Questo si che è Neorealismo italiano, questo si che è CINEMA ITALIANO!

VOTO: 9

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