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venerdì 7 marzo 2014

"La grande bellezza" e li mortacci vostra.

Premetto che cerco sempre di essere una persona tollerante e anche scrivendo quanto segue lo faccio senza uno spirito eccessivamente critico ma solo per manifestare dissenso nei confronti di un tema che ho molto a cuore. In realtà sono due i temi sacri per me, la patria e il cinema, e quando si vengono a incontrare comincio a non rispondere delle mie facoltà.


La grande bellezza di Paolo Sorrentino ha vinto l'Oscar al miglior film straniero, vittoria prevedibile quanto lo è che ogni anno Natale cade di dicembre. Inutile esprimere la mia gioia a parole perché supera il dicibile.
Martedì 4 marzo Canale 5 ha mandato in onda il film, è stato qualcosa di esclusivo, chi ricorda quando è stata l'ultima volta che Mediaset trasmetteva qualcosa che avesse le minime sembianze di quella ignota cosa chiamata "cultura"? E invece è successo, se non altro perché il film è co-prodotto dal gruppo Mediaset. La trasmissione del film ha registrato un record di ascolti, per l'esattezza 9 milioni con il 36% di share, ed era da 10 anni che un film non veniva visto da così tante persone. So di gente che ha voluto rivederlo e di persone che lo hanno visto per la prima volta, chi perché lo voleva vedere da tanto e gli era sfuggito, chi lo ha visto per curiosità dopo la notizia della prestigiosa vittoria.

Ed'è stato così che le home di Facebook e di Twitter sono state riempite di commenti sul film, il giudizio medio - per medio intendo il più comune - ha viste impiegate parole simili "Non capisco come abbia fatto La grande bellezza a vincere, non si capisce niente." Non mi va di mettermi a discutere sui gusti perché sono qualcosa di assolutamente soggettivo e non mi pare corretto impartire lezioni dicendo che questa gente non capisce niente solo perché io sono appassionata di cinema, anche perché non sarebbe vero che ne so di più. Ci sono film e film, La grande bellezza è di quelli che vanno rivisti più di una volta per capirli totalmente e qualcosa continuerà lo stesso a sfuggirci. E' sicuramente impegnativo e frammentato, non ha una narrazione normale, di quelle a cui siamo stati abituati con i classici film italiani o americani, è un film fatto di flash, di impressioni da cogliere al volo e non è difficile rendersi conto che racconta il declino di una società che non è solo quella romana, ma di chi arrivato ad avere tutto rimpiange il nulla di prima che era tutto. Il film è piaciuto agli americani perché ricorda lo stile di Fellini, e cosa c'è di male? Ho letto di gente che si lamenta per questo. Non si può prendere a modello un maestro, non si può rivisitare lo stile che ha reso l'Italia famosa al mondo, non si può essere influenzati dai film di Fellini? Lamentele anche per l'idea che adesso il mondo ha di noi. Gente che si rammarica del giudizio internazionale ma che poi magari ha votato Berlusconi. Vogliamo dare a Sorrentino il merito per aver detto le cose come stanno o alla gente che ha realmente vissuto in quel modo, soprattutto gente che fa politica? Per il mondo l'Italia era già ridicola, non è di certo per Sorrentino che siamo lo zimbello del mondo, lui ci ha solo ricoperto di arte - oltre quella che avevamo già - e ha fatto qualcosa che gli artisti italiani sanno fare bene, guardare in modo consapevolmente ironico ai nostri problemi e ripresentarli in maniera così brillante da affascinare il mondo intero. Cos'è, gente, vi siete vergognati di essere italiani perché il film esprime il degrado di esserlo? La verità fa male, si sa. Sarei curiosa di sapere se vi sareste lamentati tanto se non aveste saputo il tema del film. L'avreste capito lo stesso? O parlate tanto per parlare, per sentito dire? Dovremmo solo ringraziare Sorrentino per aver fatto ricordare al cinema mondiale quello italiano e per averci fatto respirare aria di alto livello. E' difficile? Sempre per quella storia che nessuno è profeta in patria? Ma li mortacci vostra. Il film non parla solo di Roma, come in ogni film viene fatto uso della fantasia! Ci vuole tanto a capirlo?

Il commento più sincero che ho sentito è venuto da mio zio che mi ha detto: "Io non l'ho capito ma sicuramente è visivamente molto bello!" Siamo tutti critici cinematografici ma nessuno, dicendo che non gli è piaciuto, ha aggiunto che è un film bello da vedere. Tutti ciechi. O tutti a cercare un senso in un film senza capire che il cinema è arte e arte è ogni cosa che permetta all'anima di esprimersi e l'anima è composta da una gran parte di materiale incosciente e si sa che il nostro inconscio non ha niente di razionale ma è al contrario frammentato, è tutto fatto di sprazzi di sensazioni, emozioni, sentimenti, impressioni, stati d'animo. Tutte cose non destinate a durare ma il cui stato di essere è determinato dal fatto che le abbiamo provate. Lasciamoci guidare da quello che l'arte ci può suscitare, non stiamo sempre lì a cercare un perché. Basta già la vita reale che ci chiede in continuazione di ragionare, l'arte non è chiamata a far questo.

D'altronde per me non è tanto grave il fatto di non apprezzare un film come La grande bellezza, perché evidentemente non è alla portata di tutti e non tutti hanno chiara la nozione di "arte", quanto di non gioire per una vittoria che ci riguarda tutti in quanto italiani. Io sono molto patriottica e così come mi rallegro quando la nazionale di calcio vince, faccio lo stesso quando nel cinema otteniamo riconoscimenti. Leggere certi commenti di critica dice molto sul nostro poco presente senso di appartenenza allo stato e sulla nostra ostinazione a restare ignoranti. Sarebbe meglio dire "a me non piace, non l'ho capito ma che bello che l'Italia abbia vinto!" In Francia e Germania non si leggerebbero mai certi commenti come quelli che circolano in questi giorni sui nostri social network, perché non abbiamo nemmeno un minimo di orgoglio nazionale?! Non meritiamo niente di quello che di bello abbiamo ma abbiamo tutti i mali che meritiamo, sono sempre più convinta che l'Italia potrebbe essere il paese migliore del mondo se non fosse per gli italiani.


sabato 21 aprile 2012

"To Rome with love"

Venerdì esce al cinema To Rome with love e io venerdì sono al cinema.
Non mi fa impazzire Woody Allen, ci sono suoi film che ritengo davvero belli, altri come il penultimo, Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni, che sono insensati. O non li ho capiti.
To Rome with love secondo il mio parere merita di essere visto meglio di altre cose che ci sono per ora al cinema, e nel complesso mi è piaciuto e lo rivedrei subito molto volentieri.
Ma nemmeno questo film come l'altro che ho sovracitato arriva a una fine che abbia un senso compiuto. Alcuni episodi terminano meglio di altri.

L'episodio in cui recita lo stesso Woody Allen è uno tra i migliori. L'abbiamo visto in diverse interviste ultimamente è appare così appassito e inattivo che ci si chiede come possa aver recitato anche nell'ultimo film. Sembrerebbe che stia per morire da un momento all'altro, e invece davanti a una telecamera accesa prende vita e ci racconta una bella storia. L'elemento migliore dell'episodio è ovviamente il grande tenore Fabio Armiliato che canta sotto la doccia perchè ci riesce solo lì. Una messa in scena nei teatri davvero peculiare, e quello che ha fatto più ridere in sala.

L'episodio di Alec Baldwin con Jesse Eisenberg mi è sembrato il più noioso. L'attrice che fa innamorare il protagonista di "The social network" non mi piace molto, la scelta poteva essere più azzecata. Poteva andare l'onnipresente Baldwin nel suo ruolo, però non mi è sembrato niente di straordinario. Cosa ci avrà voluto dire Allen con questa storia? Oltre al fatto che fa bene cedere ai tradimenti, ovviamente...

L'episodio di Penelope Cruz tutto italiano, intrecciato a quello di Alessandra Mastonardi e compagnia bella mi è piaciuto, peccato che sia interamente preso da "Lo sceicco bianco" di Fellini di "qualche anno fa" con Alberto Sordi. E l'ho anche recensito da poco, è l'ultimo film prima di questo post. Che coincidenze! Ovviamente ci sono delle cose cambiate, per esempio il doppio tradimento della Mastronardi inizialmente con Antonio Albanese e poi con Riccardo Scamarcio, e quello di suo marito con Penelope Cruz. Fantastiche le zie shockate dalla provocante escort (Cruz) fatta spacciare per la moglie Milly (Mastronardi). Mi ha davvero molto ricordato il film di Fellini perchè il soggetto è lo stesso, con alcuni cambiamenti.
Brava Penelope che recita in italiano, così è più credibile, e bravo anche Alessandro Tiberi, il finto marito.

L'episodio di Benigni è quello più sensato di tutti, quello che manda un messaggio chiarissimo sul famoso quarto d'ora di notorierà. La moralità nei film di Allen non esiste, infatti nessun personaggio si domanda se sia giusto o meno quello che sta facendo, si vive d'istinti come gli animali. Niente rimorsi, al massimo solo rimpianti. L'interpretazione di Benigni è perfetta e ottima come al solito, ma io sono di parte perchè lo adoro letteralmente, anche se credo che chiunque difficilmente darebbe un parere contrario. Lo stesso Allen si è complimentato tantissimo con il suo doppio italiano, così dicono. Per certi versi è vero, anche se Benigni è più brillante nella sua modestia e umiltà.

Piccola riflessione: il film in se stesso non è un successo e non è premiabile, lo stesso film con attori diversi e sconosciuti anche se bravi non avrebbe avuto il successo che probabilemtne avrà "To Rome with love", ma siccome è girato in Italia e ci sono attori molto ma molto bravi, Benigni per primo che torna sul grande schermo dopo un'assenza di sette anni che a me personalmente pesa tantissimo, allora per questo motivo è piacevole da vedere. Il merito maggiore credo sia degli attori, non della storia anche se devo riconoscere che ci sono momenti davvero piacevoli. Credo che Allen si sia dato un po' alla superficialità, forse vive dei successi già ottenuti e dalla fama da genio che nei decenni scorsi si è guadagnato con merito. Adesso gira ogni anno qualcosa come due film, e incassa anche se le storie che scrive io stessa le avrei scritte meglio. Questa è la dura verità purtroppo, poteva accostare questa realtà a quella di un Leopoldo Pisaniello (Benigni) famoso per essere famoso. 

Il film PURTROPPO mi è piaciuto perchè è girato in Italia, mi dispiace dirlo e so che come motivo non basta, ma quasiasi cosa girata a Roma (anche una ripresa amatoriale) ha il suo fascino. Ancora una volta Allen si prende meriti che non sono esattamente i suoi.


VOTO: 8

giovedì 19 aprile 2012

"I vitelloni" di Fellini

Sto imparando poco a poco a conoscere Federico Fellini, partendo dai film più vecchi per arrivare ai più "recenti". Uno di questi, il suo secondo film, è I vitelloni. Una trama così ricca e ben intrecciata, divertente, è l'origine della vera, vecchia e sana commedia italiana.
Ho letto da qualche parte che questo è uno dei film preferiti dal famoso Quentin Tarantino, e ha i suoi motivi. Fa davvero piacere sapere che molti dei nostri vecchi registi che hanno fatto storia sono punti di riferimento, spunto e ispirazione per i registi e geni di oggi.
Alberto Sordi, Riccardo Fellini (fratello del regista), Leopoldo Trieste, Franco Fabrizi, tutti dei grandi. Ma il cast è molto più ricco. Mi ha ricordato Amici miei per le amicizie, non per il genere. Qui non c'è tempo per fare scherzi, è ambientato in un epoca in cui avevano ben altro per la testa per pensare a divertirsi come facevano i grandi comici di "Amici miei".
Ho odiato comunque molto il personaggio di seduttore di Fabrizi. Traditore più che altro, senza rispetto, egoista e quel che segue. Pentito poi, per fortuna, ma non so quanto e se crederci.

VOTO: 8

lunedì 27 febbraio 2012

L'omaggio al cinema di 'Hugo Cabret'

Appassionati di cinema, reduci dall'edizione degli Oscar numero 84, voglio parlarvi del film vincitore di 5 statuette, Hugo Cabret. Per la regia di Martin Scorsese, un italiano al timone del cinema americano insieme ad altrettanti registi di origine italiana, il suo ultimo film è un omaggio al cinema. E' il cinema del cinema, è un metacinema ma soprattutto trionfa in una notte tutta dedicata alla settima arte. Ricordo il gran vincitore della cerimonia, l'originale (oggi e pure agli inizi) The artist, dalla Francia che è stata la culla del cinema neonato.
Hugo Cabret, con molta  fantasia e con delle scenografie (per cui sono stati premiati dall'Academy gli italiani Lo Schiavo e Ferretti) capaci di far sognare grandi e piccoli ci presenta le origini e il tramonto forse mai avvenuto del grande padre del cinema, ma soprattutto di scenografie e montaggio. Perchè non esistevano solo i fratelli Lumiere. Georges Melies, un grande mago che partendo dalla tecniche teatrali della meraviglia, con la prestidigitazione irrompe nel cinematografo dei Lumiere e rinnova il cinema appena nato, ed'è per questo ancora oggi ricordato per delle tecniche che sono tuttora usate. Commovente, con una sceneggiatura sicuramente non solidissima, ma che è capace di reggere dall'alto di quella torre dell'orologio che da il tempo alla Parigi del primo decennio del novecento. Gli effetti e la fotografia lo rendono un capolavoro, così come l'interpretazione del piccolo Hugo e del grande Melies, e lo scenario rende questo film memorabile, puntando sull'aspetto a cui Melies probabilmente teneva di più.
Ho sentito da qualche parte che con "The artist" e "Hugo Cabret" Hollywood sia voluta tornare alle remote abitudini in un periodo di crisi. Riciclare è bene, se è fatto con un tocco di modernità come hanno fatto questi due registi, e poi si sa che tutto viene lodato se riporta alla luce il passato di un'arte come il cinema, soprattutto quindi se ricorda le origini di chi dall'Academy è chiamato a votare.
L'Italia si porta a casa un premio quest'anno, e già qualche regista ha preso il microfono in mano per lanciare un messaggio: "Rischiare con idee nuove". Ebbene questo lo pensiamo tutti, chi guarda il cinema e chi lo fa, solo che questo messaggio infastidisce un po' venendo da un regista  che altro non firma se non commedie italiane tutte uguali ai prodotti di altri. Chi è già regista affermato ha il dovere di fare e arrivare lontano se ha deciso di lavorare per questo, ci vuole patriottismo e orgoglio, oltre che volontà e talento. Chi ha una voce la non la usi, ma faccia. E' il miglior modo per farsi sentire, e abbiamo tutte le carte in regola perchè l'America ci senta. Il nostro passato non vi dice niente? Voi che potete, FATE!

A Hugo 8

sabato 21 gennaio 2012

"Il gladiatore" visto dopo anni dalla sua uscita

Meno male che ho amicizie che mi danno buoni consigli cinematografici, altrimenti chissà dove arriverei con la mia passione per il cinema spagnolo.
Solo qualche settimana fa ho visto ad anni dalla sua uscita nelle sale, Il gladiatore. Partita forse con i miei soliti pregiudizi che parlavano a vanvera dicendo "Ma a me non piace questo genere di film!". Ma d'altronde solo con la forza l'avrei visto un film così. Se mi è piaciuto? Si, mi è piaciuto, ma mi è piaciuto nel suo aspetto di colossal. Ho apprezzato lo sforzo con cui è stato fatto, si vede che è costato un sacco di soldi e che è curato nei minimi dettagli. Sembra di trovarsi davvero nell'epoca romana!
Ma c'è una cosa che di questo film mi fa soffrire. Che è un film interamente americano... forse si sarebbe dovuto chiamare "Americani a Roma".

Ps: Ma lo sapete che a Roma da anni lasciano marcire la tomba del vero gladiatore pur sapendo dove si trova? E viva l'Italia!
VOTO: 8

giovedì 5 gennaio 2012

"Bellissima" di Luchino Visconti con Anna Magnani

Alternare film moderni a film vecchi non fa male, anzi. Si possono fare tanti confronti, farsi una cultura, ammirare il passato, il che non guasta. E la superiorità cinematografica dell'Italia che da un po' ci ha abbandonati. Insomma, guardate più film del passato che sono belli!
Tempo fa ho visto Bellissima, di Luchino Visconti, con Anna Magnani e Walter Chiari. Un signor film, dunque. Si racconta di una madre disperata e senza una lira, che fa partecipare la figlia di 5 anni a un concorso di bellezza per essere a sua volta la protagonista di un film. Lo stile è quello che possiamo immaginare, la Magnani nel suo tipico ruolo da romana poveraccia e Visconti non perde l'occasione per girare sequenze molto lunghe e con uno zoom lontanissimo, tanto che in certi punti dovevo sforzare la vista perchè la lunghezza focale non è indifferente, gli attori dovevano essere molto lontani!
Per il resto la storia è bella, è commovente e c'è da aspettarselo. Quei film avevano uno scopo, e nel loro scopo riuscivano pienamente. E oggi, oggi il cinema italiano che scopo ha?

VOTO: 8

martedì 14 giugno 2011

Questo è il secondo passo: schiaffo a Berlusconi al Referendum

 
Più felice di così non potrei essere. Oggi gli italiani si sono destati dal forte e profondo sonno che li aveva assopiti per anni e hanno dato dimostrazione di grande fermezza, tra le tante cose. Gli italiani sono stufi di sentire sempre la solita solfa, e anche se non con giusta partecipazione, hanno preso una scelta che si aspettava da tempo e che insieme alle amministrative è il secondo passo verso il risorgimento italiano. Un 57% non è male, ma è assurdo che solo poco più della metà degli italiani abbia detto SI. Poteva andare meglio, ma poteva andare pure peggio.
Italia libera da questa dittatura legittimata una volta per tutte! Italia, ancor di più fatti desta!

domenica 12 giugno 2011

Quando il Sud mi delude...

Sono davvero ma davvero indignata da quello che sta succedendo nei seggi elettorali d'Italia in queste ore. Affluenza ai seggi più alta in tutte le regioni del nord e bassissima in tutto il sud, Sicilia inclusa. Ma come è possibile? Nella stessa Lombardia, cioè in casa, Berlusconi perde, e poi arriviamo noi e non andiamo a votare? E' realmente vergognoso, è inaudito. Mi dispiace dirlo ma credo proprio che sia per colpa dell'ignoranza che la gente non ci sta andando, non c'è altra spiegazione. Solo perchè il presidente del consiglio ha detto di non andare, la gente come tante pecore lo segue. Che poi, vogliamo parlare di un presidente del consiglio che consiglia di boicottare un referendum? Appunto sorvoliamo.
Italia, e sud in particolare, SVEGLIATI!!! Solo un 30% non è possibile, siamo una vergogna per il mondo!

ANDARE A VOTARE E' UN DIRITTO... 
MA E' ANZITUTTO UN DOVERE!!!

sabato 11 giugno 2011

Essere italiana è anche questo

Per la prima volta non scriverò di cinema. Per la prima volta non ho un film da commentare o una recensione da fare. Questo post non nasce dallo spunto dato da un'opera cinematografica. Ma è la riflessione dell'essere italiana, oggi. Proprio oggi 11 giugno, per l'esattezza. In vista di un evento che ricorderemo a vita, in qualunque modo vada.
Mi ricordo che le prime elezioni dopo i miei 18 anni riguardavano un referendum, e io non andai a votare. Mio padre si incazzò molto con me, quasi non mi parlò per due giorni. Lui e mia madre dicevano che il primo voto era importante, ma non ho mai capito il perchè. Dicevano che quando un giorno dovrò trovare lavoro, l'assenza del primo voto potrebbe essere un punto a mio sfavore. Mi sembrava assurdo, e mi sembra ancora, così non ci andai. Oggi, a distanza di 3 anni, mi rendo conto di aver fatto una gran cazzata.
Spesso le persone mi dicono: "A me non interessa la politica, non vado a votare". Io penso che non esiste politica di fronte ai nostri doveri. Cos'è la politica? Non dobbiamo lamentarci che le cose non vadano come vogliamo se noi non facciamo niente per farle cambiare. Sicuramente niente cambia da solo. Da solo non può fare altro che peggiorare. Ed'è nostro dovere partecipare e fare i nostri interessi, perchè non andando a votare non dobbiamo credere di far dispetto a qualcuno. Lo facciamo a noi stessi. Dobbiamo essere attivi e ci dobbiamo interessare a un referendum perchè non è la scelta di chi far salire al governo, ma ci vengono date due opzioni che riguardano la nostra vita e dobbiamo scegliere quella giusta per vivere meglio. Mi rendo conto che non andare a votare è come volersi escudere e disinteressarsi a proprio discapito. Non possiamo far scegliere agli altri. Se io e mio marito abbiamo un figlio e c'è da decidere in che scuola iscriverlo, e io dico a mio marito: "Fai tu", il bene di chi faccio? Mi interessa o no l'educazione di mio figlio? Voglio o no avere voce in capitolo per quella che è la sua vita e per un suo futuro migliore? E l'Italia è questo, è nostra madre ma è anche una figlia da crescere. Non possiamo adagiarci sugli allori di quello che è stata, perchè se un tempo è stata una grande Nazione è perchè c'è gente che ha versato del sangue e che a costo della sua vita l'ha difesa con tutto se stesso. Amiamola, perchè ci da soddisfazioni incredibili, ma non pretendiamo di ottenerle senza fare niente, raccoglieremo i frutti solo dopo aver seminato. Prendiamoci cura di questa nazione e facciamolo a piccoli passi, con SI SI SI SI, o con NO NO NO NO. O come volete voi, se avete le vostre ragioni per farlo. Ma non andate a votare solo per sentito dire, o non restate a casa solo perchè non sapete. Basta accendere la tv e si sente ovunque in cosa consiste il referendum abrogativo. Non disinteressiamoci vi prego! E' importante, se non lo facciamo noi chi lo farà? Il tutto parte singolarmente da ciascuno di noi. Restiamo uniti! Non lasciamo fare a chi ci rappresenta se non siamo sicuri di chi ci rappresenta, o anche se ne siamo sicuri, diamo il nostro parere. Quando firmate un foglio voi leggete cosa state firmando o vi fidate ciecamente? Ecco, l'Italia è questo, è una ufficialmente democrazia ma il foglio che siamo noi a firmare poi passa a chi fa per noi l'italiano.