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lunedì 27 febbraio 2012

"Shutter island" ambiguo Di Caprio

Consigliato da tutti e apprezzato dalla critica, Shutter island mi ha fatta pentire di non averlo visto al cinema quando è uscito. Di Martin Scorsese con Leonardo di Caprio, mi ha fatto apprezzare anche quest'ultimo che credo di aver visto prima d'ora solo in Titanic. Non è mai tardi per rimediare su queste cose, e anche se l'ho visto con un audio deludente, il film è degno di entrare tra i migliori film da me visti, è proprio nel mio stile.
Un thriller psicologico degno di essere chiamato tale, che racconta una storia che non posso riassumere per ovvi motivi, e in cui si capisce solo alla fine come stanno le cose, nonostante il finale apaprentemente lasciato ad una libera interpretazione. Grandissimo Di Caprio e grandissima la storia. Tutto quello che ha a che fare con la psiche mi sembra affascinante e lo è ancora di più se ci sono di mezzo delle circostanze misteriose tipiche del thriller. Un connubio perfetto, e lodato sia il cinema che permette di unire tra loro elementi che prima delle sua invenzione camminavano separati. La musica fa molto, e il buio collabora a tenerci incollati allo schermo. Credo sia un film da vedere e per cui vale una frase che tanto amo, niente è come sembra. Riassume tutto il film, e aggiungere altro non credo sia giusto, sarebbe come rivelare tutto. Vedetelo!

VOTO: 9

L'omaggio al cinema di 'Hugo Cabret'

Appassionati di cinema, reduci dall'edizione degli Oscar numero 84, voglio parlarvi del film vincitore di 5 statuette, Hugo Cabret. Per la regia di Martin Scorsese, un italiano al timone del cinema americano insieme ad altrettanti registi di origine italiana, il suo ultimo film è un omaggio al cinema. E' il cinema del cinema, è un metacinema ma soprattutto trionfa in una notte tutta dedicata alla settima arte. Ricordo il gran vincitore della cerimonia, l'originale (oggi e pure agli inizi) The artist, dalla Francia che è stata la culla del cinema neonato.
Hugo Cabret, con molta  fantasia e con delle scenografie (per cui sono stati premiati dall'Academy gli italiani Lo Schiavo e Ferretti) capaci di far sognare grandi e piccoli ci presenta le origini e il tramonto forse mai avvenuto del grande padre del cinema, ma soprattutto di scenografie e montaggio. Perchè non esistevano solo i fratelli Lumiere. Georges Melies, un grande mago che partendo dalla tecniche teatrali della meraviglia, con la prestidigitazione irrompe nel cinematografo dei Lumiere e rinnova il cinema appena nato, ed'è per questo ancora oggi ricordato per delle tecniche che sono tuttora usate. Commovente, con una sceneggiatura sicuramente non solidissima, ma che è capace di reggere dall'alto di quella torre dell'orologio che da il tempo alla Parigi del primo decennio del novecento. Gli effetti e la fotografia lo rendono un capolavoro, così come l'interpretazione del piccolo Hugo e del grande Melies, e lo scenario rende questo film memorabile, puntando sull'aspetto a cui Melies probabilmente teneva di più.
Ho sentito da qualche parte che con "The artist" e "Hugo Cabret" Hollywood sia voluta tornare alle remote abitudini in un periodo di crisi. Riciclare è bene, se è fatto con un tocco di modernità come hanno fatto questi due registi, e poi si sa che tutto viene lodato se riporta alla luce il passato di un'arte come il cinema, soprattutto quindi se ricorda le origini di chi dall'Academy è chiamato a votare.
L'Italia si porta a casa un premio quest'anno, e già qualche regista ha preso il microfono in mano per lanciare un messaggio: "Rischiare con idee nuove". Ebbene questo lo pensiamo tutti, chi guarda il cinema e chi lo fa, solo che questo messaggio infastidisce un po' venendo da un regista  che altro non firma se non commedie italiane tutte uguali ai prodotti di altri. Chi è già regista affermato ha il dovere di fare e arrivare lontano se ha deciso di lavorare per questo, ci vuole patriottismo e orgoglio, oltre che volontà e talento. Chi ha una voce la non la usi, ma faccia. E' il miglior modo per farsi sentire, e abbiamo tutte le carte in regola perchè l'America ci senta. Il nostro passato non vi dice niente? Voi che potete, FATE!

A Hugo 8