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mercoledì 18 aprile 2012

"Albert Nobbs"

Alternando film molto vecchi con film usciti da poco tempo e che pochi avranno visto, ieri mi è capitato di vedere Albert Nobbs. Dico "che pochi avranno visto" perchè immagino che gli italiani abbiano prestato più fiducia a film meno impegnativi, dato che un film come questo è rimasto nelle sale della mia città per pochissimo tempo, nemmeno il tempo di rendermi conto che era uscito! Così l'ho visto in altro modo e la qualità era abbastanza buona.
Mi è piaciuto e mi ha fatto moltissima tenerezza la protagonista, o il protagonista. Mi è sembrata una storia originale perchè a quell'epoca era davvero difficile conoscere storie come quelle di Albert che nemmeno ricorda cosa voglia dire essere donna, talmente era entrato nella parte. Una omosessualità non del tutto chiara ai miei occhi, credo si sia trattato più di rientrare in pieno nella categoria che lei aveva fatto sua, quella di uomo. E da lì, prendere moglie e riuscire a vivere felice... forse per mettere a tacere anche ogni solo pensiero che avesse fatto dubitare che Albert fosse diverso da quello che sembrava. Ma credo che fosse così poco femminile in quella parte, che a nessuno potesse venire il dubbio. La protagonista, la grande Green Glose per questo credo che meriti un enorme applauso senza fine. Non ha vinto l'Oscar ma ha avuto la nomination, e credo che se lo sarebbe davvero meritato, senza nulla togliere alla Streep, visto che comunque non ho ancora visto The iron lady. Credo comunque, se mi è permesso di dirlo, che la bellezza del film sia legata quasi esclusivamente all'interpretazione della Glose, perchè questo è l'elemento davvero particolare. Inoltre ho letto che l'attrice anni prima aveva interpretato lo stesso personaggio, tratto da un libro, a teatro, e aveva voluto portarlo al cinema, infatti la sceneggiatura è firmata anche dalla Glose.
Non voglio entrare in merito al finale del film, altrimenti svelerei tutto, posso solo ricollegarmi a quello che ho detto all'inizio, e cioè che ho avuto molta pena per la vita che ha avuto Albert, e per quella che gli è stata negata a causa di sfortunati trascorsi.

VOTO: 8

martedì 21 giugno 2011

"Mamma mia!"

Da troppo tempo non scrivo. Da sabato forse. Sono stata super impegnata diciamo...
Mi va di parlare di un musical famosissimo, uno dei pochi film musicali che ho visto e che oltre ad intrattenere lo fa a pieni voti. Mamma mia!, made in Abba, musicalmente parlando, mentre se vogliamo parlare della recitazione, Meryl Strepp la troviamo eccellente e adatta a qualsiasi situazione, oltre ad essere una delle poche attrici che ho visto interpretare personaggi di diverse età anche oltre i 60 anni e riesce molto bene a fare la quarantenne! Bella e brava davvero!
La storia è carina, è quella di una ragazza che convoca alle sue nozze i suoi tre possibili padri sperando, conoscendoli, di capire qual'è quello vero visto che la madre non vuole dirlo perchè forse manco lei lo sa. Bella situazione, diventa comica e divertentissime le musiche. Il musical a teatro non l'ho mai visto, ma lo immagino, dopo aver visto il fantastico film che è solo del 2008. Ma poi nel film ci sono, oltre alla Strepp, i bellissimi Pierce Brosnan e Colin Firth! E ho detto tutto... Povero Colin, non è la prima volta che fa la parte del gay, no? E mi viene da dire: ammazza Meryl! Non si faceva mancare proprio nulla! Ha una faccia così tenera! Ma poi, a chi salterebbe mai in mente di chiamare tre possibili genitori per le proprie nozze? E' chiaro che rischi di rovinarti il giorno più bello, devi essere proprio pazza! Che coraggio!

VOTO: 8

martedì 14 giugno 2011

"L'indiscreto fascino del peccato"

Inutile negarlo, il peccato ha un certo fascino. Lo sanno bene le protagoniste, tutte suore, di Entre tinieblas (L'indiscreto fascino del peccato). Un gran cast ancora alle prime armi (si fa per dire), 1983 l'hanno di uscita, ma già Carmen Maura, Marisa Paredes e Julieta Serrano erano delle grandi.
Ma non credete che siccome il film parla di suore Almodovar fosse cattolico. Ma per niente. Il film è una grande critica alla Chiesa, è la dimostrazione esagerata che anche in quegli ambiti c'è di tutto. D'altronde perchè dovrebbero essere tutte sante se sono esseri umani? Ogni suora rappresenta un peccato, ognuna ha uno se non più punti deboli e ne è consapevole. C'è una lesbica, una drogata, ma tutte ovviamente parodiate, grottesche figure almodovariane che nonostante (o per) il tema ci fanno ridere. Il pretesto è l'arrivo al convento che raccoglie le peggiori peccatrici della zona, di una cantante che farà uscir fuori il peggio delle devotissime residenti della casa. Ma strepitoso più di tutti è il momento musicale in cui la Serrano che interpreta la giovane cantante, canta un brano che mi piace moltissimo, dal titolo Salì porque salì. Un ritmo coinvolgente, ma anche molto provocatorio visto dove è inserito... Lo consiglio vivamente, per chi si vuole divertire mettendo da parte un giudizio da bigotta. Per guardare di film di Almodovar la morale deve essere messa da parte. E' "solo" un film.


VOTO: 8

domenica 12 giugno 2011

"Pepi, Luci, Bom e le altre ragazze del mucchio"

Tra il vecchio e il nuovo Almodovar resto sicuramente col nuovo. Però conoscere l'intera filmografia di un regista che ti piace è il minimo che possa fare. Ma vedere un film dell'80 come Pepi, Luci, Bom y las otras chicas del monton (Pepi, Luci, Bom e le altre ragazze del mucchio) è stato devastante. Me ne avevano parlato male, sapevo che fosse un film molto ma molto particolare e di dubbio gusto, ma mi ha anche per questo incuriosita. E' uno dei primissimi suoi film, se non il primo. Vediamo una giovanissima Carmen Maura, già sua musa da allora. A me non piace moltissimo, preferisco Marisa Paredes. Tutto muove dalla violenza subita da una ragazza (Carmen Maura) e dalla sua vendetta nei confronti dell'uomo che le ha fatto questo. Vendetta presa in maniera soft, voglio dire, non ne fa un dramma. Tipico dei suoi film è sdrammatizzare qualunque cosa. E si vendica portando nel suo gruppo di pervertiti la moglie dell'uomo, una lesbica repressa. Ci sono scene allucinanti e che non commenterò, puro feticismo. Ma soprattutto stupisce il modo di rappresentazione. Molto colore, come al suo solito, ma sembra di trovarci in un fumetto! E la locandina non può smentirmi! In Almodovar tutto è riconducibile al sesso, secondo me sarebbe stato un ottimo pupillo per Freud... Ovunque omosessualità, droga, alcohol alla base di tutto, ma soprattutto delle pseudo orge che solo Almodovar poteva mettere in un film.
Non è un bel film, ma sinceramente mi ha fatto ridere. Almodovar ha una strana capacità di individuare soggetti anomali e renderli ridicoli sottolineandone ed evidenziandone le peculiarità. Tutto elevato al massimo!

VOTO: 4

Tacones lejanos o... "Tacchi a spillo"?

Almodovar è uno di quei registi che o lo ami o lo odi. La sua maniera di fare cinema non è normale, è fuori dal comune. Ha un gusto particolare, ha una sua concezione del bello e dell'arte. Ma soprattutto il suo è un cinema di eccessi, dove si valorizza la stranezza e il bello è quello che non siamo abituati a vedere. E poi Almodovar è tremendamente trasgressivo e non si pone autocensure. I suoi film in questo senso sono tra i più esagerati che ho visto. Molte persone che conosco non lo apprezzano, io lo trovo un grande regista. Nelle sue opere è tutto calcolato, niente è messo a caso, cura l'estetica fino ai minimi dettagli. E poi il suo è un giro di attori privilegiati. Almodovar è un trampolino di lancio e non è facile arrivarci. I film del primo Almodovar sono di dubbio gusto, io stessa non li apprezzo, ma ad un certo punto della sua carriera la svolta. Adesso si è gettato sul trhiller.

Amo moltissimo dei suoi film, li ho visti quasi tutti. Ma uno di quelli che mi piace di più e Tacones lejanos (Tacchi a spillo). Marisa Paredes, grande musa di Almodovar è la madre snaturata di Victoria Abril, altra grande del cinema almodovariano. Nel loro rapporto di amore-odio troviamo uno strepitoso Miguel Bosé nei panni di una drag queen su imitazione della Paredes. Il tutto è peggiorato da un omicidio, e la vicenda è ingarbugliata, la trama ricca, come i film dell'ultimo Almodovar. Il binomio Paredes-Abril è brillante, non si potrebbe chiedere di meglio. Se i risultati sono questi... viva le sue muse!

venerdì 27 maggio 2011

Medem e la sua "Habitacion en Roma"

L'ho sempre pensato che i film spagnoli hanno un tocco in più di quelli italiani degli ultimi tempi. Ma un tocco in più in molti campi. Noi italiani siamo per tradizione i più puritani, ci autocensuriamo, e spesso non facciamo male. Ma gli spagnoli non conoscono davvero limiti! Non voglio però di certo fare la moralista o la bigotta in questo senso. Sono semplicemente realisti, e lo ammiro. Anche se a volte a mio avviso esagerano.
Mi è capitato spesso di sentir parlare di un tale Julio Medem. Conoscete? Io solo di nome fino a poco tempo fa. So che ha fatto un film che anni fa mi è capitato erroneamente di scaricare, "Lucia y el sexo", e che ho subito cancellato visto il titolo, infatti avevo preso il solito pacco di eMule che ti fa scaricare un film passandolo per un altro. Poi anni dopo parlando con amiche ho scoperto che è un bravo regista spagnolo, lo stesso di Habitacion en Roma (Room in Rome). 
E poichè quella sera non sapevo cosa guardare, visto che questo film era da poco uscito al cinema e già avevo la possibilità di vederlo in streaming (in più la rivista di cinema "Fotogramas" ne parlava bene), decisi di vederlo. Ovviamente non era niente di quello che mi aspettavo. Per quello che so su "Lucia y el sexo" senza averlo mai visto, pare che sia sempre su quello stile, se addirittura non peggio (o meglio, direte).
Una delle due protagoniste di questo film è Elena Anaya, di cui avrete sicuramente sentito parlare ultimamente per la sua presenza a Cannes con il nuovo film di Almodovar in concorso, La piel que habito, che aspetto con ansia. Lei è bravissima, davvero una gran attrice. La sua compagna in questo viaggio italiano è un'attrice russa, Natasha Yarovenko, pressocchè sconosciuta, almeno a me.
Il film, apparte le scene molto dirette, ha qualcosa di interessante in se. Racconta la storia di due ragazze ognuna per conto proprio in viaggio a Roma, che una sera si conoscono in un locale e finiscono la serata insieme. Una è omosessuale, l'atra no. Le due non si conoscono completamente, ma partendo dall'attrazione fisica portano avanti per un'intera notte una sorta di conoscenza l'una dell'altra. Conoscenza che però non può trovare riscontro in nulla, visto che non se ne può accertare la veridicità. Ognuna si racconta, a piccoli passi, con brevi episodi della propria vita, ma in realtà non si può dimostrare se le due stanno raccontando il vero su di loro. Potrebbero essere chiunque, potrebbero star mentendo. E di fatto lo fanno. Questa è una guida di quello che succede quando ci troviamo di fronte a uno/a sconosciuto/a. Il processo di conoscenza che si avvia in automatico e nasce naturale, e la curiosità di volersi scoprire quando sentiamo attrazione o curiosità per qualcuno, uomo o donna che sia. Inizialmente, il mio giudizio imminente è stato negativo. Mi sembrava un film noioso e ridicolo. Ma a pensarci bene, Medem ci vuole presentare una storia senza pregiudizi, in cui noi conosciamo dei personaggi quanto loro stessi conoscono di loro. Niente. Come niente sapeva l'una dell'altra. E lo scopriamo insieme, ci meravigliamo con loro, e seguiamo con attenzione quel percorso che porta il personaggio a spogliarsi completamente di ogni maschera, per vederlo per quello che è. Interessante, insomma. A volte un film che sembra essere fatto per altri scopi, con molto risparmio sui vestiti, e di cui abbiamo pregiudizi, ha invece un suo significato.

VOTO 6

lunedì 23 maggio 2011

"Viola di mare"

Mesi e mesi fa ho visto un film che mi è piaciuto così tanto da dubitare che fosse italiano. Ok, scherzo.
Ma parlando sul serio, "Viola di mare" è un film meraviglioso. Prodotto da Mariagrazia Cucinotta e diretto da Donatella Maiorca, è un film tutto al femminile. La storia è quella di due donne innamorate l'una dell'altra già da piccole. Lo sfondo è tra i più terrificanti, nonchè Sicilia anni '60. Paura, vero? In effetti da siciliana non immagino nemmeno cosa voglia dire essere nei panni di quelle due povere ragazze di fronte ad una mentalità così difficile com'era quella della mia terra fino a non molto tempo fa. Essere omosessuale è ancora un problema oggi in città più emancipate come Milano, immaginiamoci a Palermo 50 anni fa! Terrificante già solo l'idea. Troppo onore e vergogna, troppe menti chiuse e che fanno passare per amore quello che è semplicemente orgoglio personale di padre o di madre. Non c'è niente di amore in tutto il film, c'è solo egoismo da parte di un padre interpretato da Ennio Fantastichini per l'ennesima volta nel ruolo di padre aggressivo e troppo pieno d'onore che deve combattere contro un figlio omosessuale. Le due innamorate in questione sono le bravissime Valeria Solarino e Isabella Ragonese. Sconoscevo entrambe prima di vedere questo film, e sono rimasta davvero complita dalla loro bravura, questi si che sono giovani talenti e protagonizzano i migliori film italiani negli ultimi anni. Valeria Solarino ho avuto modo di vederla in altri film e mi è piaciuta, è davvero una brava attrice. La Ragonese la preferisco tra le due nonostante abbia solo visto questo film con lei. Quindi forse ancora è presto per un parere definitivo.
Una delle cose che più mi ha colpito è l'enorme quantità di scene di sesso tra due donne. Vedere cose così nel cinema italiano credevo fosse impossibile, anche se ormai ci sono abituata vedendo molto cinema spagnolo (gli spagnoli non si pongono limiti). Davvero ma davvero strano che il film non sia stato censurato! Conoscendoci...
La storia è realistica, affronta un tema tabù per quegli anni in Sicilia ed'è molto triste vedere la trasformazione a cui viene sottoposto il personaggio della Solarino, fatta passare per uomo dal violento padre. Le vengono tagliati i capelli e viene fatta riconoscere al mondo come uomo, quando tutti in paese sapevano che era donna. Tutti accettano la nuova imposizione del padre e lei viene così continualmente umiliata a dover vivere come vergogna il suo modo di essere, senza nonostante tutto impazzire e commettere follie, anzi sempre convinta di quello che vuole. Lei è l'uomo in tutto questo, e il suo ruolo suscita molta pena rispetto a quello della compagna Ragonese. Ancora più pena suscita il finale drammatico che ci mostra una donna trasformata in uomo ma nonostante tutti i sacrifici e umiliazioni sola, dopo tutto quello che aveva passato. Ancora più triste pensare che una realtà così chissà quante volte sia successa.
Una storia bellissima, che mi ha tenuta interessata fino alla fine e che consiglio vivamente a chi non l'ha ancora vista! Inizialmente forse sembra avere un ritmo un po' lento, il film dura molto. Però da metà film tutto comincia a prendere forma e diventare interessante quanto più drammatico. Complimenti agli sceneggiatori!

VOTO 7