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sabato 24 maggio 2014

"Yves Saint Laurent" il film (tanta roba per gli occhi)

Di recente ho visto Yves Saint Laurent, il film che racconta la storia difficile di un ragazzino innocente ma con un talento fuori dal comune che diventa capo di una famosa maison di moda di Parigi negli anni '50. E' proprio il papà della firma famosa che non tutti possiamo permetterci, un personaggio molto interessante e che mi fa venir voglia di vedere tanta roba biografica!

Il film è molto scorrevole, sembra di leggere un libro ben scritto, è raccontato in maniera lineare, fine all'idea che vuole dare di un artista che deve fare i conti con il suo talento. Oh, si, penso che faccia soffrire tanto il talento. Gli attori sono anch'essi talentuosi, soprattutto il giovane attore che interpreta lo stilista. Ho trovato piacevoli le immagini, le scenografie. Parigi rende tutto bello, come anche i vestiti dell'epoca. I costumi meritano un Oscar!

Consiglio davvero di vederlo, passerete quasi due ore spensierate e rilassanti, non è un film che richiede tanta partecipazione, cari voyeuristi... basta guardare e ammirare.

VOTO: 6

lunedì 21 maggio 2012

"Il padre dei miei figli"

Quanti film masterizzati su DVX e che ancora non ho visto. Molti non sono quello che volevo scaricare. Intendo dire che cercando un altro film ne trovo uno che si chiama allo stesso modo e magicamente finisce nella mia pila di DVX, Succede, e per la seconda volta non sono rimasta delusa dallo sbaglio.
Ho visto Il padre dei miei figli, un film francese del 2009 che fu presentato lo stesso anno a Cannes. Gli attori non li conoscevo, eccetto la moglie dei protagonista che è italiana, Chiara Caselli.
La storia è quella di un produttore cinematografico che manda il rovina la sua casa di produzione e non potendo reggere il dolore del fallimento si suicida. Ma non è così commovente come sembra, perchè per tutto il film quello che vogliono farci credere è un po' diverso. L'uomo viene presentato come una persona abbastanza equilibrata, che ama la sua famiglia prima di tutto, che da opportunità ai giovani registi esordienti offrendosi di produrli, e molto generoso. Anche quando si rende conto che sta per fallire non sembra avere reazioni sofferte, per cui il suicidio piomba dal nulla senza che nessuno se lo aspetti, nè la sua famiglia nè noi che assistiamo da casa nostra alla storia. Questo non mi è piaciuto per niente, perchè non c'è assolutamente nulla che possa far presagire l'atto estremo. Sarà forse originale per qualcuno, ma una reazione del genere non può non essere introdotta prima di succedere, anche perchè il protagonista è proprio l'uomo che si toglie la vita, dovremmo conoscerlo bene e sapere più di lui e della sua situazione psicologica. Sappiamo solo che era buono e allegro, e dubito che chi abbia un carattere del genere si spinga a questo livello. Soprattutto avendo tre figlie piccole. Ma siccome così corro il rischio di sembrare una appena caduta dalle nuvole, poichè queste cose succedono e ne sentiamo ogni giorno, allora non riesco a trovare una spiegazione alla storia.
Lui lascia la moglie nei guai, e lei non sembra occuparsi di quello che sentono i suoi figli. La più grande di queste, di quindici anni circa, soffre molto perchè alla madre non sembra interessare quello che lei vuole e pensa, e dopo aver perso un padre, è come aver perso pure la madre.

VOTO: 5

mercoledì 18 aprile 2012

"The artist"

Recuperare il passato è bellissimo se ha l'effetto che ha avuto in chi ha visto The artist. Con Hugo Cabret abbiamo visto che quest'anno il cinema americano e non, ha celebrato se stesso, il suo passato e la sua grandezza. E le sue origini in una rivisitazione presente è quello che si vede in questo film in bianco e nero e muto di produzione francese. Non sono riuscita a trovare qualcosa di negativo in questo film, è divertente, impegnato, ben curato, interpretazioni magnifiche di Jean Dujardin e Berenice Bejo, e trama davvero carina. E' stato bello tornare nel passato e riproporre il linguaggio con cui il cinema è nato, e con cui poi si è trasformato con l'avvento del sonoro a cui questo film dedica la parte finale, anche se ovviamente celebra interamente il muto.
Un merito particolare merita il cagnolino del film divenuto tanto famoso anche per altri film fatti, e fa una tenerezza! Dujardin invece ha un fascino unico e lo estende a tutto il film, perchè fare un film senza parlare è molto ma molto difficile, le parole coprono le imperfezioni, mentre parlare con il volto e coi movimenti fa degli attori di questo film dei veri professionisti! Altra cosa che mi ha positivamente meravigliata è che nonostante ci fosse di mezzo una storia d'amore come sfondo, non mi è sembrata affatto scontata, anzi non vedevo l'ora che arrivasse il suo momento! Chi non l'ha visto si affretti, comincia a trovarsi in giro...

VOTO: 10

mercoledì 4 gennaio 2012

"Midnight in Paris" all'insegna del Surrealismo

Dalì, Buñuel, Picasso, Hemingway e tanto altro in Midnight in Paris firmato Woody Allen. Curiosa di vederlo per soppiantare la delusione subita all'uscita del cinema dopo aver visto Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni, Midnight in Paris è sicuramente migliore del precedente. Non mi resta altro che aspettare con molte aspettative Bop Decameron trasformato in Nero Fiddled perchè pochi italiani sapevano cosa fosse il Decameron, ed'è qui che mi cadono le braccia. Ma tralasciando questa piccola parentesi di amarezza nazionalista italiana, andiamo a questa mezzanotte parigina di Owen Wilson.
Il cast è ricco, come in tutti i film di Allen, che quando la storia non è niente di speciale solitamente lo riempie di figurine, ma non è esattamente questo il caso. Sono molti gli attori famosi e bravi e qui la storia c'è. Il Surrealismo la caratterizza, surrealismo come genere e Surrealismo come corrente artistico-letteraria. Così come è surreale quello che accade al protagonista, Wilson, che ogni sera a mezzanotte sale su un'auto d'epoca e viene trasportato in un tempo lontano, la Parigi anni 20. Sembra un sogno, sembra quello che lui immagina e tanto desidera pur di fuggire a una vita che non fa esattamente al caso suo, e in un momento delicato di precarietà e incertezza lavorativa, dove deve scrivere un romanzo ma gli manca quel qualcosa per renderlo magico. E sono sicura che dopo questa fantastica esperienza l'abbia trovato, per lo meno Hemingway gli ha dato più di un suggerimento. Conversazioni tipicamente alleniane, perchè per me Allen è un regista a cui piace tanto far conversare i personaggi e ci riesce magnificamente perchè è uno dei pochi a non farmi annoiare in minuti e minuti di parole e parole senza azione. E in queste conversazioni mi sono arrivate molte cose, come non avrebbe potuto essere altrimenti per una come me che sogna di sceneggiare delle storie, e in questo senso i consigli di Hemingway sono significativi, sono piccole accortezze guida per chi ha una storia e non sa come farla funzionare, perchè sempre si ha la sensazione che manchi qualcosa, anche quando si ha tra le mani la sceneggiatura di Match point.

VOTO: 7

Scelta sbagliata per "Divorce, americane a Parigi"

Stasera credo di aver scelto il film sbagliato. Il cast mi ha ingannata. Naomi Watts, Kate Hudson...si, brava la prima, meno la seconda. Film discreto, nemmeno sufficiente.

La storia sposta le protagoniste dall'America alla Francia e mette a confronto mondi opposti. Quello americano nella sua superficiale tipicità e quello europeo per eccellenza, Parigi di tradizioni e bei modi tanto occupati a salvaguardare l'apparenza.

Film che non mi ha entusiasmata affatto, non racconta niente di nuovo. Eppure dovevo aspettarmelo... 

VOTO: 4

venerdì 30 settembre 2011

"Le donne del sesto piano"

Ho deciso di vederlo perchè mi ricordava, dalla locandina, un film spagnolo molto particolare di Alex de la Iglesia, La comunidad (Il condominio). Forse per la presenza di Carmen Maura, tra le altre Lola Dueñas e Natalia Verbeke. Avevo un lieve presentimento, quello che questo film mi avesse deluso, e siccome in questo periodo le indovino tutte, in effetti mi ha un po' deluso.
Il protagonista si innamora della spagnola Natalia Verbeke, la cameriera di casa che vive al sesto piano insieme ad altre 5 rumorose spagnole. Ma Fabrice Luchini è obiettivamente brutto, e secondo me in questo film non è molto chiaro che si sta innamorando della bella spagnola, anzi sembra proprio imbranato. Anche se come attore lo apprezzo perchè mi è piaciuto il suo ruolo in Le avventure galanti del giovane Moliere con laura Morante. E poi sua moglie, com'è brutta! Ha il viso della classica francese. Carmen Maura si vede pochissimo nel film, ha un ruolo proprio marginale, e questo non va bene. Il personaggio di Lola invece è un po' meglio. Ma poi che caspita vuol dire la fine? Non ha molto senso, e se ce l'ha è banale. Sicuramente rispetto agli altri film francesi che sto vedendo questo non arriva nemmeno alle commedie italiane di questo periodo. Mi stupisce come abbia potuto superare i confini francesi.

VOTO: 5

giovedì 16 giugno 2011

"Un affare di donne"

C'è una questione sulla quale si discute molto e che raccoglie pareri molto differenti. Io ci penso ma non troppo, perchè la parte cattolica di me dice che è omicidio, mentre la parte realistica dice che è omicidio ma che purtroppo esiste anche questo. L'aborto è una di quelle cose che non mi sento di giudicare perchè è una scelta così personale e estrema che può capire solo chi si trova di fronte a una situazione così. Penso che il nostro SI o NO all'aborto non fa testo, conta solo quello che decidiamo di fare quando compare la lineetta blu su quell'aggeggio lì.
A questo proposito Une affaire de femme (Un affare di donne) fa parecchio riflettere, sulle altre cose anche su una scelta come questa. Una donna, interpretata al solito magnificamente da Isabelle Huppert, si improvvisa capace di far abortire un'amica, così si sparge la voce e intraprende cquesta carriera, diventando ricca. Tra le altre cose affitta stanze a donne di cattiva reputazione e mette le corna al marito. Va tutto bene fin quando non ne muore una, e così finisce in carcere e poi condannata alla ghigliottina. Il film è impostato davvero bene, non per niente è diretto da Claude Chabrol, uno dei grandi esponenti della Nouvelle Vague francese, di cui la Huppert è musa e vincitrice della Coppa Volpi a Venezia per questo stesso film. La cosa che da ai nervi in questa storia è che donne sposate e con molti figli erano costrette ad abortire perchè non potevano mantenerli, ovviamente perchè i mariti volevano fare sempre e solo quello. Che storia, povere noi. Per fortuna i tempi sono cambiati e la donna non è costretta a fare solo la madre.

VOTO: 8

mercoledì 8 giugno 2011

"8 femmes"

E pensare che ho quasi scoperto da poco che i francesi fanno cinema... Non per dire, ma se non fosse stato perchè spinta da forze vicinissime, non mi sarei mai incappata in questi film nè spagnoli nè italiani, che sono le cose che più guardo. Ma siccome mi piace scoprire cose nuove, mi sono prestata a queste nuove visioni, complice anche lo stuidio di questi giorni che mi ha rivelato il gran protagonismo della Francia nella storia del cinema. Così, sono arrivata a vedere "8 femmes" in versione originale con sottotitoli niente poco di meno che in spagnolo! Non abbiam trovato quelli in italiano, così mi son dovuta adattare. Devo dire che vedere l'originale nella sua lingua non è paragonabile ai film doppiati. L'autenticità che ti arriva non ha prezzo.
Si tratta di un genere di humor nero alla francese che racconta la giornata un po' particolare di 8 donne (tutte di famiglia o quasi) che si ritrovano nella loro casa isolate dal mondo in seguito alla scoperta del cadavere del marito di una di loro in camera da letto.L'obiettivo è scoprire chi tra loro è l'assassina, visto che a quanto pare tutte avrebbero avuto dei buoni motivi per far fuori l'uomo. Ogni personaggio si presenta a noi con una canzoncina, c'è chi la suona e chi la balla, il tutto con le vere voci dei personaggi e in base a quello che vogliono trasmettere in quel momento della storia. A pochi minuti dall'inizio, per non dire al primo secondo, ti accorgi che si tratta di un film speciale. Sembra di trovarsi a teatro, sia per la scenografia molto colorata che per le riprese sicuramente fuori dagli schemi, ricche di piani sequenza e i inquadrature che schiaffeggiano la regola dei 180° del cinema classico. Tutto fuori dal normale e che attrae la sua attenzione soprattutto sulla maniera di recitare delle attrici protagoniste. Sembrano delle caricature, soprattutto il personaggio della grande Isabelle Huppert. Ogni personaggio è uno spettacolo infinito, e mi ha fatto moltissimo pensare a "Donne sull'orlo di una crisi di nervi" di P. Almodovar, ma anche ad altri film interamente dominati da donne che cercano di farsi spazio difendendo se stesse con tutta la forza. Ma il film che più mi ricorda è "Regine: il matrimonio che mancava", in cui le più grandi attrici spagnole si concedono alla commedia e ci fanno divertire un sacco. Film irripetibili questi. Anche qui come in quello, grandi dive del cinema francese si incontrano.
Moltissimi altri potrebbero essere gli esempi. Ricorda vagamente anche il capolavoro "Famiglia" di Fernando Leon de Aranoa, in cui ci troviamo di fronte una famiglia sicuramente poco normale e che ci riserva innumerevoli sorprese con l'avanzare del film.
La cosa che mi ha sorpresa di più sono gli spezzoni musicali, che contribuiscono a dare la sensazione che sia tutto più che surreale visto che i personaggi si trovano di fronte a un episodio di morte ma sembrano più che tranquille, non si nota alcun turbamento, anzi solo comicità che scatta in noi proprio dal loro atteggiamento.
http://1.bp.blogspot.com/-zeRBTBBuiUs/TaVdw2qC7HI/AAAAAAAAAJc/nmUawSuCM3Q/s1600/8+femmes+4.jpgUn film davvero geniale come l'opera alla quale rimanda. Non me lo sarei mai aspettato dai francesi, e io che li ho sempre sottovalutati... Davvero entusiasta dopo questo film, già ho voglia di rivederlo! Un capolavoro di commedia nera! Ma il riconoscimento maggiore va alle attrici da 10 e lode!

VOTO: 10

"Niente di grave, suo marito è incinto."

La solita storiella che si crede originale raccontando la già vista storia di una coppia che aspetta un bambino ma in cui è il padre ad aspettarlo concretamente. Poi se viene da Marcello Mastroianni e Catherine Deneuve sorprende ancor più...
In realtà il mio giudizio non è poi così severo perchè questo film è stato girato sicuramente prima di ogni classica storiella di uomini incinti, è infatti del 1973 e unisce una brillante coppia del cinema di quegli anni in una commedia divertente e da intrattenimento che giustifica il bizzarro accaduto con "qualche pollo di troppo". Non ho sbagliato a scrivere, voglio dire proprio qualche pollo di troppo. Infatti la governante della coppia preparava pollo tutte le sere per cena e gli ormoni del povero Marco (Mastroianni) avrebbero così reagito a questa insopportabile abitudine provocando questo cambiamento nel suo organismo e anticipando quello che di lì a poco si sarebbe ripetuto più spesso. Insomma Marco sarebbe stato il primo caso di allarme del cambiamento del mondo e degli esseri umani dovuto alla modernità. "Le cose cambiano" a quanto pare, anche se ad un certo punto si scopre che quella pancia da 7° mese era proprio grasso! Ma proprio quando abbiamo tirato un respiro di sollievo per il finale salvataggio della reputazione del film, Marco partorisce! Ahi, ahi, ahi. E dopo di lui, l'intera società francese!

VOTO: 6

sabato 4 giugno 2011

"La pianista" lascia il segno

Ammetto che conosco molto poco il cinema francese, per non dire quasi per nulla. L'unico film che adesso ricordo come film francese... non esiste. Per fortuna c'è sempre chi mi da buoni consigli cinematografici quindi ieri, dopo settimane e settimane di ricerca di uno dei film consigliati, sono riuscita a vedere La pianista di Michael Haneke, con Isabelle Huppert e Annie Girardot. La mia amica spagnola, parlando di film molto forti e in particolare del Cigno nero con Natalie Portman uscito quest'anno e che ha sconvolto il pubblico, mi ha riferito che nel 2001, quando uscì nelle sale spagnole La pianista, l'impatto fu fortissimo, si registrarono per giunta 11 casi di persone svenute al cinema durante la visione. Consapevole che fosse un film che mi avrebbe lasciato un segno, ho fatto di tutto per vederlo con la luce del sole per evitare di affidarmi predisposta alla depressione di notte. Ma ho scaricato il film solo ieri sera e non ho resistito. Ho dovuto subito guardarlo. La mia visione di questo film è stata tormentata come il film stesso.
La storia è quella di un'insegnante di piano sulla quarantina con "gravi" perversioni sessuali dovuti a una sessualità repressa (colpevole in parte una madre troppo apprensiva e vigile) la quale si innamora (a modo suo) di un giovane suo allievo. Il problema è che i due hanno modi diversi di vivere l'amore, e quello della Huppert è totalmente fuori dagli schemi.
Così per tutto il film assistiamo a scene molto cruente e dirette che fanno della Huppert una delle migliori attrici che io abbia mai visto nei panni di una donna repressa e tremendamente gelida nella prima parte del film e che dopo sembra leggermente cambiare direzione. La storia mi ha suscitato molta pena, non ho mai visto niente di simile, la Huppert fa un'interpretazione magistrale e riesce ad essere così fredda da mettere paura perchè non sai mai da dove potrebbe spuntare la follia. Ovviamente non è folle, è solo malata, ma di una malattia che arrivati ad un certo punto può far pena e a dispiacere perchè si fa del male da sola e senza rendersene conto allontana tutti da lei. Solo quando si rende conto di star per perdere il ragazzo che dice di amare, cerca di cambiare ma quel cambiamento non può venirle naturale e così un normale rapporto sessuale si trasforma in vera e propria violenza per una donna che ha sempre inteso il sesso come dolore. Per tutto il film mi sono inevitabilmente domandata quale grande peccato si sottoponesse a scontare in questo modo così crudele verso se stessa, cosa credeva di aver fatto di così grave e imperdonabile per trattarsi così e pensare di meritare i peggiori trattamenti. Non lo potremo mai sapere perchè non era questo l'obiettivo del film e di queste storie nel mondo ce ne saranno sicuramente tante.
Con tutta la freddezza del suo personaggio la Huppert è riuscita ad arrivarmi tantissimo, complice una vicenda mai vista nel cinema (per me) e che è sicuramente tra le più drammatiche storie. Non è approfondita, non va nella psiche del personaggio ma resta nella superficie della sua corazza e nonostante questo è un film molto forte e che non può lasciare indifferenti.
Per la prima volta non posso fare a meno di valutare al massimo questo film come uno dei più belli che abbia mai visto ma che sicuramente non è alla portata di tutti perchè è facile cadere nel pregiudizio morale del tema trattato e scandalizzerebbe molti. Sono convinta che Isabelle Huppert con questo film è entrata nel giro delle miei attrici preferite e intendo vedere altri suoi film, perchè un ruolo come questo che le è valso tantissimi premi tra cui Miglior attrice 2001 al festival di Cannes, non è all'altezza di tutti.

VOTO: 10