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mercoledì 18 aprile 2012

"Revolver"

A quanto pare l'unico film di successo che sia riuscito a fare Guy Ritche è Sherlock Holmes, mentre il Revolver più famoso è quello della sua ex Madonna, la canzone. Il suo Revolver invece, è un po' meno ambizioso.
Non è un film brutto, non potrei dirlo, però secondo un modesto parere, è troppo confusionario e poco chiaro. Violento, e sinceramente non mi è arrivato molto guardandolo. Forse dovrei rivederlo. Ma non ci penso proprio.

VOTO: 5

"Appaloosa" il western di Ed Harris

Ho visto un western, e già questo è di per se strano. Ho visto un western di quasi due ore. Questo peggiora le cose. Ma le cose si spiegano da sole se puntualizzo che ho visto un western di Ed Harris con Viggo Mortensen, Renee Zellweger e... tenetevi forte che lo faccio pure io, Jeremy Irons! Tra i miei attori preferiti, mi sto impegnando a vedere tutti i suoi film. 
Ovviamente non nego che non mi sia pesato accingermi a vedere un film western, però è stato meglio di quanto pensassi, forse perchè la storia era strutturata bene e scorreva fluidamente, anche se io l'avrei fatto durare un po' di meno. Non ci sono chissà quali combattimenti e manifestazioni di violenza, è discreto come film. La cosa pessima è la voce che doppia Irons, che solitamente identifico con un'altra voce. 

VOTO: 6

lunedì 27 febbraio 2012

Il femminismo alternativo di "Las 13 rosas"

Vedere le donne combattere in guerra, in modo diverso dagli uomini e chissà perchè sempre uscendone da sconfitte, sortisce comunque un certo effetto. Las 13 rosas non è di certo da meno.
Un gruppo di donne comuniste viene preso di mira e rinchiuso in carcere, è difficile sfuggire alla morte e non ci riusciranno. Per tutto il tempo, con la cieca speranza di essere risparmiate, cercano di andare avanti, e alcune di loro sono realmente innocenti. Tanto meno potevano essere considerate colpevoli quelle che avevano un'idea diversa da quella vigente e che non dava alternative ma anzi le reprimeva. Ovviamente la debolezza dell'essere donne è andata a loro sfavore, ma fa rabbia sapere che è tutto terribilmente vero e che non sia stato fatto niente per evitarlo.
Un film commovente che fino alla fine non ci risparmia le lacrime con il suo meraviglioso messaggio finale mandato da una madre a suo figlio, esortandolo a non dimenticare. Parole importanti, e non credo che quel figlio abbia dimenticato tanto facilmente che i suoi genotori furono uccisi dal regime franchista del periodo. Inutile era difendersi, le cose erano come volevano i potenti e non c'era modo di replicare, come sempre in ogni dittatura.
La disperazione delle storie di queste donne non può essere dimenticata facilmente nemmeno da noi che le vediamo da lontano. Il maschilismo (soprattutto del personaggio di Adriano Giannini) c'è e in questo film anche se velato emerge. Oggi la donna è diversa ma ancora molto lontana, grazie al cielo e grazie al progresso però molte cose sono state distrutte. Questa è la storia di un gruppo di vere donne.

VOTO: 8

L'amore incondizionato di "Nel nome del padre"

Cosa non farebbe un padre per un figlio? Devo ancora scoprirlo, e Nel nome del padre mi conferma quanto grande e incondizionato sia l'amore di questo tipo e che nonostante un padre venga trattato malissimo e umiliato gratuitamente, tu sarai sempre e comunque suo figlio. Nel caso di questo film il figlio che gli dedica il titolo si è reso conto di quanto valore abbia avuto per lui suo padre, e ha lottato solo dopo la sua morte per riconoscere la sua innocenza dopo averlo trascinato nella giovinezza in una situazione in cui lui stesso era innocente.
Tratto da una storia vera, è un film così fatto bene che arriva nei minimi dettagli e riesce nel suo obiettivo. Una di quelle storie vere che sarebbe un peccato non raccontare e tenersi per se.
Dopo aver visto questo film rifletto molto sul fatto che storie come queste ne esistono chissà quante, solo che questo è raccontato davvero bene, è curato e merita di essere visto e di essere positivamente valutato, non come altri che diventano scarsi perchè nella strada che li porta dall'idea alla sceneggiatura si smarriscono perchè trattati male. Questi per me sono sceneggiatori meritevoli di lode e di Oscar, se questa è l'unità di misura giusta. Il tema fa la sua parte, il mezzo anche, e Daniel Day Lewis ("Nine") ed Emma Thompson riempiono bene ogni buco, se questo c'è ed esiste.

VOTO: 8

Quel "Man on fire" che meritava di essere migliore

Quanti film parlano delle vendette? A me vengono in mente solo Il conte di Montecristo e V per vendetta, ma credo che ce ne siano molti altri. Ne ho visto uno a cui credo di dover dare torto. Non credo che la vendetta sia la cosa migliore, ma cerco di capire chi spera di ottenere qualche ricompensa per un torto ricevuto facendola pagare a chi l'ha fatto. Sono però sicura anche del fatto che una volta passata la soddisfazione che dura poco, la rabbia e il dolore continuano a permanere e non si conclude niente. Personalissimo parere, forse di una che non ha ricevuto un torto talmente grande da meditare la vendetta.
Man on fire è un uomo che non ha più niente, e a cui cade tra le braccia una bambina da proteggere. Lei diventa tutto per lui e nel momento in cui non è capace di proteggerla, lui che fa questo di mestiere, viene assalito dal senso di colpa e fa di tutto per vendicarla, arrivando anche a morire. Spero di non aver anticipato niente, o si? A me non è piaciuto molto perchè mi è sembrata una storia instabile, i motivi erano sicuramente giusti ma per come sono stati mostrati secondo me non avevano molta logica, oltre al fatto che è stato tutto molto prevedibile.
Conta molto il contesto, il momento e l'umore di quando guardi un film. Chissà che in altre circostante non lo avessi valutato positivamente, ma per adesso credo che non sia un film meritevole. Colpa del fatto che sia stato poco approfondito e trattato superficialmente, forse.

VOTO: 5

'Bastardi senza gloria' un capolavoro di Tarantino

Se lo studio all'università ci sarà un motivo. E' ormai storia del cinema mondiale, e il suo nome è... Quentin Tarantino!
Non ho mai visto, nella più profonda ignoranza, nessun film che portasse la sua firma, ma quando uscì Bastardi senza gloria, qualche anno fa, mi attrasse nonostante la copertina con troppe svastiche mi risultava ripugnante. Non è un film di sola guerra, questa fa solo da sfondo, e mi rendo conto che non è poco. Non ci sono combattimenti e battaglie feroci, non c'è sangue a fontana, c'è un puro stile Tarantino che con solo aver visto due film suoi credo giù ti poter riconoscere ovunque, tant'è peculiare.
Bastardi senza gloria tenta di dare una risoluzione alternativa alla seconda guerra mondiale, immaginando cosa accadrebbe se le più alte cariche naziste restassero intrappolate dentro un cinema e fatte esplodere senza pietà, nonchè la virtù che a loro mancava, per giocare ad armi pari, e proprio in un cinema, dove avveniva una vera e propria autocelebrazione del soldato tedesco. La gravità del contesto viene per un attimo (per tutto il film) accantonata per introdurre il comico e prendersi gioco dei tedeschi del tempo, ma lo fa con rispetto, anche se alla fine in questo film non esistono vittoriosi e vinti, e si esce sconfitti a metà.
Il tocco comico di Tarantino mi ha molto colpita, forse perchè c'è di mezzo una parodia tutta siciliana che vede protagonista niente poco di meno che Brad Pitt imitando Marlon Brando. Grandissimo il cast al completo, ma meritevole di essere menzionato è Christoph Waltz nei panni di un cattivissimo quasi nevrotico che vince l'Oscar quello stesso anno.
Non mi sarei mai aspettata che potesse essere possibile far ridere con un film di guerra, eppure Benigni ci è riuscito anche meglio qualche anno fa. Tutto fa brodo? No, va bene condito, ed'è fatta. Ma se sei Tarantino ci riesci così bene, altrimenti fai commedie, e se hai moralità cambia mestiere.
Unica penalità: lento a tratti.

VOTO: 9

martedì 7 febbraio 2012

"ACAB" orgoglio italiano

Dicono che stia avendo molto successo in America, quindi sono corsa al cinema a vederlo, perchè il filmone di cui vi parlo è italiano.
E' ACAB (All cops are bastards) del regista della serie "Romanzo criminale", Stefano Sollima.
Ho visto qualche giorno fa, in attesa che iniziasse su MTV l'annunciazione delle nominations agli Oscar, il backstage del film e l'ho trovato interessante, anche se credevo non potesse piacermi, invece sabato mi sono smentita.
Parla della situazione che vivono i celerini in Italia, col compito di salvaguardare l'ordine pubblico e tutelare i cittadini, mentre ai loro diritti chi ci pensa? E' questa la frase del film che mi ha impressionata, e ho pensato che dev'essere un lavoro non poi tanto facile. Si deve essere sicuramente dei tipi forti, è uno di quei lavori che fai per una scelta di quelle meditate, non puoi capitarci a caso in quel settore della polizia di Stato. Sono persone che rischiano la vita ogni giorno, e non avrebbero motivo di lavorare se la gente della mia età (soprattutto e non solo) avesse la testa sulle spalle e si godesse uno sport per quello che è, ad esempio, come un gioco e non come una questione personale. E poi pure la questione degli extracomunitari abusivi, che casino. La storia è davvero ben strutturata, tratta bene ogni punto e ci spiega accuratamente cosa succede in quegli ambiti. La violenza ovviamente non manca, non so se come reazione spontanea a quella che si riceve o perchè i celerini ce l'hanno nelle ossa. Dopo aver visto certe scene sto nel dubbio. Sicuramente molte cose potrebbero essere evitate, in entrambi i fronti.
E' un film che merita, davvero da vedere e rivedere. Stupendi gli attori, in primis Favino. Secondo me questo è un genere che ci riesce bene e su cui dovremmo soffermarci dati i risultati. Soddisfatta con la speranza che dal botteghino arrivi la conferma che il pubblico italiano sa ancora scegliere bene.

VOTO: 9

sabato 21 gennaio 2012

"Accion mutante" di Alex de la Iglesia

In questo periodo, o da mesi ormai, sto scoprendo un regista spagnolo che mi sta divertendo parecchio. Alex de la Iglesia, di cui l'anno scorso avevo già visto Balada triste de trompeta, film arrivato pure da noi in Italia e vittorioso al Festival del cinema di Venezia del 2010.
Tempo fa ho visto un altro suo film, Accion mutante. Ad Alex a quanto pare piace divertire facendo credere ai suoi personaggi di essere in guerra. Ha una sorta di humor negro tutto suo, peculiare e brillante allo stesso tempo. Non ci risparmia la vista di sangue-pomodoro e di violenza che però fa tutt'altro che impressionare, anzi è molto divertente. E non seccatevi se dico spesso "anche se non è il mio stile.." ma non credevo che i suoi film potessero piacermi, ma anche se hanno azione sono davvero divertenti. Mescolanza di generi dove non ne viene penalizzato nemmeno uno. Ridicolizza i suoi personaggi portandoli a combattere tra loro fino ad uccidersi ma dove alla fine tutto sembra così surreale da non sembrare drammatico perchè non è questo l'obiettivo, anzi tutto deve divertire. Grandi attori, solitamente quelli usati di frequente nei suoi film qui si ripetono, come il grande Antonio Resines. Una generazione di attori quasi sessantenni davanti ai quali togliersi il cappello. Peccato che questo film non abbia oltrepassato le barriere, sarebbe sicuramente piaciuto. Bravo Alex che crea un ambiente ideale e rispettoso della sua storia. Il contesto fa molto.

VOTO: 7

Con ritardo di 13 anni... "Il miglio verde"

Tanti sono i film che sbirciavo da piccola mentre i miei genitori li guardavano e commentavano dalla cucina. Non mi era permesso vederli prima perchè molti erano a bollino rosso, e da grande alcuni li ho visti. Tra questi Il miglio verde. Un film che avranno visto tutti, e che mi mancava. Tra tutte le cavolate che guardo, proprio questo mi mancava. Mi perdo capolavori... Comunque l'ho visto, e rimane tra i film che non rivedrei. Non perchè non mi sia piaciuto, ma perchè è di quelli che ti basta vedere una sola volta, che non ti scordi e che già solo l'idea di attraversare quel miglio con i protagonisti ti fa sentire male, come se lo dovessi percorrere realmente. E' stato impossibile vederlo con distacco e indifferenza, nel senso che non puoi guardare Il miglio verde senza immedesimarti in John Coffey e negli altri "criminali", e piangere magari, o commuoverti, che non è lo stesso. Io ho pianto, la differenza sta nel fatto che mi sono sentita per più di un attimo Paul Edgecombe (Tom Hanks). Quante e quante volte, in maniera differente, condanniamo le persone per colpe non commesse, quante volte le condanniamo per cose realmente fatte ma senza meritare il pulpito di giudice. Potrebbe sembrare una riflessione stupida, eppure questo è stato tutto quello che mi è passato nella testa guardando negli occhi Paul che non riusciva a pronunciare le parole "Vai col secondo", mentre rivedeva lucidamente le atrocità commesse quel giorno da un uomo che non era John. Attimi drammatici quelli di chi ha nella bocca la vita di una persona. E poi la grande dignità di un uomo condannato a morte da innocente che non prova nemmeno un attimo a gridare la sua innocenza, ma lo fa solo mostrandola dolcemente a chi già aveva la quasi certezza della sua non colpevolezza. Un atteggiamento al limite del reale che può avere solo una persona con un tocco in più degli altri e con una sensibilità fuori dal comune.
La cosa più bella è stata la scelta dell'attore che interpreta Coffey per la sua inconsueta verità che ha stupito chiunque si sia fermato (almeno inizialmente) al suo aspetto fisico.
La prima parte del film è sicuramente più lenta della seconda, che è al contrario la parte più drammatica e movimentata. Altra scena di alta tensione è stata quella della guarigione della moglie del capo e le successive scene che raccontano il ritorno alla prigione. Sono successe diverse cose in così poco tempo da far restare senza fiato.

VOTO: 9

domenica 15 gennaio 2012

"Solo quiero caminar", film d'azione made in Spain

Dallo stesso regista di Sin noticias de Dios (Senza notizie di Dio), il film Solo quiero caminar (Voglio solo camminare) vanta anch'esso un cast di livello. Victoria Abril, Ariadna Gil, Pilar Lopez de Ayala, Elena Anaya. Nomi che chi conosce il cinema spagnolo, apprezza. Un film di quelli che anche se non è nel mio stile mi è piaciuto molto. Si tratta di un film d'azione all'americana, ma dove si riconosce quel tocco che solo gli spagnoli in Europa in questo periodo sanno dare. In attesa che il cinema italiano si svegli dal lungo letargo decennale.
Una banda di ragazze progetta una rapina ad una "società" criminale composta da tutti uomini. E' come una lotta tra i due sessi. Ma qualcosa va male e una delle quattro ragazze viene catturata per poi fatta uscire di nuovo dal carcere grazie all'aiuto delle amiche che fanno di tutto e di più pur di liberarla. Una volta fuori ha inizio il processo per rimettere in sesto il gruppo, meno una che a causa di un brutto incidente è rimasta in coma. L'impresa riesce bene per le ragazze, ma come quasi in tutti i film non è solo la parte nemica ad aver subito delle sconfitte. Anche le ragazze perdono pià di qualcosa, e dal finale traspare un po' di malinconia. Valeva davvero la pena che tutto ciò succedesse? Non so se i personaggi hanno meditato sulla loro criminalità, ma sicuramente da entrambe le parti, amiche e nemiche, ognuno in cuor suo ha dato l'impressione di soffrire ogni sua azione e ogni male gratuito offerto. Con questo film confermo l'ammirazione per la new entry nella mia cerchia di attrici preferite: Pilar Lopez de Ayala (Giovanna la pazza, Lope...), madrilena 34enne, doppiamente discendente da Cristofolo Colombo e nata il mio stesso giorno e mese dell'anno. Doppiamente brava!

VOTO: 7

giovedì 5 gennaio 2012

"Il canto delle spose"

Un film scaricato (avete letto bene) non so bene per quale motivo. Spesso mi ritrovo con film su dvx che non so nemmeno come ci sono finiti. 
Tra questi Il canto delle spose, film di Karin Albou, arabo con ambintazione ovviamente musulmana. La vicenda è di un paio di decenni orsono, ma potrebbe benissimo essere una storia del 2012, visto che le cose in quei luoghi non sono molto cambiate se parliamo di libertà e parità dei sessi. 
Un film che visto con gli occhi di una ragazza della mia età residente in un paese europeo civile, lascia parecchio turbata. Non mi tocca, ma potrebbe essendo me donna. E' brutto vedere certe cose e sapere che sono vere. Ingiustizie disumane, violenze e maschilismi fatti passare per naturali. Brutto, davvero troppo brutto. E non lo consiglio, perchè non mi ha convinto del tutto. Per chi come me si arrabbia a pensare a queste cose come cose vere. Io mi rifiuto!

VOTO: 5

mercoledì 15 giugno 2011

"Il grande sonno"

Mi spiace dirlo, ma Il grande sonno mi ha fatto venire un grande sonno. L'ho appena finito di vedere è ho una voglia matta di andare a dormire. Ma come è possibile? Ho letto cose bellissime su questo film, è menzionato su ogni testo che sto studiando e me ne hanno parlato anche bene. Mi aspettavo di trovarmi di fronte a una storia entusiasmante quando l'ho scelto dalla lista dei film da vedere per l'esame di Storia del cinema. Non dico di essermene pentita perchè mi piace conoscere di tutto, e questo era un film da vedere perchè è sicuramente importante, ma non mi ha interessata molto. Forse perchè è un poliziesco e non fanno per me, speravo fosse più un giallo. Non conoscevo nemmeno la trama, è un classico film americano anni 40 ma a quanto pare è famoso più di altri per riunire trame diverse di un noto personaggio di questo genere. Sarà per questo che la trama mi è sembrata confusionaria e poco ordinata, troppo piena di personaggi ed eventi impossibili da seguire. Senza vergogna vi dico che ho capito ben poco. Nei libri di testo questo film era eloggiato per la sua sceneggiatura, e mi stupisce, ma non troppo se pensiamo che sicuramente i discorsi sono costruiti bene, ogni sequenza in se, come parte a se stante mi è piaciuta. Ho trovato gli attori, Bogart e Bocall (marito e moglie con una strana assonanza nel cognome) davvero stupendi, e i loro dialoghi molto sensuali e ricchi di emozioni. E' la storia che non mi ha convinta.

VOTO: 7

lunedì 13 giugno 2011

"La corazzata Potemkin"

Immersa nello studio, mi sono ritrovata costretta a vedere alcuni film delle origini, in particolare La corazzata Potemkin del russo Ejsenstein, maggior esponente della scuola di montaggio russo negli anni venti, una corrente d'avanguardia che si oppone al cinema industriale. E' ovviamente un film muto e in bianco e nero, con inserti extradiegetici, cioè descrizioni oltre che immagini.
La vicenda, inventata, racconta la ribellione dei russi alla corazzata Potemkin per la liberazione di Odessa durante la rivoluzione russa. Il film è accompagnato da una musica che intrattiene lo spettatore che non sente le voci dei protagonisti, e che cambia in base all'importanza del momento che racconta, da lenta a movimentata.
E' un film da seguire bene, se ti perdi non capisci più niente essendo che devi leggere le descrizioni.
E' divertente vedere com'è cambiato il modo di recitare nel corso degli anni. Prima era molto caratterizzato e schematizzato, molto più marcato di adesso. E' un importantissimo documentario storico, per fortuna che questa pellicola si sia salvata.

VOTO: 7

venerdì 10 giugno 2011

"Il labirinto del fauno"

Oggi ho visto un solo film. Strano. Non da me. E' ho aggiornato una sola volta questo blog. Una sola recensione di un solo film visto, quello di oggi. Ma non è mai tardi per rimediare. Poveri voi, subite le conseguenze della mia noia post mezzanotte. Mi scuso lasciando un ricordino agli appassionati del soft horror. Made in Spain, por supuesto!
Il regista-produttore ha un nome che ho già usato diverse volte parlandovi di altri film. Guillermo del Toro. Colui che da spazio alle nuove generazioni alla faccia della disoccupazione della nostra era, alla faccia dell'attuale realtà spagnola. Se in Spagna non si trovano lavori di alcun tipo perchè si dovrebbe trovare un impiego proprio nel cinema che è già difficile da raggiungere in tempo di pace?
Oggi è il turno del film che completa una sorta di binomio prodotto dallo stile trhillerato di Del Toro, El laberinto del fauno, preceduto dal più famoso El espinazo del diablo. Come già detto precedentemente questi due film sono una visione infantile della guerra civile spagnola al periodo di F. Franco. Dico visione infantile e non per bambini, perchè sono comunque film horror (così dicono), mentre i protagonisti sono i bambini e il tema di base sono i riscontri che ha su di loro la guerra. La loro fantasia che continua a camminare nonostante percepiscano la realtà che li circonda e il loro modo di reagire creandosi un mondo tutto proprio e in cui rifugiarsi. Questo è un po' quello che mi è arrivato guardando Il labirinto del fauno. La protagonista è una bambina che comunica o meglio vede esseri fantastici e si lascia affascinare da questi fino a ritrovarsi in un mondo totalmente fantastico, costruito in maniera meravigliosa e reso possibile grazie ad effetti speciali ottenuti col digitale. Figure di pura fantasia, niente di reale ma delle immagini molto lavorate e ben definite che sono arrivate ad affascinare me stessa, non amante della fantasia intesa come genere cinematografico. Che di fantasia pura ne ho tanta.
Sicuramente tra questo film e il precedente della stessa collana a due perle di Del Toro questo è il migliore, e si conclude drammaticamente, come previsto. La guerra è guerra. Per tutti.

VOTO: 6

giovedì 9 giugno 2011

"Amori e altri crimini", crimini di quelli veri

Nella mia lista di film figurava da tempo un film il cui titolo mi è suonato sempre familiare ma che a ragione del vero non ho idea di dove l'abbia potuto sentire, vista la sua nazionalità. E' un film serbo! Amore è altri crimini è il suo titolo, ed'è ambientato a Belgrado in un ambiente di degrado. Mi scuso per la rima ma non ho potuto evitarlo. Una ragazza decide di fuggire dalla città e abbandonare una vita che non le piace più. Al suo fianco fino adesso un boss del quartiere. In questo ambiente di delinquenza qualcosa mi conferma la frase spesso usata dalla mia nonna: i soldi rubati finiscono sul bancone del farmacista. Ovviamente mia nonna la dice in dialetto. Qui i soldi non finiscono esattamente in farmacia, ma voglio dire che quello che quest'uomo fa agli altri è pari alla scontentezza che prova in cuor suo per la figlia, una ragazzina con diversi problemi non so bene di che tipo, ma con la mania per il suicidio e per i film spagnoli, e che parla pochissimo. E' una storia di anime perdute che vagano sullo sfondo di una città per niente accogliente e che li spinge ad abbandonare quella vita per qualcosa di facilmente migliore. Ho avuto la sensazione che tutti volessero fuggire ma che non tutti avessero il coraggio di farlo. Sicuramente quei posti così freddi non mi sono mai piaciuti quindi mi chiedo come sia viverci e da sola mi rispondo che non è facile, ma posso sbagliarmi, non conosco nessuno che ci vive per confermarmelo. So solo che io senza il mio mare e il mio sole sarei una morta ambulante. Come i personaggi di questo film, apatici e tristi solo a guardarli. Privi di passionalità, sembravano non avere cuore, era come se stessero in piedi per chissà quale forza misteriosa.
Mi rendo conto che il mio giudizio è molto discutibile data la mia poco predisposizione per l'est Europa. Forse non sono la persona più giusta per parlare di questi film, ma per una che è abituata alla travolgente passione che mettono gli spagnoli in qualunque cosa facciano, è dura vedere una roba del genere. Che strappo, che male! Insomma, avrete capito che non sono uscita particolarmente contenta da questa visione. Manca quell'ingrediente di normalità, mi sembra un film troppo artificiale. Ecco, è proprio un film, c'è poco di credibile. Ma non per il tema, bensì per l'approccio che ha, per il modo di raccontarci la storia. E' il mezzo che a mio avviso non funziona.

VOTO: 3

domenica 5 giugno 2011

"También la lluvia"

También la lluvia era l'ultimo titolo che mi mancava per completare il cerchio di pellicole candidate ai premi Goya di quest'anno. Dalla regista spagnola Iciar Bollain, è il primo suo film non scritto da lei (ma da suo marito). La storia è quella di una troupe cinematografica che si trasferisce in Bolivia per girare un film storico sui personaggi di Bartolobé de las Casas e Antonio de Montesinos, ovviamente durante la scoperta dell'America. Il produttore e il regista, due fantastici Luis Tosar e Gael Garcia Bernal (questo mi piace di meno), iniziano i casting per scegliere i personaggi del posto non attori e trasformarli in persone vissute nel 1200. Il tema centrale è l'ossessione di Cristoforo Colombo per l'oro e la sua voglia disperata di reprimere i popoli indiani originari di quelle terre, e dunque le ribellioni che ne derivano. Però, le riprese del film vanno di pari passo con un'importante guerra avvenuta nel 2000, detta Guerra dell'Acqua, in cui i boliviani si ribellano contro la privatizzazione dell'acqua. Vi fa pensare a qualcosa?
Il protagonista della storia diviene, senza accorgercene, un boliviano scelto come attore per il film che alterna alle riprese fughe per partecipare attivamente alle proteste dei cittadini che lui stesso capeggia. Da qui inevitabili scontri con regista e produttore e l'uomo finisce in carcere. Da questo problema ne derivano molti altri, e le guardie civili non risparmiano nessuno. Infine, immersa in una situazione che non si aspettava di trovare, la troupe è costretta, con gran dispiacere del regista, ad abbandonare il posto senza aver portato a termine le riprese del film.
Un bel film davvero, mi è piaciuta un sacco l'alternanza tra la realtà che stava vivendo la città in quel momento con le scene direttamente tratte dal film storico, le quali hanno sicuramente molti punti in comune. Oggi come ieri la Bolivia è uno di quegli stati ancora incivili dove il cittadino non ha voce in capitolo nemmeno in una questione di vitale importanza com'è la scelta della privatizzazione dell'acqua, il che fa molto riflettere... Ai posteri ardua sentenza.

VOTO: 7

sabato 4 giugno 2011

"La pianista" lascia il segno

Ammetto che conosco molto poco il cinema francese, per non dire quasi per nulla. L'unico film che adesso ricordo come film francese... non esiste. Per fortuna c'è sempre chi mi da buoni consigli cinematografici quindi ieri, dopo settimane e settimane di ricerca di uno dei film consigliati, sono riuscita a vedere La pianista di Michael Haneke, con Isabelle Huppert e Annie Girardot. La mia amica spagnola, parlando di film molto forti e in particolare del Cigno nero con Natalie Portman uscito quest'anno e che ha sconvolto il pubblico, mi ha riferito che nel 2001, quando uscì nelle sale spagnole La pianista, l'impatto fu fortissimo, si registrarono per giunta 11 casi di persone svenute al cinema durante la visione. Consapevole che fosse un film che mi avrebbe lasciato un segno, ho fatto di tutto per vederlo con la luce del sole per evitare di affidarmi predisposta alla depressione di notte. Ma ho scaricato il film solo ieri sera e non ho resistito. Ho dovuto subito guardarlo. La mia visione di questo film è stata tormentata come il film stesso.
La storia è quella di un'insegnante di piano sulla quarantina con "gravi" perversioni sessuali dovuti a una sessualità repressa (colpevole in parte una madre troppo apprensiva e vigile) la quale si innamora (a modo suo) di un giovane suo allievo. Il problema è che i due hanno modi diversi di vivere l'amore, e quello della Huppert è totalmente fuori dagli schemi.
Così per tutto il film assistiamo a scene molto cruente e dirette che fanno della Huppert una delle migliori attrici che io abbia mai visto nei panni di una donna repressa e tremendamente gelida nella prima parte del film e che dopo sembra leggermente cambiare direzione. La storia mi ha suscitato molta pena, non ho mai visto niente di simile, la Huppert fa un'interpretazione magistrale e riesce ad essere così fredda da mettere paura perchè non sai mai da dove potrebbe spuntare la follia. Ovviamente non è folle, è solo malata, ma di una malattia che arrivati ad un certo punto può far pena e a dispiacere perchè si fa del male da sola e senza rendersene conto allontana tutti da lei. Solo quando si rende conto di star per perdere il ragazzo che dice di amare, cerca di cambiare ma quel cambiamento non può venirle naturale e così un normale rapporto sessuale si trasforma in vera e propria violenza per una donna che ha sempre inteso il sesso come dolore. Per tutto il film mi sono inevitabilmente domandata quale grande peccato si sottoponesse a scontare in questo modo così crudele verso se stessa, cosa credeva di aver fatto di così grave e imperdonabile per trattarsi così e pensare di meritare i peggiori trattamenti. Non lo potremo mai sapere perchè non era questo l'obiettivo del film e di queste storie nel mondo ce ne saranno sicuramente tante.
Con tutta la freddezza del suo personaggio la Huppert è riuscita ad arrivarmi tantissimo, complice una vicenda mai vista nel cinema (per me) e che è sicuramente tra le più drammatiche storie. Non è approfondita, non va nella psiche del personaggio ma resta nella superficie della sua corazza e nonostante questo è un film molto forte e che non può lasciare indifferenti.
Per la prima volta non posso fare a meno di valutare al massimo questo film come uno dei più belli che abbia mai visto ma che sicuramente non è alla portata di tutti perchè è facile cadere nel pregiudizio morale del tema trattato e scandalizzerebbe molti. Sono convinta che Isabelle Huppert con questo film è entrata nel giro delle miei attrici preferite e intendo vedere altri suoi film, perchè un ruolo come questo che le è valso tantissimi premi tra cui Miglior attrice 2001 al festival di Cannes, non è all'altezza di tutti.

VOTO: 10

mercoledì 1 giugno 2011

"Carne de neon"

Non so se conoscete Blanca Suarez. Probabilmente no. In effetti non avete modo di conocerla se non guardate la tv spagnola. Ma manca poco perchè questo nome divenga mondiale, ne sono certa. L'ho capito da quando a 17 anni questa giovane madrilena vinceva un casting per entrare nella serie cool del momento, El internado. Ha 22 anni ed'è già la promessa del cinema spagnolo, tanto da essere addirittura stata scelta da Pedro Almodovar per il suo ultimo lungometraggio, La piel que habito. Una ragazza che promette molto, ha talento e si vede. Una delle mie attrici preferite, il perchè viene da se dopo aver visto Carne de neon, in cui impersonifica Veronica, la figlia di un uomo potente, assassino e con molti nemici.
Un film di azione e di violenza, genere che decisamente non è il mio. Infatti ho indugiato parecchio prima di aprire il file, ma poichè ci recita Blanca, mi son convinta. E poi faceva parte della solita lista...
Un ragazzo di bassi fondi decide di aprire un locale notturno a luci rosse come regalo alla madre che a 12 anni lo ha abbandonato e che di mestiere fa la prostituta. Che pensiero carino, no? Peccato che la madre è malata di Alzheimer quindi nega in continuazione la maternità che le viene attribuita.
Crudele realtà quella della compra-vendita di donne provenienti da paese extracomunitarie che in sotterranei bui della città vengono messe all'asta da machos man (loro pensano) dopo essere state strappate alla loro famiglia e costrette quindi alla prostituzione perchè non hanno altra scelta. O quello o la morte. Un mondo disumano quello che ci viene mostrato dal regista di Carne de neon, ma in tutto quell'egoismo e quel degrado esistono dei sentimenti che fanno perdere la testa ai personaggi. Sono i punti di forza dei loro nemici, l'amore li spoglia di quele feroci maschere che si mettono addosso ed'è lì che crolla tutto quello che hanno calcolatamente costruito. I sentimenti disarmano tutti, è normale. Questo è quello che accade a un po' tutti i personaggi di questo film, i loro nemici aspettano questo per prendere vantaggio su di loro, finchè il tutto, sempre per colpa della madre smemorata, si complica drasticamente per il giovane figlio. Il tutto per un errore, per una confusione di una donna malata a cui viene affidato un compito che evidentemente non poteva portare a termine. Il tutto dalla confusione, tutto cambia solo per questo. E di colpo tutto viene stravolto e i buoni passano dal lato dei cattivi e viceversa. Basta poco per cambiare le carte in tavola, il secondo che separa l'ultimo attimo della tua vita dalla vita eterna. E il film è questo, una riflessione di un'ora e mezzo nello spazio che la pallottola ti concede prima di impossessarsi della tua vita. Ma all'ultimo tutto cambia ancora una volta, e non è come sembrava all'inizio. Molto sangue, molte morti, molte delle quali meritate. E inaspettatamente un finale commovente. Anche i duri qui hanno un cuore, e mi sono commossa, per un film d'azione mi sono commossa! Davvero bello, lo consiglio tantissimo, ma non so se esiste in italiano o almeno coi sottotitoli. Attori fantastici, uno più capace dell'altro, soprattutto Macarena Gomez e il grande Antonio De la Torre. Punto forte del film la recitazione. Muy bien, chicos!

VOTO: 8

sabato 28 maggio 2011

"Frio sol de invierno"

Poco a poco riuscirò a cancellare tutti i titoli dalla lista. Ma se continuo a scrivere questo blog con così tanta frequenza, non arriverò da nessuna parte.
http://0.tqn.com/d/worldfilm/1/0/M/7/1/MarisaParedes.jpgOggi dedico un po' di pazio a un film praticamente sconosciuto in Italia, ma che ha vinto nel 2004 il Goya a Mejor director novel. Il regista si chiama Pablo Malo, ma il film non è per niente cattivo. Ma come mi sono imbattuta in questo film? Semplice, grazie ad una delle mie attrici preferite (e sono molte), una delle più grandi in Spagna e musa di Pedro Almodovar, Marisa Paredes. Sto cercando di vedere tutti i suoi film ma non è facile visto che è in attivo dagli anni sessanta. Ci provo.
Si tratta di un bel film che racconta il dramma di due famiglie, quello di un ragazzino che uccide sua madre, di un giovane che porta i soldi a casa, di una madre prostituta vittima di violenza, di un amore di quelli timidi, di un uomo che non può essere chiamato tale, di aggressioni tra ragazzi e di AIDS. In tutto ciò la morte che conclude il film e che non dispiace più di quello che succede fin dall'inizio, ma sembra quasi una giusta conclusione o un anticipo di quello che avrebbe atteso il protagonista. Insomma, finisce per prendersi quello che gli spetta come per non dare la soddisfazione ad altri di farlo per lui.
Il titolo è Frio sol de invierno (Freddo sole invernale) e Marisa Paredes impersonifica il ruolo di una prostituta avanti con gli anni, alcolizzata e che finisce per mettersi in un brutto pasticcio. Stupenda la sua interpretazione, ma come tutte le altre del resto. Non l'ho mai vista in un ruolo che non faccia per lei o dove è leggermente imperfetta. E' davvero una grandissima attrice!
http://spf.fotolog.com/photo/63/43/121/dindilizka/1227363382383_f.jpgA mio avviso il film tocca un tema importante, quello di un clima familiare invivibile che spinge un figlio a far fuori la madre, ma soprattutto senza mai pentirsene, nemmeno quando sarà cresciuto. Anzi, da l'impressione di chi, nonostante sia appena ucito da uno psichiatrico, rifarebbe lo stesso gesto mille volte perchè lo considera giusto. Evidentemente i suoi occhi da bambino avevano visto talmente tante cose che non andavano da sentirsi finalmente liberato. Difficile approvare un comportamento del genere, altrettanto biasimarlo. Ed'è come se volessero farci empatizzare con lui senza vederlo come un mostro, rendendolo buono e caritatevole nei confronti di un ragazzo con mille problemi. Personaggio cattivo? Non proprio. Stiamo parlando di un ragazzo che per tutto il film fa un percorso difficile da capire e che ha come obiettivo la morte. Il ruolo è del bravissimo e a mio avviso bellissimo Unax Ugalde, spagnolo, anche se dal nome non si direbbe.
Il film mi è piaciuto molto, merito la presenza di un cast come quello sopra elencanto e di magnifiche interpretazioni, ma anche perchè la storia non era niente male.

VOTO: 7

venerdì 27 maggio 2011

Incubi da... "Misery non deve morire"

Ho una lista infinita di film da vedere. Giorno dopo giorno ne aggiungo qualcuno in più, e meno spesso ne cancello altri. Capita che un amico me ne consiglia qualcuno e allora la curiosità lo fa passare al primo posto guadagnandosi un'illeggittima precedenza sugli altri.
Oggi per esempio, il mio ragazzo mi ha consigliato un film tratto da un romanzo di Stephen King, autore di molti altri libri famosi. Si tratta di un trhiller, per molti versi un trhiller psicologico, anche se non è presente una forte introspezione nella psiche della vittima-protagonista. E' un film del 1990, e si vede. Inizia in un modo, complice la musica, che porta fuori strada. Brevemente, la storia è quella di un noto scrittore di romanzi che rimane vittima di un incidente automobilistico e viene salvato (mi costa chiamare così quel gesto) da una donna che scopre poi essere una sua grande ammiratrice. E fin qui, sembra tutto molto normale, ma non è così. Inizia per l'affascinante scrittore un vero e proprio incubo a occhi aperti. Degna d'ammirazione quanto surreale la sua calma e controllo assoluto della situazione, senza quasi mai perdere le staffe. Improbabile per uno che si trova in quella situazione. Quanto all'artefice del sequestro, quell'attrice mette proprio paura perchè mi sembra di averla già vista in un ruolo simile, e anche se è la buona del Titanic, non riesco proprio a vederla in altro modo adesso. Certo che la pazzia non ha limiti, c'è da spaventarsi. Questa sorta di stolking al femminile è tremendo perchè se una donna, notoriamente sesso debole, riesce a diventare l'incubo di un uomo... allora la donna in questione è proprio fuori! Ma non solo, si tratta di una persona fortemente instabile e difficile da "battere". Che mente lucida, calcolatrice e perversa. Esorcista, pensaci tu!
Se dovessi esprimere un accorgimento direi che non mi ha del tutto convinta il comportamento globale dell'aguzzina, mi aspettavo qualcosa di più inquietante in immagini, mentre non ci viene mostrato niente che faccia rabbrividire. D'accordo che non è un horror, però mi aspettavo che tutta quella follia nella testa della donna si manifestasse in maniera appunto folle e con maggiori episodi di schizzofrenia, mentre assistiamo all'espressione di una pazzia nella sua compostezza in particolar modo nei suoi frequenti momenti di quotidiana calma apparente che la mostra debole e vulnerabile, quasi lei vittima. Io ci avrei messo un po' più di scatti folli, e un po' più di spiegazione sul perchè di quella follia. Anche la follia che sembra non avere criterio o logica ha i suoi forti perchè. E potevano anche riportare la traduzione dei ritagli di giornale nell'album dei ricordi della pazza. Avrremmo capito molto più sui suoi precedenti.
Insomma, mi aspettavo qualcosa di più venendo dalla piuma di uno come Stephen King.

P.S: Non starò diventando un po' troppo critica?

VOTO: 6