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sabato 24 maggio 2014

"Le vent d'est" di Godard (fare cinema sporcandosi le mani...e la faccia!)

Non mi piacciono i film commerciali, ma anche io li ho guardati. Li guardo ancora, e mi fanno sembrare il cinema così difficile. Perchè guardando certi film commerciali ti rendi conto di quanto sia complicato non cadere nella trappola di imitarli, nella trappola di fare del cinema facile, fruibile a tutti. E io mi ritengo un fruitore esigente, lo sono diventata. Lo diventi dopo che hai visto tutto il cinema che ho visto io. E quanto ancora me ne manca, e quanto ancora ne vorrei vedere; mille al giorno! Si può farlo senza alienarsi? Oh, no. Temo che la mia fragile psiche ne risentirebbe.

Pochi giorni fa ho visto un film di Jean-Luc Godard, Le vent d'est, un film che tutto è tranne che commerciale, facilmente fruibile. Diciamo che non ti imbatti per caso in un film di questo tipo. Un film rivoluzionario perchè racconta la ribellione alle convenzioni, la voglia di riscatto e di cambiamento tra i giovani in società che non gli lasciano lo spazio per esprimersi. La Nouvelle Vogue nella sua forma più cristallina. Un film rivoluzionario quindi anche nei modi, una maniera di utilizzare lo strumento cinematografico come arma sociale. Sembrerebbe un documentario, ma ci troviamo ancora nella finzione.

Sguardi in macchina e voce off mi immergono nel mondo della tecnica dell'interpellazione che tanto ho cara. E troviamo il volto di Gian Maria Volontè, stupendo interprete che non manca mai di affascinare lo spettatore. Anche se non ho amato particolarmente questo film, mi è piaciuta tremendamente la voglia di sporcarsi le mani che ne emerge. Non è un caso che vediamo alcuni dei protagonisti pitturarsi il volto con colori accesi, come segno del voler agire, del voler fare. E questo è molto bello nel cinema, il cinema richiede molta azione, non si può stare fermi, solo lo spettatore sta fermo. E neanche questo è vero, perchè sta fermo solo corporalmente. Ma la sua anima nel frattempo dove va?

VOTO: 4

martedì 28 febbraio 2012

Particolare "Coffee and cigarettes"

Esperimento interessante quello di Coffee and cigarettes di Jim Jarmusch, con Roberto Benigni tra i tanti attori famosi nel cast.
Un film a episodi, con i rispettivi titoli, che ha a che fare con il caffè e le sigarette. Dei personaggi si incontrano più o meno per caso, ma non per forza, e tra una chiacchera ed un'altra bevono e fumano.
Potrebbe esembrare banale eppure è originale se ci fermiamo a pensare a quanti caffè la gente prende con ogni scusa o grazie a cui conosce persone nuove o da cui nascono amicizie o storie. Curioso, no? Quante risorse può avere un caffè! Lo prendiamo per mille occasioni, è la cosa che tutti dicono "andiamo a prenderci un caffè", ma quanti caffè si vendono in Italia in un giorno? Non oso immaginare, quanta caffeina in giro! Io mi astengo dal caffè e dal fumo e premio questo film che ha avuto il coraggio di rischiare.

VOTO: 7

"Buenas noches España" film sperimentale ai margini

Non ho mai visto cinema alternativo e sperimentale, e sono rimasta sbalordita dalla novità di un non film come Buenas noches España. Di Raya Martin, il film concorre al Festival Margen che si dedica alle pellicole al margine del cinema spagnolo cosiddetto "normale". Nonostante la sua particolare abnormità mi è piaciuto perchè mi ha tanto ricordato un sogno, con i suoi contenuti confusi, ripetitivi, non univici e che lasciano perplessi. Costituito di più episodi ha davvero le sembianze di un viaggio onirico nei sentimenti dei personaggi e nella storia passata. E' muto e accompagnato non sembre dalla musica. Potrebbe sembrare noioso e lo è per certi versi, soprattutto perchè la qualità non è nella norma, sembra ripreso con una macchinetta da quattro soldi e poi peggiorato (per renderlo migliore) al computer, visto che le immagini non sono chiare e i colori sembrano invertiti o dipinti a mano, tanto che ciò che si vede non sempre appare chiaro. Ma non credo che esistano altri modi di renderlo più simile ad un sogno, e ci è riuscito perchè me l'ha ricordato. Chiunque credo possa fare una cosa come questa, ecco perchè si trova al margine del commerciabile, perchè è all'altezza di chiunque.
Il titolo non mi è ancora del tutto chiaro, e ancora meno lo è il perchè un'attrice come Pilar Lopez de Ayala che ha lavorato coi migliori registi spagnoli e non, abbia accettato di partecipare a questo progetto così sperimentale. Suppongo che ci avrà creduto, o altrimenti le è sembrata una cosa originale e diversa che rompe lo schema tradizionale della narrazione.

VOTO: 6 (voto ai margini)