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venerdì 28 settembre 2012

'Red lights" dal regista di Buried (Rodrigo Cortes)

Dicono di noi italiani che abbiamo poco sentimento patriottico, ma la maggior parte dei nostri film vede sul grande schermo una gran maggioranza di attori italiani, lo stesso non si può dire del vicino (solo geograficamente) cinema spagnolo che avendo ormai raggiunto un certo prestigio fuori i suoi confini, punta in alto con film in grande stile americano e attori del calibro di Robert de Niro o Sigourney Weaver. Proprio questi due sono i protagonisti, insieme a Cillian Murphy, del film spagnolo girato tra Barcelona e gli USA che uscirà in Italia a novembre. Il regista, Rodrigo Cortes, ha firmato solo tre lungometraggi, tra cui quello che nel 2010, alla sua uscita, fu definito un cult: Buried - sepolto. La fama non gli manca.

Brevemente, la storia è quella di un sensitivo che torna dopo 20 anni di fermo attività e trova ancora lì pronta a combatterlo la dottoressa specializzata a smascherare le truffe. Lei è la Weaver e non ha mai trovato nella sua lunga carriera un caso che portasse a credere che davvero esistono dei fenomeni paranormali. Non è questo un film di fantascienza, è un thriller, sta alla nostra cultura e credenza voler crederci o no.
Effetti acuti e inquadrature semplici che rendono bene l'idea della forza che scatena de Niro nei panni di un veterano sensitivo e guaritore. Lo svolgimento, che a un certo punto potrebbe farci andare in tilt, si conclude con un finale che personalmente non mi aspettavo, molto semplice ma d'impatto, e che sicuramente si ritaglia un posticino nel nostro cuore fino a poter arrivare a commuoverci. Ogni comportamento è ben motivato e le coincidenze non mancano, tutto è costruito linearmente per far si che il messaggio recepito abbia la risonanza scelta per lui da Cortes.

Uomini con poteri fuori dal normale, o doni. Crederci? A discrezione di chi guarda il giudizio, certo è che de Niro cieco e con i suoi sotterfugi inquieta un pochetto.

VOTO: 7

lunedì 21 maggio 2012

"Obaba" di Montxo Armendariz

Affascinata dal suo ultimo film, No tengas miedo, ho deciso di vedere Obaba. Ma era già successo un'altra volta che Montxo Armendariz, regista spagnolo, mi deludeva. Con Secretos del corazon. Modestissimo gusto, chiaro. Il film Obaba ci fa raccontare tramite la telecamera di una ragazza estranea al paesino Obaba, le vicende che hanno determinato la vita e le scelte degli allievi di una piccola classe del posto, con una maestra che altra non è se non Pilar Lopez de Ayala. E' per lei che ho visto il film, oltre che per Armendariz. Non è che sia rimasta esattamente delusa, ma mi sono persa qualcosa. Questa solita sensazione  che a volte mi accompagna e non so a chi dare la colpa.
Belli i flashback che formano l'intero film, e le vicende della maestra che soffre di solitudine. Intensa interpretazione. Ma non capisco il ruolo della ragazza che racconta. Mi è sembrato inutile. Forse sono troppo severa con questo film, ma davvero non sono riuscita a capirlo!

VOTO: 6

"Y tu mama tambien" cosa?

Ogni volta che termino di vedere un film spagnolo penso che non finirò mai di imparare dalla loro schiettezza in immagini. Y tu mama tambien ne è la prova, anche se il film in questione non è spagnolo ma sudamericano. Con Gael Garcia Bernal, attore messicano che non mi piace affatto nè come uomo nè come attore, anzi mi sta pure un po' antipatico. Visto per la prima volta in un film di Almodovar e in seguito in altri film altrettanto famosi.
La storia è quella di due ragazzini che si credono uomoni e che danno continuamente prova della loro immaturità, perfino quando si mescolano con una donna adulta anche se molto giovane e finiscono per andarci a letto entrambi, isolatamente e non.
Il film in se stesso non trasmette molto, non ha un fine se non quello di farci rendere conto di come sono immaturi i ragazzini di 18 anni mentre le ragazzine di 18 sono in un altro mondo. E non mi sbaglio. E per il resto? Cosa vuol dire la precisione nei dettagli che non ci permettono di farci gli affari nostri e ci introducono nelle vicende più intime dei personaggi? Scopo non ne hanno, anche se non si rimane indifferenti alla spudoratezza mai.
Il voto aumenta se guardiamo la questione da un altro punto di vista, quello della protagonista che altro non è se non Maribel Verdù!

VOTO: 5

"Nadie conoce a nadie"

La mia ultima delusione cinematografica che posso solo giustificare con la distrazione e con la cosiddetta "forse in quel momento non ero predisposta a vedere quel tipo di film", è Nadie conoce a nadie (Nessuno conosce nessuno). Un film spagnolo di Mateo Gil, regista di thriller e horror, e con attori quali Eduardo Noriega, noto per questo genere di film, e il famoso Jordi Mollà.
Un thriller, appunto, basato su vicende religiose o meglio sataniste. Un gioco di cattivo gusto che include la realtà, o meglio porta i suoi giocatori a non distinguerla dalla fantasia che si sono costruiti per noia, come dice l'organizzatore del gioco, e per sfidare forse Dio. Giocano con pistole molto strane, che non uccidono ma stordiscono e si nascondono in delle segrete da cui tengono sotto controllo l'intera città su cui si accaniscono, Sevilla. Prendono di mira le chiese e coinvolgono nel loro gioco lo scrittore e autore di cruciverba, Noriega appunto, che per la prima volta non vedo nel ruolo del cattivo o dello "strano".
Secondo me a questo film manca quel qualcosa che lo avrebbe resto altrimenti geniale. Gli elemtni di base li ha, avrebbe potuto essere geniale se non fosse che manca la motivazione di base che spinga e motiva il tutto, e non parlo della noia, ci deve essere altro. Mi sembra una storia costruita in aria, e poco giustificata.

VOTO: 6

martedì 28 febbraio 2012

Davvero "Muertos de risa"

In puro stile Alex de la Iglesia è Muertos de risa (Morti dal ridere). Con Santiago Segura e El gran Wyoming, due grandi attori e comici spagnoli, il film racconta le avventurose vicende e i conflitti di una coppia di comici diventati famosi e adorati da tutti ma che finisce per odiarsi. Nel film la loro ascesa al successo e i loro momenti di crisi e tensione che li portano a odiarsi talmente tanto da volersi uccidere. Un film davvero divertente e che sa intrattenere bene, d'altronde da un maestro di questo genere qual è de la Iglesia, non c'era da aspettarsi altrimenti. Scene brillanti e momenti che strappano più di una risata, consigliato vivamente, anche se non so se si trova in italiano o coi sottotitoli. Non perdetevelo! Humor alternativo e non banale assicurato.

VOTO: 8

lunedì 27 febbraio 2012

Il femminismo alternativo di "Las 13 rosas"

Vedere le donne combattere in guerra, in modo diverso dagli uomini e chissà perchè sempre uscendone da sconfitte, sortisce comunque un certo effetto. Las 13 rosas non è di certo da meno.
Un gruppo di donne comuniste viene preso di mira e rinchiuso in carcere, è difficile sfuggire alla morte e non ci riusciranno. Per tutto il tempo, con la cieca speranza di essere risparmiate, cercano di andare avanti, e alcune di loro sono realmente innocenti. Tanto meno potevano essere considerate colpevoli quelle che avevano un'idea diversa da quella vigente e che non dava alternative ma anzi le reprimeva. Ovviamente la debolezza dell'essere donne è andata a loro sfavore, ma fa rabbia sapere che è tutto terribilmente vero e che non sia stato fatto niente per evitarlo.
Un film commovente che fino alla fine non ci risparmia le lacrime con il suo meraviglioso messaggio finale mandato da una madre a suo figlio, esortandolo a non dimenticare. Parole importanti, e non credo che quel figlio abbia dimenticato tanto facilmente che i suoi genotori furono uccisi dal regime franchista del periodo. Inutile era difendersi, le cose erano come volevano i potenti e non c'era modo di replicare, come sempre in ogni dittatura.
La disperazione delle storie di queste donne non può essere dimenticata facilmente nemmeno da noi che le vediamo da lontano. Il maschilismo (soprattutto del personaggio di Adriano Giannini) c'è e in questo film anche se velato emerge. Oggi la donna è diversa ma ancora molto lontana, grazie al cielo e grazie al progresso però molte cose sono state distrutte. Questa è la storia di un gruppo di vere donne.

VOTO: 8

La malinconica miseria di "Bailame el agua"

Solitamente i film tratti da un libro sono considerati un flop perchè il punto di partenza è sempre più alto e questi non si dimostano all'altezza, ovviamente con le dovute eccezioni. Eccezioni tra le quali si annovera Bailame el agua di Josecho San Mateo, un film spagnolo del 2000, con i grandissimi Uñax Ugande e Pilar López de Ayala. Non credo sia arrivato in Italia.
La storia è quella di due giovani senza una lira che si arrangiano e cercano di sopravvivere con quello che trovano in giro, che non è necessariamente il meglio che possano trovare. Lui finisce a spacciare droga e a drogarsi e lei a prostituirsi. Lei lo fa dopo che capisce che lui non è in grado di portare soldi a casa in nessun modo, e lui lo fa per la disperazione di aver visto a cosa si era ridotta la sua donna. Smette di amarla quando scopre l'imbarazzante mestiere ed entra in crisi, ma io credo che quello che realmente lo faccia star male non sia il lavoro di lei, ma il fatto che lui l'abbia trascinata lì e che non sa come uscirne, perchè ha inevitabilmente fallito come uomo e come compagno. Dice di non amarla più quando io credo che il problema sia solo il suo, ce l'ha con se stesso e se la prende con lei. La disperazione fa da padrona in tutto il film, ma tutto precipita e va a peggiorare alla fine, che è davvero una fine.
Per diversi e palesi motivi la storia riesce, l'ambiente è costruito benissimo con la musica giusta e trasmette continuamente un senso di malinconia. Il contesto con cui viene costruito un film per me fa molto, ed essendo la storia molto semplice e già sentita, era importante che gli attori  fossero dei grandi interpreti. Ovviamente il tutto ha da sfondo quella Spagna che ci viene spesso rappresentata e che anche se i diretti interessati tendono a nascondere per me è esemplare e riassuntiva, anche se non è tutto lì. Gli ambienti disagiati e la miseria in primis, tipiche dei film spagnoli più spagnoli di tutti.

domenica 15 gennaio 2012

"Solo quiero caminar", film d'azione made in Spain

Dallo stesso regista di Sin noticias de Dios (Senza notizie di Dio), il film Solo quiero caminar (Voglio solo camminare) vanta anch'esso un cast di livello. Victoria Abril, Ariadna Gil, Pilar Lopez de Ayala, Elena Anaya. Nomi che chi conosce il cinema spagnolo, apprezza. Un film di quelli che anche se non è nel mio stile mi è piaciuto molto. Si tratta di un film d'azione all'americana, ma dove si riconosce quel tocco che solo gli spagnoli in Europa in questo periodo sanno dare. In attesa che il cinema italiano si svegli dal lungo letargo decennale.
Una banda di ragazze progetta una rapina ad una "società" criminale composta da tutti uomini. E' come una lotta tra i due sessi. Ma qualcosa va male e una delle quattro ragazze viene catturata per poi fatta uscire di nuovo dal carcere grazie all'aiuto delle amiche che fanno di tutto e di più pur di liberarla. Una volta fuori ha inizio il processo per rimettere in sesto il gruppo, meno una che a causa di un brutto incidente è rimasta in coma. L'impresa riesce bene per le ragazze, ma come quasi in tutti i film non è solo la parte nemica ad aver subito delle sconfitte. Anche le ragazze perdono pià di qualcosa, e dal finale traspare un po' di malinconia. Valeva davvero la pena che tutto ciò succedesse? Non so se i personaggi hanno meditato sulla loro criminalità, ma sicuramente da entrambe le parti, amiche e nemiche, ognuno in cuor suo ha dato l'impressione di soffrire ogni sua azione e ogni male gratuito offerto. Con questo film confermo l'ammirazione per la new entry nella mia cerchia di attrici preferite: Pilar Lopez de Ayala (Giovanna la pazza, Lope...), madrilena 34enne, doppiamente discendente da Cristofolo Colombo e nata il mio stesso giorno e mese dell'anno. Doppiamente brava!

VOTO: 7

mercoledì 15 giugno 2011

"Kika un corpo in prestito"

1993. Quando un film si fa telenovela ecco Kika. Una storia in cui avviene di tutto, ma gli eventi sono così incredibili e surreali che ci sembra di vedere una telenovela. Almodovar è molto bravo a farci ridere mettendoci di fronte a storie incredibili, e Kika è una di queste. Memorabile l'episodio dello stupro da parte di un pornodivo evaso dal carcere, non ho smesso di ridere perchè la situazione era davvero ridicola. Probabilmente resa ancora più divertente da Veronica Forqué che ha un modo di atteggiarsi davvero simpatico, così come la poco elegante Rossy de Palma. Attori che sono di per se dei personaggi. Mentre Victoria Abril mi piace un po'm neno, ma è una questione di pelle. Comunque Kika intrattiene ma soprattutto diverte.

VOTO: 7

"Donne sull'orlo di una crisi di nervi"

Donne, du du du, in cerca di guai... E' proprio vero, siamo piene fino al collo di guai, molti ce li cerchaimo, tanti altri vengono da se per il solo fatto che siamo donne. Abbiamo mille e mille difetti, e questo è un gran peggio, perchè ci facciamo amare proprio perchè imperfette. Va tutto bene fin quando non diventiamo... Donne sull'orlo di una crisi di nervi (Mujeres al borde de un ataque de nervios). Lo sa bene Almodovar che è un grande ammiratore dell'universo femminile, l'unico forse ad aver risposto alla famosa domanda di Freud "Cosa vogliono le donne?". Da donna vi dico che le donne vogliono tutto quello che non hanno, qualcuna più fortunata vuole quello che ha, ma è un caso rarissimo. Ma Donne sull'orlo di una crisi di nervi è qualcosa in più di una semplice analisi del woman universe, anche perchè Almodovar è sempre molto attento a disegnare per i suoi film protagoniste femminili strepitose. Questo film non è da meno, ma è uno dei suoi film più famosi e premiati tanto che a Brodway è già un musical. Le donne e le loro mille avventure di ogni tipo, le donne alle prese con gli uomini e con la sofferenza di essere mollate. Le donne e tutto ciò che le riguarda emerge in questo film in maniera come sempre comica e quasi surreale, portando le protagoniste appunto sull'orlo di una crisi di nervi. Sono diverse le storie che si intrecciano ma per un fortuito caso del destino si ritrovano tutte nella stessa casa. Si raggiunge in quel momento il massimo della situazione comica. Bravissima Carmen Maura ma anche il timidissimo Antonio Banderas e Rossy de Palma, emblema della stilizzazione dei personaggi di Almodovar. Assolutamente consigliatissimo per ogni gusto, non potrà deludervi.

VOTO: 8

martedì 14 giugno 2011

"L'indiscreto fascino del peccato"

Inutile negarlo, il peccato ha un certo fascino. Lo sanno bene le protagoniste, tutte suore, di Entre tinieblas (L'indiscreto fascino del peccato). Un gran cast ancora alle prime armi (si fa per dire), 1983 l'hanno di uscita, ma già Carmen Maura, Marisa Paredes e Julieta Serrano erano delle grandi.
Ma non credete che siccome il film parla di suore Almodovar fosse cattolico. Ma per niente. Il film è una grande critica alla Chiesa, è la dimostrazione esagerata che anche in quegli ambiti c'è di tutto. D'altronde perchè dovrebbero essere tutte sante se sono esseri umani? Ogni suora rappresenta un peccato, ognuna ha uno se non più punti deboli e ne è consapevole. C'è una lesbica, una drogata, ma tutte ovviamente parodiate, grottesche figure almodovariane che nonostante (o per) il tema ci fanno ridere. Il pretesto è l'arrivo al convento che raccoglie le peggiori peccatrici della zona, di una cantante che farà uscir fuori il peggio delle devotissime residenti della casa. Ma strepitoso più di tutti è il momento musicale in cui la Serrano che interpreta la giovane cantante, canta un brano che mi piace moltissimo, dal titolo Salì porque salì. Un ritmo coinvolgente, ma anche molto provocatorio visto dove è inserito... Lo consiglio vivamente, per chi si vuole divertire mettendo da parte un giudizio da bigotta. Per guardare di film di Almodovar la morale deve essere messa da parte. E' "solo" un film.


VOTO: 8

"Cosa ho fatto io per meritare tutto questo?"

Qué he hecho yo para merecer todo esto? Questo è quanto si chiedeva Carmen Maura nel film di Almodovar dell'1984. Come potete già immaginare, essendo uno dei primi di Almodovar, lo stile è del tutto diverso da quello a cui siamo abituati a vederlo, soprattutto se solo ultimamente l'avete visto al cinema. Povertà è la parola chiave, tra le tante forse. Carmen Maura è una donna di umili origini che gestisce una famiglia composta da suocera, marito e i due figli. Vivono talmente male che è costretta a vendere il figlio più piccolo ad un destinta pedofilo. La vicenda si complica quando uccide lei stessa il marito. Questi sono temi ricorrenti nel cinema di Almodovar. Se ricordate bene l'omicidio del marito non è la prima volta che lo vediamo. Una situazione drammatica e di sopravvivenza è quella che primeggia in questi tipo di film. I protagonisti vivono al lastrico ma nonostante tutto non cedono mai alle disgrazie della vita ma trovano sempre il modo per uscirne fuori. Personaggi di grande forza e sempre pronti a ridere mettendo da parte la tristezza.
Ogni personaggio ci comunica moltissimo, ogni personaggio in Almodovar è di per se uno spettacolo. Si potrebbe fare un film solo per ciascun suo personaggio.
Non è sicuramente tra i film che mi sono rimasti più impressi, ma ho trovato al loro solito brave sia la Maura che Veronica Forqué. Basta cercare su internet i nomi delle classiche attrici di Almodovar per capire tutto.

VOTO: 6

domenica 12 giugno 2011

"Pepi, Luci, Bom e le altre ragazze del mucchio"

Tra il vecchio e il nuovo Almodovar resto sicuramente col nuovo. Però conoscere l'intera filmografia di un regista che ti piace è il minimo che possa fare. Ma vedere un film dell'80 come Pepi, Luci, Bom y las otras chicas del monton (Pepi, Luci, Bom e le altre ragazze del mucchio) è stato devastante. Me ne avevano parlato male, sapevo che fosse un film molto ma molto particolare e di dubbio gusto, ma mi ha anche per questo incuriosita. E' uno dei primissimi suoi film, se non il primo. Vediamo una giovanissima Carmen Maura, già sua musa da allora. A me non piace moltissimo, preferisco Marisa Paredes. Tutto muove dalla violenza subita da una ragazza (Carmen Maura) e dalla sua vendetta nei confronti dell'uomo che le ha fatto questo. Vendetta presa in maniera soft, voglio dire, non ne fa un dramma. Tipico dei suoi film è sdrammatizzare qualunque cosa. E si vendica portando nel suo gruppo di pervertiti la moglie dell'uomo, una lesbica repressa. Ci sono scene allucinanti e che non commenterò, puro feticismo. Ma soprattutto stupisce il modo di rappresentazione. Molto colore, come al suo solito, ma sembra di trovarci in un fumetto! E la locandina non può smentirmi! In Almodovar tutto è riconducibile al sesso, secondo me sarebbe stato un ottimo pupillo per Freud... Ovunque omosessualità, droga, alcohol alla base di tutto, ma soprattutto delle pseudo orge che solo Almodovar poteva mettere in un film.
Non è un bel film, ma sinceramente mi ha fatto ridere. Almodovar ha una strana capacità di individuare soggetti anomali e renderli ridicoli sottolineandone ed evidenziandone le peculiarità. Tutto elevato al massimo!

VOTO: 4

Tacones lejanos o... "Tacchi a spillo"?

Almodovar è uno di quei registi che o lo ami o lo odi. La sua maniera di fare cinema non è normale, è fuori dal comune. Ha un gusto particolare, ha una sua concezione del bello e dell'arte. Ma soprattutto il suo è un cinema di eccessi, dove si valorizza la stranezza e il bello è quello che non siamo abituati a vedere. E poi Almodovar è tremendamente trasgressivo e non si pone autocensure. I suoi film in questo senso sono tra i più esagerati che ho visto. Molte persone che conosco non lo apprezzano, io lo trovo un grande regista. Nelle sue opere è tutto calcolato, niente è messo a caso, cura l'estetica fino ai minimi dettagli. E poi il suo è un giro di attori privilegiati. Almodovar è un trampolino di lancio e non è facile arrivarci. I film del primo Almodovar sono di dubbio gusto, io stessa non li apprezzo, ma ad un certo punto della sua carriera la svolta. Adesso si è gettato sul trhiller.

Amo moltissimo dei suoi film, li ho visti quasi tutti. Ma uno di quelli che mi piace di più e Tacones lejanos (Tacchi a spillo). Marisa Paredes, grande musa di Almodovar è la madre snaturata di Victoria Abril, altra grande del cinema almodovariano. Nel loro rapporto di amore-odio troviamo uno strepitoso Miguel Bosé nei panni di una drag queen su imitazione della Paredes. Il tutto è peggiorato da un omicidio, e la vicenda è ingarbugliata, la trama ricca, come i film dell'ultimo Almodovar. Il binomio Paredes-Abril è brillante, non si potrebbe chiedere di meglio. Se i risultati sono questi... viva le sue muse!

venerdì 10 giugno 2011

"Il labirinto del fauno"

Oggi ho visto un solo film. Strano. Non da me. E' ho aggiornato una sola volta questo blog. Una sola recensione di un solo film visto, quello di oggi. Ma non è mai tardi per rimediare. Poveri voi, subite le conseguenze della mia noia post mezzanotte. Mi scuso lasciando un ricordino agli appassionati del soft horror. Made in Spain, por supuesto!
Il regista-produttore ha un nome che ho già usato diverse volte parlandovi di altri film. Guillermo del Toro. Colui che da spazio alle nuove generazioni alla faccia della disoccupazione della nostra era, alla faccia dell'attuale realtà spagnola. Se in Spagna non si trovano lavori di alcun tipo perchè si dovrebbe trovare un impiego proprio nel cinema che è già difficile da raggiungere in tempo di pace?
Oggi è il turno del film che completa una sorta di binomio prodotto dallo stile trhillerato di Del Toro, El laberinto del fauno, preceduto dal più famoso El espinazo del diablo. Come già detto precedentemente questi due film sono una visione infantile della guerra civile spagnola al periodo di F. Franco. Dico visione infantile e non per bambini, perchè sono comunque film horror (così dicono), mentre i protagonisti sono i bambini e il tema di base sono i riscontri che ha su di loro la guerra. La loro fantasia che continua a camminare nonostante percepiscano la realtà che li circonda e il loro modo di reagire creandosi un mondo tutto proprio e in cui rifugiarsi. Questo è un po' quello che mi è arrivato guardando Il labirinto del fauno. La protagonista è una bambina che comunica o meglio vede esseri fantastici e si lascia affascinare da questi fino a ritrovarsi in un mondo totalmente fantastico, costruito in maniera meravigliosa e reso possibile grazie ad effetti speciali ottenuti col digitale. Figure di pura fantasia, niente di reale ma delle immagini molto lavorate e ben definite che sono arrivate ad affascinare me stessa, non amante della fantasia intesa come genere cinematografico. Che di fantasia pura ne ho tanta.
Sicuramente tra questo film e il precedente della stessa collana a due perle di Del Toro questo è il migliore, e si conclude drammaticamente, come previsto. La guerra è guerra. Per tutti.

VOTO: 6

domenica 5 giugno 2011

"Lope"

Adoro i film d'epoca, mi sembra di viaggiare anni e anni orsono talmente mi immedesimo in questo genere di film. L'ultimo film d'epoca che ho visto è spagnolo, Lope di Andrucha Waddington, e racconta la vita del famosissimo commediografo e poeta spagnolo Lope de Vega vissuto nel 600. I protagonisti sono Alberto Ammann, Leonor Watling e Pilar Lopez de Ayala, tutti fantastici, soprattutto quest'ultima che ho visto e rivisto nei panni della magnifica Juana la loca (Giovanna la pazza).
In questo film c'è tutto il necessario per farmi restare appiccicata allo schermo per due ore. Costumi bellissimi, eleganza e sfarzo ma anche gente di strada e molta miseria, insomma il tipico film d'epoca in costume, per una come me che ama la storia...
Non ho molto da dire perchè si tratta di una storia reale quindi non non si può di certo criticare la storia, ma posso sicuramente dire che è un film fatto bene e che per questo non ha niente da invidiare ai colossal in costume americani. Gli spagnoli negli ultimi anni si stanno dando molto da fare nel cinema ottenendo ottimi risultati, hanno tutta la mia stima e apprezzamento. Magari ci svegliassimo anche noi una volta per tutte...

VOTO 7

"También la lluvia"

También la lluvia era l'ultimo titolo che mi mancava per completare il cerchio di pellicole candidate ai premi Goya di quest'anno. Dalla regista spagnola Iciar Bollain, è il primo suo film non scritto da lei (ma da suo marito). La storia è quella di una troupe cinematografica che si trasferisce in Bolivia per girare un film storico sui personaggi di Bartolobé de las Casas e Antonio de Montesinos, ovviamente durante la scoperta dell'America. Il produttore e il regista, due fantastici Luis Tosar e Gael Garcia Bernal (questo mi piace di meno), iniziano i casting per scegliere i personaggi del posto non attori e trasformarli in persone vissute nel 1200. Il tema centrale è l'ossessione di Cristoforo Colombo per l'oro e la sua voglia disperata di reprimere i popoli indiani originari di quelle terre, e dunque le ribellioni che ne derivano. Però, le riprese del film vanno di pari passo con un'importante guerra avvenuta nel 2000, detta Guerra dell'Acqua, in cui i boliviani si ribellano contro la privatizzazione dell'acqua. Vi fa pensare a qualcosa?
Il protagonista della storia diviene, senza accorgercene, un boliviano scelto come attore per il film che alterna alle riprese fughe per partecipare attivamente alle proteste dei cittadini che lui stesso capeggia. Da qui inevitabili scontri con regista e produttore e l'uomo finisce in carcere. Da questo problema ne derivano molti altri, e le guardie civili non risparmiano nessuno. Infine, immersa in una situazione che non si aspettava di trovare, la troupe è costretta, con gran dispiacere del regista, ad abbandonare il posto senza aver portato a termine le riprese del film.
Un bel film davvero, mi è piaciuta un sacco l'alternanza tra la realtà che stava vivendo la città in quel momento con le scene direttamente tratte dal film storico, le quali hanno sicuramente molti punti in comune. Oggi come ieri la Bolivia è uno di quegli stati ancora incivili dove il cittadino non ha voce in capitolo nemmeno in una questione di vitale importanza com'è la scelta della privatizzazione dell'acqua, il che fa molto riflettere... Ai posteri ardua sentenza.

VOTO: 7

mercoledì 1 giugno 2011

"Carne de neon"

Non so se conoscete Blanca Suarez. Probabilmente no. In effetti non avete modo di conocerla se non guardate la tv spagnola. Ma manca poco perchè questo nome divenga mondiale, ne sono certa. L'ho capito da quando a 17 anni questa giovane madrilena vinceva un casting per entrare nella serie cool del momento, El internado. Ha 22 anni ed'è già la promessa del cinema spagnolo, tanto da essere addirittura stata scelta da Pedro Almodovar per il suo ultimo lungometraggio, La piel que habito. Una ragazza che promette molto, ha talento e si vede. Una delle mie attrici preferite, il perchè viene da se dopo aver visto Carne de neon, in cui impersonifica Veronica, la figlia di un uomo potente, assassino e con molti nemici.
Un film di azione e di violenza, genere che decisamente non è il mio. Infatti ho indugiato parecchio prima di aprire il file, ma poichè ci recita Blanca, mi son convinta. E poi faceva parte della solita lista...
Un ragazzo di bassi fondi decide di aprire un locale notturno a luci rosse come regalo alla madre che a 12 anni lo ha abbandonato e che di mestiere fa la prostituta. Che pensiero carino, no? Peccato che la madre è malata di Alzheimer quindi nega in continuazione la maternità che le viene attribuita.
Crudele realtà quella della compra-vendita di donne provenienti da paese extracomunitarie che in sotterranei bui della città vengono messe all'asta da machos man (loro pensano) dopo essere state strappate alla loro famiglia e costrette quindi alla prostituzione perchè non hanno altra scelta. O quello o la morte. Un mondo disumano quello che ci viene mostrato dal regista di Carne de neon, ma in tutto quell'egoismo e quel degrado esistono dei sentimenti che fanno perdere la testa ai personaggi. Sono i punti di forza dei loro nemici, l'amore li spoglia di quele feroci maschere che si mettono addosso ed'è lì che crolla tutto quello che hanno calcolatamente costruito. I sentimenti disarmano tutti, è normale. Questo è quello che accade a un po' tutti i personaggi di questo film, i loro nemici aspettano questo per prendere vantaggio su di loro, finchè il tutto, sempre per colpa della madre smemorata, si complica drasticamente per il giovane figlio. Il tutto per un errore, per una confusione di una donna malata a cui viene affidato un compito che evidentemente non poteva portare a termine. Il tutto dalla confusione, tutto cambia solo per questo. E di colpo tutto viene stravolto e i buoni passano dal lato dei cattivi e viceversa. Basta poco per cambiare le carte in tavola, il secondo che separa l'ultimo attimo della tua vita dalla vita eterna. E il film è questo, una riflessione di un'ora e mezzo nello spazio che la pallottola ti concede prima di impossessarsi della tua vita. Ma all'ultimo tutto cambia ancora una volta, e non è come sembrava all'inizio. Molto sangue, molte morti, molte delle quali meritate. E inaspettatamente un finale commovente. Anche i duri qui hanno un cuore, e mi sono commossa, per un film d'azione mi sono commossa! Davvero bello, lo consiglio tantissimo, ma non so se esiste in italiano o almeno coi sottotitoli. Attori fantastici, uno più capace dell'altro, soprattutto Macarena Gomez e il grande Antonio De la Torre. Punto forte del film la recitazione. Muy bien, chicos!

VOTO: 8

sabato 28 maggio 2011

"La spina del diavolo"

Oggi inizierò con un nome. Guillelmo del Toro. Me lo sposerei volentieri se non fosse che non so nemmeno che faccia ha. Ma nel panorama cinematografico spagnolo e non solo, è un grande nome. Regista e produttore cinematografico con un debole per i thriller e gli horror mescolati alla fantascienza, credo meriti di essere menzionato. Produce opere prime di registi appunto sconosciuti, esordienti. Crede in loro e li porta avanti, facendogli promettere che quando diventeranno famosi faranno lo stesso con altri ragazzi. Appena l'ho saputo sono rimasta colpita dai suoi altruismo, disponibilità e pazienza nello scovare nuovi talenti. E' davvero sorprendente e rassicurante vedere che non tutti i famosi si sono montati la testa e pensano solo a fare successo. C'è anche chi lascia spazio ad altri ma soprattutto c'è chi ha capito che bisogna lasciarlo ai giovani. Siamo noi che con il nostro presente ci stiamo costruendo il futuro e a noi andrebbe lasciato spazio per esprimerci e per poter prepararci e mettere a frutto quel che abbiamo studiato. Oggi come oggi motivo in più...
Prodotto da Agustin e Pedro Almodovar e diretto questa volta dallo stesso Del Toro, si tratta di un thriller di fantasia, con una storia non eccezionale ma con meravigliosi effetti di suspense e paura che mantengono sveglio lo spettatore. Nello specifico, La spina del diavolo è la prima parte di una saga di due film di immaginazione ambientati nella Spagna di Franco con protagonisti i bambini (il secondo è Il labirinto del fauno).
La spina del diavolo sarebbero tutte quelle creature concepite ma che non hanno avuto il tempo di vedere la luce perchè uccisi nel tentativo. Aborti insomma. Le spine del diavolo sono i bambini mai nati e quelli mai voluti. E in questo film ce ne sono diversi...
http://l.yimg.com/eb/ymv/us/img/hv/photo/movie_pix/sony_pictures_classics/the_devil_s_backbone__el_espinazo_del_diablo_/_group_photos/eduardo_noriega1.jpgE poi un bellissimo e cattivissimo che altro non è se non Eduardo Noriega, il tenebroso di Tesis che nel film accompagna Marisa Paredes a gestire un orfanotrofio di bambini abbandonati. Entrambi gli attori eccellenti, Marisa irriconoscibile perchè caratterizzata in maniera stupenda, un po' alla maniera di Tim Burton nei suoi film-cartoni. Sarà una mia impressione, ma in questo film Marisa ha qualcosa di strano, per questo dico che è caratterizzata bene. Ha qualcosa che negli altri film non ho notato, una testa sproporzionata rispetto al corpo. Non voglio mettermi a parlare dei difetti delle persone, solo che si nota molto, acconciatura e abiti neri colpevoli.
Ma purtroppo l'epilogo non è buono, perchè ricordiamo che stiamo comunque parlando di un'epoca terribile per il popolo spagnolo, e poi a complicare le cose c'è un malefico Eduardo che non perdona.
Questo genere di film in cui c'è più fantascienza che altro non mi piacciono molto perchè preferisco vedere cose verosimili e non surreali, però fantasmi a parte, è un bel film. Non tanto per la storia quanto per la maniera in cui ci viene mostrata. A volte i modi cambiano tutto.

VOTO: 6

"Frio sol de invierno"

Poco a poco riuscirò a cancellare tutti i titoli dalla lista. Ma se continuo a scrivere questo blog con così tanta frequenza, non arriverò da nessuna parte.
http://0.tqn.com/d/worldfilm/1/0/M/7/1/MarisaParedes.jpgOggi dedico un po' di pazio a un film praticamente sconosciuto in Italia, ma che ha vinto nel 2004 il Goya a Mejor director novel. Il regista si chiama Pablo Malo, ma il film non è per niente cattivo. Ma come mi sono imbattuta in questo film? Semplice, grazie ad una delle mie attrici preferite (e sono molte), una delle più grandi in Spagna e musa di Pedro Almodovar, Marisa Paredes. Sto cercando di vedere tutti i suoi film ma non è facile visto che è in attivo dagli anni sessanta. Ci provo.
Si tratta di un bel film che racconta il dramma di due famiglie, quello di un ragazzino che uccide sua madre, di un giovane che porta i soldi a casa, di una madre prostituta vittima di violenza, di un amore di quelli timidi, di un uomo che non può essere chiamato tale, di aggressioni tra ragazzi e di AIDS. In tutto ciò la morte che conclude il film e che non dispiace più di quello che succede fin dall'inizio, ma sembra quasi una giusta conclusione o un anticipo di quello che avrebbe atteso il protagonista. Insomma, finisce per prendersi quello che gli spetta come per non dare la soddisfazione ad altri di farlo per lui.
Il titolo è Frio sol de invierno (Freddo sole invernale) e Marisa Paredes impersonifica il ruolo di una prostituta avanti con gli anni, alcolizzata e che finisce per mettersi in un brutto pasticcio. Stupenda la sua interpretazione, ma come tutte le altre del resto. Non l'ho mai vista in un ruolo che non faccia per lei o dove è leggermente imperfetta. E' davvero una grandissima attrice!
http://spf.fotolog.com/photo/63/43/121/dindilizka/1227363382383_f.jpgA mio avviso il film tocca un tema importante, quello di un clima familiare invivibile che spinge un figlio a far fuori la madre, ma soprattutto senza mai pentirsene, nemmeno quando sarà cresciuto. Anzi, da l'impressione di chi, nonostante sia appena ucito da uno psichiatrico, rifarebbe lo stesso gesto mille volte perchè lo considera giusto. Evidentemente i suoi occhi da bambino avevano visto talmente tante cose che non andavano da sentirsi finalmente liberato. Difficile approvare un comportamento del genere, altrettanto biasimarlo. Ed'è come se volessero farci empatizzare con lui senza vederlo come un mostro, rendendolo buono e caritatevole nei confronti di un ragazzo con mille problemi. Personaggio cattivo? Non proprio. Stiamo parlando di un ragazzo che per tutto il film fa un percorso difficile da capire e che ha come obiettivo la morte. Il ruolo è del bravissimo e a mio avviso bellissimo Unax Ugalde, spagnolo, anche se dal nome non si direbbe.
Il film mi è piaciuto molto, merito la presenza di un cast come quello sopra elencanto e di magnifiche interpretazioni, ma anche perchè la storia non era niente male.

VOTO: 7