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giovedì 8 maggio 2014

"La commedia del potere" (che commedia non e')

Isabelle Huppert è per me come una garanzia quando si parla di scegliere un film da vedere. È tra le migliori attrici francesi di tutti i tempi, è di quelle che sembrano non avere un vasto repertorio di espressioni ma che recitano con gli occhi. Poche come lei lo sanno fare, sicuramente Kristin Scott Thomas e Charlotte Gainsbourg sono tra queste. E di fatto sono tra quelle che preferisco.

La commedia del potere è un film di Claude Chabrol, uno dei padri della cara Nouvelle Vogue, quindi quando spulciando tra i miei dvd ho beccato questo nome mi son detta subito: "È lui l'uomo che cercavo!" Invece mi sono trovata davanti a un film troppo lungo, che cammina poco ma che sicuramente racconta molto, con una struttura narrariva che include scene scelte meticolosamente per la pregnanza di quello che voglio dire. Penso sia sicuramente ben scritto, ma a causa dell'ambiente un po' cupo e noioso - quello della giustizia - rischia di raddopiare la percezione della sua durata. Tutto sommato sono quasi due ore che ho retto senza addormentarmi e in quanto a Chabrol...non voglio fermarmi qui!

La donna coi guanti rossi viene assorbita dalla sua vita lavorativa, non esiste più nulla per lei. Spesso l'uomo tende a fare del lavoro il suo unico interesse. Non so quanto sia giusto o sbagliato, ma quando ami ciò che fai - e non è da tutti - non vedi nient'altro. Forse succede perché il resto sembra non avere di meglio da mostrarti.

VOTO: 4

giovedì 16 giugno 2011

"Un affare di donne"

C'è una questione sulla quale si discute molto e che raccoglie pareri molto differenti. Io ci penso ma non troppo, perchè la parte cattolica di me dice che è omicidio, mentre la parte realistica dice che è omicidio ma che purtroppo esiste anche questo. L'aborto è una di quelle cose che non mi sento di giudicare perchè è una scelta così personale e estrema che può capire solo chi si trova di fronte a una situazione così. Penso che il nostro SI o NO all'aborto non fa testo, conta solo quello che decidiamo di fare quando compare la lineetta blu su quell'aggeggio lì.
A questo proposito Une affaire de femme (Un affare di donne) fa parecchio riflettere, sulle altre cose anche su una scelta come questa. Una donna, interpretata al solito magnificamente da Isabelle Huppert, si improvvisa capace di far abortire un'amica, così si sparge la voce e intraprende cquesta carriera, diventando ricca. Tra le altre cose affitta stanze a donne di cattiva reputazione e mette le corna al marito. Va tutto bene fin quando non ne muore una, e così finisce in carcere e poi condannata alla ghigliottina. Il film è impostato davvero bene, non per niente è diretto da Claude Chabrol, uno dei grandi esponenti della Nouvelle Vague francese, di cui la Huppert è musa e vincitrice della Coppa Volpi a Venezia per questo stesso film. La cosa che da ai nervi in questa storia è che donne sposate e con molti figli erano costrette ad abortire perchè non potevano mantenerli, ovviamente perchè i mariti volevano fare sempre e solo quello. Che storia, povere noi. Per fortuna i tempi sono cambiati e la donna non è costretta a fare solo la madre.

VOTO: 8

giovedì 9 giugno 2011

"L'amore nascosto"

"Tua sorella non mi amava, ed'è molto triste quando una figlia non ama sua madre."
Queste le parole pronunciate da Carmen Maura in Volver. Ma non è del film di Almodovar che voglio parlarvi, bensì di una storia molto più drammatica che ci viene raccontata in L'amore nascosto di Alessandro Capone. Una madre rinchiusa in un'ospedale psichiatrico è convinta che sua figlia la odi, da parte sua la figlia crede di non essere amata da sua madre. Per tutto il film filtrano pensieri e deliranze di una drammaticamente splendida Isabelle Huppert nel ruolo di una donna depressa e maniacale. Quando si trova a parlare con la figlia la scena appare a noi come tratta da un sogno, forse per farci condividere la visione della donna e riuscire a metterci nei suoi panni. Ci sono diversi punti oscuri a mio avviso, per esempio non ho capito esattamente se l'odio di cui si parla in tutto il film deriva realmente dalla figlia, come sostiene nella sua malattia la madre, o se al contrario, volendo dare ragione alla figlia, è la madre che non è riuscita a instaurare un rapporto che dovrebbe venire naturale tra madre e figlia. Inizialmente, forse per colpa dell'eccellente interpretazione della Huppert che suscita moltissima pena in questo film, ero convinta che la colpa fosse della figlia troppo cattiva nei confronti della madre. Poi però molte cose hanno iniziato a non essere chiare. Per esempio la figlia pagava 300 euro al giorno per far stare lì dentro la madre, e l'andava a trovare. Ma la madre era quasi terrorizzata da sua figlia, ne temeva il giudizio, ne aveva soggezione, e questo sicuramente è un allarme. Ma alla fine, quando la figlia muore, la madre dice che è stata la sua ultima maniera per farla soffrire, come se si fosse voluta uccidere per farle un dispetto. Questo sicuramente è il ragionamento di una donna malata di mente. Ma alla fine, quando tutto sembra dar ragione alla figlia, la figlia rivolgendosi alla madre che si occuperà della nipote, pronuncia tali parole: "Lei sicuramente ti amerà". Frase che mi ha lasciato perplessa, perchè è come se avesse voluto dire che lei non era riuscita ad amare la madre, ma che la nipote le darà sicuramente l'affetto di cui ha di bisogno. Forse il finale è a libera interpretazione e non me ne sono accorta, o forse la nostra mania di voler trovare per forza un colpevole a cui scaricare tutte le colpe anche in un film mi ha portato fuori strada.

VOTO: 8

mercoledì 8 giugno 2011

"8 femmes"

E pensare che ho quasi scoperto da poco che i francesi fanno cinema... Non per dire, ma se non fosse stato perchè spinta da forze vicinissime, non mi sarei mai incappata in questi film nè spagnoli nè italiani, che sono le cose che più guardo. Ma siccome mi piace scoprire cose nuove, mi sono prestata a queste nuove visioni, complice anche lo stuidio di questi giorni che mi ha rivelato il gran protagonismo della Francia nella storia del cinema. Così, sono arrivata a vedere "8 femmes" in versione originale con sottotitoli niente poco di meno che in spagnolo! Non abbiam trovato quelli in italiano, così mi son dovuta adattare. Devo dire che vedere l'originale nella sua lingua non è paragonabile ai film doppiati. L'autenticità che ti arriva non ha prezzo.
Si tratta di un genere di humor nero alla francese che racconta la giornata un po' particolare di 8 donne (tutte di famiglia o quasi) che si ritrovano nella loro casa isolate dal mondo in seguito alla scoperta del cadavere del marito di una di loro in camera da letto.L'obiettivo è scoprire chi tra loro è l'assassina, visto che a quanto pare tutte avrebbero avuto dei buoni motivi per far fuori l'uomo. Ogni personaggio si presenta a noi con una canzoncina, c'è chi la suona e chi la balla, il tutto con le vere voci dei personaggi e in base a quello che vogliono trasmettere in quel momento della storia. A pochi minuti dall'inizio, per non dire al primo secondo, ti accorgi che si tratta di un film speciale. Sembra di trovarsi a teatro, sia per la scenografia molto colorata che per le riprese sicuramente fuori dagli schemi, ricche di piani sequenza e i inquadrature che schiaffeggiano la regola dei 180° del cinema classico. Tutto fuori dal normale e che attrae la sua attenzione soprattutto sulla maniera di recitare delle attrici protagoniste. Sembrano delle caricature, soprattutto il personaggio della grande Isabelle Huppert. Ogni personaggio è uno spettacolo infinito, e mi ha fatto moltissimo pensare a "Donne sull'orlo di una crisi di nervi" di P. Almodovar, ma anche ad altri film interamente dominati da donne che cercano di farsi spazio difendendo se stesse con tutta la forza. Ma il film che più mi ricorda è "Regine: il matrimonio che mancava", in cui le più grandi attrici spagnole si concedono alla commedia e ci fanno divertire un sacco. Film irripetibili questi. Anche qui come in quello, grandi dive del cinema francese si incontrano.
Moltissimi altri potrebbero essere gli esempi. Ricorda vagamente anche il capolavoro "Famiglia" di Fernando Leon de Aranoa, in cui ci troviamo di fronte una famiglia sicuramente poco normale e che ci riserva innumerevoli sorprese con l'avanzare del film.
La cosa che mi ha sorpresa di più sono gli spezzoni musicali, che contribuiscono a dare la sensazione che sia tutto più che surreale visto che i personaggi si trovano di fronte a un episodio di morte ma sembrano più che tranquille, non si nota alcun turbamento, anzi solo comicità che scatta in noi proprio dal loro atteggiamento.
http://1.bp.blogspot.com/-zeRBTBBuiUs/TaVdw2qC7HI/AAAAAAAAAJc/nmUawSuCM3Q/s1600/8+femmes+4.jpgUn film davvero geniale come l'opera alla quale rimanda. Non me lo sarei mai aspettato dai francesi, e io che li ho sempre sottovalutati... Davvero entusiasta dopo questo film, già ho voglia di rivederlo! Un capolavoro di commedia nera! Ma il riconoscimento maggiore va alle attrici da 10 e lode!

VOTO: 10

sabato 4 giugno 2011

"La pianista" lascia il segno

Ammetto che conosco molto poco il cinema francese, per non dire quasi per nulla. L'unico film che adesso ricordo come film francese... non esiste. Per fortuna c'è sempre chi mi da buoni consigli cinematografici quindi ieri, dopo settimane e settimane di ricerca di uno dei film consigliati, sono riuscita a vedere La pianista di Michael Haneke, con Isabelle Huppert e Annie Girardot. La mia amica spagnola, parlando di film molto forti e in particolare del Cigno nero con Natalie Portman uscito quest'anno e che ha sconvolto il pubblico, mi ha riferito che nel 2001, quando uscì nelle sale spagnole La pianista, l'impatto fu fortissimo, si registrarono per giunta 11 casi di persone svenute al cinema durante la visione. Consapevole che fosse un film che mi avrebbe lasciato un segno, ho fatto di tutto per vederlo con la luce del sole per evitare di affidarmi predisposta alla depressione di notte. Ma ho scaricato il film solo ieri sera e non ho resistito. Ho dovuto subito guardarlo. La mia visione di questo film è stata tormentata come il film stesso.
La storia è quella di un'insegnante di piano sulla quarantina con "gravi" perversioni sessuali dovuti a una sessualità repressa (colpevole in parte una madre troppo apprensiva e vigile) la quale si innamora (a modo suo) di un giovane suo allievo. Il problema è che i due hanno modi diversi di vivere l'amore, e quello della Huppert è totalmente fuori dagli schemi.
Così per tutto il film assistiamo a scene molto cruente e dirette che fanno della Huppert una delle migliori attrici che io abbia mai visto nei panni di una donna repressa e tremendamente gelida nella prima parte del film e che dopo sembra leggermente cambiare direzione. La storia mi ha suscitato molta pena, non ho mai visto niente di simile, la Huppert fa un'interpretazione magistrale e riesce ad essere così fredda da mettere paura perchè non sai mai da dove potrebbe spuntare la follia. Ovviamente non è folle, è solo malata, ma di una malattia che arrivati ad un certo punto può far pena e a dispiacere perchè si fa del male da sola e senza rendersene conto allontana tutti da lei. Solo quando si rende conto di star per perdere il ragazzo che dice di amare, cerca di cambiare ma quel cambiamento non può venirle naturale e così un normale rapporto sessuale si trasforma in vera e propria violenza per una donna che ha sempre inteso il sesso come dolore. Per tutto il film mi sono inevitabilmente domandata quale grande peccato si sottoponesse a scontare in questo modo così crudele verso se stessa, cosa credeva di aver fatto di così grave e imperdonabile per trattarsi così e pensare di meritare i peggiori trattamenti. Non lo potremo mai sapere perchè non era questo l'obiettivo del film e di queste storie nel mondo ce ne saranno sicuramente tante.
Con tutta la freddezza del suo personaggio la Huppert è riuscita ad arrivarmi tantissimo, complice una vicenda mai vista nel cinema (per me) e che è sicuramente tra le più drammatiche storie. Non è approfondita, non va nella psiche del personaggio ma resta nella superficie della sua corazza e nonostante questo è un film molto forte e che non può lasciare indifferenti.
Per la prima volta non posso fare a meno di valutare al massimo questo film come uno dei più belli che abbia mai visto ma che sicuramente non è alla portata di tutti perchè è facile cadere nel pregiudizio morale del tema trattato e scandalizzerebbe molti. Sono convinta che Isabelle Huppert con questo film è entrata nel giro delle miei attrici preferite e intendo vedere altri suoi film, perchè un ruolo come questo che le è valso tantissimi premi tra cui Miglior attrice 2001 al festival di Cannes, non è all'altezza di tutti.

VOTO: 10