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sabato 24 maggio 2014

"Le vent d'est" di Godard (fare cinema sporcandosi le mani...e la faccia!)

Non mi piacciono i film commerciali, ma anche io li ho guardati. Li guardo ancora, e mi fanno sembrare il cinema così difficile. Perchè guardando certi film commerciali ti rendi conto di quanto sia complicato non cadere nella trappola di imitarli, nella trappola di fare del cinema facile, fruibile a tutti. E io mi ritengo un fruitore esigente, lo sono diventata. Lo diventi dopo che hai visto tutto il cinema che ho visto io. E quanto ancora me ne manca, e quanto ancora ne vorrei vedere; mille al giorno! Si può farlo senza alienarsi? Oh, no. Temo che la mia fragile psiche ne risentirebbe.

Pochi giorni fa ho visto un film di Jean-Luc Godard, Le vent d'est, un film che tutto è tranne che commerciale, facilmente fruibile. Diciamo che non ti imbatti per caso in un film di questo tipo. Un film rivoluzionario perchè racconta la ribellione alle convenzioni, la voglia di riscatto e di cambiamento tra i giovani in società che non gli lasciano lo spazio per esprimersi. La Nouvelle Vogue nella sua forma più cristallina. Un film rivoluzionario quindi anche nei modi, una maniera di utilizzare lo strumento cinematografico come arma sociale. Sembrerebbe un documentario, ma ci troviamo ancora nella finzione.

Sguardi in macchina e voce off mi immergono nel mondo della tecnica dell'interpellazione che tanto ho cara. E troviamo il volto di Gian Maria Volontè, stupendo interprete che non manca mai di affascinare lo spettatore. Anche se non ho amato particolarmente questo film, mi è piaciuta tremendamente la voglia di sporcarsi le mani che ne emerge. Non è un caso che vediamo alcuni dei protagonisti pitturarsi il volto con colori accesi, come segno del voler agire, del voler fare. E questo è molto bello nel cinema, il cinema richiede molta azione, non si può stare fermi, solo lo spettatore sta fermo. E neanche questo è vero, perchè sta fermo solo corporalmente. Ma la sua anima nel frattempo dove va?

VOTO: 4

lunedì 21 maggio 2012

"La scuola" di D. Luchetti con Silvio Orlando

Fa parte di un filone scolastico del cinema italiano molto in voga negli anni novanta. La scuola, un film di Daniele Luchetti con Silvio Orlando e tantissimi volti noti del nostro cinema e della nostra televisione, racconta di una classe e soprattutto dei suoi professori, tra rivalità e relazioni ambigue e mai chiarite. Non è un tema nuovo insomma, eppure mi è piaciuto più di altri. Non è scontato ma devo riconoscere che è un po' lungo. A momenti scorre troppo lentamente e con monotonia, però le vicende del consiglio di classe a fine anno scolastico e il crollo della scuola, chiaramente metaforico, mi ha affascinata. E' un film che ha un suo perchè, che è poi quello che cerco. La motivazione forte può far aumentare il livello di un film a tema molto usato.
E poi è un film dedicato "a chi non è mai stato il primo della classe", e sicuramente tutti in qualcosa non lo siamo stati.

VOTO: 6

"Y tu mama tambien" cosa?

Ogni volta che termino di vedere un film spagnolo penso che non finirò mai di imparare dalla loro schiettezza in immagini. Y tu mama tambien ne è la prova, anche se il film in questione non è spagnolo ma sudamericano. Con Gael Garcia Bernal, attore messicano che non mi piace affatto nè come uomo nè come attore, anzi mi sta pure un po' antipatico. Visto per la prima volta in un film di Almodovar e in seguito in altri film altrettanto famosi.
La storia è quella di due ragazzini che si credono uomoni e che danno continuamente prova della loro immaturità, perfino quando si mescolano con una donna adulta anche se molto giovane e finiscono per andarci a letto entrambi, isolatamente e non.
Il film in se stesso non trasmette molto, non ha un fine se non quello di farci rendere conto di come sono immaturi i ragazzini di 18 anni mentre le ragazzine di 18 sono in un altro mondo. E non mi sbaglio. E per il resto? Cosa vuol dire la precisione nei dettagli che non ci permettono di farci gli affari nostri e ci introducono nelle vicende più intime dei personaggi? Scopo non ne hanno, anche se non si rimane indifferenti alla spudoratezza mai.
Il voto aumenta se guardiamo la questione da un altro punto di vista, quello della protagonista che altro non è se non Maribel Verdù!

VOTO: 5

mercoledì 7 marzo 2012

'Una separazione' al passo coi tempi

Una separazione, film iraqueno di Asghar Farhadi vince l'Oscar al miglior film straniero per il 2012. Il primo premio in assoluto vinto dall'Iraq agli Oscar. Immagino sia una grande soddisfazione per un popolo sempre in ombra e ricordato solo per episodi di guerra e di sottosviluppo. Il regista, che è anche sceneggiatore e produttore del film, ha dedicato la vittoria al suo popolo che sicuramente avrà gradito molto e così gli riconosce la possibilità di entrare a far parte del cinema internazionale. Possibilità finora poco concessa al cinema arabo.
Il film mi è piaciuto moltissimo e mi ha più volte e in più punti commossa. La storia è quella di una famiglia più moderna di altre e con problemi come quelli di qualsiasi famiglia europea. Compare la malattia, i problemi di coppia e sicuramente la gelosia. Ecco da dove viene lo steriotipo del siciliano geloso, dalla gelosia degli arabi che ci hanno tanto dominato, da dove se no?? 
Ho apprezzato tantissimo al semplicità del linguaggio, il ritmo fluido e l'atmosfera familiare di questa commedia drammatica che ci presenta un altro Iraq, di cui pochi sicuramente sanno. Auguro davvero a questo paese e a questo regista di continuare su questa strada del successo e di portare avanti il nome dell'Iraq e di chi in questo film ci ha lavorato. 
Mi è piaciuto molto il finale lasciato aperto e alcune frasi che lo rendevano per niente artificiale ma anzi molto semplice e a contempo un ottimo intrattenimento e spunto di riflessione. La miseria non manca, si tratta comunque di zone povere e che ancora hanno molta strada da fare prima di vedere la luce, ma per me è stato vedere qualcosa di diverso, un clima e contesto distinto e un linguaggio che non è molto dissimile dal nostro, quello fatto bene però. 


VOTO: 9

lunedì 27 febbraio 2012

L'amore incondizionato di "Nel nome del padre"

Cosa non farebbe un padre per un figlio? Devo ancora scoprirlo, e Nel nome del padre mi conferma quanto grande e incondizionato sia l'amore di questo tipo e che nonostante un padre venga trattato malissimo e umiliato gratuitamente, tu sarai sempre e comunque suo figlio. Nel caso di questo film il figlio che gli dedica il titolo si è reso conto di quanto valore abbia avuto per lui suo padre, e ha lottato solo dopo la sua morte per riconoscere la sua innocenza dopo averlo trascinato nella giovinezza in una situazione in cui lui stesso era innocente.
Tratto da una storia vera, è un film così fatto bene che arriva nei minimi dettagli e riesce nel suo obiettivo. Una di quelle storie vere che sarebbe un peccato non raccontare e tenersi per se.
Dopo aver visto questo film rifletto molto sul fatto che storie come queste ne esistono chissà quante, solo che questo è raccontato davvero bene, è curato e merita di essere visto e di essere positivamente valutato, non come altri che diventano scarsi perchè nella strada che li porta dall'idea alla sceneggiatura si smarriscono perchè trattati male. Questi per me sono sceneggiatori meritevoli di lode e di Oscar, se questa è l'unità di misura giusta. Il tema fa la sua parte, il mezzo anche, e Daniel Day Lewis ("Nine") ed Emma Thompson riempiono bene ogni buco, se questo c'è ed esiste.

VOTO: 8

giovedì 5 gennaio 2012

"Breaking dawn"

Visto che sono in vena, approfitto. Ecco un altro film, questo sicuramente più famoso, la fama lo precede. E' Breaking dawn e se non l'avete visto, l'avete sicuramente sentito. Il titolo non dovrebbe suonare nuovo, è preceduto dai suoi fratelli, tutti ben riusciti, e amati da chi apprezza il genere. Successore di Harry Potter, ma saga meno degna di nota, senza nulla togliere al successo ottenuto da Stephany Meyer, autrice della saga Twilight.
Si tratta dell'ultimo capitolo, diviso in due parti, qui parlo della parte uno. Attendo la seconda parte, come tanti altri milioni di persone. Questo film che ha fatto il boom nelle sale di mezzo mondo, è sicuramente di livello artistico inferiore agli altri. E' il film più romantico della saga, ammetto che in certi punti arrivava a sfiorare il banale. Troppo zucchero, e troppe circostanze surreali. Ok che è tutto molto fantasioso, ma anche nella fantasia non nuoce un po' di veridicità e dignità, visto che comunque Bella è ancora fino a prova contraria umana!
Dettagli a parte, l'ho apprezzato, ma è da prendere come film non impegnativo, come passatempo e intrattenimento. Non ha alcun valore da considerare superiore a questo, tale è il suo scopo, e ci riesce meglio di altri, o non avrebbe riscosso tanto benestare.

VOTO: 6

sabato 28 maggio 2011

"La spina del diavolo"

Oggi inizierò con un nome. Guillelmo del Toro. Me lo sposerei volentieri se non fosse che non so nemmeno che faccia ha. Ma nel panorama cinematografico spagnolo e non solo, è un grande nome. Regista e produttore cinematografico con un debole per i thriller e gli horror mescolati alla fantascienza, credo meriti di essere menzionato. Produce opere prime di registi appunto sconosciuti, esordienti. Crede in loro e li porta avanti, facendogli promettere che quando diventeranno famosi faranno lo stesso con altri ragazzi. Appena l'ho saputo sono rimasta colpita dai suoi altruismo, disponibilità e pazienza nello scovare nuovi talenti. E' davvero sorprendente e rassicurante vedere che non tutti i famosi si sono montati la testa e pensano solo a fare successo. C'è anche chi lascia spazio ad altri ma soprattutto c'è chi ha capito che bisogna lasciarlo ai giovani. Siamo noi che con il nostro presente ci stiamo costruendo il futuro e a noi andrebbe lasciato spazio per esprimerci e per poter prepararci e mettere a frutto quel che abbiamo studiato. Oggi come oggi motivo in più...
Prodotto da Agustin e Pedro Almodovar e diretto questa volta dallo stesso Del Toro, si tratta di un thriller di fantasia, con una storia non eccezionale ma con meravigliosi effetti di suspense e paura che mantengono sveglio lo spettatore. Nello specifico, La spina del diavolo è la prima parte di una saga di due film di immaginazione ambientati nella Spagna di Franco con protagonisti i bambini (il secondo è Il labirinto del fauno).
La spina del diavolo sarebbero tutte quelle creature concepite ma che non hanno avuto il tempo di vedere la luce perchè uccisi nel tentativo. Aborti insomma. Le spine del diavolo sono i bambini mai nati e quelli mai voluti. E in questo film ce ne sono diversi...
http://l.yimg.com/eb/ymv/us/img/hv/photo/movie_pix/sony_pictures_classics/the_devil_s_backbone__el_espinazo_del_diablo_/_group_photos/eduardo_noriega1.jpgE poi un bellissimo e cattivissimo che altro non è se non Eduardo Noriega, il tenebroso di Tesis che nel film accompagna Marisa Paredes a gestire un orfanotrofio di bambini abbandonati. Entrambi gli attori eccellenti, Marisa irriconoscibile perchè caratterizzata in maniera stupenda, un po' alla maniera di Tim Burton nei suoi film-cartoni. Sarà una mia impressione, ma in questo film Marisa ha qualcosa di strano, per questo dico che è caratterizzata bene. Ha qualcosa che negli altri film non ho notato, una testa sproporzionata rispetto al corpo. Non voglio mettermi a parlare dei difetti delle persone, solo che si nota molto, acconciatura e abiti neri colpevoli.
Ma purtroppo l'epilogo non è buono, perchè ricordiamo che stiamo comunque parlando di un'epoca terribile per il popolo spagnolo, e poi a complicare le cose c'è un malefico Eduardo che non perdona.
Questo genere di film in cui c'è più fantascienza che altro non mi piacciono molto perchè preferisco vedere cose verosimili e non surreali, però fantasmi a parte, è un bel film. Non tanto per la storia quanto per la maniera in cui ci viene mostrata. A volte i modi cambiano tutto.

VOTO: 6

giovedì 26 maggio 2011

Penso... "che ne sarà di noi?"

Ultimamente mi sta capitando spesso di pensare che ne sarà di me tra 10, 20, 30 anni. L'idea mi angoscia tremendamente, per questo smetto di pensarci. Qualcuno ha detto di non affannarci pensando a quello che verrà, perchè "ogni giorno ha la sua pena". E' sufficente il peso di ogni singolo giorno, è già troppo impegnativo dover pensare a oggi. A domani ci penseremo domani.
Ma "Che ne sarà di noi" mi ha consolato. Credevo di essere l'unica a disturbare certi affanni della mente, invece ancora una volta scopro che non sono figlia della gallina bianca, e che in fondo siamo tutti uguali. Allo stesso modo, come dice il gran Miguel Delibes, siamo tutti buoni e tutti cattivi al momento giusto. Bisogna accettarlo. Tutti soffriamo e godiamo allo stesso modo, uomini e donne provano le stesse cose, non fa differenza. Pure Cremonini lo diceva, "gli uomini e le donne sono uguali"! Poi alla nostra età, appena ventenni. tutti siamo sulla stessa barca. Stessi problemi e assenza di soluzioni. Una cosa che odio. Non trovare soluzioni e sbattere la testa sempre sugli stessi muri. Non si rompono mai. E' più facile che mi spacchi io la testa. Ma in fondo siamo giovani. Rallegriamoci di quelli che oggi chiamiamo "problemi", perchè non ci capiteranno mai più problemi così facili nella nostra vita. Fosse tutto qui... saremmo felici senza saperlo! Ma inutile girarci attorno, per noi oggi sono problemi veri, e guai a chi si permette di dire il contrario. Ogni età ha il suo di problema. Vorrei riuscire a sopravvivere per tranquillizzare i miei figli del fatto che anche io ci sono passata ed'è stato un gioco da ragazzi. Come un esame di maturità. Ma bando alle ciance...
Il film è fatto davvero bene, è una panoramica sulla voglia di spaccare il mondo che abbiamo alla nostra età, quando crediamo di poterlo conquistare. Giovanni Veronesi è solito fare questo genere di film, e se la cava bene. Ma l'aspetto più eccellente di questi film è sicuramente la parte interpretativa. Silvio Muccino, Violante Placido, Elio Germano, Miryam Catania, Valeria Solarino... un cast di grandi giovani talenti, uno più grande dell'altro. A me personalmente Silvio Muccino giovane non piace tantissimo per il suo orribile modo di parlare. Non solo la S moscia ma pure l'atteggiamento da pazzi complessato e complicato e in primis sfigato. Per fortuna oggi è maturato come attore, è cresciuto come uomo, e adesso comincia a piacermi di più. In questo film non mi piace molto. Ma tutti gli altri che ho citato sono davvero bravissimi, soprattutto Violante e Elio, miglior attore a Cannes l'anno scorso, ex equo con il mitico Javier Bardem.
Ho ammirato molto il tema, come già detto, mi sono ritrovata tantissimo nei dilemmi di quei ragazzi fuggiti alla loro prevedibile vita dopo la maturità, che scappano per vivere quello che vogliono, lontano da quello che li spetta. Torneranno poi alla realtà, o vivranno perennemente in sospeso tra il dovere e il piacere? Prima o poi tutti dovremo mettere i piedi in terra...

VOTO: 7