Premetto che cerco sempre di essere una persona tollerante e anche scrivendo quanto segue lo faccio senza uno spirito eccessivamente critico ma solo per manifestare dissenso nei confronti di un tema che ho molto a cuore. In realtà sono due i temi sacri per me, la patria e il cinema, e quando si vengono a incontrare comincio a non rispondere delle mie facoltà.
La grande bellezza di Paolo Sorrentino ha vinto l'Oscar al miglior film straniero, vittoria prevedibile quanto lo è che ogni anno Natale cade di dicembre. Inutile esprimere la mia gioia a parole perché supera il dicibile.
Martedì 4 marzo Canale 5 ha mandato in onda il film, è stato qualcosa di esclusivo, chi ricorda quando è stata l'ultima volta che Mediaset trasmetteva qualcosa che avesse le minime sembianze di quella ignota cosa chiamata "cultura"? E invece è successo, se non altro perché il film è co-prodotto dal gruppo Mediaset. La trasmissione del film ha registrato un record di ascolti, per l'esattezza 9 milioni con il 36% di share, ed era da 10 anni che un film non veniva visto da così tante persone. So di gente che ha voluto rivederlo e di persone che lo hanno visto per la prima volta, chi perché lo voleva vedere da tanto e gli era sfuggito, chi lo ha visto per curiosità dopo la notizia della prestigiosa vittoria.
Ed'è stato così che le home di Facebook e di Twitter sono state riempite di commenti sul film, il giudizio medio - per medio intendo il più comune - ha viste impiegate parole simili "Non capisco come abbia fatto La grande bellezza a vincere, non si capisce niente." Non mi va di mettermi a discutere sui gusti perché sono qualcosa di assolutamente soggettivo e non mi pare corretto impartire lezioni dicendo che questa gente non capisce niente solo perché io sono appassionata di cinema, anche perché non sarebbe vero che ne so di più. Ci sono film e film, La grande bellezza è di quelli che vanno rivisti più di una volta per capirli totalmente e qualcosa continuerà lo stesso a sfuggirci. E' sicuramente impegnativo e frammentato, non ha una narrazione normale, di quelle a cui siamo stati abituati con i classici film italiani o americani, è un film fatto di flash, di impressioni da cogliere al volo e non è difficile rendersi conto che racconta il declino di una società che non è solo quella romana, ma di chi arrivato ad avere tutto rimpiange il nulla di prima che era tutto. Il film è piaciuto agli americani perché ricorda lo stile di Fellini, e cosa c'è di male? Ho letto di gente che si lamenta per questo. Non si può prendere a modello un maestro, non si può rivisitare lo stile che ha reso l'Italia famosa al mondo, non si può essere influenzati dai film di Fellini? Lamentele anche per l'idea che adesso il mondo ha di noi. Gente che si rammarica del giudizio internazionale ma che poi magari ha votato Berlusconi. Vogliamo dare a Sorrentino il merito per aver detto le cose come stanno o alla gente che ha realmente vissuto in quel modo, soprattutto gente che fa politica? Per il mondo l'Italia era già ridicola, non è di certo per Sorrentino che siamo lo zimbello del mondo, lui ci ha solo ricoperto di arte - oltre quella che avevamo già - e ha fatto qualcosa che gli artisti italiani sanno fare bene, guardare in modo consapevolmente ironico ai nostri problemi e ripresentarli in maniera così brillante da affascinare il mondo intero. Cos'è, gente, vi siete vergognati di essere italiani perché il film esprime il degrado di esserlo? La verità fa male, si sa. Sarei curiosa di sapere se vi sareste lamentati tanto se non aveste saputo il tema del film. L'avreste capito lo stesso? O parlate tanto per parlare, per sentito dire? Dovremmo solo ringraziare Sorrentino per aver fatto ricordare al cinema mondiale quello italiano e per averci fatto respirare aria di alto livello. E' difficile? Sempre per quella storia che nessuno è profeta in patria? Ma li mortacci vostra. Il film non parla solo di Roma, come in ogni film viene fatto uso della fantasia! Ci vuole tanto a capirlo?
Il commento più sincero che ho sentito è venuto da mio zio che mi ha detto: "Io non l'ho capito ma sicuramente è visivamente molto bello!" Siamo tutti critici cinematografici ma nessuno, dicendo che non gli è piaciuto, ha aggiunto che è un film bello da vedere. Tutti ciechi. O tutti a cercare un senso in un film senza capire che il cinema è arte e arte è ogni cosa che permetta all'anima di esprimersi e l'anima è composta da una gran parte di materiale incosciente e si sa che il nostro inconscio non ha niente di razionale ma è al contrario frammentato, è tutto fatto di sprazzi di sensazioni, emozioni, sentimenti, impressioni, stati d'animo. Tutte cose non destinate a durare ma il cui stato di essere è determinato dal fatto che le abbiamo provate. Lasciamoci guidare da quello che l'arte ci può suscitare, non stiamo sempre lì a cercare un perché. Basta già la vita reale che ci chiede in continuazione di ragionare, l'arte non è chiamata a far questo.
D'altronde per me non è tanto grave il fatto di non apprezzare un film come La grande bellezza, perché evidentemente non è alla portata di tutti e non tutti hanno chiara la nozione di "arte", quanto di non gioire per una vittoria che ci riguarda tutti in quanto italiani. Io sono molto patriottica e così come mi rallegro quando la nazionale di calcio vince, faccio lo stesso quando nel cinema otteniamo riconoscimenti. Leggere certi commenti di critica dice molto sul nostro poco presente senso di appartenenza allo stato e sulla nostra ostinazione a restare ignoranti. Sarebbe meglio dire "a me non piace, non l'ho capito ma che bello che l'Italia abbia vinto!" In Francia e Germania non si leggerebbero mai certi commenti come quelli che circolano in questi giorni sui nostri social network, perché non abbiamo nemmeno un minimo di orgoglio nazionale?! Non meritiamo niente di quello che di bello abbiamo ma abbiamo tutti i mali che meritiamo, sono sempre più convinta che l'Italia potrebbe essere il paese migliore del mondo se non fosse per gli italiani.
Perchè courier 12 è la lingua che parla l'arte che amo. Siciliana sulla ventina, studentessa DAMS contro tutti, scrittrice di emozioni all'occorrenza e grande pensatrice autolesionista. Narcisista pure, e nevrotica. Obiettivo: sublimare questa pazzia fin ora distruttiva, perchè "dal letame nascono i fior".
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venerdì 7 marzo 2014
"La grande bellezza" e li mortacci vostra.
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sabato 21 aprile 2012
"To Rome with love"

Non mi fa impazzire Woody Allen, ci sono suoi film che ritengo davvero belli, altri come il penultimo, Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni, che sono insensati. O non li ho capiti.
To Rome with love secondo il mio parere merita di essere visto meglio di altre cose che ci sono per ora al cinema, e nel complesso mi è piaciuto e lo rivedrei subito molto volentieri.
Ma nemmeno questo film come l'altro che ho sovracitato arriva a una fine che abbia un senso compiuto. Alcuni episodi terminano meglio di altri.
L'episodio in cui recita lo stesso Woody Allen è uno tra i migliori. L'abbiamo visto in diverse interviste ultimamente è appare così appassito e inattivo che ci si chiede come possa aver recitato anche nell'ultimo film. Sembrerebbe che stia per morire da un momento all'altro, e invece davanti a una telecamera accesa prende vita e ci racconta una bella storia. L'elemento migliore dell'episodio è ovviamente il grande tenore Fabio Armiliato che canta sotto la doccia perchè ci riesce solo lì. Una messa in scena nei teatri davvero peculiare, e quello che ha fatto più ridere in sala.
L'episodio di Alec Baldwin con Jesse Eisenberg mi è sembrato il più noioso. L'attrice che fa innamorare il protagonista di "The social network" non mi piace molto, la scelta poteva essere più azzecata. Poteva andare l'onnipresente Baldwin nel suo ruolo, però non mi è sembrato niente di straordinario. Cosa ci avrà voluto dire Allen con questa storia? Oltre al fatto che fa bene cedere ai tradimenti, ovviamente...
L'episodio di Penelope Cruz tutto italiano, intrecciato a quello di Alessandra Mastonardi e compagnia bella mi è piaciuto, peccato che sia interamente preso da "Lo sceicco bianco" di Fellini di "qualche anno fa" con Alberto Sordi. E l'ho anche recensito da poco, è l'ultimo film prima di questo post. Che coincidenze! Ovviamente ci sono delle cose cambiate, per esempio il doppio tradimento della Mastronardi inizialmente con Antonio Albanese e poi con Riccardo Scamarcio, e quello di suo marito con Penelope Cruz. Fantastiche le zie shockate dalla provocante escort (Cruz) fatta spacciare per la moglie Milly (Mastronardi). Mi ha davvero molto ricordato il film di Fellini perchè il soggetto è lo stesso, con alcuni cambiamenti.
Brava Penelope che recita in italiano, così è più credibile, e bravo anche Alessandro Tiberi, il finto marito.
L'episodio di Benigni è quello più sensato di tutti, quello che manda un messaggio chiarissimo sul famoso quarto d'ora di notorierà. La moralità nei film di Allen non esiste, infatti nessun personaggio si domanda se sia giusto o meno quello che sta facendo, si vive d'istinti come gli animali. Niente rimorsi, al massimo solo rimpianti. L'interpretazione di Benigni è perfetta e ottima come al solito, ma io sono di parte perchè lo adoro letteralmente, anche se credo che chiunque difficilmente darebbe un parere contrario. Lo stesso Allen si è complimentato tantissimo con il suo doppio italiano, così dicono. Per certi versi è vero, anche se Benigni è più brillante nella sua modestia e umiltà.
Piccola riflessione: il film in se stesso non è un successo e non è premiabile, lo stesso film con attori diversi e sconosciuti anche se bravi non avrebbe avuto il successo che probabilemtne avrà "To Rome with love", ma siccome è girato in Italia e ci sono attori molto ma molto bravi, Benigni per primo che torna sul grande schermo dopo un'assenza di sette anni che a me personalmente pesa tantissimo, allora per questo motivo è piacevole da vedere. Il merito maggiore credo sia degli attori, non della storia anche se devo riconoscere che ci sono momenti davvero piacevoli. Credo che Allen si sia dato un po' alla superficialità, forse vive dei successi già ottenuti e dalla fama da genio che nei decenni scorsi si è guadagnato con merito. Adesso gira ogni anno qualcosa come due film, e incassa anche se le storie che scrive io stessa le avrei scritte meglio. Questa è la dura verità purtroppo, poteva accostare questa realtà a quella di un Leopoldo Pisaniello (Benigni) famoso per essere famoso.
Il film PURTROPPO mi è piaciuto perchè è girato in Italia, mi dispiace dirlo e so che come motivo non basta, ma quasiasi cosa girata a Roma (anche una ripresa amatoriale) ha il suo fascino. Ancora una volta Allen si prende meriti che non sono esattamente i suoi.
VOTO: 8
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giovedì 19 aprile 2012
"Lo sceicco bianco"
E' molto divertente e ha una storia strutturata benissimo, coerente e che fa entrare nel contesto in cui si trova una giovane coppia siciliana, dove lei va alla ricerca del suo eroe da fotoromanzi e lui la cerca disperatamente per tutta Roma, dove sono in vacanza, per presentarla ai parenti.
Fantastico il personaggio di Sordi, lo sceicco che sembra uscire direttamente dai fotoromanzi, così frivolo e superficiale, allegro e sempre affascinante. Fanno invece tenerezza i due coniugi, che sembrano l'immagine del sud catapultato nel nord. E Leopoldo Trieste è davvero un grande attore, perfetto nel ruolo.
VOTO: 8
"I vitelloni" di Fellini
Ho letto da qualche parte che questo è uno dei film preferiti dal famoso Quentin Tarantino, e ha i suoi motivi. Fa davvero piacere sapere che molti dei nostri vecchi registi che hanno fatto storia sono punti di riferimento, spunto e ispirazione per i registi e geni di oggi.
Alberto Sordi, Riccardo Fellini (fratello del regista), Leopoldo Trieste, Franco Fabrizi, tutti dei grandi. Ma il cast è molto più ricco. Mi ha ricordato Amici miei per le amicizie, non per il genere. Qui non c'è tempo per fare scherzi, è ambientato in un epoca in cui avevano ben altro per la testa per pensare a divertirsi come facevano i grandi comici di "Amici miei".
Ho odiato comunque molto il personaggio di seduttore di Fabrizi. Traditore più che altro, senza rispetto, egoista e quel che segue. Pentito poi, per fortuna, ma non so quanto e se crederci.
VOTO: 8
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