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mercoledì 4 gennaio 2012

"Midnight in Paris" all'insegna del Surrealismo

Dalì, Buñuel, Picasso, Hemingway e tanto altro in Midnight in Paris firmato Woody Allen. Curiosa di vederlo per soppiantare la delusione subita all'uscita del cinema dopo aver visto Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni, Midnight in Paris è sicuramente migliore del precedente. Non mi resta altro che aspettare con molte aspettative Bop Decameron trasformato in Nero Fiddled perchè pochi italiani sapevano cosa fosse il Decameron, ed'è qui che mi cadono le braccia. Ma tralasciando questa piccola parentesi di amarezza nazionalista italiana, andiamo a questa mezzanotte parigina di Owen Wilson.
Il cast è ricco, come in tutti i film di Allen, che quando la storia non è niente di speciale solitamente lo riempie di figurine, ma non è esattamente questo il caso. Sono molti gli attori famosi e bravi e qui la storia c'è. Il Surrealismo la caratterizza, surrealismo come genere e Surrealismo come corrente artistico-letteraria. Così come è surreale quello che accade al protagonista, Wilson, che ogni sera a mezzanotte sale su un'auto d'epoca e viene trasportato in un tempo lontano, la Parigi anni 20. Sembra un sogno, sembra quello che lui immagina e tanto desidera pur di fuggire a una vita che non fa esattamente al caso suo, e in un momento delicato di precarietà e incertezza lavorativa, dove deve scrivere un romanzo ma gli manca quel qualcosa per renderlo magico. E sono sicura che dopo questa fantastica esperienza l'abbia trovato, per lo meno Hemingway gli ha dato più di un suggerimento. Conversazioni tipicamente alleniane, perchè per me Allen è un regista a cui piace tanto far conversare i personaggi e ci riesce magnificamente perchè è uno dei pochi a non farmi annoiare in minuti e minuti di parole e parole senza azione. E in queste conversazioni mi sono arrivate molte cose, come non avrebbe potuto essere altrimenti per una come me che sogna di sceneggiare delle storie, e in questo senso i consigli di Hemingway sono significativi, sono piccole accortezze guida per chi ha una storia e non sa come farla funzionare, perchè sempre si ha la sensazione che manchi qualcosa, anche quando si ha tra le mani la sceneggiatura di Match point.

VOTO: 7

mercoledì 28 dicembre 2011

"Contagion" da panico

Somiglia molto a un incubo. E ammetto che dopo averlo visto per diversi giorni il mio inconscio ci marciava su. Diciamo che non lascia indifferenti. E' Contagion, un contagio mortale che nasce inspiegabilmente e che solo alla fine trova la sua origine e rende tutto più chiaro, stupidamente chiaro. Come per un errore il mondo cambia, e come per un errore si muore. NESSUNO E' IMMUNE ALLA PAURA.
Un cast non da teatro della scuola, un gran cast. Le due grandi Kate Winslet e Gwyneth Paltrow liquidate prima del previsto. Un escamotage che ho trovato stupendo. La Paltrow muore a pochi minuti dall'inizio, ed'è ricordata per tutto il film come prima vittima di un virus letale. La Winslet va incontro a un destino certo, e noi guardiamo che il tutto accada consapevoli come lei di cosa l'aspetti. Non esistono protagonisti, la protagonista è la paura e l'istinto di sopravvivenza. Se proprio ci deve essere qualcuno che ha un merito, allora la regina è la dottoressa che sperimenta su se stessa per trovare l'antivirus che possa salvare il mondo da un terribile contagio che si allarga a macchia d'olio sulla terra e non risparmia nessuno. E poi Marion Cotillard che ormai è diventata famosissima, con quell'accento francese fa da garante a una disgrazia che pare non avere rimedio. Tutto si risolve per il meglio solo dopo aver fatto passare sotto la ghigliottina milioni di persone nel giro di pochissimo tempo. Circostanze realmente verificatisi, una seconda "mucca pazza", un allarme davvero attuale e che si presenta anche oggi, come nel 2009.

VOTO: 8