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giovedì 5 gennaio 2012

"Un viaggio chiamato amore"

Una storia vera con protagonisti Laura Morante e Stefano Accorsi, per la regia di Michele Placido. Promette bene, vero? E non mi ha deluso. Gli interpreti sno dei veri attori, il meglio del nostro cinema attuale, e la storia è davvero appassionante, dello stile "Spesso quello che ti cura è ciò che ti fa ammalare". Follia d'amore, come il titolo della canzone arrivata seconda a Eurovision cantanta da Raphael Gualazzi. Ci sono stati dei momenti di vera follia appunto, di violenza, momenti forti, e i due innamorati non hanno lasciato la presa, si sono salvati a vicenda. Più lei a lui. Lei si che lo ha salvato da se stesso. Mi ha messo un po' di tristezza a dire il vero, ma son fatta così. Empatizzo molto, pure coi film.
Inoltre pensare che si sia trattato di una storia vera cambia le cose. Pensare che esista gente che ama così tanto, che ama nonostante tutto e oltre tutto, che ama fino a stare male e che ama per far stare bene l'altro. Lei c'era pure se lui la cacciava, sa che era una disperata richiesta di restare. E si sono amati così, di un amore distruttivo ma permanente, di quelli che rimangono.
Non ho molto altro da dire, andrebbe sicuramente visto. Nuoce gravemente alla salute... mentale.

PS: Scrivo e pubblico senza rileggere, non ne assicura dunque la riuscita. Molta foga, tanta passione.

VOTO: 7

giovedì 9 giugno 2011

"L'estate del mio primo bacio" la ricordo bene

L'estate del mio primo bacio io la ricordo bene, anche se ricordo meglio l'estate dopo.
Ma adesso mi chiedo, perchè Laura Morante fa spesso e volentieri la parte della matta disperata e isterica depressa? Anche in questo film ha un ruolo già visto, però qui il ruolo è portato agli estremi perchè in questo film sta proprio male!
Inizia una nuova estate e una ricca ragazzina pressappoco tredicenne, figlia di papà, non vede l'ora di dare il suo primo bacio. Il problema è che è troppo finta e poco spontanea per piacere, poco naturale a pure troppo piccola, infatti è da bambina che si comporta. Le vicende che attraversa mi hanno fatta ridere perchè anche io sono stata bambina ma non ero così spigliata. Forse è meglio essere così invece che timidi. Non che perchè si faceva vedere sicura di se fosse realmente così, anzi niente affatto. Ognuno reagisce a proprio modo quando si sente inferiore. Poi il contorno familiare non l'aiutava affatto, nè a lei nè alle sue altrettanto viziate e capricciose amichette. Tutto quel benessere nasconde problemi seri e l'assenza assoluta di figure di riferimento come padre e madre, presenti solo per far regali, ma assenti ai compleanni e mai disponibili per un dialogo. Nessuno di quei genitori conosce realmente sua figlia, sa solo che faccia ha. Ammetto che sia difficile capire i figli in un epoca difficile come l'adolescenza, ma ognuno raccoglie i frutti che semina. E sicuramente quei genitori non sono partiti col piede giusto, non hanno amato abbastanza i loro figli fin da piccoli e adesso loro li considerano degli estranei nella loro vita. In parte penso che se la siano cercata... ognuno si ritrova ad avere quanto ha dato. O no?
Tutto sommato il film mi è piaciuto perchè non è falso e racconta proprio le cose come stanno, sembra tutto molto vero. Ma non è sicuramente difficile ricostruire la vita di una adolescente...

VOTO: 7

giovedì 19 maggio 2011

"Il nascondiglio"

Ho sempre creduto di non essere un tipo da film horror. Ho sempre preferito le cose più sobrie, commedie o al massimo dramma. Invece nell'ultimo anno i miei gusti cinematografici sono radicalmente cambiati, ho visto cose nuove e senza rendermene conto sono incappata nel thriller horror che rischia di sostituire nei miei gusti il dramma.
Uno dei primi thriller-horror che ho visto è di Pupi Avanti, che non credevo si dedicasse a questo, infatti se non erro è un'eccezione nella sua filmografia, e per non essere il suo genere è davvero un bel film. L'ho già visto più di una volta e prossimamente lo proporrò a due amiche terrorizzate dalle mie ultime proposte filmiche (The orphanage e Julia's Eyes).
Era una sera di ottobre quando decisi di vedere questo film, ci avvicinavamo alla notte e col senno di poi non so proprio come sia potuto venirmi in mente di vedere di sera al buio sola nella mia stanza un film di cui già sapevo essere da paura. Ovviamente il volume si abbassava vertiginosamente quando percepivo l'avvicinarsi del pericolo per la bravissima Laura Morante, protagonista del film. E' un film in cui non credo abbiano consumato molto di luce, è proprio tutto al buio, e questo è terrificante, soprattutto se ci troviamo in una casa che nasconde del sangue che qualcuno non ha dimenticato. Mi vengono i brividi a pensarci, però mi piace perchè ha una sua trama ben definita e non è il solito horror tutto paura. Io in tutto ciò che vedo voglio trovarci il motivo. E qui tutto fila liscio senza contraddizioni perchè la storia c'è e ci sono dei motivi più o meno normali.
Laura Morante in un ruolo così non l'avevo sicuramente mai vista, e devo essere sincera, la mia prima impressione del film, già dalle prime scene mi ha fatto pensare: "Ma siamo sicuri che sia un film italiano?" E' fatto davvero molto bene, addirittura le prime scene sembrano tratte da un classico americano, sarà per le voci doppiate dei personaggi, infatti la Morante credo sia l'unica italiana in tutta questa storia, dopo il regista. Tutto ciò per dire che anche noi siamo capaci di fare bel cinema e che non dovremmo soffermarci solo ai soliti generi, ma entrare invece in concorrenza con generi come il thriller che sta risultando vincitore in altri paesi. Non voglio continuamente fare paragoni con la Spagna, ma è il cinema che conosco meglio dopo quello italiano.
L'ansia è continua, ma soprattutto verso la fine, e in questo la locandina del film è un po' ingannevole, ci vuole portare fuori strada credo. Io stessa credevo, prima di vederlo, che ci fosse la presenza di qualche spirito che si divertiva a terrorizzare Laura Morante, invece non è esattamente così. Mia zia dice sempre: "Dobbiamo avere paura dei vivi, non dei morti". Guardatelo!

VOTO: 8

lunedì 16 maggio 2011

"Il figlio più piccolo"

Non conoscevo Pupi Avati se non per nome prima de "Il nascondiglio". Quando un film di un regista mi piace molto cerco di vedere altri suoi film. Poi se è italiano un motivo in più. Voglio sapere tutto sul nostro cinema, non voglio perdermi niente, neppure del cinema che ci ha reso popolari per il mondo.
In più, se un film di Pupi Avati riunisce due bravi attori come Christian De Sica e Laura Morante, ci sono diversi buoni motivi per vederlo. Però sicuramente "Il figlio più piccolo" è andato contro le mie aspettative. E' uno di quei film che non vedi l'ora che finisca, ha un ritmo lentissimo e la storia in se stessa lascia molto a desiderare.
Eppure Pupi Avati al giorno d'oggi, insieme a Moretti, Tornatore e Salvatores è uno dei migliori registi italiani. "Il figlio più piccolo" mi sa tanto di film fatto tanto per avere un titolo in più nella filmografia, non mi è piaciuto per niente. La storia la trovo al quanto crudele, e in questo De Sica mantiene il suo ruolo da strafottente ed egoista dei film di Natale, anche se qua si vedono le sue qualità di attore drammatico. E poi è davvero un peccato mortale vedere lì impassibile uno stupendo Luca Zingaretti con un ruolo troppo marginale a mio avviso per le sue capacità attorali. Il figlio più piccolo riesce invece a fare tenerezza a chiunque per il modo così ingenuo con cui riesce a farsi rovinare la vita da suo padre. Questo mi porta a una riflessione corrente. A volte siamo così accecati dall'amore che non vediamo il male che ci fanno proprio le persone da cui non dovremmo riceverlo. Questo perseverare nella speranza che un padre o una madre possa cambiare è una partita persa quando il padre è uno spietato opportunista per cui non sei mai stato veramente figlio e che rivendica la sua paternità solo quando ci sono i soldi di mezzo. Sembra che i ruoli siano invertiti, non sono i figli a trattare male i genitori, ma loro che non sanno cosa vuol dire essere padri. Questo è il caso drammatico dii questo film, che tristezza davvero. Diventiamo ciechi e non vogliamo prendere consapevolezza della verità, ma perchè???

VOTO: 5

venerdì 13 maggio 2011

"La bellezza del somaro"


Inizialmente il titolo di questo film mi ha lasciata nel dubbio di vederlo o no, però sapendo che nel cast c'è Laura Morante (al momento le brave attrici italiane si contano sulle dita di una mano) ho aspettato con ansia per poter andare a vederlo al cinema. Alla fine non l'ho visto al cinema, ma tramite il mio spacciatore ufficiale di film.
Castellitto mi piace un sacco, è uno dei più grandi (indimenticabile "Non ti muovere") e non mi ha deluso. Certo, non ha niente a che vedere con "Non ti muovere", però è fatto bene, ha i suoi significati nascosti o meno, come quello del somaro, e anche se dura un po' troppo come tutti i film italiani, è un film divertente.
Castellitto e la Morante brillanti come sempre, sono una bella coppia cinematografica e non mi dispiacerebbe rivederli insieme, così come la Morante e Verdone. Adoro l'isteria clinica della Morante, è brillante! E non sa fare solo la pazza depressa, è chiaro.
Certamente il modo di affrontare la situazione da parte dei genitori di quella ragazzina un po' folle non è condiviso da me, però è una questione di carattere e valori, io penso che l'avrei presa malissimo. Sono evidentemente genitori molto moderni, fin troppo. Mentre il tutto è preoccupante, entrano in conflitto tra loro e vengono fuori tradimenti e cose così, ma per fortuna ognuno finisce per seguire la sua strada e anche la figlia si rende conto di ciò che vuole, così come il suo sedicente fidanzato settantenne. Che coraggio ragazzi! Ce ne vuole per cacciarsi nei guai con una ragazzina che potrebbe essere tua nipote, e per giunta presentarsi a casa dai suoi come fidanzato, alla presenza di amici di famiglia! Intelligente somaro comunque, uomo di cultura e che sa il fatto suo, filosoficamente parlando. Magari tutti i sedicenni fossero così maturi, no? Insomma, la ragazza aveva le idee chiare eh. Ma ogni cosa ha il suo tempo, ed evidentemente il loro era passato, soprattutto quello del vecchietto intraprendente. Per quanto riguarda lei, ha sicuramente colmato altre mancanze, è sempre così, dicono. Che cerchiamo nell'uomo le caratteristiche del nostro papà. Mah...
Magnifica Emanuela Grimalda, Ave in "Un medico in famiglia"! E tutti gli altri incluso il vecchietto Enzo Jannacci. Ma che dire della sceneggiatura che è opera della fedele aiutante e moglie di Castellitto, Margaret Mazzantini? Brava anche a lei! E aspettando qualcosa di veramente unico, aspettiamo la prossima fatica del duo Castellitto-Mazzantini, "Venuto al mondo" con la splendida Penelope Cruz!

VOTO 7