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lunedì 26 settembre 2011

"La pelle che abito" recensione

Non ho mai atteso così tanto un film tanto da andare al cinema il primo giorno in cui è uscito nelle sale cinematografiche italiane, il 23 settembre, dopo 21 giorni dal suo estreno in terra madre. Arriva finalmente al cinema, direttamente dalla mia amatissima Spagna il nuovo capolavoro di Pedro Almodovar, La pelle che abito (La piel que habito).
L'ho atteso tantissimo, da più di un anno seguo ogni notizia, guardicchio foto di scena sul set e ascolto o leggo interviste, tanto da emozionarmi quando il cast arriva a Cannes dove va via quasi a mani vuote, ahimè. Fortunatamente a solo due settimane dalla sua uscita già riceve un premio in Giappone, così Pedro (o come disse Penelope Peeeeeeeeedroooooo!) può tranquillizzarsi. Sono sempre più convinta che ci si debba impegnare molto nei primi lavori e che se ti fai un nome tutto fila più o meno liscio come l'olio, e Pedro lo sa anche lui.
Si diceva fosse uno dei suoi migliori film oltre che quello che più si allontana dalla sua filmografia essendo La piel que habito il suo primo thriller vero e proprio. Dico vero e proprio perchè elementi da thriller sono presenti in altri dei suoi film con la differenza che in questo il thriller è il genere dichiarato. Entusiasta sono entrata in sala ed eravamo meno di dieci. Mi sono sorpresa ma non troppo. Gli italiani ne hanno di strada da fare, e non stupisce che questo film risquota più successo di critica che di pubblico. Per lo meno in Italy. Come ci siamo ridotti... Spero che in questi giorni le cifre migliorino perchè merita, e non lo dice solo una che è spudoratamente almodovariana.
La trama la sapevo già, ma sapevo che qualche colpo di scena mi avrebbe fatta morire dalle risate oltre che colpire e riflettere, e il colpo c'è stato e non potevo crederci. La storia non è originale, si tratta di un soggetto adattato alla novella "Tarantola" di Thierry Jonquet. Ma non vi credete che perchè non l'abbia ideata Pedro, sia una storia i cui meriti sono solo dell'autore. Assolutamente no, Almodovar ha fatto un gran lavoro, ci tengo a dire che il film porta la sua firma in ogni inquadratura, in ogni colore e nello stile di ciascuna persona che ha messo mano a questo suo grande progetto. Si riconoscono anche in una storia diversa dalle altre le sue tendenze e le sue particolarità che lo rendono autore brillante del cinema spagnolo e qualcosa mi dice che presto mondiale. Elena Anaya è la protagonista, battezzata dallo stesso Almodovar come la futura Penelope Cruz. Grandissima attrice! Antonio Banderas la accompagna in questa vertiginosa lotta verso la sopravvivenza, life motive dell'intero film. Banderas è il più grande attore spagnolo (prima o dopo?) con Bardem. Nel film è così lucido e consapevole delle follie che mette in atto da farle sembrare quasi giuste e corrette a chi guarda. E' un folle gentiluomo, ha le sue ragioni e da lì non si scappa. Altra presenza che vorrei lodare è un volto nuovo per l'Italia, ma non ancora per molto. Si tratta di Blanca Suarez, madrilena ventiduenne che interpreta la figlia di Banderas, Norma, una ragazza con problemi non dalla nascita. Appare in sole tre scene ma la sua ultima scena vale più di tutta la filmografia della Arcuri messa assieme a quella di Gabriel Garko. Stupenda, emotivamente perfetta ed arriva in una maniera impressionante per l'età che ha. Sono positivamente sconvolta da questa ragazza, è adorabile! Insieme a loro tre anche la mia cara Marisa Paredes che è un classico in Almodovar, e Jan Cornet e Alberto Alamo. Ma mi sbaglio o mi è semblato di vedele niente popo di meno che... Augustin Almodovar? Il fratellone produttore di EL DESEO che insieme a Pedro finanzia i suoi film e non solo. Tutto ciò che sia alternativamente diverso, si sa.
Altri accorgimenti. Nel film ci sono pochi dialoghi  mi sbaglio? Ci sono motlissime scene silenziose e non meno significanti. L'uomo tigre è sbucato fuori da uno dei film sperimentali della prima era Almodovar, ne sono certa. Era l'elemento meno lineare, direi l'intruso in una storia che a prima vista poteva sembrare normale. Poi alcuni dialoghi mi hanno smentita. Sembrava tutto troppo strano in quel modo, ci voleva qualcosa di tutto suo (di Almodovar). Se dovessi individuare cosa di questo film mi è piaciuto di più direi che l'ho apprezzato nel suo complesso per essere qualcosa di diverso da quello che normalmente siamo abituati a vedere, e non è poco. Poi la storia in se è spettacolare, a me ha fatto pure ridere dalla tristezza. Tutto è un insieme di emozioni contrastanti, adoro il modo di sdrammatizzare di Almodovar che quando avviene una tragedia riesce a far finta di niente. E' reale tutto ciò, se nella vita vera dopo una morte vicina ci togliessimo poco a poco la vita pure noi sarebbe impossibile continuare. Almodovar toglie la pausa di mezzo tra il lutto e la ripresa dei personaggi e oltre a risparmiare tempo ottiene un risultato sorprendente. In La pelle che abito è un po' diverso, ma c'è anche questo. E' particolare, non c'è dubbio, ma se vuoi vedere una storia normale non vai a vedere Almodovar. E forse non è nemmeno questo. Quello che suona a prima vista stonato nei suoi film è il modo in cui fa succedere le cose, non le cose in se. Sembra tutto molto finto a volte, e forse fa bene distaccarsi un po' dalla finzione. Tra i tanti La pelle che abito è quello che sembra più reale. Insomma, è indiscutibilmente lui. Pedro, Pedro, se non fossi gay ti corteggerei...

VOTO: 9

mercoledì 15 giugno 2011

"Kika un corpo in prestito"

1993. Quando un film si fa telenovela ecco Kika. Una storia in cui avviene di tutto, ma gli eventi sono così incredibili e surreali che ci sembra di vedere una telenovela. Almodovar è molto bravo a farci ridere mettendoci di fronte a storie incredibili, e Kika è una di queste. Memorabile l'episodio dello stupro da parte di un pornodivo evaso dal carcere, non ho smesso di ridere perchè la situazione era davvero ridicola. Probabilmente resa ancora più divertente da Veronica Forqué che ha un modo di atteggiarsi davvero simpatico, così come la poco elegante Rossy de Palma. Attori che sono di per se dei personaggi. Mentre Victoria Abril mi piace un po'm neno, ma è una questione di pelle. Comunque Kika intrattiene ma soprattutto diverte.

VOTO: 7

"Donne sull'orlo di una crisi di nervi"

Donne, du du du, in cerca di guai... E' proprio vero, siamo piene fino al collo di guai, molti ce li cerchaimo, tanti altri vengono da se per il solo fatto che siamo donne. Abbiamo mille e mille difetti, e questo è un gran peggio, perchè ci facciamo amare proprio perchè imperfette. Va tutto bene fin quando non diventiamo... Donne sull'orlo di una crisi di nervi (Mujeres al borde de un ataque de nervios). Lo sa bene Almodovar che è un grande ammiratore dell'universo femminile, l'unico forse ad aver risposto alla famosa domanda di Freud "Cosa vogliono le donne?". Da donna vi dico che le donne vogliono tutto quello che non hanno, qualcuna più fortunata vuole quello che ha, ma è un caso rarissimo. Ma Donne sull'orlo di una crisi di nervi è qualcosa in più di una semplice analisi del woman universe, anche perchè Almodovar è sempre molto attento a disegnare per i suoi film protagoniste femminili strepitose. Questo film non è da meno, ma è uno dei suoi film più famosi e premiati tanto che a Brodway è già un musical. Le donne e le loro mille avventure di ogni tipo, le donne alle prese con gli uomini e con la sofferenza di essere mollate. Le donne e tutto ciò che le riguarda emerge in questo film in maniera come sempre comica e quasi surreale, portando le protagoniste appunto sull'orlo di una crisi di nervi. Sono diverse le storie che si intrecciano ma per un fortuito caso del destino si ritrovano tutte nella stessa casa. Si raggiunge in quel momento il massimo della situazione comica. Bravissima Carmen Maura ma anche il timidissimo Antonio Banderas e Rossy de Palma, emblema della stilizzazione dei personaggi di Almodovar. Assolutamente consigliatissimo per ogni gusto, non potrà deludervi.

VOTO: 8

martedì 14 giugno 2011

"L'indiscreto fascino del peccato"

Inutile negarlo, il peccato ha un certo fascino. Lo sanno bene le protagoniste, tutte suore, di Entre tinieblas (L'indiscreto fascino del peccato). Un gran cast ancora alle prime armi (si fa per dire), 1983 l'hanno di uscita, ma già Carmen Maura, Marisa Paredes e Julieta Serrano erano delle grandi.
Ma non credete che siccome il film parla di suore Almodovar fosse cattolico. Ma per niente. Il film è una grande critica alla Chiesa, è la dimostrazione esagerata che anche in quegli ambiti c'è di tutto. D'altronde perchè dovrebbero essere tutte sante se sono esseri umani? Ogni suora rappresenta un peccato, ognuna ha uno se non più punti deboli e ne è consapevole. C'è una lesbica, una drogata, ma tutte ovviamente parodiate, grottesche figure almodovariane che nonostante (o per) il tema ci fanno ridere. Il pretesto è l'arrivo al convento che raccoglie le peggiori peccatrici della zona, di una cantante che farà uscir fuori il peggio delle devotissime residenti della casa. Ma strepitoso più di tutti è il momento musicale in cui la Serrano che interpreta la giovane cantante, canta un brano che mi piace moltissimo, dal titolo Salì porque salì. Un ritmo coinvolgente, ma anche molto provocatorio visto dove è inserito... Lo consiglio vivamente, per chi si vuole divertire mettendo da parte un giudizio da bigotta. Per guardare di film di Almodovar la morale deve essere messa da parte. E' "solo" un film.


VOTO: 8

"Cosa ho fatto io per meritare tutto questo?"

Qué he hecho yo para merecer todo esto? Questo è quanto si chiedeva Carmen Maura nel film di Almodovar dell'1984. Come potete già immaginare, essendo uno dei primi di Almodovar, lo stile è del tutto diverso da quello a cui siamo abituati a vederlo, soprattutto se solo ultimamente l'avete visto al cinema. Povertà è la parola chiave, tra le tante forse. Carmen Maura è una donna di umili origini che gestisce una famiglia composta da suocera, marito e i due figli. Vivono talmente male che è costretta a vendere il figlio più piccolo ad un destinta pedofilo. La vicenda si complica quando uccide lei stessa il marito. Questi sono temi ricorrenti nel cinema di Almodovar. Se ricordate bene l'omicidio del marito non è la prima volta che lo vediamo. Una situazione drammatica e di sopravvivenza è quella che primeggia in questi tipo di film. I protagonisti vivono al lastrico ma nonostante tutto non cedono mai alle disgrazie della vita ma trovano sempre il modo per uscirne fuori. Personaggi di grande forza e sempre pronti a ridere mettendo da parte la tristezza.
Ogni personaggio ci comunica moltissimo, ogni personaggio in Almodovar è di per se uno spettacolo. Si potrebbe fare un film solo per ciascun suo personaggio.
Non è sicuramente tra i film che mi sono rimasti più impressi, ma ho trovato al loro solito brave sia la Maura che Veronica Forqué. Basta cercare su internet i nomi delle classiche attrici di Almodovar per capire tutto.

VOTO: 6

domenica 12 giugno 2011

"Pepi, Luci, Bom e le altre ragazze del mucchio"

Tra il vecchio e il nuovo Almodovar resto sicuramente col nuovo. Però conoscere l'intera filmografia di un regista che ti piace è il minimo che possa fare. Ma vedere un film dell'80 come Pepi, Luci, Bom y las otras chicas del monton (Pepi, Luci, Bom e le altre ragazze del mucchio) è stato devastante. Me ne avevano parlato male, sapevo che fosse un film molto ma molto particolare e di dubbio gusto, ma mi ha anche per questo incuriosita. E' uno dei primissimi suoi film, se non il primo. Vediamo una giovanissima Carmen Maura, già sua musa da allora. A me non piace moltissimo, preferisco Marisa Paredes. Tutto muove dalla violenza subita da una ragazza (Carmen Maura) e dalla sua vendetta nei confronti dell'uomo che le ha fatto questo. Vendetta presa in maniera soft, voglio dire, non ne fa un dramma. Tipico dei suoi film è sdrammatizzare qualunque cosa. E si vendica portando nel suo gruppo di pervertiti la moglie dell'uomo, una lesbica repressa. Ci sono scene allucinanti e che non commenterò, puro feticismo. Ma soprattutto stupisce il modo di rappresentazione. Molto colore, come al suo solito, ma sembra di trovarci in un fumetto! E la locandina non può smentirmi! In Almodovar tutto è riconducibile al sesso, secondo me sarebbe stato un ottimo pupillo per Freud... Ovunque omosessualità, droga, alcohol alla base di tutto, ma soprattutto delle pseudo orge che solo Almodovar poteva mettere in un film.
Non è un bel film, ma sinceramente mi ha fatto ridere. Almodovar ha una strana capacità di individuare soggetti anomali e renderli ridicoli sottolineandone ed evidenziandone le peculiarità. Tutto elevato al massimo!

VOTO: 4

Tacones lejanos o... "Tacchi a spillo"?

Almodovar è uno di quei registi che o lo ami o lo odi. La sua maniera di fare cinema non è normale, è fuori dal comune. Ha un gusto particolare, ha una sua concezione del bello e dell'arte. Ma soprattutto il suo è un cinema di eccessi, dove si valorizza la stranezza e il bello è quello che non siamo abituati a vedere. E poi Almodovar è tremendamente trasgressivo e non si pone autocensure. I suoi film in questo senso sono tra i più esagerati che ho visto. Molte persone che conosco non lo apprezzano, io lo trovo un grande regista. Nelle sue opere è tutto calcolato, niente è messo a caso, cura l'estetica fino ai minimi dettagli. E poi il suo è un giro di attori privilegiati. Almodovar è un trampolino di lancio e non è facile arrivarci. I film del primo Almodovar sono di dubbio gusto, io stessa non li apprezzo, ma ad un certo punto della sua carriera la svolta. Adesso si è gettato sul trhiller.

Amo moltissimo dei suoi film, li ho visti quasi tutti. Ma uno di quelli che mi piace di più e Tacones lejanos (Tacchi a spillo). Marisa Paredes, grande musa di Almodovar è la madre snaturata di Victoria Abril, altra grande del cinema almodovariano. Nel loro rapporto di amore-odio troviamo uno strepitoso Miguel Bosé nei panni di una drag queen su imitazione della Paredes. Il tutto è peggiorato da un omicidio, e la vicenda è ingarbugliata, la trama ricca, come i film dell'ultimo Almodovar. Il binomio Paredes-Abril è brillante, non si potrebbe chiedere di meglio. Se i risultati sono questi... viva le sue muse!

mercoledì 1 giugno 2011

"Carne de neon"

Non so se conoscete Blanca Suarez. Probabilmente no. In effetti non avete modo di conocerla se non guardate la tv spagnola. Ma manca poco perchè questo nome divenga mondiale, ne sono certa. L'ho capito da quando a 17 anni questa giovane madrilena vinceva un casting per entrare nella serie cool del momento, El internado. Ha 22 anni ed'è già la promessa del cinema spagnolo, tanto da essere addirittura stata scelta da Pedro Almodovar per il suo ultimo lungometraggio, La piel que habito. Una ragazza che promette molto, ha talento e si vede. Una delle mie attrici preferite, il perchè viene da se dopo aver visto Carne de neon, in cui impersonifica Veronica, la figlia di un uomo potente, assassino e con molti nemici.
Un film di azione e di violenza, genere che decisamente non è il mio. Infatti ho indugiato parecchio prima di aprire il file, ma poichè ci recita Blanca, mi son convinta. E poi faceva parte della solita lista...
Un ragazzo di bassi fondi decide di aprire un locale notturno a luci rosse come regalo alla madre che a 12 anni lo ha abbandonato e che di mestiere fa la prostituta. Che pensiero carino, no? Peccato che la madre è malata di Alzheimer quindi nega in continuazione la maternità che le viene attribuita.
Crudele realtà quella della compra-vendita di donne provenienti da paese extracomunitarie che in sotterranei bui della città vengono messe all'asta da machos man (loro pensano) dopo essere state strappate alla loro famiglia e costrette quindi alla prostituzione perchè non hanno altra scelta. O quello o la morte. Un mondo disumano quello che ci viene mostrato dal regista di Carne de neon, ma in tutto quell'egoismo e quel degrado esistono dei sentimenti che fanno perdere la testa ai personaggi. Sono i punti di forza dei loro nemici, l'amore li spoglia di quele feroci maschere che si mettono addosso ed'è lì che crolla tutto quello che hanno calcolatamente costruito. I sentimenti disarmano tutti, è normale. Questo è quello che accade a un po' tutti i personaggi di questo film, i loro nemici aspettano questo per prendere vantaggio su di loro, finchè il tutto, sempre per colpa della madre smemorata, si complica drasticamente per il giovane figlio. Il tutto per un errore, per una confusione di una donna malata a cui viene affidato un compito che evidentemente non poteva portare a termine. Il tutto dalla confusione, tutto cambia solo per questo. E di colpo tutto viene stravolto e i buoni passano dal lato dei cattivi e viceversa. Basta poco per cambiare le carte in tavola, il secondo che separa l'ultimo attimo della tua vita dalla vita eterna. E il film è questo, una riflessione di un'ora e mezzo nello spazio che la pallottola ti concede prima di impossessarsi della tua vita. Ma all'ultimo tutto cambia ancora una volta, e non è come sembrava all'inizio. Molto sangue, molte morti, molte delle quali meritate. E inaspettatamente un finale commovente. Anche i duri qui hanno un cuore, e mi sono commossa, per un film d'azione mi sono commossa! Davvero bello, lo consiglio tantissimo, ma non so se esiste in italiano o almeno coi sottotitoli. Attori fantastici, uno più capace dell'altro, soprattutto Macarena Gomez e il grande Antonio De la Torre. Punto forte del film la recitazione. Muy bien, chicos!

VOTO: 8