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mercoledì 16 maggio 2012

"Léon"

I bravi attori si riconoscono subito, soprattutto se si tratta di attori prodigio che gia' a 13 anni fanno i protagonisti di grandi film, come è il caso di Natalie Portman nel film del 1994 "Léon", scritto e diretto da Luc Besson e con attori quali Jean Reno e Gary Oldman.
La storia è quella di un sicario solo e con un passato difficile che si ritrova a dividere la vita nelle sventure con la piccola ma determinata, forte e coraggiosa ragazzina a cui è stata sterminata la famiglia. All'insegna della vendetta e dell'odio l'uomo le insegna i trucchi del mestiere, facendola diventare una baby sicario ancora troppo verde che non tarda a mettersi nei guai. Innamorata di lui o meglio del ruolo che gli da, cerca si farsi amare, cosa che lui finisce non so quanto teneramente per fare.
Nonostante la sua giovinezza la Portman convince tutti con le sue capacità attoriali, con una profondità magistrale tale che ci sembra di aver di fronte un'attrice adulta, cosa che pochi attori bambini riescono a fare, e chi lo fa molto spesso resta nella storia. È sicuramente questo il caso della Portman. Da dimostrazione di essere nata per fare questo mestiere e caratterizzata con la giusta pettinatura e avendo a suo vantaggio quel gracile aspetto da ragazzina ancora troppo vicina all'infanzia, riesce a incarnare a meraviglia un ruolo che sembra scritto per lei. Commuove vederla crescere in quella miseria senza conoscere l'affetto e bisogni di cui necessita.
Altrettanto può essere detto per i due protagonisti maschili, anche se di gran lunga ho preferito Reno a Oldman, forse per il ruolo. Molto enigmatico e sofferto il suo eroe rapido e letale che finisce per morire a fine film ma non senza portarsi dietro l'ultima soddisfazione e vendetta della sua vita. Solo non ho capito la natura del suo affetto verso la ragazzina che ovviamente non poteva avere 18 anni come gli aveva detto.
Una bella storia d'azione e di corruzione, bei sentimenti e meno felici realtà, molto vere appunto. Piacevole da vedere ma potrebbe scappare qualche lacrima grazie alla ragazzina che oggi è quello che è. Bravissima! Due ore di film che meritano il nostro tempo.

VOTO: 8

giovedì 19 aprile 2012

"I vitelloni" di Fellini

Sto imparando poco a poco a conoscere Federico Fellini, partendo dai film più vecchi per arrivare ai più "recenti". Uno di questi, il suo secondo film, è I vitelloni. Una trama così ricca e ben intrecciata, divertente, è l'origine della vera, vecchia e sana commedia italiana.
Ho letto da qualche parte che questo è uno dei film preferiti dal famoso Quentin Tarantino, e ha i suoi motivi. Fa davvero piacere sapere che molti dei nostri vecchi registi che hanno fatto storia sono punti di riferimento, spunto e ispirazione per i registi e geni di oggi.
Alberto Sordi, Riccardo Fellini (fratello del regista), Leopoldo Trieste, Franco Fabrizi, tutti dei grandi. Ma il cast è molto più ricco. Mi ha ricordato Amici miei per le amicizie, non per il genere. Qui non c'è tempo per fare scherzi, è ambientato in un epoca in cui avevano ben altro per la testa per pensare a divertirsi come facevano i grandi comici di "Amici miei".
Ho odiato comunque molto il personaggio di seduttore di Fabrizi. Traditore più che altro, senza rispetto, egoista e quel che segue. Pentito poi, per fortuna, ma non so quanto e se crederci.

VOTO: 8

giovedì 22 marzo 2012

"Full metal jacket" di Kubrick

Adesso posso dire di aver visto tutti e solo gli ultimi tre film di Kubrick. Mi è costato meno fatica di quello che pensavo in partenza. Ho visto Shining e Eyes wide shut, adesso pure Full Metal Jacket. Tre generi  diversi tra loro, ma tutti fatti così bene che capisco perchè Kubrick è quello che è considerato.
Pregiudizi sul fatto che fosse un film di guerra e io queste cose non le gu... no, un attimo, per fare quello che voglio io non devo dire "questo no", i pregiudizi non funzionano qui. Tutto o niente.
Ho apprezzato molto la prima parte del film, i primi tre quarti d'ora. La vita dei marines al campo d'addestramento. Questa parte mi è sembrata un film differente rispetto a quello che è iniziato dopo, al cuore della guerra, la parte più cruenta e sanguinolenta. Formidabile lo stacco nella scena e nella musica dell'inizio della seconda parte. Dopo esserci abituati a quell'ambiente, vedere la città aperta con quella musica da sottofondo ci mette allegria, un'amara allegria, di consolazione, di rifiuto al voler credere come quei soldati che la vita va odiata perchè è in attesa della morte.
La prima parte mi ha ricordato altri film nello stile, ma mai nessuno si era avvicinato a Kubrick nel far dire certe parole al sergente maledetto. Tremendo il modo in cui i marines venivano disumanizzati, ancora peggio saperlo vero. Ho trovato sorprendente ogni minimo dettaglio, tutto molto curato. Interessante e curioso, ma da far riflettere nel suo carattere animalesco e selvaggio. Lì c'erano persone, diamine, no armi! Non ho creduto ai miei occhi nel vedere la fine dei due protagonisti a metà film. Ma mi sono ripresa vedendo che non sarebbe andata per il meglio dopo. Ma ormai mi ero abituata, e vederli morire tutti mi ha lasciata quasi indifferente, erano troppo poco umani. Pena mi ha fatto veder la ragazzina desiderare di morire. Erano troppo cattivi per concederle la morte dopo la sofferenza di averla lasciata semi morta, agonizzante. Terribili momenti.
E' indubbiamente un capolavoro. Minuto per minuto mi è sembrato di essere addestrata con loro al campo, mentre mi è piaciuta meno la parte clou della guerra, inizialmente sembrava un po' lenta e noiosa abituati all'ironia cruda e insensibile del capo Hartman, ma da lì si snoda presto. E finisce, finisce la storia di quegli uomini nati per uccidere.

PS: Ho notato con un piacere mischiato al terrore alcune analogie con Shining. In primis le inquadrature, il primo piano a entrata in scorrimento che zoomma sui volti ravvicinati e impauriti dei personaggi, ovvero di palla di lardo in questo caso.


VOTO: 8

mercoledì 7 marzo 2012

Tra "Miseria e nobiltà" con link film

Tutti ne abbiam sentito parlare, anche voi che avete vent'anni come me e non c'eravate quando questo film è uscito, ma c'erano i vostri genitori, i vostri nonni. E ha fatto successo, chissà quante volte l'hanno dato alla tv e quanti di voi conoscono scene o battute senza saperne il titolo o senza averlo visto per intero. A me succede con un sacco di film, ma questo è storia ed'era assolutamente da vedere prima o poi. Miseria e nobiltà vi dice niente? A me dice molto, soprattutto se si fanno alcuni nomi come Totò, Sophia Loren... Storia del cinema italiano.
Due famiglie che vivono per miracolo si uniscono sotto lo stesso tetto con la speranza di riuscire a vivere e a mangiare più a lungo unendo le "ricchezze", ma la situazione è ogni giorno sempre più difficile, fin quando si presenta loro una possibilità alla quale non possono sottrarsi e la storia ha un lieto fine. Miseria e nobiltà sono l'inizio e la fine della storia, ma anche se questa si conclude bene e con qualche soldo in più per i nostri simpatici miserabili, è ben lontana dalla vera nobiltà di chi li aiuta a vivere. E' neorealismo questo di saper cogliere il vero per strada e riprenderlo mentre si fa così reale.  Le risate non si faranno mancare per questa commedia di tipo teatrale che prima di chiudere il suo sipario agli occhi degli spettatori fa pronunciare a un mito come Totò la seguente frase: Torno nella miseria, però non mi lamento: mi basta di sapere che il pubblico è contento. Questa frase è capace di emozionarmi perchè racchiude in se la meraviglia e il successo della commedia dell'arte italiana, infatti è uno scritto firmato De Filippo padre. La commedia dell'arte è sicuramente l'origine del Neorealismo Italiano. Tutto va bene purchè faccia ridere.

Il film si trova QUI

VOTO: 10

lunedì 27 febbraio 2012

La malinconica miseria di "Bailame el agua"

Solitamente i film tratti da un libro sono considerati un flop perchè il punto di partenza è sempre più alto e questi non si dimostano all'altezza, ovviamente con le dovute eccezioni. Eccezioni tra le quali si annovera Bailame el agua di Josecho San Mateo, un film spagnolo del 2000, con i grandissimi Uñax Ugande e Pilar López de Ayala. Non credo sia arrivato in Italia.
La storia è quella di due giovani senza una lira che si arrangiano e cercano di sopravvivere con quello che trovano in giro, che non è necessariamente il meglio che possano trovare. Lui finisce a spacciare droga e a drogarsi e lei a prostituirsi. Lei lo fa dopo che capisce che lui non è in grado di portare soldi a casa in nessun modo, e lui lo fa per la disperazione di aver visto a cosa si era ridotta la sua donna. Smette di amarla quando scopre l'imbarazzante mestiere ed entra in crisi, ma io credo che quello che realmente lo faccia star male non sia il lavoro di lei, ma il fatto che lui l'abbia trascinata lì e che non sa come uscirne, perchè ha inevitabilmente fallito come uomo e come compagno. Dice di non amarla più quando io credo che il problema sia solo il suo, ce l'ha con se stesso e se la prende con lei. La disperazione fa da padrona in tutto il film, ma tutto precipita e va a peggiorare alla fine, che è davvero una fine.
Per diversi e palesi motivi la storia riesce, l'ambiente è costruito benissimo con la musica giusta e trasmette continuamente un senso di malinconia. Il contesto con cui viene costruito un film per me fa molto, ed essendo la storia molto semplice e già sentita, era importante che gli attori  fossero dei grandi interpreti. Ovviamente il tutto ha da sfondo quella Spagna che ci viene spesso rappresentata e che anche se i diretti interessati tendono a nascondere per me è esemplare e riassuntiva, anche se non è tutto lì. Gli ambienti disagiati e la miseria in primis, tipiche dei film spagnoli più spagnoli di tutti.

martedì 7 febbraio 2012

"I soliti ignoti" in attesa di rivederlo

Tempo fa ho letto da qualche parte, in spagnolo, che la capacità che hanno gli italiani di ricreare nei loro film gli ambienti, le situazioni e i contesti sociali sono fuori dal comune. Sottoscrivo che siamo dei fuoriclasse in questo.
Ho visto da poco I soliti ignoti, e mi è sembrato tutto così naturale, non per niente si tratta di neorealismo. Gli attori erano quello che erano, Mastroianni, Totò... e stupenda è la risoluzione finale. Trovare la ricchezza, come leit motiv di questo genere di film, e dopo tanto miserabile sforzo e impegno, e dopo tanto carcere, perdersi in un bicchiere d'acqua.
Però ho da dire che questi film vanno davvero capiti, si deve essere allenati a guardare i film che usano un linguaggio diverso da quello a cui siamo abituati, e io ancora forse non sono molto pronta, per cui sono sicura di essermi persa molto e di non averlo apprezzato per quello che merita, andrebbe visto sicuramente più di una volta e bisognerebbe entrare in una certa ottica. O farsi trasportare dalle emozioni e delle sensazioni, semplicemente. Forse non era il momento migliore per vederlo.

Il voto non voglio darlo, farei brutta figura. Meglio rivederlo tra un po'...

giovedì 5 gennaio 2012

"Bellissima" di Luchino Visconti con Anna Magnani

Alternare film moderni a film vecchi non fa male, anzi. Si possono fare tanti confronti, farsi una cultura, ammirare il passato, il che non guasta. E la superiorità cinematografica dell'Italia che da un po' ci ha abbandonati. Insomma, guardate più film del passato che sono belli!
Tempo fa ho visto Bellissima, di Luchino Visconti, con Anna Magnani e Walter Chiari. Un signor film, dunque. Si racconta di una madre disperata e senza una lira, che fa partecipare la figlia di 5 anni a un concorso di bellezza per essere a sua volta la protagonista di un film. Lo stile è quello che possiamo immaginare, la Magnani nel suo tipico ruolo da romana poveraccia e Visconti non perde l'occasione per girare sequenze molto lunghe e con uno zoom lontanissimo, tanto che in certi punti dovevo sforzare la vista perchè la lunghezza focale non è indifferente, gli attori dovevano essere molto lontani!
Per il resto la storia è bella, è commovente e c'è da aspettarselo. Quei film avevano uno scopo, e nel loro scopo riuscivano pienamente. E oggi, oggi il cinema italiano che scopo ha?

VOTO: 8