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sabato 13 aprile 2013

'La verità nascosta' con Clara Lago e Quim Gutierrez

Il sospetto è una trappola mortale.
Sta scritto sulla locandina di un film che ho visto tempo fa, di durata molto breve, col quale sono partita abbastanza prevenuta e non mi sbagliavo del tutto.
Si tratta di La verità nascosta. Già in partenza, quando una legge questo titolo non può rimanere indifferente, visto che esiste già un gran film chiamato Le verità nascoste. Esistono mille modi per chiamare un film, a cosa si deve questa mancanza di fantasia? Il titolo è troppo per un film così da poco.
Ma tralasciando il titolo, anche se per me il film parte già col piede sbagliato, si tratta di una produzione hispanica, non so se spagnola o sudamericana, con attori spagnoli giovani e discretamente conosciuti in Spagna.
Andando al succo della situazione, per un sospetto una fidanzata giocherellona si ritrova vittima di una trappola mortale e prima che la storia venga indirizzata il regista ci ha voluto far credere per una attimo che si trattasse di un horror. Con una scena in particolare. Siamo stati anche illusi sulla colpevolezza/innocenza del ragazzo. Questo è sicuramente un thriller mal riuscito, anche se ce ne sono certamente di peggiori.
A me ha dato la sensazione di un gioco, l'ho trovato privo dello spessore che poteva farmelo piacere e credo che la colpa sia anche del doppiaggio che non mi ha entusiasmata. Che dire, lascio a voi l'ultimo giudizio...

VOTO: 4

giovedì 19 aprile 2012

"Io sono leggenda"

Premettendo che non mi piacciono i film di fantascienza e che si discostano troppo dalla realtà, faccio eccezione con pochi. Io sono leggenda non fa accezione, ma rispetto a quello che vedo in giro nei trailer, credo che meriti più di altri. E' capace di immergerci in un'atmosfera nostalgica come quella di un uomo che si ritrova ad essere l'ultimo abitante della terra insieme al suo cane, un bellissimo pastore tedesco. Eppure quest'uomo non è solo e non è speciale, perchè senza saperlo altri sono sopravvissuti a un terribile virus che una dottoressa ha diffuso con la speranza di redimere il cancro. Non ha avuto l'effetto desiderato, e tutti sono morti o sono diventati dei morti viventi. Mostri, più che uomini sembrano gli abitanti di Pandora di Avatar.
Ho provato pena e tenerezza in diversi punti, soprattutto nella scena della morte del cane. In certi punti mi sono spaventata, più per la sorpresa inaspettata di vedere apparire questi ibrido umani, perchè di per se il film è un thriller drammatico e d'avventura, più che un horror! Anzi è proprio lontano dall'horror.
Smith è un attore molto capace, e ha una certa predisposizione per i film drammatici, mi fa piangere solo a vederlo!!! Anche nell'azione non è niente male.
Del film mi è piaciuto il fatto che ci sono poche parole, e molti fatti. Nel senso che si capisce solo dopo un po' cosa sta succedendo. Ovviamente mai come in Sette anime, sempre con Smith.

VOTO: 7

mercoledì 18 aprile 2012

"Appaloosa" il western di Ed Harris

Ho visto un western, e già questo è di per se strano. Ho visto un western di quasi due ore. Questo peggiora le cose. Ma le cose si spiegano da sole se puntualizzo che ho visto un western di Ed Harris con Viggo Mortensen, Renee Zellweger e... tenetevi forte che lo faccio pure io, Jeremy Irons! Tra i miei attori preferiti, mi sto impegnando a vedere tutti i suoi film. 
Ovviamente non nego che non mi sia pesato accingermi a vedere un film western, però è stato meglio di quanto pensassi, forse perchè la storia era strutturata bene e scorreva fluidamente, anche se io l'avrei fatto durare un po' di meno. Non ci sono chissà quali combattimenti e manifestazioni di violenza, è discreto come film. La cosa pessima è la voce che doppia Irons, che solitamente identifico con un'altra voce. 

VOTO: 6

giovedì 22 marzo 2012

"Full metal jacket" di Kubrick

Adesso posso dire di aver visto tutti e solo gli ultimi tre film di Kubrick. Mi è costato meno fatica di quello che pensavo in partenza. Ho visto Shining e Eyes wide shut, adesso pure Full Metal Jacket. Tre generi  diversi tra loro, ma tutti fatti così bene che capisco perchè Kubrick è quello che è considerato.
Pregiudizi sul fatto che fosse un film di guerra e io queste cose non le gu... no, un attimo, per fare quello che voglio io non devo dire "questo no", i pregiudizi non funzionano qui. Tutto o niente.
Ho apprezzato molto la prima parte del film, i primi tre quarti d'ora. La vita dei marines al campo d'addestramento. Questa parte mi è sembrata un film differente rispetto a quello che è iniziato dopo, al cuore della guerra, la parte più cruenta e sanguinolenta. Formidabile lo stacco nella scena e nella musica dell'inizio della seconda parte. Dopo esserci abituati a quell'ambiente, vedere la città aperta con quella musica da sottofondo ci mette allegria, un'amara allegria, di consolazione, di rifiuto al voler credere come quei soldati che la vita va odiata perchè è in attesa della morte.
La prima parte mi ha ricordato altri film nello stile, ma mai nessuno si era avvicinato a Kubrick nel far dire certe parole al sergente maledetto. Tremendo il modo in cui i marines venivano disumanizzati, ancora peggio saperlo vero. Ho trovato sorprendente ogni minimo dettaglio, tutto molto curato. Interessante e curioso, ma da far riflettere nel suo carattere animalesco e selvaggio. Lì c'erano persone, diamine, no armi! Non ho creduto ai miei occhi nel vedere la fine dei due protagonisti a metà film. Ma mi sono ripresa vedendo che non sarebbe andata per il meglio dopo. Ma ormai mi ero abituata, e vederli morire tutti mi ha lasciata quasi indifferente, erano troppo poco umani. Pena mi ha fatto veder la ragazzina desiderare di morire. Erano troppo cattivi per concederle la morte dopo la sofferenza di averla lasciata semi morta, agonizzante. Terribili momenti.
E' indubbiamente un capolavoro. Minuto per minuto mi è sembrato di essere addestrata con loro al campo, mentre mi è piaciuta meno la parte clou della guerra, inizialmente sembrava un po' lenta e noiosa abituati all'ironia cruda e insensibile del capo Hartman, ma da lì si snoda presto. E finisce, finisce la storia di quegli uomini nati per uccidere.

PS: Ho notato con un piacere mischiato al terrore alcune analogie con Shining. In primis le inquadrature, il primo piano a entrata in scorrimento che zoomma sui volti ravvicinati e impauriti dei personaggi, ovvero di palla di lardo in questo caso.


VOTO: 8

lunedì 27 febbraio 2012

Il femminismo alternativo di "Las 13 rosas"

Vedere le donne combattere in guerra, in modo diverso dagli uomini e chissà perchè sempre uscendone da sconfitte, sortisce comunque un certo effetto. Las 13 rosas non è di certo da meno.
Un gruppo di donne comuniste viene preso di mira e rinchiuso in carcere, è difficile sfuggire alla morte e non ci riusciranno. Per tutto il tempo, con la cieca speranza di essere risparmiate, cercano di andare avanti, e alcune di loro sono realmente innocenti. Tanto meno potevano essere considerate colpevoli quelle che avevano un'idea diversa da quella vigente e che non dava alternative ma anzi le reprimeva. Ovviamente la debolezza dell'essere donne è andata a loro sfavore, ma fa rabbia sapere che è tutto terribilmente vero e che non sia stato fatto niente per evitarlo.
Un film commovente che fino alla fine non ci risparmia le lacrime con il suo meraviglioso messaggio finale mandato da una madre a suo figlio, esortandolo a non dimenticare. Parole importanti, e non credo che quel figlio abbia dimenticato tanto facilmente che i suoi genotori furono uccisi dal regime franchista del periodo. Inutile era difendersi, le cose erano come volevano i potenti e non c'era modo di replicare, come sempre in ogni dittatura.
La disperazione delle storie di queste donne non può essere dimenticata facilmente nemmeno da noi che le vediamo da lontano. Il maschilismo (soprattutto del personaggio di Adriano Giannini) c'è e in questo film anche se velato emerge. Oggi la donna è diversa ma ancora molto lontana, grazie al cielo e grazie al progresso però molte cose sono state distrutte. Questa è la storia di un gruppo di vere donne.

VOTO: 8

L'amore incondizionato di "Nel nome del padre"

Cosa non farebbe un padre per un figlio? Devo ancora scoprirlo, e Nel nome del padre mi conferma quanto grande e incondizionato sia l'amore di questo tipo e che nonostante un padre venga trattato malissimo e umiliato gratuitamente, tu sarai sempre e comunque suo figlio. Nel caso di questo film il figlio che gli dedica il titolo si è reso conto di quanto valore abbia avuto per lui suo padre, e ha lottato solo dopo la sua morte per riconoscere la sua innocenza dopo averlo trascinato nella giovinezza in una situazione in cui lui stesso era innocente.
Tratto da una storia vera, è un film così fatto bene che arriva nei minimi dettagli e riesce nel suo obiettivo. Una di quelle storie vere che sarebbe un peccato non raccontare e tenersi per se.
Dopo aver visto questo film rifletto molto sul fatto che storie come queste ne esistono chissà quante, solo che questo è raccontato davvero bene, è curato e merita di essere visto e di essere positivamente valutato, non come altri che diventano scarsi perchè nella strada che li porta dall'idea alla sceneggiatura si smarriscono perchè trattati male. Questi per me sono sceneggiatori meritevoli di lode e di Oscar, se questa è l'unità di misura giusta. Il tema fa la sua parte, il mezzo anche, e Daniel Day Lewis ("Nine") ed Emma Thompson riempiono bene ogni buco, se questo c'è ed esiste.

VOTO: 8

Quel "Man on fire" che meritava di essere migliore

Quanti film parlano delle vendette? A me vengono in mente solo Il conte di Montecristo e V per vendetta, ma credo che ce ne siano molti altri. Ne ho visto uno a cui credo di dover dare torto. Non credo che la vendetta sia la cosa migliore, ma cerco di capire chi spera di ottenere qualche ricompensa per un torto ricevuto facendola pagare a chi l'ha fatto. Sono però sicura anche del fatto che una volta passata la soddisfazione che dura poco, la rabbia e il dolore continuano a permanere e non si conclude niente. Personalissimo parere, forse di una che non ha ricevuto un torto talmente grande da meditare la vendetta.
Man on fire è un uomo che non ha più niente, e a cui cade tra le braccia una bambina da proteggere. Lei diventa tutto per lui e nel momento in cui non è capace di proteggerla, lui che fa questo di mestiere, viene assalito dal senso di colpa e fa di tutto per vendicarla, arrivando anche a morire. Spero di non aver anticipato niente, o si? A me non è piaciuto molto perchè mi è sembrata una storia instabile, i motivi erano sicuramente giusti ma per come sono stati mostrati secondo me non avevano molta logica, oltre al fatto che è stato tutto molto prevedibile.
Conta molto il contesto, il momento e l'umore di quando guardi un film. Chissà che in altre circostante non lo avessi valutato positivamente, ma per adesso credo che non sia un film meritevole. Colpa del fatto che sia stato poco approfondito e trattato superficialmente, forse.

VOTO: 5

'Bastardi senza gloria' un capolavoro di Tarantino

Se lo studio all'università ci sarà un motivo. E' ormai storia del cinema mondiale, e il suo nome è... Quentin Tarantino!
Non ho mai visto, nella più profonda ignoranza, nessun film che portasse la sua firma, ma quando uscì Bastardi senza gloria, qualche anno fa, mi attrasse nonostante la copertina con troppe svastiche mi risultava ripugnante. Non è un film di sola guerra, questa fa solo da sfondo, e mi rendo conto che non è poco. Non ci sono combattimenti e battaglie feroci, non c'è sangue a fontana, c'è un puro stile Tarantino che con solo aver visto due film suoi credo giù ti poter riconoscere ovunque, tant'è peculiare.
Bastardi senza gloria tenta di dare una risoluzione alternativa alla seconda guerra mondiale, immaginando cosa accadrebbe se le più alte cariche naziste restassero intrappolate dentro un cinema e fatte esplodere senza pietà, nonchè la virtù che a loro mancava, per giocare ad armi pari, e proprio in un cinema, dove avveniva una vera e propria autocelebrazione del soldato tedesco. La gravità del contesto viene per un attimo (per tutto il film) accantonata per introdurre il comico e prendersi gioco dei tedeschi del tempo, ma lo fa con rispetto, anche se alla fine in questo film non esistono vittoriosi e vinti, e si esce sconfitti a metà.
Il tocco comico di Tarantino mi ha molto colpita, forse perchè c'è di mezzo una parodia tutta siciliana che vede protagonista niente poco di meno che Brad Pitt imitando Marlon Brando. Grandissimo il cast al completo, ma meritevole di essere menzionato è Christoph Waltz nei panni di un cattivissimo quasi nevrotico che vince l'Oscar quello stesso anno.
Non mi sarei mai aspettata che potesse essere possibile far ridere con un film di guerra, eppure Benigni ci è riuscito anche meglio qualche anno fa. Tutto fa brodo? No, va bene condito, ed'è fatta. Ma se sei Tarantino ci riesci così bene, altrimenti fai commedie, e se hai moralità cambia mestiere.
Unica penalità: lento a tratti.

VOTO: 9

sabato 21 gennaio 2012

"Accion mutante" di Alex de la Iglesia

In questo periodo, o da mesi ormai, sto scoprendo un regista spagnolo che mi sta divertendo parecchio. Alex de la Iglesia, di cui l'anno scorso avevo già visto Balada triste de trompeta, film arrivato pure da noi in Italia e vittorioso al Festival del cinema di Venezia del 2010.
Tempo fa ho visto un altro suo film, Accion mutante. Ad Alex a quanto pare piace divertire facendo credere ai suoi personaggi di essere in guerra. Ha una sorta di humor negro tutto suo, peculiare e brillante allo stesso tempo. Non ci risparmia la vista di sangue-pomodoro e di violenza che però fa tutt'altro che impressionare, anzi è molto divertente. E non seccatevi se dico spesso "anche se non è il mio stile.." ma non credevo che i suoi film potessero piacermi, ma anche se hanno azione sono davvero divertenti. Mescolanza di generi dove non ne viene penalizzato nemmeno uno. Ridicolizza i suoi personaggi portandoli a combattere tra loro fino ad uccidersi ma dove alla fine tutto sembra così surreale da non sembrare drammatico perchè non è questo l'obiettivo, anzi tutto deve divertire. Grandi attori, solitamente quelli usati di frequente nei suoi film qui si ripetono, come il grande Antonio Resines. Una generazione di attori quasi sessantenni davanti ai quali togliersi il cappello. Peccato che questo film non abbia oltrepassato le barriere, sarebbe sicuramente piaciuto. Bravo Alex che crea un ambiente ideale e rispettoso della sua storia. Il contesto fa molto.

VOTO: 7

"Il gladiatore" visto dopo anni dalla sua uscita

Meno male che ho amicizie che mi danno buoni consigli cinematografici, altrimenti chissà dove arriverei con la mia passione per il cinema spagnolo.
Solo qualche settimana fa ho visto ad anni dalla sua uscita nelle sale, Il gladiatore. Partita forse con i miei soliti pregiudizi che parlavano a vanvera dicendo "Ma a me non piace questo genere di film!". Ma d'altronde solo con la forza l'avrei visto un film così. Se mi è piaciuto? Si, mi è piaciuto, ma mi è piaciuto nel suo aspetto di colossal. Ho apprezzato lo sforzo con cui è stato fatto, si vede che è costato un sacco di soldi e che è curato nei minimi dettagli. Sembra di trovarsi davvero nell'epoca romana!
Ma c'è una cosa che di questo film mi fa soffrire. Che è un film interamente americano... forse si sarebbe dovuto chiamare "Americani a Roma".

Ps: Ma lo sapete che a Roma da anni lasciano marcire la tomba del vero gladiatore pur sapendo dove si trova? E viva l'Italia!
VOTO: 8

Con ritardo di 13 anni... "Il miglio verde"

Tanti sono i film che sbirciavo da piccola mentre i miei genitori li guardavano e commentavano dalla cucina. Non mi era permesso vederli prima perchè molti erano a bollino rosso, e da grande alcuni li ho visti. Tra questi Il miglio verde. Un film che avranno visto tutti, e che mi mancava. Tra tutte le cavolate che guardo, proprio questo mi mancava. Mi perdo capolavori... Comunque l'ho visto, e rimane tra i film che non rivedrei. Non perchè non mi sia piaciuto, ma perchè è di quelli che ti basta vedere una sola volta, che non ti scordi e che già solo l'idea di attraversare quel miglio con i protagonisti ti fa sentire male, come se lo dovessi percorrere realmente. E' stato impossibile vederlo con distacco e indifferenza, nel senso che non puoi guardare Il miglio verde senza immedesimarti in John Coffey e negli altri "criminali", e piangere magari, o commuoverti, che non è lo stesso. Io ho pianto, la differenza sta nel fatto che mi sono sentita per più di un attimo Paul Edgecombe (Tom Hanks). Quante e quante volte, in maniera differente, condanniamo le persone per colpe non commesse, quante volte le condanniamo per cose realmente fatte ma senza meritare il pulpito di giudice. Potrebbe sembrare una riflessione stupida, eppure questo è stato tutto quello che mi è passato nella testa guardando negli occhi Paul che non riusciva a pronunciare le parole "Vai col secondo", mentre rivedeva lucidamente le atrocità commesse quel giorno da un uomo che non era John. Attimi drammatici quelli di chi ha nella bocca la vita di una persona. E poi la grande dignità di un uomo condannato a morte da innocente che non prova nemmeno un attimo a gridare la sua innocenza, ma lo fa solo mostrandola dolcemente a chi già aveva la quasi certezza della sua non colpevolezza. Un atteggiamento al limite del reale che può avere solo una persona con un tocco in più degli altri e con una sensibilità fuori dal comune.
La cosa più bella è stata la scelta dell'attore che interpreta Coffey per la sua inconsueta verità che ha stupito chiunque si sia fermato (almeno inizialmente) al suo aspetto fisico.
La prima parte del film è sicuramente più lenta della seconda, che è al contrario la parte più drammatica e movimentata. Altra scena di alta tensione è stata quella della guarigione della moglie del capo e le successive scene che raccontano il ritorno alla prigione. Sono successe diverse cose in così poco tempo da far restare senza fiato.

VOTO: 9

mercoledì 28 settembre 2011

"Solo per vendetta"

Quanti thriller americani al cinema in così poco tempo, mai successo!
E' il turno di Solo per vendetta, con l'affascinante e bravo Nicolas Cage (origini italiane). Non era previsto che l'avrei visto, ma non sono rimasta affatto delusa, anzi... mi è piaciuto molto un po' tutto. Ho riflettuto pure sul fatto che solo per vendetta facciamo cose che ci fanno sentire liberati e soddisfatti solo per qualche minuto, ma se il dolore è dentro di noi non basta questo a farlo andar via e non solo con un effimero, ma per altri mortale, atto possiamo facilmente ritrovare la serenità. Il protagonista del film lo sa bene visto che ben presto si ritrova in un pasticcio dopo aver voluto vendicare la moglie che viene violentata. Entra in un brutto giro e ne paga le conseguenze, ma tutto finisce bene. E poi lo dicono di noi italiani che siamo dei sentimentalisi. Ma poi, può mai essere che la moglia passa dalla sua parte? Ce lo vogliono far vedere come complicità di coppia, ok, davvero lodabile, ma nella realtà è mai possibile? Mi sarei immaginata una scenata, mi sarei immaginata che la moglia avesse rotto le scatole con quel dolce faccino che si ritrovava, e invece viene violentata ed esce pure gli artigli dopo! Capperi che ripresa! Insomma, mi pare che questo personaggio faccia acqua. Ma ho apprezzato la parte finale del film, dove tutto termina in un centro commerciale, testimoni i manichini. Perfetta ambientazione. E poi bellissima la situazione che si viene a creare durante il mandato di omicidio per Cage. Cosa fa la tecnologia oggi! Oh my God!

VOTO: 7

"Debito" (assolutamente da vedere)

E dire che basandomi solo sul trailer probabilmente non l'avrei mai visto, se non perchè il nome di Helen Mirren acceca dai titoli di coda ed'è accompagnato dalla scritta E la Premio Oscar Helen Mirren. Si, do molta importanza ai nomi. Para qué negarlo?
Ma Debito mi è piaciuto molto più del previsto. Raccontando i fatti oscillando nell'arco di ben trent'anni, ci narra le vicende di tre agenti mandati dallo stato d'Israele nella missione di dover trovare e catturare un terribile medico accusato di crimini di guerra tra i peggiori durante la seconda guerra mondiale. Trovato e catturato abilmente (più o meno, col senno di poi) dall'unica donna del gruppo, colei che da grande sarà la Mirren, sfugge ai rapitori e per questo la storia a sua volta "sfugge dalle mani degli autori" e ci riporta a trent'anni dopo. E per fortuna che questo avviene! Non avremmo visto la meravigliosa Mirren in questo ruolo. La storia c'è, non dispiace e intriga, e gli attori sono davvero bravi, più di così? Adesso si che riconosco i veri film americani! La cosa che più mi è piaciuta è l'interpretazione della Mirren da giovane, la cosa più odiosa sono state le conversazioni filtrate in una lingua a me sconosciuta che mi hanno fatto perdere più di qualcosa. E c'era qualcosa in questo thriller che amo vedere nei film, una sorta di velo nero che mi da la sensazione che ill film non si stia del tutto concedendo allo spettatore, e che con tutto il suo mistero ci invoglia a sapere e a scoprire. Ottimo trhiller, assolutamente consigliabile! E il bene trionfa, nonostante tutto trionfa.

VOTO: 8

venerdì 17 giugno 2011

"The reader, a voce alta"

Chi è appasionato di cinema e di lettura non può non conoscere The reader, a voce alta. Da tempo ero indecisa se vederlo, me ne hanno parlato molto bene, ma sapevo già che era valso un Oscar alla miglior attrice per la sua protagonista, Kate Winslet. Davvero eccellente interpretazione, ho trovato un'attrice molto cambiata dall'epoca di Titanic, e anche più bella. Sicuramente il ruolo non era facile, ma mi è arrivata moltissimo anche perchè la storia è meravigliosa. Si porta dentro un segreto che per lei è un grande peso e una grande vergogna e pur di non svelarlo al mondo si fa condannare a morte. Sicuramente aveva commesso degli errori, ma con questo film vediamo come anche dietro dei mostri come quelli delle SS esistono delle persone, delle emozioni e dei sentimenti. Ancor più dei motivi. Con questo non voglio giustificare, si tratta di qualcosa troppo forte, di colpe troppo gravi. Ma vedere la Winslet in un ruolo così mi ha suscitato moltissima pena avrei voluto proprio sapere cosa aveva dentro quella donna sola, ma non solo dopo i crimini di cui viene accusata, anche prima, quando si lascia innamorare da un giovane quindicenne. E' bizzarro che costringesse gente a leggere per lei, quando invece si credeva chissà quali barbarità commettesse chiamando gente giovane nelle sue abitazioni. Forse quello che voleva era solo un po' di compagnia e circondarsi di gente autentica in un contesto come quello in cui anche il più buono poco a poco abbandona la speranza che possa esistere altro al di fuori della folle cattiveria.

VOTO: 9

lunedì 13 giugno 2011

"La corazzata Potemkin"

Immersa nello studio, mi sono ritrovata costretta a vedere alcuni film delle origini, in particolare La corazzata Potemkin del russo Ejsenstein, maggior esponente della scuola di montaggio russo negli anni venti, una corrente d'avanguardia che si oppone al cinema industriale. E' ovviamente un film muto e in bianco e nero, con inserti extradiegetici, cioè descrizioni oltre che immagini.
La vicenda, inventata, racconta la ribellione dei russi alla corazzata Potemkin per la liberazione di Odessa durante la rivoluzione russa. Il film è accompagnato da una musica che intrattiene lo spettatore che non sente le voci dei protagonisti, e che cambia in base all'importanza del momento che racconta, da lenta a movimentata.
E' un film da seguire bene, se ti perdi non capisci più niente essendo che devi leggere le descrizioni.
E' divertente vedere com'è cambiato il modo di recitare nel corso degli anni. Prima era molto caratterizzato e schematizzato, molto più marcato di adesso. E' un importantissimo documentario storico, per fortuna che questa pellicola si sia salvata.

VOTO: 7

venerdì 10 giugno 2011

"Il labirinto del fauno"

Oggi ho visto un solo film. Strano. Non da me. E' ho aggiornato una sola volta questo blog. Una sola recensione di un solo film visto, quello di oggi. Ma non è mai tardi per rimediare. Poveri voi, subite le conseguenze della mia noia post mezzanotte. Mi scuso lasciando un ricordino agli appassionati del soft horror. Made in Spain, por supuesto!
Il regista-produttore ha un nome che ho già usato diverse volte parlandovi di altri film. Guillermo del Toro. Colui che da spazio alle nuove generazioni alla faccia della disoccupazione della nostra era, alla faccia dell'attuale realtà spagnola. Se in Spagna non si trovano lavori di alcun tipo perchè si dovrebbe trovare un impiego proprio nel cinema che è già difficile da raggiungere in tempo di pace?
Oggi è il turno del film che completa una sorta di binomio prodotto dallo stile trhillerato di Del Toro, El laberinto del fauno, preceduto dal più famoso El espinazo del diablo. Come già detto precedentemente questi due film sono una visione infantile della guerra civile spagnola al periodo di F. Franco. Dico visione infantile e non per bambini, perchè sono comunque film horror (così dicono), mentre i protagonisti sono i bambini e il tema di base sono i riscontri che ha su di loro la guerra. La loro fantasia che continua a camminare nonostante percepiscano la realtà che li circonda e il loro modo di reagire creandosi un mondo tutto proprio e in cui rifugiarsi. Questo è un po' quello che mi è arrivato guardando Il labirinto del fauno. La protagonista è una bambina che comunica o meglio vede esseri fantastici e si lascia affascinare da questi fino a ritrovarsi in un mondo totalmente fantastico, costruito in maniera meravigliosa e reso possibile grazie ad effetti speciali ottenuti col digitale. Figure di pura fantasia, niente di reale ma delle immagini molto lavorate e ben definite che sono arrivate ad affascinare me stessa, non amante della fantasia intesa come genere cinematografico. Che di fantasia pura ne ho tanta.
Sicuramente tra questo film e il precedente della stessa collana a due perle di Del Toro questo è il migliore, e si conclude drammaticamente, come previsto. La guerra è guerra. Per tutti.

VOTO: 6

giovedì 9 giugno 2011

"Amori e altri crimini", crimini di quelli veri

Nella mia lista di film figurava da tempo un film il cui titolo mi è suonato sempre familiare ma che a ragione del vero non ho idea di dove l'abbia potuto sentire, vista la sua nazionalità. E' un film serbo! Amore è altri crimini è il suo titolo, ed'è ambientato a Belgrado in un ambiente di degrado. Mi scuso per la rima ma non ho potuto evitarlo. Una ragazza decide di fuggire dalla città e abbandonare una vita che non le piace più. Al suo fianco fino adesso un boss del quartiere. In questo ambiente di delinquenza qualcosa mi conferma la frase spesso usata dalla mia nonna: i soldi rubati finiscono sul bancone del farmacista. Ovviamente mia nonna la dice in dialetto. Qui i soldi non finiscono esattamente in farmacia, ma voglio dire che quello che quest'uomo fa agli altri è pari alla scontentezza che prova in cuor suo per la figlia, una ragazzina con diversi problemi non so bene di che tipo, ma con la mania per il suicidio e per i film spagnoli, e che parla pochissimo. E' una storia di anime perdute che vagano sullo sfondo di una città per niente accogliente e che li spinge ad abbandonare quella vita per qualcosa di facilmente migliore. Ho avuto la sensazione che tutti volessero fuggire ma che non tutti avessero il coraggio di farlo. Sicuramente quei posti così freddi non mi sono mai piaciuti quindi mi chiedo come sia viverci e da sola mi rispondo che non è facile, ma posso sbagliarmi, non conosco nessuno che ci vive per confermarmelo. So solo che io senza il mio mare e il mio sole sarei una morta ambulante. Come i personaggi di questo film, apatici e tristi solo a guardarli. Privi di passionalità, sembravano non avere cuore, era come se stessero in piedi per chissà quale forza misteriosa.
Mi rendo conto che il mio giudizio è molto discutibile data la mia poco predisposizione per l'est Europa. Forse non sono la persona più giusta per parlare di questi film, ma per una che è abituata alla travolgente passione che mettono gli spagnoli in qualunque cosa facciano, è dura vedere una roba del genere. Che strappo, che male! Insomma, avrete capito che non sono uscita particolarmente contenta da questa visione. Manca quell'ingrediente di normalità, mi sembra un film troppo artificiale. Ecco, è proprio un film, c'è poco di credibile. Ma non per il tema, bensì per l'approccio che ha, per il modo di raccontarci la storia. E' il mezzo che a mio avviso non funziona.

VOTO: 3

"Roma città aperta"

La chiamano Caput mundi e sicuramente non ha mai deluso nessuno, anzi. E' indiscutibilmente la regina delle città. Roberto Rossellini le ha attribuito il connubio "città aperta", e non ha sbagliato. Città aperta perchè è stata una di quelle città che si è arresa dandosi al nemico senza opporre alcuna resistenza. E così troviamo Roma nel secondo dopoguerra. Distrutta e dilaniata dalla guerra, ma pur sempre bella. Oh, l'è una gran donna Roma eh!
Poi se a tutto ciò uniamo una stupenda Anna Magnani ed un sempre perfetto Aldo Fabrizi, allora Roma città aperta non può fare a meno di essere un premio Oscar!
La guerra, sempre lei, distrugge le vite dei personaggi del film. Non vale la pena che vi dica di cosa parla, perchè il tema di tutti questi film è questo. Il contesto è lo stesso, cambiano poi le storie, ma sempre di poveri disgraziati si parla. Un film molto schietto e che va al nocciolo senza censure, la violenza non manca e si vede. L'unica cosa è che in questi film gli attori stranieri non ce li vedo proprio. Perchè lo chiamiamo Neorealismo allora? Tra l'altro Anna Magnani sembra che l'abbiamo trovata proprio lì nel film, sembra che non si sia spostata di un passo. Dov'era ce l'hanno mostrata. Eccellente però! Baffetti inclusi... E comunque chi non ha mai visto questo film non si consideri italiano!
Orgogliosa di essere italiana, anche per questo, per nomi come Rossellini, Fellini, De Sica, Visconti, Antonioni... eh, si... bei tempi quelli!

VOTO 10

domenica 5 giugno 2011

"También la lluvia"

También la lluvia era l'ultimo titolo che mi mancava per completare il cerchio di pellicole candidate ai premi Goya di quest'anno. Dalla regista spagnola Iciar Bollain, è il primo suo film non scritto da lei (ma da suo marito). La storia è quella di una troupe cinematografica che si trasferisce in Bolivia per girare un film storico sui personaggi di Bartolobé de las Casas e Antonio de Montesinos, ovviamente durante la scoperta dell'America. Il produttore e il regista, due fantastici Luis Tosar e Gael Garcia Bernal (questo mi piace di meno), iniziano i casting per scegliere i personaggi del posto non attori e trasformarli in persone vissute nel 1200. Il tema centrale è l'ossessione di Cristoforo Colombo per l'oro e la sua voglia disperata di reprimere i popoli indiani originari di quelle terre, e dunque le ribellioni che ne derivano. Però, le riprese del film vanno di pari passo con un'importante guerra avvenuta nel 2000, detta Guerra dell'Acqua, in cui i boliviani si ribellano contro la privatizzazione dell'acqua. Vi fa pensare a qualcosa?
Il protagonista della storia diviene, senza accorgercene, un boliviano scelto come attore per il film che alterna alle riprese fughe per partecipare attivamente alle proteste dei cittadini che lui stesso capeggia. Da qui inevitabili scontri con regista e produttore e l'uomo finisce in carcere. Da questo problema ne derivano molti altri, e le guardie civili non risparmiano nessuno. Infine, immersa in una situazione che non si aspettava di trovare, la troupe è costretta, con gran dispiacere del regista, ad abbandonare il posto senza aver portato a termine le riprese del film.
Un bel film davvero, mi è piaciuta un sacco l'alternanza tra la realtà che stava vivendo la città in quel momento con le scene direttamente tratte dal film storico, le quali hanno sicuramente molti punti in comune. Oggi come ieri la Bolivia è uno di quegli stati ancora incivili dove il cittadino non ha voce in capitolo nemmeno in una questione di vitale importanza com'è la scelta della privatizzazione dell'acqua, il che fa molto riflettere... Ai posteri ardua sentenza.

VOTO: 7