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sabato 24 maggio 2014

"La 25° ora" di Spike Lee (e non amo Norton)

Che Spike Lee fosse degno di nota e di manuali di cinema, l'avevo già sentito dire. Poi ho visto La 25° ora e ho pensato che non fosse una voce di corridoio.
Potrebbe benissimo riassumersi così: Un uomo ha passato la sua vita dalla parte del male, poi si pente ma è troppo tardi. Il carcere lo aspetta e lui ha terribilmente paura. Ecco come far crollare un uomo. Detta così, la trovo molto banale. E in effetti la storia in sè non mi entusiasma più di tanto. Provo una specie di repulsione/antipatia nei confronti di questo personaggio, ancora di più perchè è interpretato da Edward Norton che non amo particolarmente. Molto bravi invece Rosario Dawson e il defunto P. Seymour Hoffman!

Carine le situazioni, alcune sequenze come quella che rimanda a Taxi driver, di Norton che parla allo specchio mandando tutti a quel paese in un momento di terrore profondo per quello che lo aspetta e che non conosce. E sta solo immaginando, lo sta pensando. Questo si che è originale! Ma ancora di più lo è il pezzo finale, l'ora in più, la 25° ora che il personaggio vive magicamente sotto la guida del padre, l'ora del riscatto. Non sappiamo se poi la vivrà, ma non l'abbiamo vissuta e ci è piaciuta!

VOTO: 6

venerdì 9 maggio 2014

"American gigolò" (Turturro o Allen?)

Non sono una grande fan di Woody Allen, al massimo sono una fan. Ci sono suoi film che apprezzo di più, altri di cui ancora non trovo il senso dopo anni. Siamo abituati a vederlo come attore/regista, ma ogni tanto nella sua lunga carriera si è concesso di farsi guidare da altri colleghi registi. L'ultimo esempio è Gigolò per caso scritto, diretto e interpretato da John Turturro nel ruolo di "allietatore' di donne insoddisfatte. Ovviamente portato a cattiva strada da quel marpione di Woody, nemmeno la terza età lo ferma!

Quello che appare fin dalle prime battute evidente è che la parte di Allen sembra proprio scritta su misura per lui, anzi non sembra...è! Le battute sono pensate per essere dette da lui, anche se il genio newyorkino le avrebbe rese ancora più pungenti e intriganti. Ma tutto sommato è il ruolo perfetto per lui, funziona molto bene in coppia con Turturro, il quale interpreta una parte non molto difficile ma in un certo senso abbastanza sfacciata e complicata.

La cosa migliore del film, a mio modesto avviso, è che la storia non cerca stane strade per parlare, va diretta dove vuole arrivare. Già da subito si mostra per quello che vuole essere, la storia di un uomo che si trasforma in gigolò per caso. La trama non ci confonde con strani meccanismi e scuse e in questo senso è un film che cammina abbastanza bene.

Molto brava Vanessa Paradis che non avevo mai visto recitare, scandalosa Sofia Vergara nella sua scena verbalmente hot, rigidamente perfetta Sharon Stone come moglie adulultera e amica gelosa.
Direi che funziona, non sarà chissà quale capolavoro ma sa bene intrattenere. D'altronde, come dice Woody Allen... basta che funzioni!

VOTO: 6

"Punto d'impatto" deludente

Ultimamente sto vedendo un film deludente dopo l'altro. Sapete perché? Perché mi sono imposta di non dover vedere per un po' di tempo film "pesanti", sperimentali o d'autore che siano! Quindi via con le commedie o coi drammatici purché lontani da qualsivoglia turbamento.
Ho visto recentemente con un'amica il film Punto d'impatto con Liv Tyler, un drammatico un po' esagerato. Non amo particolarmente questa attrice e il film mi ha un po' delusa. Credo che ciò che mostri della religione sia ridicolo, ma non me la sento di dire che è irreale, perché credo sia possibile che nel mondo esistano persone che vivono la propria religiosità in modo del tutto opinabile rispetto a quello che Dio vorrebbe da noi, qualsiasi sia il credo di ciascuno.

Ma è fuori discussione che il film dà degli importanti spunti di riflessione, primo tra tutti l'idea che la religione sia irrispettosa nei confronti dell'omosessualità. Ho trovato quasi insopportabile quanto bravo l'attore/personaggio del marito. Occhi che hanno parlato a lungo, che hanno trasmesso una passata vita travagliata anche già da prima di sapere qualcosa dei suoi trascorsi.

Complessivamente penso che gli autori avrebbero potuto sforzarsi di più, ma il mio parere conta tanto quando dal momento che ho una marcata predilezione per i soggetti e le storie molto più introspettive. Questa storia schiude le porte dell'anima ma non vi entra.

VOTO: 4

venerdì 12 aprile 2013

'Under the Cherry Moon' è un musical?

Guardando le statistiche vedo che non scrivo sul mi caro blog di cinema da gennaio. Un solo post quest'anno, ma c'è sempre tempo per rimediare. Non voglio che pensiate che in tutto questo tempo in cui non ho scritto non ho visto film. Ne ho visti pochi rispetto alle mie abitudini, ma ne ho visti.
In particolar modo mi sono data ai film inglesi - o in lingua inglese - cercando inutilmente per alcuni i sottotitoli. Ho dovuto arrendermi presto con certi film e li ho visti in lingua originale senza sottotitoli. Uno di questi è Under the Cherry Moon, diretto e interpretato da Prince. Credo di aver letto da qualche parte che voleva essere una pellicola in parte autobiografica, non so molto della vita di questo presunto principe della musica, ma devo premettere che non conosco bene l'inglese quindi è stato come vedere un film muto! Seriamente, ho capito ben poco. Posso dire che le canzoni ci sono ma non fanno del film un musical, nonostante venga etichettato come tale. Non so se le canzoni sono state scritte per l'occasione, sono carine ma Prince è quasi vergognoso. Attore pessimo con espressioni di dubbia virilità. E lo dico perchè fa la parte del seduttore, ma non mi ha sedotta affatto. Kristin Scott Thomas, la parte più interessante del film, debuttava a 26 anni proprio in questo film. Ancora acerba come attrice, aveva molta strada da fare. Delicata e frizzantina in certi momenti del film, l'ho trovata adatta alla parte ma forse un po' forzata. Per il resto so con certezza che il film all'epoca, quando uscì nel 1986, fu un'inaspettato insuccesso. In alcune interviste la Scott Thomas dice che si vergogna a rivedersi ma non lo rinnega. Di certo però non ne è entusiasta. Sarebbe diventata lo stesso famosa?



Il resto lo lascio dire a chi ha una buona conoscenza dell'inglese, no?

PS: forse dovevo astenermi dal commentare...

VOTO: 3

domenica 30 settembre 2012

"The iron lady"

La signora del cinema americano, la più grande attrice di ieri e di oggi. Meryl Streep. Non è necessario aggiungere altro, gli aggettivi quando sono quelli giusti diventano banali.
The iron lady conferma il suo ruolo, lo rafforza facendole vincere un Oscar, il terzo, e ci fa assistere all'ennesima consacrazione di un'attrice che con la sua versatilità ha interpretato una tale varietà di ruoli da mettere a disagio qualunque regista voglia proporgliene uno nuovo! Questo lo dico io, ma chissà che non sia vero!
Ho visto The iron lady dopo tanti mesi di attesa che è stata sicuramente ben ricompensata perchè nonostante sapessi che la Streep fosse la protagonista del film, una volta vista nei panni dell'ex premier britannico Margaret Tatcher, ho stentato a riconoscerla! Se non altro, e scusatemi se è poco, il film ha vinto anche l'Oscar al miglior trucco, e si può ben capire il perchè! Caratterizzata al massimo e con una postura studiata a tavolino per il ruolo per cui è stata invecchiata di una decina di anni, la Streep ci fa piangere e ridere allo stesso tempo. O sorridere per la forza di una donna che nel suo ambiente, non con poche difficoltà, è stata la prima.
L'unica cosa che ho da dire, che non è una nota positiva ma nemmeno molto negativa, è che la scena iniziale del film non la aspettavo così. Pensavo a un tutto più plateale, invece è un film intimista. Nel suo essere pubblico e noto, è uno scenario del tutto privato. E commuove, eccome se commuove!

VOTO: 8

venerdì 28 settembre 2012

'Red lights" dal regista di Buried (Rodrigo Cortes)

Dicono di noi italiani che abbiamo poco sentimento patriottico, ma la maggior parte dei nostri film vede sul grande schermo una gran maggioranza di attori italiani, lo stesso non si può dire del vicino (solo geograficamente) cinema spagnolo che avendo ormai raggiunto un certo prestigio fuori i suoi confini, punta in alto con film in grande stile americano e attori del calibro di Robert de Niro o Sigourney Weaver. Proprio questi due sono i protagonisti, insieme a Cillian Murphy, del film spagnolo girato tra Barcelona e gli USA che uscirà in Italia a novembre. Il regista, Rodrigo Cortes, ha firmato solo tre lungometraggi, tra cui quello che nel 2010, alla sua uscita, fu definito un cult: Buried - sepolto. La fama non gli manca.

Brevemente, la storia è quella di un sensitivo che torna dopo 20 anni di fermo attività e trova ancora lì pronta a combatterlo la dottoressa specializzata a smascherare le truffe. Lei è la Weaver e non ha mai trovato nella sua lunga carriera un caso che portasse a credere che davvero esistono dei fenomeni paranormali. Non è questo un film di fantascienza, è un thriller, sta alla nostra cultura e credenza voler crederci o no.
Effetti acuti e inquadrature semplici che rendono bene l'idea della forza che scatena de Niro nei panni di un veterano sensitivo e guaritore. Lo svolgimento, che a un certo punto potrebbe farci andare in tilt, si conclude con un finale che personalmente non mi aspettavo, molto semplice ma d'impatto, e che sicuramente si ritaglia un posticino nel nostro cuore fino a poter arrivare a commuoverci. Ogni comportamento è ben motivato e le coincidenze non mancano, tutto è costruito linearmente per far si che il messaggio recepito abbia la risonanza scelta per lui da Cortes.

Uomini con poteri fuori dal normale, o doni. Crederci? A discrezione di chi guarda il giudizio, certo è che de Niro cieco e con i suoi sotterfugi inquieta un pochetto.

VOTO: 7

sabato 26 maggio 2012

"Showgirls" o come collezionare dei Razzie Awards

Conoscete tutti Iris, no? Un canale meraviglioso dove trasmettono ininterrottamente film di ogni tipo, genere e anno. L'altra sera, il seconda serata, è iniziato un film che sembrava essere interessante dal titolo, così l'ho visto. Sono pentita a metà. Si trattava di un film drammatico a sfondo erotio, così lo classifica wikipedia, e mi fido, anche perchè dopo averlo visto posso dire che la storia c'è, ma ci sono pure scene che non vedremmo di certo in un film "normale".
La storia vede protagonista una ballerina-prostituta che aspira al successo, e lo trova in locali di dubbia reputazione e con gente di un giro che mira solo al fare i soldi, qualunque sia il modo e i mezzi.
Ho letto che il film ha vinto un sacco di Razzie Awards, i premi dati ai peggiori artisti dell'anno, e effettivamente non mi stupisce. L'attrice forse più meritevole è stata Gina Gershon nel ruolo dell'ambigua Cristal, ma per il resto lascia molto a desiderare. La cosa più bella è probabilmente l'attore che fa l'amante di Cristal e pure della protagonista, e solo perchè è un bell'uomo. Insomma, un film scarso, scarso e scarso. Ma importante e significativo è il messaggio che forse senza volere, da al pubblico.

VOTO: 5

lunedì 21 maggio 2012

"Bel ami" delusione

Delusa da Bel ami, ebbene si. Mi ha troppo ricordato Le relazioni pericolose di cui vuole essere una brutta copia. Cambia ben poco, credo. Il protagonista seduttore senza scrupoli che scambia volontariamente l'ambizione e il successo per l'amore, crede che tutto si possa comprare e si vende per la sua scalata verso la nobiltà e la bella vita di Parigi. Cast composto da Robert Pattinson che al di fuori della saga di Twilight non mi convince, e da Christina Ricci, Uma Thurman e Kristin Scott Thomas. Un cast sprecato direi, storia banale e senza una morale. Non che ogni storia debba avere una morale esplicita. Volendo trovarla questo film ci presenta un eroe negativo, un modello di uomo e di persona sbagliato. Anche questa potrebbe essere una morale. Ma secondo me viene fatto nel modo sbagliato. Succedono troppe cose in troppo poco tempo, cose anche di una certa importanza. C'è poco approfondimento, i personaggi non hanno caratterizzazione psicologica e non ci vengono spiegate le loro motivazioni. E poi Pattinson non mi è piaciuto molto, ce l'hanno messo solo per la sua bellezza? Ce ne sono molti altri belli ma bravi più di lui. La solita espressione da frustrato. Oddio. Ovviamente le grandi protagoniste femminili sono state davvero grandi. Chi si è lasciata sedurre di più e chi meno, sono state tutte brave per quel che gli è stato possibile.

VOTO: 4

venerdì 18 maggio 2012

"DARK SHADOWS"

Una settimana fa, usciva nelle sale cinematografiche il nuovo film di Tim Burton, Dark Shadows con il solito immancabile protagonista Johnny Depp, Eva Green, Michelle Pfeiffer e Helena Bonham Carter. Ho visto diversi film di Burton e tutti sono molto curiosi e estrosi come il loro autore, vedi i suoi capelli. La storia, come si può immaginare, è quella di un nobile inglese che viene vampirizzato dalla sua cameriera ossessionata da lui che non contenta di averne ucciso i genitori fa lo stesso con la futura sposa sapendo di non poterlo mai avere. Dopo "un trip durato due secoli" (frase comica del film) Barnabas Collins viene liberato dall'incantesimo della strega innamorata e si reintroduce nella moderna famiglia Collins. Ma Angelique, la strega appunto, non lo perde di vista e le sue intenzioni anche a distanza di secoli rimangono le stesse.
Molte persone sono rimaste deluse da questo film perchè la storia di base che è quella del vampiro, è molto comune. Ma ci sono casi in cui bisogna andare al di là della trama in sè stessa e riconoscere la grande originalità di un film che fa ridere con le sue strepitose battute e che come molti film di Burton ricrea un clima gotico perfetto con molta cura per i dettagli, soprattutto nella cura per l'aspetto dei personaggi. Finemente caratterizzati, i suoi protagonisti sembrano dipinti a mano e a questo contribuisce l'interpretazione magistrale che ne danno i suoi attori. Le musiche, l'atmosfera, le scenografie e soprattutto il trucco e l'abbigliamento non deludono chi è andato al cinema aspettandosi di venire catapultato nel fantastico mondo di Tim Burton. Come non citare almeno le musiche fantastiche, allegre e moderne che creano un effetto stupendo in contrasto con l'ambiente gotico ricostruito?
Oltre l'interpretazione di Depp voglio mettere in evidenza quella della Green che rende perfettamente la parte della pazza innamorata fino alla sua estenuante fine. Indimenticabile la sua performance da manichino rotto.
Un film che rivedrei assolutamente e che credo possa piacere anche ai non appassionati, perchè in fondo tutti siamo affascinati oltre che dal mistero, dai mondi sconosciuti.

VOTO: 9 

mercoledì 18 aprile 2012

TITANIC 3D

Non ho potuto resistere, già mesi fa avevo deciso che sarei andata a vederlo al cinema, e l'ho fatto. Il motivo è che non ci sono andata o non mi ci hanno portata nel 1997, e così dovevo poter dire pure io: "L'ho visto al cinema!" Di cosa sto parlando? Ma ovviamente di Titanic 3D.
Non vale la pena di parlare del film che tutti conosciamo, ma devo dire che non sono affatto pentita di essere andata a vederlo al cinema perchè è stata un'emozione fortissima e mi sono commossa in più punti nonostante sapessi cosa stava per avvenire avendolo visto innumerevoli volte. Ma è stato davvero un insieme di sensazioni come fosse la prima volta che le provassi, e sapevo che ciò sarebbe avvenuto. Inoltre, in merito al 3D, non credo sia indispensabile. Intendo dire che il film mi è piaciuto non perchè era in 3D, perchè dopo un po' ti scordi che hai gli occhialini messi e se li togli ti pare meglio quello che vedi senza. Non per forza il progresso è migliore di quello che l'ha preceduto, no? Quindi la bellezza è vederlo al cinema con tutto l'atmosfera giusto, no vederlo in 3D, anche se sicuramente ci sono dei pezzi che col 3D rendono meglio, altrimenti Cameron non l'avrebbe fatto. Ma è pur vero che per guadagnare si fa di tutto. E credo che molti hanno scelto come me di andare o tornare al cinema per vederlo...

lunedì 27 febbraio 2012

'Bastardi senza gloria' un capolavoro di Tarantino

Se lo studio all'università ci sarà un motivo. E' ormai storia del cinema mondiale, e il suo nome è... Quentin Tarantino!
Non ho mai visto, nella più profonda ignoranza, nessun film che portasse la sua firma, ma quando uscì Bastardi senza gloria, qualche anno fa, mi attrasse nonostante la copertina con troppe svastiche mi risultava ripugnante. Non è un film di sola guerra, questa fa solo da sfondo, e mi rendo conto che non è poco. Non ci sono combattimenti e battaglie feroci, non c'è sangue a fontana, c'è un puro stile Tarantino che con solo aver visto due film suoi credo giù ti poter riconoscere ovunque, tant'è peculiare.
Bastardi senza gloria tenta di dare una risoluzione alternativa alla seconda guerra mondiale, immaginando cosa accadrebbe se le più alte cariche naziste restassero intrappolate dentro un cinema e fatte esplodere senza pietà, nonchè la virtù che a loro mancava, per giocare ad armi pari, e proprio in un cinema, dove avveniva una vera e propria autocelebrazione del soldato tedesco. La gravità del contesto viene per un attimo (per tutto il film) accantonata per introdurre il comico e prendersi gioco dei tedeschi del tempo, ma lo fa con rispetto, anche se alla fine in questo film non esistono vittoriosi e vinti, e si esce sconfitti a metà.
Il tocco comico di Tarantino mi ha molto colpita, forse perchè c'è di mezzo una parodia tutta siciliana che vede protagonista niente poco di meno che Brad Pitt imitando Marlon Brando. Grandissimo il cast al completo, ma meritevole di essere menzionato è Christoph Waltz nei panni di un cattivissimo quasi nevrotico che vince l'Oscar quello stesso anno.
Non mi sarei mai aspettata che potesse essere possibile far ridere con un film di guerra, eppure Benigni ci è riuscito anche meglio qualche anno fa. Tutto fa brodo? No, va bene condito, ed'è fatta. Ma se sei Tarantino ci riesci così bene, altrimenti fai commedie, e se hai moralità cambia mestiere.
Unica penalità: lento a tratti.

VOTO: 9

L'omaggio al cinema di 'Hugo Cabret'

Appassionati di cinema, reduci dall'edizione degli Oscar numero 84, voglio parlarvi del film vincitore di 5 statuette, Hugo Cabret. Per la regia di Martin Scorsese, un italiano al timone del cinema americano insieme ad altrettanti registi di origine italiana, il suo ultimo film è un omaggio al cinema. E' il cinema del cinema, è un metacinema ma soprattutto trionfa in una notte tutta dedicata alla settima arte. Ricordo il gran vincitore della cerimonia, l'originale (oggi e pure agli inizi) The artist, dalla Francia che è stata la culla del cinema neonato.
Hugo Cabret, con molta  fantasia e con delle scenografie (per cui sono stati premiati dall'Academy gli italiani Lo Schiavo e Ferretti) capaci di far sognare grandi e piccoli ci presenta le origini e il tramonto forse mai avvenuto del grande padre del cinema, ma soprattutto di scenografie e montaggio. Perchè non esistevano solo i fratelli Lumiere. Georges Melies, un grande mago che partendo dalla tecniche teatrali della meraviglia, con la prestidigitazione irrompe nel cinematografo dei Lumiere e rinnova il cinema appena nato, ed'è per questo ancora oggi ricordato per delle tecniche che sono tuttora usate. Commovente, con una sceneggiatura sicuramente non solidissima, ma che è capace di reggere dall'alto di quella torre dell'orologio che da il tempo alla Parigi del primo decennio del novecento. Gli effetti e la fotografia lo rendono un capolavoro, così come l'interpretazione del piccolo Hugo e del grande Melies, e lo scenario rende questo film memorabile, puntando sull'aspetto a cui Melies probabilmente teneva di più.
Ho sentito da qualche parte che con "The artist" e "Hugo Cabret" Hollywood sia voluta tornare alle remote abitudini in un periodo di crisi. Riciclare è bene, se è fatto con un tocco di modernità come hanno fatto questi due registi, e poi si sa che tutto viene lodato se riporta alla luce il passato di un'arte come il cinema, soprattutto quindi se ricorda le origini di chi dall'Academy è chiamato a votare.
L'Italia si porta a casa un premio quest'anno, e già qualche regista ha preso il microfono in mano per lanciare un messaggio: "Rischiare con idee nuove". Ebbene questo lo pensiamo tutti, chi guarda il cinema e chi lo fa, solo che questo messaggio infastidisce un po' venendo da un regista  che altro non firma se non commedie italiane tutte uguali ai prodotti di altri. Chi è già regista affermato ha il dovere di fare e arrivare lontano se ha deciso di lavorare per questo, ci vuole patriottismo e orgoglio, oltre che volontà e talento. Chi ha una voce la non la usi, ma faccia. E' il miglior modo per farsi sentire, e abbiamo tutte le carte in regola perchè l'America ci senta. Il nostro passato non vi dice niente? Voi che potete, FATE!

A Hugo 8