mercoledì 28 settembre 2011

"Debito" (assolutamente da vedere)

E dire che basandomi solo sul trailer probabilmente non l'avrei mai visto, se non perchè il nome di Helen Mirren acceca dai titoli di coda ed'è accompagnato dalla scritta E la Premio Oscar Helen Mirren. Si, do molta importanza ai nomi. Para qué negarlo?
Ma Debito mi è piaciuto molto più del previsto. Raccontando i fatti oscillando nell'arco di ben trent'anni, ci narra le vicende di tre agenti mandati dallo stato d'Israele nella missione di dover trovare e catturare un terribile medico accusato di crimini di guerra tra i peggiori durante la seconda guerra mondiale. Trovato e catturato abilmente (più o meno, col senno di poi) dall'unica donna del gruppo, colei che da grande sarà la Mirren, sfugge ai rapitori e per questo la storia a sua volta "sfugge dalle mani degli autori" e ci riporta a trent'anni dopo. E per fortuna che questo avviene! Non avremmo visto la meravigliosa Mirren in questo ruolo. La storia c'è, non dispiace e intriga, e gli attori sono davvero bravi, più di così? Adesso si che riconosco i veri film americani! La cosa che più mi è piaciuta è l'interpretazione della Mirren da giovane, la cosa più odiosa sono state le conversazioni filtrate in una lingua a me sconosciuta che mi hanno fatto perdere più di qualcosa. E c'era qualcosa in questo thriller che amo vedere nei film, una sorta di velo nero che mi da la sensazione che ill film non si stia del tutto concedendo allo spettatore, e che con tutto il suo mistero ci invoglia a sapere e a scoprire. Ottimo trhiller, assolutamente consigliabile! E il bene trionfa, nonostante tutto trionfa.

VOTO: 8

Tra "Perfect opposites" e "Bad teacher"

Mi lamento sempre delle commedie americane e poi ci ricasco sempre. E' che ci sono momenti o giorni in cui è meglio farsi due risate con la commedia anzichè prendere tutto troppo sul serio.
Così due sere diverse sono finita a vedere Bad teacher e Perfect opposites. Parto dall'ultimo, il peggior film tra i peggiori che abbia mai visto, tanto che se su internet scrivete la sua rispettiva traduzione in versione italiana Gli opposti si attraggono i risultati sono pari a zero. Anzi qualcosa troverete, probabilmente conversazioni scaturite da esistenziali domande su yahoo. Ma ciancio alle bande come dico io, film orripilante. Di un banale che non sto qui a spiegare, ma proprio terribile.
Bad teacher invece, forse è un po' meglio nei limiti. Intendo dire, resta sempre una commediuccia, però è divertente vedere Cameron Diaz nel ruolo della peggior prof del mondo, l'egocentrica svampata che cerca disperatamente di farsi mantenere da un povero miliardario. Un film che ha avuto molta pubblicità, forse perchè c'è la Diaz che, dite tutto quello che volete, ma a me piace. E' per questo che l'ho visto, non c'erano i soliti attori, e ho trovato caruccio anche Justin Timberlake, anche se in The social network è meglio.
Sono da condannare se qualche sera non sono dell'umore giusto per i miei amati thriller?
PS: Vi allego le foto così sapete che se le vedete in giro per internet dovete fuggire.

VOTO: Entrambi sommati non arrivano nemmeno a 10...

lunedì 26 settembre 2011

"La pelle che abito" recensione

Non ho mai atteso così tanto un film tanto da andare al cinema il primo giorno in cui è uscito nelle sale cinematografiche italiane, il 23 settembre, dopo 21 giorni dal suo estreno in terra madre. Arriva finalmente al cinema, direttamente dalla mia amatissima Spagna il nuovo capolavoro di Pedro Almodovar, La pelle che abito (La piel que habito).
L'ho atteso tantissimo, da più di un anno seguo ogni notizia, guardicchio foto di scena sul set e ascolto o leggo interviste, tanto da emozionarmi quando il cast arriva a Cannes dove va via quasi a mani vuote, ahimè. Fortunatamente a solo due settimane dalla sua uscita già riceve un premio in Giappone, così Pedro (o come disse Penelope Peeeeeeeeedroooooo!) può tranquillizzarsi. Sono sempre più convinta che ci si debba impegnare molto nei primi lavori e che se ti fai un nome tutto fila più o meno liscio come l'olio, e Pedro lo sa anche lui.
Si diceva fosse uno dei suoi migliori film oltre che quello che più si allontana dalla sua filmografia essendo La piel que habito il suo primo thriller vero e proprio. Dico vero e proprio perchè elementi da thriller sono presenti in altri dei suoi film con la differenza che in questo il thriller è il genere dichiarato. Entusiasta sono entrata in sala ed eravamo meno di dieci. Mi sono sorpresa ma non troppo. Gli italiani ne hanno di strada da fare, e non stupisce che questo film risquota più successo di critica che di pubblico. Per lo meno in Italy. Come ci siamo ridotti... Spero che in questi giorni le cifre migliorino perchè merita, e non lo dice solo una che è spudoratamente almodovariana.
La trama la sapevo già, ma sapevo che qualche colpo di scena mi avrebbe fatta morire dalle risate oltre che colpire e riflettere, e il colpo c'è stato e non potevo crederci. La storia non è originale, si tratta di un soggetto adattato alla novella "Tarantola" di Thierry Jonquet. Ma non vi credete che perchè non l'abbia ideata Pedro, sia una storia i cui meriti sono solo dell'autore. Assolutamente no, Almodovar ha fatto un gran lavoro, ci tengo a dire che il film porta la sua firma in ogni inquadratura, in ogni colore e nello stile di ciascuna persona che ha messo mano a questo suo grande progetto. Si riconoscono anche in una storia diversa dalle altre le sue tendenze e le sue particolarità che lo rendono autore brillante del cinema spagnolo e qualcosa mi dice che presto mondiale. Elena Anaya è la protagonista, battezzata dallo stesso Almodovar come la futura Penelope Cruz. Grandissima attrice! Antonio Banderas la accompagna in questa vertiginosa lotta verso la sopravvivenza, life motive dell'intero film. Banderas è il più grande attore spagnolo (prima o dopo?) con Bardem. Nel film è così lucido e consapevole delle follie che mette in atto da farle sembrare quasi giuste e corrette a chi guarda. E' un folle gentiluomo, ha le sue ragioni e da lì non si scappa. Altra presenza che vorrei lodare è un volto nuovo per l'Italia, ma non ancora per molto. Si tratta di Blanca Suarez, madrilena ventiduenne che interpreta la figlia di Banderas, Norma, una ragazza con problemi non dalla nascita. Appare in sole tre scene ma la sua ultima scena vale più di tutta la filmografia della Arcuri messa assieme a quella di Gabriel Garko. Stupenda, emotivamente perfetta ed arriva in una maniera impressionante per l'età che ha. Sono positivamente sconvolta da questa ragazza, è adorabile! Insieme a loro tre anche la mia cara Marisa Paredes che è un classico in Almodovar, e Jan Cornet e Alberto Alamo. Ma mi sbaglio o mi è semblato di vedele niente popo di meno che... Augustin Almodovar? Il fratellone produttore di EL DESEO che insieme a Pedro finanzia i suoi film e non solo. Tutto ciò che sia alternativamente diverso, si sa.
Altri accorgimenti. Nel film ci sono pochi dialoghi  mi sbaglio? Ci sono motlissime scene silenziose e non meno significanti. L'uomo tigre è sbucato fuori da uno dei film sperimentali della prima era Almodovar, ne sono certa. Era l'elemento meno lineare, direi l'intruso in una storia che a prima vista poteva sembrare normale. Poi alcuni dialoghi mi hanno smentita. Sembrava tutto troppo strano in quel modo, ci voleva qualcosa di tutto suo (di Almodovar). Se dovessi individuare cosa di questo film mi è piaciuto di più direi che l'ho apprezzato nel suo complesso per essere qualcosa di diverso da quello che normalmente siamo abituati a vedere, e non è poco. Poi la storia in se è spettacolare, a me ha fatto pure ridere dalla tristezza. Tutto è un insieme di emozioni contrastanti, adoro il modo di sdrammatizzare di Almodovar che quando avviene una tragedia riesce a far finta di niente. E' reale tutto ciò, se nella vita vera dopo una morte vicina ci togliessimo poco a poco la vita pure noi sarebbe impossibile continuare. Almodovar toglie la pausa di mezzo tra il lutto e la ripresa dei personaggi e oltre a risparmiare tempo ottiene un risultato sorprendente. In La pelle che abito è un po' diverso, ma c'è anche questo. E' particolare, non c'è dubbio, ma se vuoi vedere una storia normale non vai a vedere Almodovar. E forse non è nemmeno questo. Quello che suona a prima vista stonato nei suoi film è il modo in cui fa succedere le cose, non le cose in se. Sembra tutto molto finto a volte, e forse fa bene distaccarsi un po' dalla finzione. Tra i tanti La pelle che abito è quello che sembra più reale. Insomma, è indiscutibilmente lui. Pedro, Pedro, se non fossi gay ti corteggerei...

VOTO: 9

Marilyn, dietro l'ombra della diva

http://www.nuweb.it/files//home/nanopubl/public_html/wp-content/blogs.dir/56/files//2009/05/marilyn-monroe-11.jpgHo lasciato passare ancora una volta troppo tempo dall'ultimo mio post su questo blog, e non che mi sia mancato il tempo o la voglia. Forse si sono alternati e dati il cambio in questa calda estate siciliana. Di film ne ho visti tanti, forse troppi, a dire di qualcuno. ma per me guardare film non è mai troppo, anzi, di tempo ne vorrei avere di più per poter vantare una cultura cinematografica alla Quentin Tarantino.
Oggi mi limiterò a sintetizzare i film di una grande stella del cinema mondiale, o meglio così dicono. Io prima di vederla recitare conoscevo solo il suo bell'aspetto, il suo indiscutibile fascino nonchè sex appeal e il suo nome. Marilyn Monroe. Il che non è poco, ma forse lo è se contiamo che lei non è un fenomeno di passaggio, lei è l'immortale donna più desiderata di tutti i tempi. Sicuramente non sono d'accordo sul fatto che Gli uomini preferiscono le bionde, e nemmeno che Quando la moglie è in vacanza i mariti fanno festa, nè tanto meno vorrei seguire un corso su Come sposare un milionario, quindi figuratevi se non si coglie l'ambiguità di A qualcuno piace caldo. Quattro film che hanno fatto la storia del cinema americano, se non per la storia per lo meno per la protagonista. Sicuramente sono dei film carucci da intrattenimento, fanno ridere, ma non posso fare a meno di constatare che in tutti e quattro i film il personaggio di Marilyn è costruito allo stesso modo per non dire che è lo stesso.
Ora capisco perchè la "poverina" si lamentò pretendendo di partecipare ad un film avendo un ruolo diverso e diversamente profondo degli altri che l'avevano resa nota. Si era stancata, indubbiamente, ma grazie a quei ruoli lì è diventata ciò che è, e non so se c'era o ci faceva. Sicuramente la sensualità è innata, o l'hai o non l'hai, ciò non vuol dire però che lei non ci abbia lavorato su. Lei dico, e tutto il lavoro che le stava dietro. Non nego neppure di aver guardato A qualcuno piace caldo perchè si vocifera che Marilyn fosse rimasta incinta di Tony Curtis durante le riprese. Siamo tutti un po' pettegoli a volte, perchè negarlo? A parte tutto, mi faceva piacere testare con i miei occhi cosa aveva di così speciale questa donna, perchè di voci in giro se ne dicono tante, che era speciale se non unica lo dicono tutti, ma perchè una che vuole fare questo mestiere deve fidarsi di quello che si dice? Ho visto tutti questi film sopracitati e non ho visto che quello che avevo sentito dire. Bellissima, si sa, bravissima e molto espressiva. Spero di vederla in un ruolo diverso dal solito, magari era anche capace di fare altro e gli studios l'hanno intrappolata nella svampita insensata e troppo pupa. Io personalmente mi sarei offesa alla quarta parte che mi avesero proposto in cui avrei dovuto fare la donna di facili costumi. Lei ha accettato, forse perchè era molto vicina a quei tipi di personaggi e in fondo in fondo era un poco vamp vanitosa. Anzi, non ne ho dubbi.http://1.bp.blogspot.com/-mX60yhD7hMk/TmAciowKXSI/AAAAAAAAAko/yhJE7rbpedw/s1600/marilyn-monroe-foto-3.jpg
http://1.bp.blogspot.com/-mX60yhD7hMk/TmAciowKXSI/AAAAAAAAAko/yhJE7rbpedw/s1600/marilyn-monroe-foto-3.jpgComunque sia è stata, è e resterà un mito. Tutte le donne dovremmo avere un minimo della sua sensualità e del suo fascino. E dico un minimo, quello necessario a farci morire da vecchie al calduccio nel nostro letto, e non prima.

mercoledì 20 luglio 2011

"Blow" con cast d'eccezione

Penelope Cruz e Jhonny Depp erano già stati insieme in un set del tutto diverso dall'ultimissimo Pirati dei Caraibi (o come dico io "Carati dei pirabi") e lontano anche dal nostro attuale 2011 di ben dieci anni. Blow li aveva fatti conoscere nel 2001, anno a quanto pare molto produttivo per la bella spagnola, sul set di una storia biografica di un trafficante di droga nordamericano che trova la fortuna in Colombia (dove se no?) dove viene arrestato più di una volta tradito dalle persone meno sospettabili. Dopo la morte della fidanzata Barbara incontra Mirtha (interpretata appunto da Penelope Cruz) e la sposa. Un matrimonio fondato su varie stranezze e su polverine bianche che non risparmiavano nemmeno la presenza della figlia Cristina, che anche dopo il divorzio dalla moglie sarà "l'unica cosa buona" fatta dal protagonista.
Attori magnifici come questi mi stanno spingendo a documentarmi sulla loro filmografia, dagli anni 90 ad oggi, e stupisce molto vederli così giovani anche se non è poi passato molto tempo. Non è mia abitudine guardare film a questo tema, ma devo dire che ultimamente ho abbandonato i miei temi più frequenti per guardare un po' di tutto da brava cinefila che studia cinema e vuole dedicarsi a questo. Ho trovato il racconto molto scorrevole grazie al fatto che affronta nel corso di molti anni le avventure di un nascente commercialista di droga fino a un mito, come veniva appunto definito. E' un po' come un "eroe buono", un criminale come pochi che non ha commesso nessun delitto, che ama ed'è fedele, che ha valori e affetti, insomma con l'unico difetto di aver trovato un comodo modo per lavorare senza sforzo e guadagnare molto. Il "senza sforzo" è discutibile visto il da fare che si dava insieme ai suoi collaboratori. Penelope Cruz per l'ennesima volta spagnola. C'è gente che si lamenta per questo, soprattutto in Spagna. Ma cosa deve fare, mi chiedo io? Se è spagnola può fare la svedese? Gli spagnoli a volte sono proprio strani.

PS: Ah, e finalmente ho scoperto a che film appartiene la foto di J. Depp carcerato che circola su FB allegata a fantastiche frasi tratte da questo film.

VOTO: 7

sabato 16 luglio 2011

"Pacco, doppio pacco e contropaccotto"

Non so perchè quando la sera non so che film guardare scelgo sempre di aprirne uno di basso livello o che non mi impegni molto la mente dato l'orario. Ed'è in queste condizioni che una sera di queste ho dato un'occhiata a Pacco, doppio pacco e contropaccotto di Nanni Loy. Napoli, anni... qualsiasi. La solita Napoli che ci viene raccontata, quella che è premio Oscar per delinquenza e quant'altro, o per lo meno questo è quello che ci viene detto e che non la rende tanto diversa da Palermo o da Reggio Calabria, o da Milano volendo...
E' un film a episodi, con dei bravissimi attori tra i più famosi, ma soprattutto con la mia preferita Marina Confalone nell'episodio della vedova di un uomo non tanto morto. Questo come gli altri è una breve storia che racconta ironicamente i furti, la vita da delinquenti e gli artifizi di chi il ladro lo fa per mestiere. Niente male per passare una serata divertendosi un po' a scherzare con la verità.

VOTO: 7

"Secretos del corazon"

Torno dopo quindici giorni di pausa studio (ovvero pausa per studiare e non pausa dallo studio) con un film spagnolo e scommetto di non sorprendervi poi tanto. Anche con la causante dello studio non mi è stato impedito di intrattenermi con film di diverso tipo, e l'ultimo che ho finito da poco di vedere è un film candidato all'oscar, firmato Montxo Armendáriz, del quale aspetto il prossimo film "No tengas miedo" con la bravissima Belen Rueda. 
Anche questo film, pressapoco sconosciuto in Italia, mi è stato consigliato dalla mia consigliera spagnola amante di cinema quanto me, e non senza tenerlo in lista un bel po', l'ho finalmente scaricato. 


Non so perchè ma non mi ha entusiasmato più di quanto mi aspettassi, mi è sembrata una storia come tante altre e non penso che abbia dei meriti in più rispetto ad altri film. Ce ne sono sicuramente di migliori, e per essere un film per bambini, gli spagnoli non si sono mai tolti il vizio di metterci dentro scene che sicuramente avrebbero portato mio padre a cambiare canale se mi avesse sorpreso a vedere Secretos del corazon. Ed'è forse per questo che non l'ho apprezzato particolarmente, perchè è forse di quei film che puoi gustare meglio quando sei piccola, quando ti interessa vedere a cosa e dove porta la fantasia di un bambino che vuole scovare i segreti di sua madre e del suo defunto padre. E' la Spagna anni 60, tutto qui, e d'altra parte non può farmi che piacere constatare che anche lì, come qui da noi, era tutto uguale.


VOTO: 6