Non mi piacciono i film commerciali, ma anche io li ho guardati. Li guardo ancora, e mi fanno sembrare il cinema così difficile. Perchè guardando certi film commerciali ti rendi conto di quanto sia complicato non cadere nella trappola di imitarli, nella trappola di fare del cinema facile, fruibile a tutti. E io mi ritengo un fruitore esigente, lo sono diventata. Lo diventi dopo che hai visto tutto il cinema che ho visto io. E quanto ancora me ne manca, e quanto ancora ne vorrei vedere; mille al giorno! Si può farlo senza alienarsi? Oh, no. Temo che la mia fragile psiche ne risentirebbe.
Pochi giorni fa ho visto un film di Jean-Luc Godard, Le vent d'est, un film che tutto è tranne che commerciale, facilmente fruibile. Diciamo che non ti imbatti per caso in un film di questo tipo. Un film rivoluzionario perchè racconta la ribellione alle convenzioni, la voglia di riscatto e di cambiamento tra i giovani in società che non gli lasciano lo spazio per esprimersi. La Nouvelle Vogue nella sua forma più cristallina. Un film rivoluzionario quindi anche nei modi, una maniera di utilizzare lo strumento cinematografico come arma sociale. Sembrerebbe un documentario, ma ci troviamo ancora nella finzione.
Sguardi in macchina e voce off mi immergono nel mondo della tecnica dell'interpellazione che tanto ho cara. E troviamo il volto di Gian Maria Volontè, stupendo interprete che non manca mai di affascinare lo spettatore. Anche se non ho amato particolarmente questo film, mi è piaciuta tremendamente la voglia di sporcarsi le mani che ne emerge. Non è un caso che vediamo alcuni dei protagonisti pitturarsi il volto con colori accesi, come segno del voler agire, del voler fare. E questo è molto bello nel cinema, il cinema richiede molta azione, non si può stare fermi, solo lo spettatore sta fermo. E neanche questo è vero, perchè sta fermo solo corporalmente. Ma la sua anima nel frattempo dove va?
VOTO: 4
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