martedì 28 febbraio 2012

Davvero "Muertos de risa"

In puro stile Alex de la Iglesia è Muertos de risa (Morti dal ridere). Con Santiago Segura e El gran Wyoming, due grandi attori e comici spagnoli, il film racconta le avventurose vicende e i conflitti di una coppia di comici diventati famosi e adorati da tutti ma che finisce per odiarsi. Nel film la loro ascesa al successo e i loro momenti di crisi e tensione che li portano a odiarsi talmente tanto da volersi uccidere. Un film davvero divertente e che sa intrattenere bene, d'altronde da un maestro di questo genere qual è de la Iglesia, non c'era da aspettarsi altrimenti. Scene brillanti e momenti che strappano più di una risata, consigliato vivamente, anche se non so se si trova in italiano o coi sottotitoli. Non perdetevelo! Humor alternativo e non banale assicurato.

VOTO: 8

Particolare "Coffee and cigarettes"

Esperimento interessante quello di Coffee and cigarettes di Jim Jarmusch, con Roberto Benigni tra i tanti attori famosi nel cast.
Un film a episodi, con i rispettivi titoli, che ha a che fare con il caffè e le sigarette. Dei personaggi si incontrano più o meno per caso, ma non per forza, e tra una chiacchera ed un'altra bevono e fumano.
Potrebbe esembrare banale eppure è originale se ci fermiamo a pensare a quanti caffè la gente prende con ogni scusa o grazie a cui conosce persone nuove o da cui nascono amicizie o storie. Curioso, no? Quante risorse può avere un caffè! Lo prendiamo per mille occasioni, è la cosa che tutti dicono "andiamo a prenderci un caffè", ma quanti caffè si vendono in Italia in un giorno? Non oso immaginare, quanta caffeina in giro! Io mi astengo dal caffè e dal fumo e premio questo film che ha avuto il coraggio di rischiare.

VOTO: 7

"Memorie di una geisha"

Posso dire ormai di aver visto tutti i film di Rob Marshall, sono 4 e tutti hanno avuto un incredibile successo. I titoli sicuramente vi suggeriranno qualcosa: Chicago, I pirati dei caraibi - oltre i confini del mare, Nine e... Memorie di una geisha.
Un film che mi ha parecchio ricordato Mulan, anche se questa storia è tristemente diversa dal cartone animato. Parla di due bambine che vengono vendute a un uomo da loro padre, e poi separate per prendere strade diverse. Una diventa una prostituta, l'altra una geisha. Apparte la commozione dell'abbandono delle due bambine che mi ha messo non indifferente tristezza, il mestiere della geisha mi ha lasciata perplessa. Ci tenevano a non farsi considerare delle prostitute, ma erano delle escort. La differenza sta nella clientela, ma lo scopo era comunque lo stesso. Erano "artiste" perchè sapevano cantare, ballare, fare acrobazie. E con ciò? Facevano cose che tutti possono fare se allenati da piccoli, ma non mi pare che nessuna di loro avesse dei doni o virtù particolari da poterle considerare speciali, se non l'educazione alla quale venivano per lunghi anni sottoposte. Quindi non le reputerei delle artiste, ma solo delle prostitute di qualità, dove la qualità non è propria e innata in loro ma è il frutto di un processo che le ha così plasmate e cambiate.
Comunque non avevo mai visto nulla di simile, quindi la storia mi è piaciuta molto, mi ha toccata e la ritengo ben costruita, coerente e organizzata.

VOTO: 8

"Buenas noches España" film sperimentale ai margini

Non ho mai visto cinema alternativo e sperimentale, e sono rimasta sbalordita dalla novità di un non film come Buenas noches España. Di Raya Martin, il film concorre al Festival Margen che si dedica alle pellicole al margine del cinema spagnolo cosiddetto "normale". Nonostante la sua particolare abnormità mi è piaciuto perchè mi ha tanto ricordato un sogno, con i suoi contenuti confusi, ripetitivi, non univici e che lasciano perplessi. Costituito di più episodi ha davvero le sembianze di un viaggio onirico nei sentimenti dei personaggi e nella storia passata. E' muto e accompagnato non sembre dalla musica. Potrebbe sembrare noioso e lo è per certi versi, soprattutto perchè la qualità non è nella norma, sembra ripreso con una macchinetta da quattro soldi e poi peggiorato (per renderlo migliore) al computer, visto che le immagini non sono chiare e i colori sembrano invertiti o dipinti a mano, tanto che ciò che si vede non sempre appare chiaro. Ma non credo che esistano altri modi di renderlo più simile ad un sogno, e ci è riuscito perchè me l'ha ricordato. Chiunque credo possa fare una cosa come questa, ecco perchè si trova al margine del commerciabile, perchè è all'altezza di chiunque.
Il titolo non mi è ancora del tutto chiaro, e ancora meno lo è il perchè un'attrice come Pilar Lopez de Ayala che ha lavorato coi migliori registi spagnoli e non, abbia accettato di partecipare a questo progetto così sperimentale. Suppongo che ci avrà creduto, o altrimenti le è sembrata una cosa originale e diversa che rompe lo schema tradizionale della narrazione.

VOTO: 6 (voto ai margini)

lunedì 27 febbraio 2012

Il femminismo alternativo di "Las 13 rosas"

Vedere le donne combattere in guerra, in modo diverso dagli uomini e chissà perchè sempre uscendone da sconfitte, sortisce comunque un certo effetto. Las 13 rosas non è di certo da meno.
Un gruppo di donne comuniste viene preso di mira e rinchiuso in carcere, è difficile sfuggire alla morte e non ci riusciranno. Per tutto il tempo, con la cieca speranza di essere risparmiate, cercano di andare avanti, e alcune di loro sono realmente innocenti. Tanto meno potevano essere considerate colpevoli quelle che avevano un'idea diversa da quella vigente e che non dava alternative ma anzi le reprimeva. Ovviamente la debolezza dell'essere donne è andata a loro sfavore, ma fa rabbia sapere che è tutto terribilmente vero e che non sia stato fatto niente per evitarlo.
Un film commovente che fino alla fine non ci risparmia le lacrime con il suo meraviglioso messaggio finale mandato da una madre a suo figlio, esortandolo a non dimenticare. Parole importanti, e non credo che quel figlio abbia dimenticato tanto facilmente che i suoi genotori furono uccisi dal regime franchista del periodo. Inutile era difendersi, le cose erano come volevano i potenti e non c'era modo di replicare, come sempre in ogni dittatura.
La disperazione delle storie di queste donne non può essere dimenticata facilmente nemmeno da noi che le vediamo da lontano. Il maschilismo (soprattutto del personaggio di Adriano Giannini) c'è e in questo film anche se velato emerge. Oggi la donna è diversa ma ancora molto lontana, grazie al cielo e grazie al progresso però molte cose sono state distrutte. Questa è la storia di un gruppo di vere donne.

VOTO: 8

La malinconica miseria di "Bailame el agua"

Solitamente i film tratti da un libro sono considerati un flop perchè il punto di partenza è sempre più alto e questi non si dimostano all'altezza, ovviamente con le dovute eccezioni. Eccezioni tra le quali si annovera Bailame el agua di Josecho San Mateo, un film spagnolo del 2000, con i grandissimi Uñax Ugande e Pilar López de Ayala. Non credo sia arrivato in Italia.
La storia è quella di due giovani senza una lira che si arrangiano e cercano di sopravvivere con quello che trovano in giro, che non è necessariamente il meglio che possano trovare. Lui finisce a spacciare droga e a drogarsi e lei a prostituirsi. Lei lo fa dopo che capisce che lui non è in grado di portare soldi a casa in nessun modo, e lui lo fa per la disperazione di aver visto a cosa si era ridotta la sua donna. Smette di amarla quando scopre l'imbarazzante mestiere ed entra in crisi, ma io credo che quello che realmente lo faccia star male non sia il lavoro di lei, ma il fatto che lui l'abbia trascinata lì e che non sa come uscirne, perchè ha inevitabilmente fallito come uomo e come compagno. Dice di non amarla più quando io credo che il problema sia solo il suo, ce l'ha con se stesso e se la prende con lei. La disperazione fa da padrona in tutto il film, ma tutto precipita e va a peggiorare alla fine, che è davvero una fine.
Per diversi e palesi motivi la storia riesce, l'ambiente è costruito benissimo con la musica giusta e trasmette continuamente un senso di malinconia. Il contesto con cui viene costruito un film per me fa molto, ed essendo la storia molto semplice e già sentita, era importante che gli attori  fossero dei grandi interpreti. Ovviamente il tutto ha da sfondo quella Spagna che ci viene spesso rappresentata e che anche se i diretti interessati tendono a nascondere per me è esemplare e riassuntiva, anche se non è tutto lì. Gli ambienti disagiati e la miseria in primis, tipiche dei film spagnoli più spagnoli di tutti.

L'amore incondizionato di "Nel nome del padre"

Cosa non farebbe un padre per un figlio? Devo ancora scoprirlo, e Nel nome del padre mi conferma quanto grande e incondizionato sia l'amore di questo tipo e che nonostante un padre venga trattato malissimo e umiliato gratuitamente, tu sarai sempre e comunque suo figlio. Nel caso di questo film il figlio che gli dedica il titolo si è reso conto di quanto valore abbia avuto per lui suo padre, e ha lottato solo dopo la sua morte per riconoscere la sua innocenza dopo averlo trascinato nella giovinezza in una situazione in cui lui stesso era innocente.
Tratto da una storia vera, è un film così fatto bene che arriva nei minimi dettagli e riesce nel suo obiettivo. Una di quelle storie vere che sarebbe un peccato non raccontare e tenersi per se.
Dopo aver visto questo film rifletto molto sul fatto che storie come queste ne esistono chissà quante, solo che questo è raccontato davvero bene, è curato e merita di essere visto e di essere positivamente valutato, non come altri che diventano scarsi perchè nella strada che li porta dall'idea alla sceneggiatura si smarriscono perchè trattati male. Questi per me sono sceneggiatori meritevoli di lode e di Oscar, se questa è l'unità di misura giusta. Il tema fa la sua parte, il mezzo anche, e Daniel Day Lewis ("Nine") ed Emma Thompson riempiono bene ogni buco, se questo c'è ed esiste.

VOTO: 8