mercoledì 25 gennaio 2012

"Il regista di matrimoni", - Conti solo quando sei morto. -

Il cinema italiano non è morto, forse vive una vita in incognito aspettando il momento più idoneo per rivendicare tutto il suo valore storico e, chissà, attuale.
Voglio iniziare questa recensione con questa speranza, in un giorno cinematograficamente triste per l'Italia, in cui sono state proclamate le nominations alla prossima edizione degli Academy Awards previsti per il 27 febbraio al Kodak Theatre di Los Angeles. E solo due, di secondo grado con tutto il rispetto per i candidati, sono le nominations italiane.
Quindi, quasi per dispetto fatto a non so chi, forse agli americani, ho visto un film di Bellocchio, forse ad oggi uno dei migliori registi che abbiamo. Il regista di matrimoni, non Bellocchio, ma Castellitto che è il protagonista del suo film, del 2006, che vanta la presenza nel cast di bravi del cinema come Donatella Finocchiaro e l'ancora da scoprire Francesco Scianna.
Un Sergio Castellitto degno anche questa volta del nome che porta, perfetta pure la Finocchiaro, ma lodevole l'attore che interpreta il ruolo del regista fatto credere morto che ottiene 11 nominations ai David di Donatello. Significativa la frase che ripete stesso e il suo ruolo è decisamente simbolico. "Conti solo quando sei morto, così va in Italia e così va nel mondo". Sicuramente qui l'occhio del regista si pone in posizione critica nei confronti di un modo d'essere della società attuale, sfiorando temi ben noti grazie a "Striscia la notizia", in primis quello dei registi che danno ruoli in cambio di prestazioni sessuali. Particolare pure l'introduzione del tema de "I promessi sposi" che ci offre una giovane siciliana d'altri tempi, quasi come Lucia.
Ma qualcosa mi è sfuggita, il ruolo del padre della sposa, e il finale. Non ho chiaro cosa volesse il padre realmente dopo aver visto il suo sorriso a fine film, dopo la sequenza degli orologi. Meno chiara è la risoluzione finale. Come è finita a Lucia e all'Innominato? C'è stato uno sconvolgimento finale di questa moderna opera manzoniana? Il padre fa proprio paura, ha uno sguardo e dei modi minacciosi degni dei luoghi scelti per l'ambientazione.
Infine penso, questo film ha tutto quello che dovrebbe avere un film per piacermi, incluso il bizzarro modo ti trattare gli attimi di personale follia che potrebbero risultare estranei all'opera, in cui il regista impone fortemente la tua presenza. Scene, sequenze, inquadrature che sono valse un David al miglior montaggio.

VOTO:  7

domenica 22 gennaio 2012

Una poesia chiamata "Il cielo sopra Berlino"

Visto che di recente ho visto La città degli angeli, vi commento un film visto qualche tempo fa che avevo scaricato ancora prima, anni prima, e masterizzato su dvx. Parlo di Il cielo sopra Berlino, un film di Wim Wenders, con attori che non conoscevo, eccetto Peter Falk. Solo adesso ho scoperto che è un remake di La città degli angeli, quindi come generalmente tutti gli originali è migliore. Lo dicevo che i due film erano troppo simili...
Questo non è solo un film, è una poesia infinita. Dialoghi pochi, tanti pensieri, monologhi, riflessioni che tutti possiamo comprendere e che sicuramente ci sono passati mille volte per la testa ma magari non siamo stati così bravi come chi li ha scritti e ne ha fatto un capolavoro come questo. Una storia molto profonda, raccontata ancora più delicatamente di La città degli angeli e che anche se è silenziosa riesce a fare molto rumore.
Non voglio aggiungere altro, perché le parole nel film sono poche e ciò dice tutto. Poche devono rimanere.
Gli angeli d'altronde agiscono in silenzio, e chi li sente è sensibile, come chi può apprezzare questi film. Ma tutti possiamo, quindi vedetelo, potrebbe risvegliare tante emozioni.

VOTO: 9

sabato 21 gennaio 2012

"Spellbolind" psicologico

Divorare i film di Hitchcock è quello che mi piacerebbe fare se non dovessi studiare. Ma non si può, quindi poco a poco vi dirò cosa me ne pare.
L'ultimo suo film che ho visto è Io ti salverò (Spellbolind) che mi ha inevitabilmente ricordato un altro suo film simbolo del re del giallo, Psycko. 
Io ti salverò ha una dimensione psicologica non indifferente e va a fondo della psiche del suo personaggio principale, in questo caso Gregory Peck, con l'aiuto dell'ancora giovane Ingrid Bergman.
Affetto d'amnesia, il dottore si impossessa dell'identità dell'amico trovato morto, facendo sorgere su di lui il sospetto che sia egli stesso il suo assassino. Per fortuna tutto poi viene spiegato e viene portato alla luce il dolore che ha reso occulti i meccanismi che hanno portato Peck a dimenticare tutto quello che era stato prima dell'incidente.
Mi è piaciuto moltissimo e dopo aver visto un paio di film di Hitchcock posso dire apertamente e senza ripensamenti che è stato un grande regista e che questi sono i film che mi piacerebbe tanto fare se facessi questo mestiere. Questi sono FILM a lettere cubitali e qui sta il maggiore sforzo. Dove viene interpellata la psicologia, tutto acquista estremo valore. Consigliatissimo da vedere.

VOTO: 8

"Accion mutante" di Alex de la Iglesia

In questo periodo, o da mesi ormai, sto scoprendo un regista spagnolo che mi sta divertendo parecchio. Alex de la Iglesia, di cui l'anno scorso avevo già visto Balada triste de trompeta, film arrivato pure da noi in Italia e vittorioso al Festival del cinema di Venezia del 2010.
Tempo fa ho visto un altro suo film, Accion mutante. Ad Alex a quanto pare piace divertire facendo credere ai suoi personaggi di essere in guerra. Ha una sorta di humor negro tutto suo, peculiare e brillante allo stesso tempo. Non ci risparmia la vista di sangue-pomodoro e di violenza che però fa tutt'altro che impressionare, anzi è molto divertente. E non seccatevi se dico spesso "anche se non è il mio stile.." ma non credevo che i suoi film potessero piacermi, ma anche se hanno azione sono davvero divertenti. Mescolanza di generi dove non ne viene penalizzato nemmeno uno. Ridicolizza i suoi personaggi portandoli a combattere tra loro fino ad uccidersi ma dove alla fine tutto sembra così surreale da non sembrare drammatico perchè non è questo l'obiettivo, anzi tutto deve divertire. Grandi attori, solitamente quelli usati di frequente nei suoi film qui si ripetono, come il grande Antonio Resines. Una generazione di attori quasi sessantenni davanti ai quali togliersi il cappello. Peccato che questo film non abbia oltrepassato le barriere, sarebbe sicuramente piaciuto. Bravo Alex che crea un ambiente ideale e rispettoso della sua storia. Il contesto fa molto.

VOTO: 7

"Il gladiatore" visto dopo anni dalla sua uscita

Meno male che ho amicizie che mi danno buoni consigli cinematografici, altrimenti chissà dove arriverei con la mia passione per il cinema spagnolo.
Solo qualche settimana fa ho visto ad anni dalla sua uscita nelle sale, Il gladiatore. Partita forse con i miei soliti pregiudizi che parlavano a vanvera dicendo "Ma a me non piace questo genere di film!". Ma d'altronde solo con la forza l'avrei visto un film così. Se mi è piaciuto? Si, mi è piaciuto, ma mi è piaciuto nel suo aspetto di colossal. Ho apprezzato lo sforzo con cui è stato fatto, si vede che è costato un sacco di soldi e che è curato nei minimi dettagli. Sembra di trovarsi davvero nell'epoca romana!
Ma c'è una cosa che di questo film mi fa soffrire. Che è un film interamente americano... forse si sarebbe dovuto chiamare "Americani a Roma".

Ps: Ma lo sapete che a Roma da anni lasciano marcire la tomba del vero gladiatore pur sapendo dove si trova? E viva l'Italia!
VOTO: 8

"The tree of life" detto anche "Brad Pitt fa film strani"

Mio padre mi ha detto "Brad Pitt fa film strani". Ci sono rimasta male, credevo intendesse che facesse film da "cinema alternativo". E poi perchè mi stavo preparando a vedere The tree of life. Che effettivamente, tanto normale non è. Ma attenzione, io per normale non intendo non bello, intendo diverso, come non intendo che chi non è normale è malato. Si tratta indubbiamente di un film peculiare. Dialoghi quasi assenti e pensieri che si dissolvono nella mente dello spettatore in sovrapposizione alle scene di estrema qualità visiva. Questo film è un piacere per la vista, credo di non aver mai visto delle immagini così belle al cinema, e in questo Malik mi ha positivamente stupita visto che non lo conoscevo. Un lavoro di regia, ma anche di fotografia, magistrale. Sembra di stare al museo a guardare delle opere d'arte. Che grande cosa il cinema!
La storia in se può risultare comune ma quelli stacchi col passato che riportano alla vita da adulto del protagonista sono dosate al punto giusto e tutto sembra molto da contenuto onirico. Questo film racchiude l'infanzia di una persona come questa resta nell'inconscio dell'adulto e riaffiora qualora richiamata all'appello. Grazie a Malik per averci fatto sognare ad occhi piantati sullo schermo. Sicuramente questo film non lo scorderò mai per quello che ho visto, e ci sta una frase... "Ho visto cose che voi umani non potete neanche immaginare!"
Ora capisco perchè ha vinto a Cannes 2011, la giuria ha premiato un grande visionario con una fantasia spietata. Il bello di quest'arte è il far sembrare tutto facile, ma una cosa così non si crea da se!

PS: Brad Pitt fa film strani.

VOTO: 9

"La città degli angeli"

Con questo film mi è successa una cosa già accaduta con altri film considerati "bei film" dalla maggior parte delle persone. Nel senso che c'è qualche particella in noi che prova gusto nel contraddire il senso comune. Una maniera di porsi sbagliata nei confronti di qualcosa, che ce la fa affrontare non senza pregiudizi e abbandonando ogni difesa, ma con la presunsione di sapere già cosa si sta vedendo. Così, inevitabilmente, da restarne delusi. Termine che invito a prendere con le pinze.
Parto con la premessa che City of angels racconta sicuramente una bella storia. Ma non mi è bastata perchè non l'ho trovata una storia nuova, mi è risultata come cosa già vista, quasi prevedibile. Quindi non ne ho apprezzato le vicende e gli avvenimenti, ma il modo in cui fluisce e ci viene raccontata. Il modo in cui è stata farcita. I dialoghi, le interpretazioni stupende dei due protagonisti, i silenzi. Mi è piaciuto il modo in cui si racconta lei e il modo in cui guarda lui. Mi è piaciuto quell'affidarsi ad occhi chiusi ad uno sconosciuto come sperando di essere salvata, come se sentisse a pelle (non è detto a caso) la sua particolarità. Questo è quello che mi ha affascinata. A volte non è la storia in se che fa di un film un grande film, ma la cura per i dettagli che fa la differenza.

VOTO: 7