Il cinema italiano non è morto, forse vive una vita in incognito aspettando il momento più idoneo per rivendicare tutto il suo valore storico e, chissà, attuale.
Voglio iniziare questa recensione con questa speranza, in un giorno cinematograficamente triste per l'Italia, in cui sono state proclamate le nominations alla prossima edizione degli Academy Awards previsti per il 27 febbraio al Kodak Theatre di Los Angeles. E solo due, di secondo grado con tutto il rispetto per i candidati, sono le nominations italiane.
Quindi, quasi per dispetto fatto a non so chi, forse agli americani, ho visto un film di Bellocchio, forse ad oggi uno dei migliori registi che abbiamo. Il regista di matrimoni, non Bellocchio, ma Castellitto che è il protagonista del suo film, del 2006, che vanta la presenza nel cast di bravi del cinema come Donatella Finocchiaro e l'ancora da scoprire Francesco Scianna.
Un Sergio Castellitto degno anche questa volta del nome che porta, perfetta pure la Finocchiaro, ma lodevole l'attore che interpreta il ruolo del regista fatto credere morto che ottiene 11 nominations ai David di Donatello. Significativa la frase che ripete stesso e il suo ruolo è decisamente simbolico. "Conti solo quando sei morto, così va in Italia e così va nel mondo". Sicuramente qui l'occhio del regista si pone in posizione critica nei confronti di un modo d'essere della società attuale, sfiorando temi ben noti grazie a "Striscia la notizia", in primis quello dei registi che danno ruoli in cambio di prestazioni sessuali. Particolare pure l'introduzione del tema de "I promessi sposi" che ci offre una giovane siciliana d'altri tempi, quasi come Lucia.
Ma qualcosa mi è sfuggita, il ruolo del padre della sposa, e il finale. Non ho chiaro cosa volesse il padre realmente dopo aver visto il suo sorriso a fine film, dopo la sequenza degli orologi. Meno chiara è la risoluzione finale. Come è finita a Lucia e all'Innominato? C'è stato uno sconvolgimento finale di questa moderna opera manzoniana? Il padre fa proprio paura, ha uno sguardo e dei modi minacciosi degni dei luoghi scelti per l'ambientazione.
Infine penso, questo film ha tutto quello che dovrebbe avere un film per piacermi, incluso il bizzarro modo ti trattare gli attimi di personale follia che potrebbero risultare estranei all'opera, in cui il regista impone fortemente la tua presenza. Scene, sequenze, inquadrature che sono valse un David al miglior montaggio.
VOTO: 7
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