Il sito Pontifex ha denunciato il regista Nanni Moretti presso la questura di Bari. Il motivo? supposta violazione dell’art 278 del codice penale in combinato disposto con l’art 8 dei Patti Lateranensi, ossia offesa al decoro del Papa. Ovviamente stiamo parlando del film che a sua volta sta facendo tanto parlare i telegiornali e i giornali online, e per il quale si è alzato un grosso polverone che, anche gli stupidi l’avranno capito, non fa altro che favoreggiare “Habemus papam”. Questo è il titolo dell’ultimo film del regista, un titolo che potrebbe far pensare che ci troviamo di fronte a un elogio al cattolicissimo o per lo meno di fronte a una pellicola a favore della Chiesa, mentre sappiamo tutti (o quasi) che Moretti è ateo. E per chi non lo sapeva, ve lo confermo io dopo aver visto il film di cui stiamo parlando.
Spinta da indicibile curiosità verso l’ultima fatica del già citato Nanni, mi accingevo verso la sala cinematografica, quando uscirono poche persone visibilmente deluse e che si lamentavano per quello che avevano appena visto.
Spinta da indicibile curiosità verso l’ultima fatica del già citato Nanni, mi accingevo verso la sala cinematografica, quando uscirono poche persone visibilmente deluse e che si lamentavano per quello che avevano appena visto.
Ma furba di una me, sapendo che Moretti è uno di quelli che “o si amano o si odiano” e il cui cinema non è esattamente alla portata di tutti, non mi sono di certo fatta demoralizzare da quei giudizi che a mio avviso non facevano testo. E fu così che vidi il film. In sala eravamo in 8!
Quando ho saputo che certe persone avevano quasi ordinato di boicottare il film, ci sono rimasta male perché mi da fastidio vedere come la Chiesa o fonti vicine si rendono ridicole di fronte a un prodotto di fantasia e che dalla realtà può aver preso pochi minuti e che comunque non potremmo mai verificare come realmente accaduti. E’ un film, una fantasia, quindi prendiamolo come tale. Di certo Cameron scrivendo la sceneggiatura di “Titanic” non voleva (solo) dirci che nel 1912 un Jack e una Rose si sono amati sui terrazzini della nave, ma ci stava dicendo che una nave chiamata Titanic nel 1912 è affondata, con tutto quello che poteva portarsi dentro, storie d’amore, portafoto, orologi e tutto quello che volete. Ora dico, è assurdo che la gente si attacchi a queste cose. Certo che non posso negare che già dai primi minuti del film mi sono trovata non esattamente d’accordo con quello che Nanni ha disegnato come nuovo Papa eletto dal conclave dei cardinali. E non perché avrei preferito che eleggessero un altro.
Partiamo dal presupposto che non si muove foglia che Dio non voglia, e che nessun uomo verrà mai nominato Papa se non è in grado di portare il peso di questa Croce. Mi sembra molto ma davvero molto strano che un uomo designato Papa da un conclave e per volontà divina vivi la sua elezione in maniera così drammatica, come fosse un flagello. Capisco che il papa è un uomo e come tutti ha le sue debolezze e insicurezze, ma penso che nessun papa fin’ora esistito si sia messo ad urlare e fuggire per così tanta paura. La paura è lecita perché il Papa si ritrova a coprire un’enorme responsabilità, ma penso che se è stato scelto può portare questo peso e può ricoprire questo ruolo. La reazione del protagonista del film ha dimostrato immaturità, sembrava avessimo a che fare con un bamboccione di cui avere cura e da assecondare nei suoi capricci. Un Papa non si comporterà mai così, deve avere il coraggio e la maturità di fronteggiare la situazione. Il panico d’impatto delle prime ore ci sta, ma dopo 3 giorni non può voler ancora fuggire, e soprattutto (colpo di scena!) non può abbandonare un’intera comunità religiosa che lo reclama da giorni in un’affollatissima piazza San Pietro! Secondo me questo non è un mestiere, quindi non c’è da dire “non sono fatto per fare il Papa, rifiuto l’offerta e vado avanti”. Se arrivi a essere nominato Papa, sei Papa e punto. Certo che puoi. Che discorsi! Ma tralasciando questa parentesi concettuale (capisco che il modo di vedere la figura del Papa cambia radicalmente sei tu ateo o credente) penso che abbiamo davanti un film indubbiamente originale. La cosa che più mi ha colpita positivamente è la maniera di mostrarci le figure dei cardinali (anch’esse un po’ troppo grottesche a momenti) che vediamo in tutta la loro normalità e semplicità. Indimenticabile episodio del conclave, quando va via la corrente elettrica e un cardinale si ritrova disteso a terra. Le risate non sono mancate nemmeno quando la guardia svizzera si è ritrovata circondata da dolciumi di ogni tipo e nazionalità dovendo ricoprire le vesti di Sua Santità, e quando le tende che si muovevano immobilizzavano la movimentata partita di pallavolo tra cardinali divisi in squadre in base alla loro provenienza. Ma soprattutto, Moretti di nuovo psicoterapeuta che non riesce a fare il suo lavoro di analisi perché tutti i cardinali spiano la seduta con il Papa. Quanti argomenti tabù, e quanta soddisfazione da parte di chi aspetta solo questo per attaccare la Chiesa. Un film davvero molto originale, un film fatto bene. Si riconosce lo stile di Moretti, critico e controcorrente come sempre, e uno stile difficilmente semplice, QUASI all’altezza di tutti. Sembra scritto da un bambino, mi ricorda moltissimo “Il piccolo principe”. Non è facile raccontare semplicemente qualcosa di difficile senza cadere nel banale. Moretti può.
Partiamo dal presupposto che non si muove foglia che Dio non voglia, e che nessun uomo verrà mai nominato Papa se non è in grado di portare il peso di questa Croce. Mi sembra molto ma davvero molto strano che un uomo designato Papa da un conclave e per volontà divina vivi la sua elezione in maniera così drammatica, come fosse un flagello. Capisco che il papa è un uomo e come tutti ha le sue debolezze e insicurezze, ma penso che nessun papa fin’ora esistito si sia messo ad urlare e fuggire per così tanta paura. La paura è lecita perché il Papa si ritrova a coprire un’enorme responsabilità, ma penso che se è stato scelto può portare questo peso e può ricoprire questo ruolo. La reazione del protagonista del film ha dimostrato immaturità, sembrava avessimo a che fare con un bamboccione di cui avere cura e da assecondare nei suoi capricci. Un Papa non si comporterà mai così, deve avere il coraggio e la maturità di fronteggiare la situazione. Il panico d’impatto delle prime ore ci sta, ma dopo 3 giorni non può voler ancora fuggire, e soprattutto (colpo di scena!) non può abbandonare un’intera comunità religiosa che lo reclama da giorni in un’affollatissima piazza San Pietro! Secondo me questo non è un mestiere, quindi non c’è da dire “non sono fatto per fare il Papa, rifiuto l’offerta e vado avanti”. Se arrivi a essere nominato Papa, sei Papa e punto. Certo che puoi. Che discorsi! Ma tralasciando questa parentesi concettuale (capisco che il modo di vedere la figura del Papa cambia radicalmente sei tu ateo o credente) penso che abbiamo davanti un film indubbiamente originale. La cosa che più mi ha colpita positivamente è la maniera di mostrarci le figure dei cardinali (anch’esse un po’ troppo grottesche a momenti) che vediamo in tutta la loro normalità e semplicità. Indimenticabile episodio del conclave, quando va via la corrente elettrica e un cardinale si ritrova disteso a terra. Le risate non sono mancate nemmeno quando la guardia svizzera si è ritrovata circondata da dolciumi di ogni tipo e nazionalità dovendo ricoprire le vesti di Sua Santità, e quando le tende che si muovevano immobilizzavano la movimentata partita di pallavolo tra cardinali divisi in squadre in base alla loro provenienza. Ma soprattutto, Moretti di nuovo psicoterapeuta che non riesce a fare il suo lavoro di analisi perché tutti i cardinali spiano la seduta con il Papa. Quanti argomenti tabù, e quanta soddisfazione da parte di chi aspetta solo questo per attaccare la Chiesa. Un film davvero molto originale, un film fatto bene. Si riconosce lo stile di Moretti, critico e controcorrente come sempre, e uno stile difficilmente semplice, QUASI all’altezza di tutti. Sembra scritto da un bambino, mi ricorda moltissimo “Il piccolo principe”. Non è facile raccontare semplicemente qualcosa di difficile senza cadere nel banale. Moretti può.
Per questo motivo molti lo criticano o non apprezzano, mentre credo che in una realtà come quella in cui viviamo, in cui tutto è già troppo complicato, non c’è niente di più bello della semplicità con cui Moretti si conferma uno dei migliori registi italiani di questi tempi.
VOTO 8
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